RAPPORTO STATISTICO 2010

il Veneto si racconta , il Veneto si confronta

Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Interconnessione : Reti e Sinergie

Le reti sociali dello sviluppo

Capitolo 1

Qualità della rete abitativa

Capitolo 2

Centro e periferia: diversi sistemi di mobilità

Capitolo 3

Famiglia e solidarietà

Capitolo 4

La qualità della rete educativa

Capitolo 5

Vivere la rete lavorativa


Le reti economiche

Capitolo 6

Le interconnessioni del sistema economico

Capitolo 7

La rete mercantile

Capitolo 8

La rete agroalimentare veneta

Capitolo 9

Le sinergie per la montagna

Capitolo 10

Le reti produttive

Capitolo 11

La rete distributiva

Capitolo 12

Turismo: sinergia tra settori e reti tra individui


Le istituzioni e i servizi

Capitolo 13

Lavorare in rete per la salute

Capitolo 14

Il modello veneto di integrazione dei servizi sociali e socio-sanitari

Capitolo 15

Pubblica amministrazione, servizi per il cittadino e per l'impresa

Capitolo 16

Le reti telematiche in Veneto

Capitolo 17

Le reti di controllo dell'ambiente e del territorio

Capitolo 18

Reti istituzionali oltre confine

Capitolo 19

Modelli interistituzionali locali


Fonti

Bibliografia

Lista dei testi utilizzati

Sitografia

Lista dei siti consultati



3.3 - Stare nella rete

Il 2010 è stato designato dal Parlamento Europeo quale "Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale" e cade, tra l'altro, in un momento estremamente critico dal punto di vista della congiuntura economica, che ha portato, anche il nostro Paese, a dover affrontare importanti processi di trasformazione economica e sociale.
Si tratta di una occasione importante per coinvolgere tutti i livelli di governo, gli amministratori, gli esperti, le associazioni di volontariato e di promozione sociale e l'intero terzo settore nella consapevolezza che, per registrare progressi reali, è necessario uno sforzo collettivo, integrato e di lungo periodo. Fare rete tra soggetti pubblici e tra questi e i soggetti privati, per recuperare la prospettiva di una comunità che sa prendersi cura delle persone in difficoltà attraverso processi di inclusione attiva. Il punto di partenza è la centralità della persona, in sé e nella sua dimensione relazionale di famiglia, quale luogo primario delle relazioni affettive, e di comunità e territorio, quali ambiti di relazioni solidali.
L'esclusione sociale è un concetto più ampio di quello di povertà, seppur strettamente ad esso correlato; è quel processo per cui alcune persone, specie le più fragili, vengono allontanate dalle opportunità di reddito, istruzione e occupazione, ma anche dalle possibilità di integrazione sociale e di far parte di una cittadinanza attiva. Trattandosi di un concetto piuttosto complesso e non direttamente osservabile, risulta difficile misurare l'esclusione sociale. A livello europeo e nazionale sono disponibili, invece, dati sulla percezione del disagio vissuto quando ci si sente esclusi dalla società, si ha l'impressione di far fatica a trovare la propria strada, non si vede riconosciuto il valore di ciò che si fa o ci si sente discriminati perché diversi dagli altri.
Nei Paesi dell'UE27 il livello medio di esclusione sociale percepita, pari a 2,2 in una scala da 1 a 5, suggerisce il raggiungimento quasi ovunque di un livello di integrazione tutto sommato buono, anche se riassume differenze significative tra i Paesi, soprattutto tra quelli dell'UE15, con una maggiore percezione di inclusione (2,1), e quelli dell'area dell'Est Europa (2,4). Naturalmente si tratta di un'autovalutazione, di un giudizio soggettivo, che risente del contesto socio-economico in cui si vive e di fattori individuali e culturali.
Il senso di appartenenza e di integrazione sociale appare più alto laddove i principali indicatori macroeconomici risultano più favorevoli, ossia Pil pro capite elevato, poca disoccupazione e basso rischio di povertà; ma non mancano eccezioni tali da smentire la relazione diretta tra benessere economico del Paese e livello di inclusione e integrazione percepito dai cittadini, sentito comunque buono anche in Paesi più poveri come Malta, Estonia e Slovenia. In Italia, l'indice di esclusione sociale percepita, pari a 2,3, è solo leggermente superiore alla media europea e in linea con quanto rilevato in Francia e Regno Unito, dove tra l'altro la ricchezza espressa in termini di Pil pro capite è leggermente superiore (Figura 3.3.1).
Oltre al contesto macroeconomico, anche le caratteristiche individuali determinano una diversa percezione del grado di integrazione sociale: una precaria condizione occupazionale o di salute, la presenza di disabili in famiglia, le difficoltà nell'affrontare la quotidianità e il venire meno della solidità dei rapporti familiari contribuiscono a far crescere il senso di insicurezza e di solitudine. Ad esempio, la mancanza di risorse economiche, che comporta la rinuncia a beni e servizi di cui la maggioranza dispone, fa crescere il disagio dei cittadini italiani da 2,1 per chi non ha problemi a 2,7 per chi sperimenta i massimi livelli di deprivazione materiale. Così, chi vive con il partner, con o senza figli, si sente più integrato nella comunità (con un indice pari 2,2) rispetto a chi, anche a seguito di una separazione, vive completamente solo o da solo assieme ai figli (2,4). Similmente, coltivare buoni rapporti anche fuori dalle mura domestiche, frequentando o sentendo i parenti, gli amici e i vicini di casa, contribuisce a creare senso di appartenenza. Per questo, chi mantiene vivi i contatti dichiara di percepire livelli di esclusione sociale inferiori anche del 20%.

Inizio Pagina  Le sfere della socialità

Vivere serenamente in famiglia, avere buone relazioni con parenti e amici, l'estensione e l'efficacia delle reti sociali hanno influenza sulla qualità di vita reale e percepita delle persone.
Si possono considerare tre sfere della socialità: la prima sfera è quella della famiglia e della rete parentale; la seconda coinvolge i rapporti con amici, conoscenti e vicini e la terza sfera riguarda la partecipazione sociale in senso più lato, che si estende alla vita della comunità.
In un confronto europeo, dai dati Eurobarometro del 2004 emerge che l'82% degli italiani si ritiene molto o abbastanza soddisfatto della propria vita sociale, in linea con la media europea pari all'84%. Alla base della costruzione di un proprio capitale sociale, vale a dire di legami anche al di fuori della cerchia familiare, sicuramente sta un sentimento di fiducia nei confronti degli altri, un clima di apertura che prepari il terreno prima alla nascita e successivamente alla crescita di una relazione. Dai più recenti dati Eurofound del 2007 si evince che, in un punteggio da 1 (minima fiducia) a 10 (massima fiducia), i cittadini italiani mostrano un grado di fiducia nelle persone pari a 5, di poco inferiore alla media europea (5,2). Il sentimento di fiducia, inoltre, non contribuisce solo a generare qualità di vita, ma può essere un'importante leva per la cooperazione e per l'interconnessione della società, fino a favorire la prosperità anche economica (Tabella 3.3.1).
In quest'ottica, nel complesso la popolazione veneta appare integrata in un sistema di legami, più o meno formali, più o meno stretti, che le permette di far fronte alle situazioni di disagio e di sentirsi parte della società: l'84,6%, infatti, ha amici, parenti o conoscenti che possono fornire un aiuto in caso di necessità, dato in linea con quello nazionale.

Inizio Pagina  L'importanza degli amici

La rete sociale più prossima a quella familiare, e come quest'ultima fondata su rapporti di natura informale e su vincoli affettivi, è quella amicale, che riveste un ruolo fondamentale nella vita di ogni individuo.
La rete degli amici acquisisce particolare importanza quando si cerca un sostegno morale-affettivo, si ha bisogno di confidare a qualcuno i propri problemi e le proprie difficoltà o si cerca un consiglio. Il network degli amici e dei colleghi si rivela, poi, decisivo anche per questioni più pratiche, ad esempio come supporto per trovare un posto di lavoro. In ogni caso, avere un punto di riferimento anche al di fuori della famiglia, oltre a contribuire al benessere individuale e alla soddisfazione rispetto alle proprie relazioni, è un segnale importante di integrazione e partecipazione sociale.
Più di un veneto su quattro (27,4%) dichiara nel 2009 di essere molto soddisfatto delle relazioni con gli amici, che sommati a coloro che le ritengono abbastanza soddisfacenti raggiungono l'82,6%, in linea con la situazione media nazionale.
La rete amicale assume un ruolo particolare e ben distinto da quella parentale: a differenza dei familiari che solitamente appartengono a generazioni anche molto distanti tra loro, la rete degli amici conta persone prossime per età e interessi, ma è anche più mutabile e dinamica nel tempo rispetto alla rete familiare.
Nel complesso, il 64,5% della popolazione veneta dichiara di vedere sempre o almeno una volta la settimana gli amici, quota simile anche per coloro che sentono gli amici per telefono. Sono soprattutto le persone di età più giovane a poter fare affidamento su una rete amicale; diversamente da quanto osservato per la rete parentale, dove le differenze per età sono meno accentuate; per questo tipo di legami le persone anziane sono quelle più svantaggiate: poco più della metà vede con frequenza amici e conoscenti, mentre a sentirli per telefono è appena il 45,7%, quota che invece sfiora la totalità delle persone se si considerano i ragazzi fino ai 19 anni. Un quarto degli anziani dichiara di sentire molto raramente amici e conoscenti: tale condizione vissuta dagli anziani si giustifica da un lato per il fatto che questi sono meno abituati a usare il telefono e hanno meno occasioni di uscire di casa, dall'altro perché più gli anni passano più le persone tendono a diradare la rete amicale per concentrare energie e tempo su parenti e familiari (Figura 3.3.2).
Il rapporto con gli amici diventa di primaria importanza soprattutto durante l'adolescenza, fase molto delicata e turbolenta della vita: il bisogno di affermarsi spinge a un contrasto anche forte con i genitori e a ricercare conferme e riconoscimenti al di fuori della famiglia, tra i giovani della stessa età, che diventano le figure più importanti su cui contare. Se nella primissima infanzia sono fondamentali soprattutto le relazioni con i genitori, crescendo il bambino manifesta la necessità di confrontarsi con i suoi coetanei. Tra i ragazzi veneti di 11-17 anni, il 93,4% dichiara di frequentare i coetanei nel tempo libero, la frequenza è assidua, nel 95,2% dei casi almeno una volta a settimana, e coinvolge mediamente 7 amici. Tra gli amici ci sono anche i compagni di classe, con i quali, oltre a trascorrere molto tempo tra i banchi di scuola, ci si incontra spesso al di fuori dell'orario scolastico. La frequentazione riguarda anche i compagni di cittadinanza non italiana, pur se in misura minore. In Veneto, quasi l'80% degli iscritti alle scuole elementari, medie inferiori o superiori frequenta classi miste, una percentuale ben superiore alla media italiana, e il 38% di questi dichiara di incontrare nel tempo libero anche i compagni di scuola stranieri, a conferma che i momenti di condivisione e di relazione tra italiani e stranieri vanno oltre il contesto scolastico, sebbene non si escluda la presenza di fenomeni di segregazione (Figura 3.3.3).
Oggi la maggiore facilità di viaggiare, l'apertura culturale verso altri Paesi, incentivata spesso per i più giovani anche da iniziative di scambi culturali da parte di scuole e associazioni, e l'abbattimento delle barriere spaziali, grazie alla tecnologia di telefonini e internet, permettono di allargare la propria cerchia di conoscenze anche oltre i confini nazionali. Secondo i più recenti dati 2007 di Eurofound, il 26% degli italiani ha amici all'estero; in un confronto europeo, il fenomeno interessa soprattutto i Paesi del nord Europa, a cui si aggiungono tra i Paesi mediterranei Spagna e Portogallo. La ricerca evidenzia poi che tale tipologia di amicizia è più frequente per gli uomini e per i giovani.
Sono le nuove tecnologie, soprattutto internet, a permettere di coltivare rapporti di amicizia, seppur spesso virtuali, specie tra i giovani. Tra coloro che hanno usato internet almeno una volta nel corso del 2009, il 45,9% dei veneti dichiara di usare internet tutti i giorni, e se si considerano anche coloro che ne fanno uso almeno una volta la settimana si raggiunge l'85%, quota leggermente inferiore alla media nazionale (87,6%). Sono soprattutto i giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni a utilizzare maggiormente internet per comunicare, nei vari modi offerti dalla rete. I giovanissimi (fino ai 19 anni), in particolare, adoperano molto la rete per inserire messaggi in chat o forum e per utilizzare servizi di instant messaging, mentre gli adulti prediligono le telefonate o le videochiamate via webcam (Figura 3.3.4).

Inizio Pagina  La partecipazione sociale

Nel capitale sociale allargato le risorse potenzialmente fruibili provengono dai cosiddetti legami deboli, vale a dire rapporti di minor intensità rispetto a quelli familiari e che comportano minore coinvolgimento affettivo. Il capitale sociale comunitario rappresenta quindi l'insieme delle risorse che la famiglia sarebbe in grado di fruire dalla sua rete di relazioni sociali esterne. Si tratta di reti secondarie non solo perché sono meno prossime alla famiglia che ne fa richiesta, ma anche perché solitamente vengono dopo in ordine cronologico.
Alcune ricerche mostrano che la diffusione delle realtà di volontariato e di no-profit costituisce un fattore di forte coesione sociale, e assieme sono una componente sempre più indispensabile del sistema di welfare locale. Le associazioni di volontariato, spontanee e non, hanno impatti collettivi significativi, dal momento che stimolano la fiducia interpersonale tra i membri della società e possono divenire motore di cooperazione. Sempre più spesso si parla di civicness, inteso in questo contesto come atteggiamento di fiducia e senso di appartenenza alla comunità di cui si fa parte.
La presenza del volontariato, e più in generale la partecipazione degli individui alla vita sociale, è un importante scudo contro il disagio e riduce il rischio di allontanamento dalla rete: una persona inserita in attività gratuite extrafamiliari, oltre a dimostrare l'appartenenza a una rete di relazioni comunitarie, può potenzialmente contare con più facilità su un supporto in situazioni di difficoltà. Tale forma di radicamento nella vita comunitaria è conosciuta in letteratura con il termine embeddedness.
Il 14,1% dei veneti dichiara nel 2009 di avere a disposizione molto tempo libero, da impiegare quindi in attività extra-lavorative o in famiglia: quasi la metà (49,3%) ritiene di averne abbastanza, un terzo invece ha poco tempo libero o addirittura dichiara di non averne.
Il tempo libero viene impiegato in diversi modi negli ambiti esterni alla famiglia: molti partecipano ad attività legate alla Chiesa o associazioni religiose (17,9%, secondo i dati del 2006), seguono le associazioni culturali o ricreative (12,4%) e l'adesioni a gruppi di volontariato (10%). Appena il 3% spende il proprio tempo in gruppi o partiti politici e sindacati, in Italia il 4%.
L'associazionismo per attività di volontariato trova in Veneto un terreno particolarmente fertile, tanto che la nostra regione è seconda, dopo il Trentino Alto Adige, per numero di persone coinvolte quotidianamente nell'aiuto agli altri, a promozione e tutela dei diritti dei più deboli (Figura 3.3.5).
Le organizzazioni di volontariato iscritte al registro regionale a febbraio 2010 sono 2.279 e la distribuzione territoriale vede primeggiare le province di Verona (443), Padova (394) e Treviso (381).
Gli ambiti di intervento si concentrano prevalentemente nel sociale e nel socio-sanitario: il 44,2% delle organizzazioni di volontariato è quindi impegnata in attività sociali dirette alla valorizzazione della persona e della famiglia, all'assistenza nei momenti di bisogno e disagio fisico o psicologico, e in altre attività di educazione e prevenzione volte al reinserimento sociale dell'individuo; il 39,1% si attiva, invece, per la tutela della salute del cittadino attraverso interventi a sostegno dell'attività sanitaria di prevenzione, cura e riabilitazione fisica e psichica, in assenza dei quali l'attività sanitaria non può svolgersi o produrre effetti.
L'utenza è trasversale, anche se prevalgono le associazioni che forniscono servizi di supporto ad individui di età diverse (36,2%), e ad adulti (23,6%). Si tratta prevalentemente di persone che vivono un momento di malessere e trovano nell'associazionismo un sostegno importante per reagire e superare la crisi.
Questo "fare assieme" ben rappresenta il modo di porsi dei veneti con le istituzioni e di intendere il proprio ruolo attivo di cittadini, sia come singoli che in relazione agli altri, come comunità (Tabella 3.3.2).

Figura 3.3.1
Esclusione sociale percepita e Pil pro capite in PPS nei Paesi europei - Anno 2007
Tabella 3.3.1
Sfere della socialità: indicatori di inclusione nella rete sociale. Veneto e Italia - Anni vari
Figura 3.3.2
Frequenza con cui le persone vedono e sentono i propri amici (per 100 persone della stessa età). Veneto - Anno 2006
Figura 3.3.3
Percentuale di studenti italiani di 6-17 anni che hanno compagni di classe stranieri, per nazionalità dei compagni di scuola incontrati al di fuori dell'orario scolastico. Veneto e Italia - Anno 2008
Figura 3.3.4
Persone che negli ultimi 3 mesi hanno usato internet per attività di comunicazione e per alcune classi di età (per 100 persone della stessa classe di età). Veneto - Anno 2008
Figura 3.3.5
Percentuale di persone che negli ultimi 12 mesi hanno partecipato ad attività di volontariato assistenziale o di beneficienza per regione - Anno 2006
Tabella 3.3.2
Organizzazioni di volontariato iscritte al registro regionale del Veneto al 28/02/2010 per ambito di intervento e per provincia


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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - U.O. Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.