RAPPORTO STATISTICO 2009

Il Veneto si racconta / Il Veneto si confronta

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Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Dove va il Veneto, nuovi paradigmi della mobilità



Il Veneto si racconta

Capitolo 1

Cicli e struttura del sistema economico
La congiuntura
La mobilità del sistema economico
I numeri raccontano

Capitolo 2

I flussi commerciali e l'impresa mobile
Le merci in entrata e in uscita
L'impresa veneta mobile
I numeri raccontano

Capitolo 3

Dinamicità del tessuto produttivo
La congiuntura per le imprese
La ricomposizione settoriale
La mobilità delle imprese: innovazione, sopravvivenza
La dinamica territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 4

Le facce della mobilità
La mobilità reale
La mobilità virtuale
Gli spostamenti per motivi di cura
I numeri raccontano

Capitolo 5

Il lavoro: un mercato in movimento
I diversi volti dell'occupazione
La flessibilità dei lavoratori
I numeri raccontano

Capitolo 6

Competizione sociale tra vantaggi ereditati e nuove opportunità
Le trasformazioni nelle classi sociali
Muoversi per colmare le disuguaglianze
I numeri raccontano

Capitolo 7

I poli di sviluppo del capitale umano
L'orientamento alle superiori
L'attrattività universitaria
La mobilità territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 8

Popolazione migrante tra passato e presente
I numeri raccontano

Capitolo 9

La cultura si muove nel Veneto
La mobilità dei beni culturali
Lo spettacolo dal vivo
I numeri raccontano

Capitolo 10

Il turismo e i turisti in movimento
Le nuove tendenze
Le vacanze dei veneti
L'economia turistica veneta
I numeri raccontano

Capitolo 11

La mobilità dell'agricoltura
L'evoluzione dell'agricoltura veneta
Le garanzie del sistema alimentare
I numeri raccontano

Capitolo 12

Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile
I numeri raccontano



Il Veneto si confronta

Capitolo 13

Il Veneto e le sue province

Capitolo 14

Il Veneto, i competitor e le regioni europee


5.1 I diversi volti dell'occupazione

Secondo i dati forniti da Istat, negli ultimi mesi del 2008 l'occupazione in Italia ha interrotto la sua crescita: l'aumento tendenziale dell'offerta di lavoro, tra il IV trimestre del 2007 e il IV trimestre del 2008, è praticamente inesistente, ovvero pari solo allo 0,1% in più, quando invece la crescita dei livelli occupazionali registrati tra ottobre e dicembre 2007 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente era pari ad oltre un punto percentuale. Grazie alle performance del mercato lavorativo rilevata nei primi mesi dell'anno, la media annuale 2008 registra, comunque, un aumento del numero di occupati dello 0,8%, pari a quasi 183.000 unità in più rispetto al 2007. Un risultato di sintesi che riflette la situazione ancora buona del Nord e del Centro, dove un contributo rilevante proviene dalla componente straniera in crescita, e quella critica del Mezzogiorno che perde oltre 34.000 lavoratori, mezzo punto percentuale in meno rispetto al 2007. Difficoltà quelle del Sud ancora più evidenti se si fotografa la pesante contrazione verificatasi tra il IV trimestre del 2007 e il IV trimestre del 2008 di quasi due punti percentuali, quasi interamente concentrati nella componente maschile inserita nel campo dell'agricoltura e dell'industria.
In Veneto la situazione è migliore: il numero di occupati cresce ad ogni trimestre del 2008 e di conseguenza si conta nella media annuale un aumento dell'occupazione veneta di quasi il 2% rispetto all'anno precedente. Sono oltre 40.000 i lavoratori in più rispetto al 2007, un valore significativo se si pensa che si tratta del 22% di tutti i nuovi occupati registrati in Italia, concentrati nel settore dell'industria e dei servizi.
Conseguentemente il tasso di occupazione italiano rimane invariato rispetto al 2007, immobile al 58,7% e molto distante dall'obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona che prevede per l'Unione Europea di raggiungere un livello occupazionale del 70% entro il 2010.
L'Italia sconta la situazione pesante del Sud le cui regioni presentano sempre maggiori difficoltà; in particolare, Calabria, Campania e Sicilia sempre più scoraggiate vedono scendere ancora una volta i livelli occupazionali in maniera preoccupante.
Viceversa, nella nostra regione, che si pone costantemente su livelli occupazionali significativamente superiori alla media nazionale, migliorano i livelli occupazionali e nel 2008 la quota di popolazione fra i 15 e i 64 anni che risulta occupata è pari al 66,4%, +0,6 punti percentuali rispetto all'anno precedente, e superiore anche al dato registrato nell'Unione europea dei 27 Paesi (65,9%).
Nel confronto con le altre regioni italiane, il Veneto continua ad occupare le prime posizioni per livelli occupazionali più elevati (quinta), distaccandosi dall'Emilia-Romagna, prima nella graduatoria regionale, di meno di quattro punti percentuali, unica regione a raggiungere l'obiettivo europeo registrando un tasso di occupazione pari al 70,2%. La nostra regione mantiene la sua posizione nel gruppo di regioni leader caratterizzate da un più alto livello di occupazione e quasi sempre accompagnate anche da una crescita abbastanza sostenuta. Considerati gli alti livelli di occupazione raggiunti in questi anni, rientrano in questo gruppo anche l'Emilia Romagna e la Valle d'Aosta, sebbene quest'anno i tassi occupazionali scendano. (Tabella 5.1.1)

Inizio Pagina  Donne in controtendenza

Dall'analisi dei dati trimestrali italiani che fotografano bene l'evoluzione del mercato del lavoro, si assiste ad una emorragia del numero di occupati nella componente maschile, mentre le donne si muovono in controtendenza e registrano un aumento significativo. Infatti, considerando i dati tendenziali tra gli ultimi tre mesi del 2007 e lo stesso periodo del 2008, a fronte di un indebolimento dell'occupazione maschile che perde quasi 88.000 unità e quasi un punto percentuale nel tasso di occupazione, crescono di oltre 111.000 le donne occupate, oltre un punto percentuale in più, per un tasso in aumento di 0,3 punti percentuali. Nello stesso periodo, inoltre, solo nel Mezzogiorno dove i livelli occupazionali femminili sono già molto bassi (31,3% nel IV trimestre 2008) si registra una flessione.
Il Veneto, regione economicamente forte, si differenzia dalla situazione nazionale. Rispetto all'ultimo trimestre del 2007, nell'analogo del 2008 la partecipazione nel mercato del lavoro migliora tanto per le donne quanto per gli uomini, sebbene per quest'ultimi in misura minore: +2,7% le occupate femmine e +0,6% i maschi. Tra ottobre e dicembre scorsi la quota di donne tra i 15 e 64 anni che risultano lavorare sono il 56%, quasi un punto percentuale in più dell'anno scorso, ma ancora distante dall'obiettivo europeo fissato a Lisbona nel 2000 che prevede un livello di occupazione medio femminile almeno del 60% entro il 2010. Raggiungono il target, invece, Emilia Romagna che registra un tasso negli ultimi mesi dell'anno di quasi il 63%, Valle d'Aosta (60,7%) e Trentino Alto Adige che sfiora il 60%. (Figura 5.1.1)
In sintesi nell'anno 2008 la quota media di donne tra i 15 e i 64 anni occupate è pari al 55,5% in Veneto, un punto e mezzo percentuale al di sopra del dato dell'anno precedente e oltre otto punti superiore al valore nazionale. In tutte le regioni meridionali la partecipazione femminile al mercato del lavoro è inferiore a quella media italiana e molte presentano tassi con meno della metà di quello registrato in Emilia Romagna (62,1%).
Le donne imprenditrici
In crescita negli ultimi anni anche l'occupazione delle donne nel mondo imprenditoriale, tra le priorità del Patto europeo per la parità di genere del marzo 2006. In quattro anni le imprenditrici attive aumentano nella nostra regione di quasi il 4%, in Italia di circa il 5%, e nel 2008 sono oltre 191.000. Rispetto alle regioni italiane, occorre però evidenziare che, pur essendo il Veneto fra le prime come quota di donne imprenditrici attive sul totale nazionale (8,8%), risulta meno diffusa la presenza femminile a livello locale: infatti, il Veneto si colloca al 17° posto fra le regioni italiane per l'incidenza più alta sul rispettivo totale regionale. Nella nostra regione le donne che decidono di intraprendere un'attività in proprio sono il 25,4% del totale imprenditori registrati, 0,4 punti percentuali al di sopra del dato del 2004, ma distante dal Molise, la prima in classifica, di oltre sette punti percentuali. (Figura 5.1.2)
A segnare la crescente integrazione straniera nel nostro territorio, aumenta anche l'imprenditoria femminile immigrata, tra l'altro più che a livello nazionale: rispetto ai dati registrati nel 2004, nel 2008 si contano oltre il 43% in più di donne straniere in Veneto che lavorano autonomamente e quasi il 40% in più complessivamente in Italia.
In linea poi con la situazione media nazionale, in generale nel 2008 le donne titolari d'impresa nella nostra regione si concentrano principalmente nel commercio (il 23,6%) e nelle attività immobiliari (18,6%); seguono le preferenze nel campo delle attività manifatturiere (16,5%) e nell'agricoltura (13%). (Figura 5.1.3)

Inizio Pagina  L'emergenza della disoccupazione

Nel contempo, accanto alla battuta d'arresto dell'occupazione, in Italia si scatena l'allarme della disoccupazione. Se prima le famiglie erano soprattutto preoccupate per il costo della vita, la qualità dei servizi e la criminalità, ora la paura della mancanza di lavoro prende il sopravvento. Dopo nove anni di contrazione ininterrotta dei livelli di disoccupazione, nel 2008 il dato italiano torna a salire registrando un tasso pari al 6,7%, oltre mezzo punto percentuale in più dell'anno precedente. Del resto già l'anno scorso ci si chiedeva se dietro alla progressiva diminuzione non si nascondesse in realtà anche un certo livello di inattività delle persone in età lavorativa conseguente ad una sorta di sfiducia nel trovare lavoro, soprattutto nelle regioni del Sud.
Anche le statistiche europee evidenziano il peggioramento in corso delle condizioni del mercato del lavoro. Se negli ultimi anni il tasso di disoccupazione dell'Unione europea dei 27 Paesi aveva rilevato significativi miglioramenti, nel 2008 arresta la sua corsa registrando un valore pari al 7%, solo 0,1 punti percentuali al di sotto del dato del 2007. A incidere per lo più è la situazione spagnola che nel giro di un anno ha visto crescere la disoccupazione in maniera consistente, a causa essenzialmente dello scoppio della bolla immobiliare e alla conseguente crisi dell'edilizia, passando dall'8,3% del 2007 all'11,3% del 2008. Una crescita superiore anche a quella americana che nell'ultimo anno registra un tasso pari al 5,8% contro il 4,6% dell'anno precedente.
A fronte della crescita nel numero di occupati, in Veneto, come in Italia, sebbene in misura minore, le persone che cercano lavoro comunque aumentano: +8,2% rispetto all'anno precedente contro il dato italiano pari a +12,3%. Cresce anche il tasso di disoccupazione nella nostra regione che, comunque, con un dato pari al 3,5% rispetto al 3,3% dell'anno precedente, continua a mantenere una posizione privilegiata tra le regioni italiane, quarta nella graduatoria regionale. Davanti solo Trentino Alto Adige (2,8%), Emilia Romagna (3,2%) e Valle d'Aosta (3,3%). (Figura 5.1.4)
Lo stato di sofferenza in cui si trova il mercato lavorativo dalla fine del 2008 è testimoniato anche dall'intensificazione dei licenziamenti e dei conseguenti inserimenti dei lavoratori nelle liste di mobilità e dall'impennata delle ore di cassa integrazione usate.

Inizio Pagina  Segnali di crisi

(Nota 1) In Veneto negli ultimi mesi aumentano in maniera rilevante il numero di aperture di procedure che formalizzano le situazioni di crisi che stanno vivendo le aziende (Nota 2). Un atto che contiene i motivi delle difficoltà in cui si trova l'azienda e le informazioni sui lavoratori coinvolti che potrebbero venire investiti dalla crisi e che sarebbero potenzialmente interessati da successivi provvedimenti a sostegno del reddito, quali la cassa integrazione guadagni e/o l'inserimento in lista di mobilità a seguito di licenziamenti collettivi o individuali.
Rispetto ai valori registrati nell'insieme dei mesi di febbraio e marzo del 2008, infatti, a marzo 2009 nella nostra regione le imprese che dichiarano di essere in crisi sono più che raddoppiate e i lavoratori ipoteticamente coinvolti sono quasi duplicati. A marzo si contano 104 aziende venete in crisi contro le 78 del mese precedente, per un totale di lavoratori che potrebbero trovarsi in condizioni di disagio a distanza di poco tempo pari a 1.663 unità, valore inferiore al dato di febbraio in cui la stima si aggirava intorno ai 1.900 occupati, ma superore al dato di gennaio di quasi il 33%
La crisi è segnalata maggiormente nel settore dell'industria metalmeccanica, tra le imprese di dimensioni più piccole (con meno di 50 dipendenti).
La provincia che presenta maggiori criticità è Venezia dove a marzo di quest'anno sono quasi 400 i lavoratori interessati, un valore pari ad oltre il doppio di quello registrato nell'insieme dei mesi di febbraio e marzo dell'anno precedente, ma più che dimezzato rispetto alla situazione stimata il mese prima. (Tabella 5.1.2)

Inizio Pagina  Più licenziati

(Nota 3) Una crescita rilevante anche quella dei licenziamenti e dei conseguenti inserimenti in lista di mobilità: in Veneto, dopo il rallentamento registrato nel 2006-2007, nel 2008 sono oltre 19.600 i lavoratori licenziati e inseriti nelle liste, più del doppio di quelli rilevati otto anni prima.
Se agli inizi degli anni '90 il numero di iscrizioni alle liste di mobilità nella nostra regione interessava principalmente gli occupati coinvolti in licenziamenti collettivi (Legge 223/91) (Nota 4) che beneficiano dell'indennità di mobilità, già dal 1995, ma soprattutto negli ultimi anni, sono i licenziamenti individuali attivati dalle piccole imprese a incidere maggiormente sulla quota totale, ovvero gli inserimenti in lista di mobilità secondo la Legge 236/93 che danno diritto a sgravi fiscali per le aziende in caso di assunzione, ma non all'indennità di mobilità. Nel 2008 i lavoratori coinvolti da licenziamenti individuali, destinatari solo dell'indennità di disoccupazione, sfiorano le 12.800 unità, incidendo per il 65% sul totale degli ingressi nelle liste di mobilità, contro i 6.870 derivanti da risoluzioni collettive. Rispetto all'anno precedente, inoltre, gli inserimenti collegati a dimissioni individuali salgono del 45%, mentre quelli di tipo collettivo dell'11,5%.
Nel 2008 Treviso è la provincia con il maggiore numero di licenziamenti individuali (oltre 2.700), mentre Vicenza primeggia per quelli collettivi (quasi 1.760). (Figura 5.1.5)
Le persone più colpite
Per quanto riguarda gli inserimenti in lista per licenziamenti collettivi, il settore più colpito nella nostra regione nel 2008 è ancora quello del tessile-abbigliamento che pesa per il 18% sull'ammontare totale degli ingressi, mentre relativamente alle espulsioni individuali sono le costruzioni e il commercio i comparti più pressati con una quota, rispettivamente, del 17,3% e del 15,7% sul totale. In generale, i licenziamenti collettivi sono realizzati prevalentemente nell'ambito manifatturiero (77% il peso nell'ultimo anno), mentre per quelli singoli si assiste negli anni ad una contrazione del comparto manifatturiero e ad una espansione del settore delle costruzioni.
Se si considerano i cittadini italiani in Veneto nell'ambito della legge 236/93, il maggior numero di ingressi in lista interessa le donne, anche se negli anni si assiste ad un significativo processo di riduzione della caratterizzazione femminile per una quota sempre più cospicua di maschi licenziati nelle piccole imprese, correlato allo spostamento degli inserimenti dal settore della moda a quello delle costruzioni.
Evidente anche la crescita delle iscrizioni alle liste di mobilità da parte di soggetti provenienti da altri Paesi: sono il 15% i cittadini stranieri tra i licenziati collettivi e il 24% tra quelli individuali nel 2008. Una crescita che ha interessato per lo più gli stranieri maschi e il cui peso nell'ambito dei licenziamenti singoli è passato addirittura dal 4,4% del 2001 al 19% del 2008 portando così la componente maschile, stranieri e non, a pesare di più di quella femminile nell'ultimo anno.
La crisi degli ultimi mesi
Dall'analisi mensile emerge poi che l'intensificazione dei licenziamenti, soprattutto quelli dalle piccole aziende venete, iniziata alla fine del 2008 prosegue nel 2009: in soli quattro mesi, tra novembre 2008 e marzo 2009, in Veneto gli inserimenti totali nelle liste di mobilità salgono del 62%. A marzo sono oltre 2.500 gli ingressi a seguito di licenziamenti individuali, due volte il valore rilevato nello stesso mese dell'anno precedente, e 769, invece, quelli approvati a seguito di licenziamenti collettivi, circa il 5% in più di marzo 2008. (Figura 5.1.6)
Rispetto alla situazione complessiva registrata nel 2008, nel primo trimestre del 2009, nell'ambito dei licenziamenti collettivi, continua ad aggravarsi la situazione nel settore dell'industria tessile e abbigliamento che pesa per oltre il 22% sul totale degli ingressi nelle liste di mobilità, inferiore, però, al peso del settore della metallurgia e produzione di metalli che incide sul totale per oltre il 23% contro il dato pari all'8,6% rilevato complessivamente nell'anno 2008. Tra i licenziamenti individuali sono evidenti anche all'inizio dell'anno le difficoltà nel comparto delle costruzioni e del commercio che pesano, rispettivamente, il 17,4% e il 14,7% del totale ingressi per questi tipi di risoluzioni. (Figura 5.1.7)
Il boom della cassa integrazione
In crescita il ricorso alla cassa integrazione guadagni che consente di arginare le difficoltà in cui l'azienda si trova attraverso una temporanea sospensione dei lavoratori. Nel 2008 le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni (cig) in Italia sono risultate 223 milioni (Nota 5), quasi il 25% in più del dato dell'anno precedente, ma leggermente inferiore al livello del 2005 e del 2006 e di gran lunga ancora molto lontano dai valori registrati durante la crisi del '93 (circa 550 milioni).
A determinare la crescita è stato esclusivamente l'aumento di ore di integrazione salariale a gestione ordinaria, più strettamente legata al ciclo economico, pari al 60,4% in più del 2007, mentre quella straordinaria, connessa a crisi e ristrutturazioni aziendali, si è mantenuta sui livelli dell'anno precedente.
Anche in Veneto l'uso della cig nel 2008 è stato sfruttato considerevolmente: complessivamente nell'anno le ore autorizzate sono state 15 milioni e mezzo, quasi il 45% in più di quelle concesse nell'anno precedente, e, a differenza del livello nazionale, quelle autorizzate di cig straordinaria sono risultate superiori (il 56% del totale monte ore) a quelle di gestione ordinaria. C'è da dire, però, che la crescita maggiore l'ha subita la cig ordinaria, +72,2% rispetto al 2007, mentre quella straordinaria è aumentata del 28,6%.
Il peso della cig della nostra regione incide sul totale nazionale per il 7%, 6% l'ordinaria e 8% la straordinaria, un punto percentuale in più del dato dell'anno precedente. (Figura 5.1.8)
Diversamente da quanto accade complessivamente in Italia, sono gli impiegati, il ceto medio per eccellenza, a subire maggiormente nella nostra regione: più che duplicate le ore rispetto al 2007, mentre in Italia la crescita si attesta a +14,3%. 38,4% in più le ore di cassa integrazione per gli operai veneti e +26,4% per quelli italiani. Una depressione quindi che sembra non distinguere più molto i "colletti bianchi" da quelli blu e che non separa il mondo del lavoro tra giovani e vecchi.
Traducendo le ore concesse in lavoratori equivalenti, ovvero ipotizzando un monte ore lavorato per persona nell'anno di 1.650 ore (Nota 6), in Italia si contano nell'anno 2008 135.000 occupati equivalenti in cig, oltre 26.600 in più rispetto all'anno precedente; la regione con il monte ore di concessione di cig più elevato è la Lombardia che si è vista erogare il 20,7% delle ore totali, corrispondenti a quasi 28.000 occupati equivalenti nell'anno. Seguono Piemonte e Campania che incidono sul livello nazionale, rispettivamente, per il 16% e il 10,4%, quarto nella graduatoria regionale il Veneto con oltre 9.400 lavoratori equivalenti in cig contro il dato del 2007 intorno ai 6.500. (Figura 5.1.9)
Le difficoltà per settore
In linea con la media nazionale, in Veneto i settori maggiormente interessati sono quelli della meccanica, della moda (tessile, abbigliamento, pelli e cuoio) e dell'edilizia: infatti, nel 2008 le quote delle ore autorizzate in queste tre classi di attività economiche pesano sul totale ammontare veneto, rispettivamente, il 43,5%, il 18,4% e il 15,5%. Rispetto all'anno prima, l'industria meccanica duplica la sua richiesta, mentre in campo edile cresce per oltre un terzo. Nel comparto della moda si distingue tra l'impennata nell'attività di pelli e cuoio, il cui ricorso alla cassa integrazione è oltre i due terzi in più del 2007, contro una diminuzione della richiesta sia nell'area del tessile che in quella dell'abbigliamento; un dato quest'ultimo differente da quello italiano che registra una crescita in tutte le tre aree della moda prese in considerazione. Fa pensare il dato dei trasporti e comunicazione che, sebbene registri un monte ore concesso sul totale per meno del 3%, evidenzia un aumento smodato rispetto all'anno precedente.
L'impennata di inizio anno
E se il 2008 si chiude alla triste insegna della cassa integrazione, il 2009 si apre con non meno problemi. Gli ultimi dati dell'Inps fotografano la continua la crescita del ricorso alla cassa integrazione guadagni anche nei primi mesi dell'anno. A marzo 2009 in Italia le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono risultate quasi 59 milioni, il 38,2% in più del dato del mese precedente e quasi quattro volte al di sopra del valore registrato un anno prima. In Veneto sono un po' meno di 3 milioni e mezzo le ore concesse, il 44,5% in più di febbraio e quasi il doppio rispetto a marzo 2008. C'è da dire che nella nostra regione a determinare la crescita è esclusivamente l'aumento di ore di integrazione salariale a gestione ordinaria che, come già detto in precedenza, è più strettamente legata al ciclo economico, assegnata quando la crisi dell'azienda dipende da eventi temporanei e si prevede la ripresa dell'attività produttiva; un segnale che un po' ci solleva perché implicitamente indica che le prospettive aziendali non sono valutate troppo negativamente. Rispetto a marzo del 2008, la cig ordinaria veneta aumenta del 546%, mentre la cig straordinaria, connessa a crisi e ristrutturazioni, diminuisce del 66%. Inoltre, si nota anche che la crescita della richiesta, indipendentemente dal tipo di gestione, tra febbraio e marzo è meno sostenuta di quella registrata nei primi due mesi dell'anno. (Figura 5.1.10)
Sommando i primi tre mesi del 2009, in Veneto i settori che pesano maggiormente sul totale regionale sono ancora una volta quello dell'industria meccanica che assorbe il 41,4%, secondo l'edilizia (18,7%) e di seguito la moda (15,9%). Rispetto a febbraio, nell'ultimo mese in esame, comunque, a differenza della situazione media nazionale, dove tutti i comparti sono investiti da un maggiore ricorso a questo strumento di welfare, in Veneto almeno il settore della moda emerge per una consistente diminuzione dell'utilizzo delle ore di cassa integrazione salariale.
Infine, ipotizzando sempre un orario di lavoro medio annuo di 1.650 ore, si può stimare che i lavoratori in Veneto cassintegrati di marzo siano stati mediamente ogni giorno circa 24.500 contro i 13.000 dell'anno precedente; quasi 124.000 in Lombardia e circa 95.000 in Piemonte, le regioni con il monte ore più elevato, mentre complessivamente in Italia si possono contare oltre 427.000 occupati lasciati a casa, un valore quasi quattro volte tanto il dato registrato a marzo 2008.

Tabella 5.1.1
Tasso di occupazione 15-64 anni dell' anno 2008 e variazione percentuale 2008/2007 per regione
Figura 5.1.1
Tasso di occupazione femminile per regione - IV trimestre 2007 e 2008
Figura 5.1.2
Graduatoria regionale della percentuale di imprenditrici attive donne sul totale imprenditori - Anno 2008
Figura 5.1.3
Ditribuzione percentuale delle imprenditrici donne attive in Veneto per settore - Anno 2008
Figura 5.1.4
Tasso di disoccupazione dell' anno 2008 e variazione percentuale 2008/2007 - Paesi dell'Unione Europea, Stati Uniti e Veneto
Tabella 5.1.2
Aziende che aprono una procedura di crisi e lavoratori potenzialmente coinvolti per provincia veneta - Febbraio e Marzo 2009-2008
Figura 5.1.5
Lavoratori entrati nelle liste di mobilità a seguito di licenziamenti collettivi (Legge 223/91) o individuali (Legge 236/93) per anno di ingresso. Veneto - Anni 2000:2008
Figura 5.1.6
Lavoratori entrati nelle liste di mobilità a seguito di licenziamenti collettivi (Legge 223/91) o individuali (Legge 236/93) approvati dalle Commissioni provinciali del lavoro per mese. Veneto - Anni 2008 e 2009
Figura 5.1.7
Composizione percentuale degli inserimenti in lista di mobilità per i principali settori a seguito di licenziamenti collettivi o individuali. Veneto  - Anno 2008 e I° trimestre 2009
Figura 5.1.8
Ore di cassa integrazione guadagni per gestione. Veneto - Anni 2000:2008
Figura 5.1.9
Graduatoria regionale dei lavoratori equivalenti in cig - Anni 2007 e 2008
Figura 5.1.10
Ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni. Variazione % mensile. Veneto e Italia - Anni 2008:2009

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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.