Già nel 1916 Hanifan definisce "capitale sociale" l'insieme di "beni tangibili che contano nella vita quotidiana delle persone: vale a dire, buona volontà, amicizia, solidarietà, rapporti sociali fra individui che costituiscono un'unità sociale [...] L'individuo, se lasciato a se stesso, è socialmente indifeso [...] Se viene in contatto coi suoi vicini e questi con altri vicini si accumulerà capitale sociale che può soddisfare immediatamente i suoi bisogni sociali e mostrare una potenzialità sociale sufficiente al miglioramento sostanziale delle condizioni di vita dell'intera comunità" (Hanifan, 1916). Lo spessore delle relazioni tra familiari, amici e all'interno della società contribuisce, dunque, ad aumentare la nostra qualità di vita. Questa dimensione di benessere della persona e della società è sottolineata anche dall'Agenda di Lisbona, che, tra i vari aspetti per lo sviluppo, punta a favorire la partecipazione sociale, la solidarietà e l'inclusione.
La famiglia è il contesto sociale primario all'interno del quale si stabiliscono le relazioni più strette e significative, anche perché rafforzate da vincoli di sangue. La famiglia riveste un ruolo cruciale per lo sviluppo dell'individuo e rappresenta la principale risorsa di supporto materiale e affettivo, così come di integrazione sociale e senso di appartenenza. In quanto modello di coesione sociale, la sua importanza si estende anche all'intera società: la famiglia rappresenta, infatti, la principale leva di attivazione del capitale sociale di una comunità locale, dal momento che è proprio all'interno di essa che si impara a coltivare la fiducia, lo spirito di collaborazione e la reciprocità verso gli altri. Quanto maggiore è il capitale sociale familiare tanto maggiore è, infatti, la capacità di nutrire atteggiamenti fiduciari positivi sia all'interno della famiglia che al di fuori, che si traducono in azioni civiche rivolte alla comunità di appartenenza e in partecipazione alla vita associativa.
In particolare in Italia la famiglia riveste un ruolo centrale sia per ragioni culturali e di tradizione, ma anche per il compito che essa svolge in compensazione alle carenze del sistema di welfare pubblico. Il modello di welfare italiano, infatti, è da sempre basato sulla disponibilità della famiglia a dare supporto concreto e affettivo ai soggetti più vulnerabili: la famiglia continua così a essere il principale ammortizzatore sociale, proteggendo i suoi componenti da situazioni di fragilità e nei passaggi cruciali delle fasi del ciclo di vita.