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5.1 - Il lavoro: tra domanda e offerta
Nella rete europea
Allo scadere del primo ciclo della Strategia di Lisbona 2000/2010 e della verifica dei traguardi raggiunti nel decennio, l'Europa è profondamente segnata da una delle crisi economiche e finanziarie più acute degli ultimi tempi. Solo grazie ad un'azione collettiva di interventi pubblici intesi a salvare il sistema finanziario e a ripristinare la fiducia ha permesso di evitare il tracollo.
Ma proprio la crisi permette di valutare ancor di più i limiti registrati nella Strategia da superare per il suo rilancio, sia rispetto al mancato perseguimento degli obiettivi che rispetto alle cause, ed evidenzia la necessità di vestire politiche europee macroeconomiche in grado di coordinare e guidare i singoli Stati. Sono necessarie strategie globali coordinate che assicurino politiche finanziarie responsabili e garantiscano eque condizioni di concorrenza nei settori finanziari e commerciali.
Nonostante non si possano trascurare e sottovalutare i risultati ottenuti in questi anni nel nostro Paese e più in generale nell'Unione europea dei 27 Paesi, molti obiettivi sono lontani dall'essere stati raggiunti, e con la crisi dell'ultimo periodo le possibilità si riducono ancor di più.
Anche nell'ambito delle politiche del lavoro, sono evidenti le migliori performance raggiunte prima della crisi e la conseguente inversione di tendenza nell'ultimo periodo. Dalla fine del 2008 la disoccupazione ha iniziato a crescere ovunque, allontanandosi così dall'obiettivo prestabilito di ridursi significativamente entro il 2010: nell'UE27 il tasso di disoccupazione, diminuito nel 2008 di oltre due punti percentuali rispetto al dato del 2004, è ritornato nel 2009 a crescere registrando un valore pari all'8,9%. Tra il 2008 e il 2009 i Paesi più in difficoltà sono la Spagna e gli Stati Baltici con, rispettivamente, un tasso di disoccupazione per la prima pari al 18%, quasi sette punti percentuali in più dell'anno precedente, e tra circa il 14% e il 17,6% per i secondi, tra gli otto e i dieci punti percentuali in più del dato del 2008.
Migliore la situazione dell'Italia dove le persone in cerca di lavoro nel 2009 sono il 7,8% delle forze lavoro, poco più di un punto percentuale al di sopra del dato dell'anno prima e ancora lontano dai livelli più alti dell'inizio del secolo. Viceversa, il Veneto ritorna ai valori registrati all'inizio del duemila e presenta un tasso pari al 4,8% contro il 3,5% del 2008. Ciò nonostante occorre sottolineare che la nostra regione, che si pone costantemente al di sotto dei livelli di disoccupazione italiani, è tra le più prospere con il terzo valore più basso tra le regioni italiane, a pari merito con l'Emilia Romagna (Figura 5.1.1).
Persone dentro e fuori la rete lavorativa
Secondo i dati forniti da Istat, sebbene nel 2008 fossero presenti i primi segnali di rallentamento, a fine anno nel nostro Paese si registravano 23 milioni 405 mila lavoratori, circa l'1% in più dell'anno precedente, pari a quasi 183.000 unità in più rispetto al 2007. Nel 2009 la crisi si accentua anche nel mercato lavorativo italiano: il numero di occupati diminuisce in maniera significativa e aumentano con forza le persone in cerca di lavoro. Rispetto al 2008, infatti, in Italia nel 2009 il numero di lavoratori diminuisce dell'1,6% mentre quello delle persone che restano fuori dal mercato e sono in cerca di un'occupazione cresce del 15%; in particolare, aumentano del 20% le persone con precedenti esperienze lavorative mentre quelle senza di poco più del 3%.
In Veneto, a fronte di una riduzione del numero degli occupati del 2,2% rispetto al 2008, le persone in cerca di lavoro sono oltre 105.500, ossia 26.000 in più dell'anno precedente. In crescita anche nella nostra regione soprattutto gli ex occupati che restano fuori dal sistema e cercano nuovamente lavoro; +6,6%, invece, coloro che cercano per la prima volta.
Nel confronto regionale, è rilevante la situazione dell'Emilia Romagna: nel 2009 registra una crescita elevata del numero di individui che cercano un'occupazione, +50,3% rispetto al 2008, seconda solo a quella della Valle d'Aosta (+56,6%) e il maggiore aumento degli ex occupati volonterosi di reinserirsi nel mercato lavorativo e trovarsi un nuovo impiego, +61,6%. E' forse bene ricordare che questa regione è da sempre una regione leader con i più alti tassi di occupazione e tra i più bassi tassi di disoccupazione. La riduzione più significativa, invece, del numero di occupati si ha in Abruzzo, in Campania e in Puglia che perdono nel 2009, rispettivamente, il 4,6%, il 4,1% e il 3,8% rispetto al 2008. La regione che sembra soffrire meno della crisi in atto è il Trentino Alto Adige dove gli occupati continuano a salire ugualmente e poche sono le persone a casa disoccupate.
Interessante, infine, il dato di alcune regioni del Sud dove la quantità di persone che cercano lavoro diminuisce, del resto è già da tempo che si discute sulla correlazione tra ciò e i livelli di inattività delle persone in età lavorativa conseguente ad una sorta di sfiducia nel trovare lavoro (Figura 5.1.2).
Ragionando per settore, nel 2009 nel Veneto quello più in difficoltà sembra essere il comparto dell'industria che vede ridotto il numero di lavoratori del 5,5% rispetto all'anno precedente, in particolare il settore delle costruzioni perde oltre il 4% di occupati; viceversa, il commercio vive una situazione più favorevole tanto che gli occupati aumentano del 2,4%.
La partecipazione al lavoro
Sia in Italia che in Veneto nel 2009 diminuiscono anche i tassi di occupazione, allontanandosi ancora di più dalla possibilità di raggiungere i target fissati dalla Strategia di Lisbona che prevede per l'Unione Europea di raggiungere un livello occupazionale del 70% entro il 2010. Rispetto a molti Paesi dell'UE27 che soddisfano già da tempo tale obiettivo, primo fra tutti la Danimarca con un tasso pari a oltre il 78% nel 2008, l'Italia ha sempre registrato livelli occupazionali piuttosto bassi: 58,7% nel 2008 e appena 57,5% nel 2009.
In Veneto, che si pone costantemente su livelli occupazionali significativamente superiori alla media nazionale, nel 2009 la quota di popolazione fra i 15 e i 64 anni che risulta occupata è pari al 64,6%, 1,8 punti percentuali in meno del dato registrato nell'anno precedente.
E' da notare che sebbene tanto il tasso di occupazione veneto quanto quello italiano siano ritornati ai valori registrati quattro anni fa, nell'ultimo trimestre del 2009 nella nostra regione l'occupazione torna a salire registrando un tasso pari al 64,5% contro il 63,9% del III trimestre (Figura 5.1.3).
Nel confronto con le altre regioni italiane, la nostra continua ad occupare le prime posizioni per livelli occupazionali più elevati (sesta), distaccandosi dall'Emilia-Romagna e il Trentino Alto Adige, prime a pari merito nella graduatoria regionale, di quasi quattro punti percentuali. Anche l'Emilia-Romagna, unica regione che dal 2007 aveva raggiunto anche l'obiettivo europeo registrando un tasso di occupazione pari al 70,3%, soffre non poco della crisi perdendo oltre un punto e mezzo percentuale rispetto al dato dell'anno precedente. Ultime in classifica sempre le regioni meridionali che mantengono un rilevante gap con quelle settentrionali.
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Figura 5.1.1 |
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Figura 5.1.2 |
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Figura 5.1.3 |
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