RAPPORTO STATISTICO 2009

Il Veneto si racconta / Il Veneto si confronta

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Presentazione  Presentazione  

Sintesi

Dove va il Veneto, nuovi paradigmi della mobilità



Il Veneto si racconta

Capitolo 1

Cicli e struttura del sistema economico
La congiuntura
La mobilità del sistema economico
I numeri raccontano

Capitolo 2

I flussi commerciali e l'impresa mobile
Le merci in entrata e in uscita
L'impresa veneta mobile
I numeri raccontano

Capitolo 3

Dinamicità del tessuto produttivo
La congiuntura per le imprese
La ricomposizione settoriale
La mobilità delle imprese: innovazione, sopravvivenza
La dinamica territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 4

Le facce della mobilità
La mobilità reale
La mobilità virtuale
Gli spostamenti per motivi di cura
I numeri raccontano

Capitolo 5

Il lavoro: un mercato in movimento
I diversi volti dell'occupazione
La flessibilità dei lavoratori
I numeri raccontano

Capitolo 6

Competizione sociale tra vantaggi ereditati e nuove opportunità
Le trasformazioni nelle classi sociali
Muoversi per colmare le disuguaglianze
I numeri raccontano

Capitolo 7

I poli di sviluppo del capitale umano
L'orientamento alle superiori
L'attrattività universitaria
La mobilità territoriale
I numeri raccontano

Capitolo 8

Popolazione migrante tra passato e presente
I numeri raccontano

Capitolo 9

La cultura si muove nel Veneto
La mobilità dei beni culturali
Lo spettacolo dal vivo
I numeri raccontano

Capitolo 10

Il turismo e i turisti in movimento
Le nuove tendenze
Le vacanze dei veneti
L'economia turistica veneta
I numeri raccontano

Capitolo 11

La mobilità dell'agricoltura
L'evoluzione dell'agricoltura veneta
Le garanzie del sistema alimentare
I numeri raccontano

Capitolo 12

Le foreste: la mobilità di un patrimonio immobile
I numeri raccontano



Il Veneto si confronta

Capitolo 13

Il Veneto e le sue province

Capitolo 14

Il Veneto, i competitor e le regioni europee


3.4 La dinamica territoriale

Inizio Pagina  Il manifatturiero

Il territorio veneto si è sempre contraddistinto economicamente sia per le sue performance che per la sua situazione strutturale formata prevalentemente da piccole imprese operanti su aree specializzate. Per questo si è ritenuto interessante analizzare le concentrazioni produttive sul territorio, ossia individuare i gruppi di comuni in cui prevalga un tipo di attività particolare. Praticamente, si è voluto individuare delle zone che potrebbero essere definite distrettuali nel senso marshalliano del termine. La definizione che Marshall diede, nella seconda metà del XIX sec., in riferimento alle zone tessili di Lancashire e Sheffield, fu la seguente: «Quando si parla di distretto industriale si fa riferimento ad un'entità socioeconomica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un'area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza.». In particolare, rispetto a questa definizione sono state colte la specializzazione in una precisa categoria di prodotti e la concentrazione in un'area geografica.
È bene precisare, tuttavia, che quando si parla di concentrazioni produttive non si vuole fare riferimento soltanto al concetto di distretto industriale (Nota 1) , che per il Veneto è disciplinato dalla L.R. n.8/2003 novellata dalla L.R. n.5/2006 ed ha un'accezione che si svincola dalla prossimità territoriale, le aree individuate devono intendersi essenzialmente come degli spazi in cui si ha un'alta presenza di imprese appartenenti ad un determinato settore, la cui specificità si presenta in molti casi elevata.
A partire dalla classificazione economica dell'impresa, si è voluto identificare una serie di settori che potessero rappresentare, nel loro complesso, le grandi aree della produzione italiana. Concettualmente si è considerato come punto di partenza il concetto dei quattro grandi comparti dell'economia nazionale che Fortis (2005) (Nota 2) definisce le "4 A del Made in Italy": il settore dell'agro-alimentare, il sistema dell'abbigliamento-moda, il settore dell'arredo-casa e il campo dell'automazione-meccanica. Prendendo in considerazione queste quattro tipologie di attività e la particolare struttura della regione Veneto, caratterizzata dalla forte compresenza, da un lato, di tradizioni storiche, culturali e territoriali nel mondo dell'artigianato e della piccola industria e, dall'altro, di grandi imprese che hanno saputo ben insediarsi sul territorio, si è stilata una classificazione (Nota 3) formata dai principali settori che raggruppano tutte le voci della manifattura regionale: la meccanica, ovvero la produzione di macchinari, di impianti e di apparecchiature meccaniche; il settore dell'ottica ed elettronica: la produzione di macchinari, di impianti e di apparecchiature elettroniche, oltre all'ottica, che per tradizione economica, è particolarmente importante per l'economia veneta; il settore alimentare: l'industria alimentare e dei tabacchi, ad esclusione delle aziende agricole vere e proprie, perché non considerate manifatturiere; l'arredo - casa: l'industria del mobile e del legno, oltre all'industria degli elettrodomestici e della ceramica ad uso domestico ed ornamentale; il sistema moda: tutto il mondo del tessile, dell'abbigliamento e della concia, fino alla produzione calzaturiera, si sono compresi anche gli articoli sportivi, i gioielli e la fabbricazione di orologi; la metallurgia: la fabbricazione di prodotti metallici, ad esclusione degli impianti e dei macchinari.
Per tali settori si sono incrociati i dati relativi a diverse fonti di natura statistica e amministrativa con differenti riferimenti temporali. In particolare, si sono sfruttate le potenzialità dell'archivio Istat, Asia-Unità Locali che permette lo studio puntuale di tutte le unità produttive ed è attualmente disponibile per gli anni dal 2002 al 2006, riferito al territorio regionale. L'analisi della localizzazione produttiva mette in evidenza il modello metropolitano denso e continuo che coinvolge la fascia centrale del territorio veneto ed ha nelle città capoluogo i suoi centri nodali, ma tutto il territorio veneto è contraddistinto da aree specializzate e da piccole imprese.
Dall'analisi delle concentrazioni settoriali delle imprese si sono individuate diverse aree in cui la specializzazione produttiva appare particolarmente dominante ed in molte di queste sono riscontrabili dei distretti manifatturieri tipici della tradizione economica regionale riconosciuti a livello internazionale.
I settori più interessanti appaiono essere:
  1. il settore della ceramica e del cemento che manifesta la sua forte concentrazione nell'area di Verona (a parte altri 2 comuni non adiacenti) riconducibile a quello che la Federazione dei Distretti Italiani e la L.R.n.8 del 4 aprile 2003 (Nota 4) definiscono "distretto del marmo e delle pietre" (Nota 5) ;
  2. il settore dell'ottica, come prevedibile, è concentrato quasi interamente nella provincia di Belluno, almeno in termini di prevalenza di unità locali (Nota 6);
  3. il settore dell'arredo-casa e quello del sistema moda mostrano diverse aree di forte concentrazione produttiva in tutta la regione, così come quello dell'automazione-meccanica ed elettronica;
  4. il settore della metallurgia, infine, si presenta come il più diffuso in termini di prevalenza e concentrato in macro-aree, spesso limitrofe a quelle del settore meccanico.

Per quanto riguarda il settore a limitata concentrazione, invece, si fa riferimento a quello dell'alimentare, che compare isolato in alcuni comuni, come ad esempio Valdobbiadene, riconducibile alla famosa zona di produzione del Prosecco D.O.C. (Nota 7) e più concentrato in altre aree prettamente turistiche, come qualche comune delle montagne Bellunesi o Veronesi o i territori in prossimità del Lago di Garda o, ancora, nei luoghi di mare a nord-est della regione (Figura 3.4.1).
L'analisi condotta conferma che le province maggiormente sviluppate sono quelle di Vicenza, di Padova di Treviso. In queste infatti vi è il maggior numero di aree specializzate, oltre che le maggiori quantità di addetti e di unità locali. Queste sono le province, almeno potenzialmente, più competitive, perché racchiudono territori, oltre che ricchi di industrie, che portano con sé una storia economica ed una tradizione produttiva che le caratterizza a livello anche internazionale, oltre che nazionale ovviamente. Nello specifico, nell'area Vicentina si conta una forte presenza di tutto il settore meccanico e metallurgico e non da sottovalutare è il tessile che si presenta in più forme specializzate, mentre il settore dell'arredo-casa è scarsamente presente. Al contrario, questo ultimo caratterizza, assieme al sistema moda, la provincia di Treviso; area nella quale, tuttavia, non mancano concentrazioni metallurgiche ed elettromeccaniche. A Padova, invece, le specializzazioni sono soprattutto nei metalli e meccanica, e mentre l'arredo-casa è scarsamente presente, vi sono aree importanti nel settore tessile.
Non sono, poi, da trascurare le aree di Venezia e di Verona, in linea con le medie regionali per quanto riguarda i dati generali, ma comprendenti territori ad alta specificità produttiva e non meno importanti di quelli presenti nelle aree centrali del Veneto. A Verona vi sono infatti interessanti aree tessili, meccaniche, metallurgiche, della carpenteria del legno, dell'alimentare e, soprattutto, vi è il territorio più importante, in termini regionali, del settore della ceramica e del cemento. Venezia, invece, si presenta meno sviluppata dal punto di vista tessile e meccanico, ma si mostra molto importante per altri settori come quello della lavorazione del vetro (compreso nell'arredo casa), della cantieristica navale (settore dei mezzi di trasporto) e della metallurgia in generale.
Belluno, importante per il settore dell'ottica, presenta una forte scarsità di concentrazioni, di industrie e di addetti in tutti gli altri settori, infatti pur emergendo un'area relativa alla carpenteria del legno questa è da ricondurre in gran parte a piccoli comuni e scarsamente manifatturieri, per cui poco competitiva per definizione e probabilmente per la conformazione geografica. Rovigo, invece, presenta una forte specializzazione nel tessile, elemento che non emerge dai dati provinciali. Infatti sia per numero di addetti che per unità locali questo territorio non emerge come un'area interessante per il sistema moda, tuttavia non è nemmeno formato da piccoli comuni non manifatturieri, il che porta a pensare che vi sia una forte concentrazione del settore tessile-abbigliamento in questa provincia, ma non prevalente nei confronti delle altre zone regionali dello stesso settore.
Nel seguito saranno analizzati più in dettaglio i singoli settori, contestualizzandoli rispetto alla loro dimensione economica.
L'industria metallurgica
La metallurgia rappresenta il settore manifatturiero più sviluppato nel Veneto. Nel 2008, le imprese venete attive nel settore sono 12.917, +1,3% rispetto all'anno precedente; rappresentano l'11% dell'industria dei metalli nazionale e il 2,8% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 6,8% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 9 addetti per unità locale, superiore di quasi 5 addetti rispetto alla media complessiva regionale, e appena inferiore alla dimensione media del manifatturiero di 9,6 addetti (Tabella 3.4.1).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo la maggiore robustezza di questo settore rispetto al complesso delle imprese venete: il 78,6% delle imprese presenti nel 2002 è attivo nel 2006 (74,9% per il complesso delle imprese venete).
Dal punto di vista economico l'industria dei metalli produce il 4,6% della ricchezza veneta totale e contribuisce per il 13,6% del comparto a livello nazionale. Nel periodo 2000-2006, si stima una robusta crescita del valore aggiunto del settore, calcolato a prezzi 2000, ossia depurati dall'effetto inflattivo, mentre nel biennio 2005/2006 si calcola una contenuta riduzione.
L'interscambio commerciale del settore ha avuto fasi alterne, fino a raggiungere nel 2007 la quota del 13% delle esportazioni settoriali nazionali. La metallurgia rappresenta uno dei settori di punta rispetto ai mercati internazionali. I principali mercati sono Germania, Francia, Regno Unito, ma sono in forte crescita Russia e Turchia (Figura 3.4.2) e (Figura 3.4.3).
L'analisi territoriale mostra la specializzazione settoriale della provincia di Vicenza che possiede il maggior numero di unità locali e di addetti nel settore ed esporta il 43,5% dei prodotti metallurgici veneti. Si evidenzia anche Treviso per l'elevata disponibilità produttiva: esistono 3 unità locali del settore ogni 1000 abitanti.
Dalla mappa delle concentrazioni produttive la metallurgia risulta uno dei comparti più diffusi sul territorio ed esteso su vaste aree; si evidenzia soprattutto la fascia centrale del Veneto, dove le attività di trattamento metalli e meccanica generale e elementi da costruzione in metallo sono concentrate in comuni limitrofi se non sovrapposti, probabilmente per la forte correlazione tra le due attività.
La mappa degli operatori con l'estero a livello comunale individua la presenza di una massiccia attività di export principalmente nei comuni capoluogo di Verona, Vicenza, Treviso e Venezia e in quelli loro limitrofi.
L'industria della moda
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore moda sono 12.451, +3,9% rispetto all'anno precedente; rappresentano l'11,3% del sistema moda nazionale e il 2,8% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 6,6% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 9,5 addetti per unità locale, superiore di quasi 6 addetti rispetto alla media complessiva regionale e in linea con la dimensione media dell'industria manifatturiera (9,6 addetti) (Tabella 3.4.2).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo una maggiore mortalità di aziende di questo settore rispetto al complesso delle imprese venete: a un anno il tasso di sopravvivenza si aggira intorno al 90% (92% per il complesso delle imprese venete), a due anni è dell'80% (86%), a tre anni è superiore al 72% (80%), a quattro anni è del 65,9% (74,9%).
Dal punto di vista economico l'industria della moda produce il 4,4% della ricchezza veneta totale e contribuisce per il 17,6% del comparto a livello nazionale. Dal 2000 al 2006 il valore aggiunto del settore, calcolato a prezzi 2000, ossia depurato dall'effetto inflattivo, si è ridotto, a fronte di una sostanziale crescita nel biennio 2005/2006.
Dal 2000, anche se ha avuto fasi alterne, è aumentato considerevolmente l'interscambio commerciale del settore che vanta la quota del 22,5% delle esportazioni settoriali nazionali e rappresentano uno dei prodotti di punta rispetto ai mercati internazionali. I principali mercati sono Germania, Francia, Stati Uniti, ma sono in forte crescita Russia e Cina (Figura 3.4.4) E (Figura 3.4.5).
L'analisi territoriale mostra la presenza diffusa nel territorio veneto del sistema moda, ma evidenzia la specializzazione settoriale della provincia di Vicenza che possiede il maggior numero di unità locali e dove 48 lavoratori su 1000 abitanti lavorano in questo settore; ancora la provincia di Vicenza esporta il 41,9% dei prodotti moda veneti, seguita da Treviso (30%). Si evidenzia anche l'elevata disponibilità produttiva per la provincia di Rovigo: esistono 3,7 unità locali del settore ogni 1000 abitanti.
La mappa visivamente presenta un numero di concentrazioni limitato, ma ben definito; si evidenziano soprattutto le zone di confine tra il vicentino e il veronese specializzate nella concia, la produzione di gioielleria e oreficeria vicentina, la riviera del Brenta, alcuni comuni della Marca e del veronese dove sono concentrati i calzaturifici, infine la provincia di Rovigo dove prevale il vestiario.
La cartina degli operatori con l'estero a livello comunale individua la presenza di una massiccia attività di export principalmente nei comuni già evidenziati dalla mappa precedente.
L'industria dell'arredo-casa
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore arredo-casa sono 12.231, -0,7% rispetto all'anno precedente; rappresentano il 12,6% dell'industria arredo-casa nazionale e il 2,6% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 5% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 6,8 addetti per unità locale, superiore di quasi 3 addetti rispetto alla media complessiva regionale, ma inferiore alla dimensione media del manifatturiero, 9,6 addetti (Tabella 3.4.3).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo la maggiore solidità di questo settore rispetto al complesso delle imprese venete: a un anno il tasso si aggira intorno al 94% (92% per il complesso delle imprese venete), a due anni è dell'88% (86%), a tre anni è superiore all' 82% (80%), a quattro anni è del 77,5% (74,9%).
Dal punto di vista economico l'industria dell'arredo-casa produce il 2,4% della ricchezza veneta totale e contribuisce al 17,3% del comparto a livello nazionale. Dal 2000 al 2006 si stima che il valore aggiunto del settore, calcolato a prezzi 2000, ossia depurato dall'effetto inflattivo, abbia subito una riduzione, mentre nel biennio 2005/2006 ha mostrato una modesta crescita.
Dal 2000 è aumentato considerevolmente l'interscambio commerciale dei prodotti dell'arredo-casa che vantano la quota del 21,1% delle esportazioni settoriali nazionali. I principali mercati sono Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, ma sono in forte crescita Russia e Ucraina (Figura 3.4.6) e (Figura 3.4.7).
L'analisi territoriale mostra la specializzazione settoriale della provincia di Treviso che possiede il maggior numero di unità locali e di addetti nel settore, anche in rapporto alla popolazione, ed esporta il 52,8% dei prodotti arredo-casa veneti.
La mappa sulla concentrazione mostra un settore concentrato in poche grandi aree sul territorio veneto; si evidenziano soprattutto le zone del Bellunese specializzate nella falegnameria, Treviso e la bassa padovana e veronese dove sono concentrate fabbriche di mobili.
La mappa degli operatori con l'estero a livello comunale che individua la presenza di una massiccia attività di export principalmente nei comuni già evidenziati dalla cartina precedente con l'aggiunta di Venezia caratterizzata dall'attività di produzione e vendita all'estero di vetro artistico.
L'industria meccanica
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore meccanico sono 6.173, +1,7% rispetto all'anno precedente; rappresentano il 12,6% dell'industria meccanica nazionale e l'1,3% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 4,7% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di circa 13,7 addetti per unità locale, superiore di quasi 10 addetti rispetto alla media complessiva regionale e di 4 addetti rispetto alla dimensione media nella manifattura (9,6 addetti) (Tabella 3.4.4).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo la maggiore solidità di questo settore rispetto al complesso delle imprese venete: oltre il 78% delle imprese presenti nel 2002 è attivo nel 2006 (74,9% per il complesso delle imprese venete).
Dal punto di vista economico l'industria meccanica produce il 4,3% della ricchezza veneta totale e contribuisce per il 15,7% del comparto a livello nazionale. Depurando il dato dall'effetto inflattivo, si stima una sostanziale crescita del valore aggiunto del settore sia nel lungo periodo, 2000-2006 (Nota 8), che rispetto all'ultimo biennio.
Dal 2000 è' aumentato considerevolmente l'interscambio commerciale dei prodotti meccanici che vantano la quota di 14,2% dell'analogo valore nazionale e che rappresentano un prodotto di punta dell'export veneto nei mercati internazionali. I principali mercati sono Germania, Francia, Spagna, ma sono in forte crescita Russia, Turchia e Polonia (Figura 3.4.8) e (Figura 3.4.9).
L'analisi territoriale mostra una specializzazione settoriale di alcune province: sono Vicenza, Padova e Treviso quelle con il più alto numero di unità locali nel settore, Verona presenta il più rilevante numero di addetti, ma è Treviso la maggior esportatrice. La disponibilità produttiva più elevata si registra a Vicenza: 2 unità locali nel comparto ogni 1000 abitanti. La mappa delle concentrazioni produttive individua i comuni in cui prevale il numero di unità locali nei settori meccanica ed elettronica rispetto a tutti gli altri. Si è considerato l'insieme delle attività meccaniche ed elettroniche per le molteplici interazioni di filiera produttiva tra questi due settori. Sono 68 su 581 i comuni dove tali attività risultano preponderanti. Si evidenziano tante piccole aree di specializzazione in particolari attività: "motori, generatori e trasformatori elettrici", "apparecchiature elettriche", "apparecchi medicali e chirurgici". Vi sono zone nelle quali le imprese sono classificate in modo generico come produttrici di "macchine di impiego generale" che coincidono in realtà con aree distrettuali riconosciute a livello internazionale, come ad esempio quella della "meccatronica" di Vicenza e del "condizionamento e refrigerazione industriale" di Padova.
La mappa degli operatori con l'estero a livello comunale individua la presenza di una massiccia e diffusa attività di export soprattutto a ridosso della dorsale est-ovest della regione e attorno ai capoluoghi di provincia.
L'industria ottica ed elettronica
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore sono 6.082, +0,8% rispetto all'anno precedente; le imprese venete del settore rappresentano il 10,6% dell'industria dell'ottica-elettronica nazionale. Gli addetti costituiscono circa il 3,7% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 9,8 addetti per unità locale, superiore di quasi 6 addetti rispetto alla media complessiva regionale e in linea con il dato medio del comparto manifatturiero (9,6 addetti) (Tabella 3.4.5).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo un andamento analogo al complesso delle imprese venete: il 75,9% delle imprese presenti nel 2002 è attivo nel 2006, quota che supera di un punto percentuale il dato medio regionale (74,9%).
Dal punto di vista economico il settore dell'ottica ed elettronica produce il 2,7% della ricchezza veneta totale e contribuisce per il 15,1% del comparto a livello nazionale. Depurando il dato dall'effetto inflattivo, si stima una sostanziale crescita del valore aggiunto del settore sia nel lungo periodo, 2000-2006, che rispetto all'ultimo biennio. Dal 2000 è aumentato considerevolmente l'interscambio commerciale dei prodotti ottici ed elettronici che vantano la quota di 18,0% delle esportazioni settoriali nazionali e rappresentano un articolo di punta dell'export regionale. I principali mercati sono USA, Germania, Francia e Spagna, ma sono in forte crescita Cina, Russia e Turchia (Figura 3.4.10).
L'analisi territoriale mostra una specializzazione settoriale di alcune province: sono Vicenza, Padova e Treviso i territori con il maggior numero di unità locali nel settore. E' la provincia di Belluno, grazie alla presenza di alcune importanti aziende di occhialeria, a presentare il maggior numero di addetti e a registrare il primato dell'export regionale (30,8%). La disponibilità produttiva più elevata si rileva a Belluno: quasi 3 unità locali nel comparto ogni 1000 abitanti.
La mappa degli operatori con l'estero a livello comunale individua la presenza di una massiccia e diffusa attività di export soprattutto in provincia di Belluno e nella fascia centrale del Veneto.
L'industria alimentare
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore alimentare sono 7.368, +2,5% rispetto all'anno precedente; rappresentano il 6,9% dell'industria alimentare nazionale e l'1,6% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 2,6% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 8,2 addetti per unità locale, superiore di oltre i 4 addetti rispetto alla media complessiva regionale, ma inferiore alla dimensione media del manifatturiero di 9,6 addetti (Tabella 3.4.6).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo la maggiore robustezza del settore alimentare rispetto al complesso delle imprese venete: a un anno il tasso si aggira intorno al 94% (92% per il complesso delle imprese venete), a due anni è superiore all'88% (85%), a tre anni è dell'83,5% (80%), a quattro anni è del 79% (74,9%).
Dal punto di vista economico l'industria alimentare produce l'1,8% della ricchezza veneta totale e contribuisce al 9,6% del comparto a livello nazionale. Se dal 2000 al 2006 il valore aggiunto del settore, calcolato a prezzi 2000, ossia depurato dall'effetto inflattivo, ha subito una riduzione, nel biennio 2005/2006 ha registrato una sostanziale crescita.
Dal 2000 è aumentato considerevolmente l'interscambio commerciale dei prodotti alimentari (è inclusa la produzione vinicola) che vantano la quota di 13% delle esportazioni settoriali nazionali. I principali mercati sono Germania, Regno Unito, Austria, Stati Uniti e Francia, ma sono in forte crescita Slovenia, Paesi bassi e Danimarca (Figura 3.4.11) e (Figura 3.4.12).
L'analisi territoriale mostra una specializzazione settoriale di alcune province: sono Padova e Treviso i territori con il maggior numero di unità locali nel settore alimentare, ma è Verona che presenta il maggior numero di addetti, anche in rapporto alla popolazione, ed esporta il 47,7% dei prodotti alimentari veneti. La disponibilità produttiva più elevata si registra a Rovigo: 1,5 unità locali nel comparto ogni 1000 abitanti.
La mappa individua l'attività alimentare prevalente soprattutto nelle zone ad ovest di Verona, ad est della provincia di Venezia e sud-est di Padova.
La mappa degli operatori con l'estero a livello comunale (qui sono considerati anche gli operatori di merci agroalimentari, come ad esempio il vino) mostra la presenza di una massiccia attività di export soprattutto nei comuni a nord di Treviso, a ovest di Verona e quelli che si affacciano sulla laguna.

Inizio Pagina  Il terziario

Interessante è ora vedere come si distribuiscono le imprese di servizio prevalenti nella regione, per capire se anche il terzo settore risulta concentrato in alcune zone o se è localizzato nei pressi delle aree manifatturiere già individuate.
Anche in questo secondo caso, pur in modo meno evidente, si parla spesso di distretti e, ancora una volta, il riferimento ad essi non sarà esplicito: le aree territoriali rilevate devono intendersi soltanto come zone in cui vi è un'alta specializzazione e una forte concentrazione economica.
Partendo ancora dalla classificazione economica dell'impresa si è proceduto a costruire una serie di settori che raggruppassero tutte le attività inerenti al mondo dei servizi di mercato: il settore turistico, che comprende gli alberghi, i campeggi, i ristoranti, i bar , le mense, le agenzie e gli operatori turistici in generale; la ricerca, sviluppo e innovazione: le telecomunicazioni (ad esclusione del sistema postale), l'informatica e le sue attività connesse, i collaudi tecnici, i trasporti spaziali e la ricerca e sviluppo in senso stretto; il settore dei trasporti e della logistica: si è costruito tentando di unire tutte le tipologie di trasporto e di logistica comprese le poste e i corrieri, i trasporti di terra, quelli mediante condotte, quelli via aria e via acqua, il magazzinaggio in generale, i noleggi di autovetture e dei beni a uso domestico (Nota 9) i servizi finanziari: la finanza, le assicurazioni e gli intermediari monetari; i servizi alle imprese: tutti i servizi dedicati "in senso stretto" alle imprese, quindi tutte le attività legali, le consulenze, gli studi di ingegneria e di architettura, i servizi di pubblicità, di ricerca e gestione del personale e il noleggio di macchine ed attrezzature varie; i servizi immobiliari: servizi di compravendita, la locazione e gestione degli immobili in generale.
Dall'analisi è stato escluso il settore commercio, in quanto risulta talmente diffuso su tutto il territorio che avrebbe potuto fuorviare potenzialmente l'analisi di tutti i settori in termini di prevalenza.
Sono stati dunque individuati i comuni nei quali i suddetti settori prevalgono in termini di addetti (Nota 10).
Emerge sicuramente il settore turistico, che prevale su 238 comuni, seguito dai servizi alle imprese, 188 comuni concentrati nei dintorni dei capoluoghi regionali. Il turismo è una caratteristica principale delle zone montuose e costiere, ma emergono anche altre aree, soprattutto nei pressi del fiume Po e di Abano Terme (Nota 11). Il settore dei trasporti, prevalente in 132 comuni, rimane ancora molto diffuso nella fascia centrale della regione e tra i confini di Padova, Venezia e Rovigo.
I servizi alle imprese
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore sono 59.678, +3,2% rispetto all'anno precedente; rappresentano il 10,2% del comparto a livello nazionale e il 12,9% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 12,6% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 2,4 addetti per unità locale, inferiore di quasi 2 addetti rispetto alla media complessiva regionale e di quasi 1 addetto rispetto alla dimensione media nei servizi complessivi (3,1 addetti) (Tabella 3.4.7).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo che i tassi di sopravvivenza rispecchiano l'andamento del complesso delle imprese venete: a un anno il tasso si aggira intorno al 92%, a due anni è di circa l'86%, a tre anni è superiore all'81%, a quattro anni è di 76,8%.
Dal punto di vista economico il comparto dei servizi alle imprese produce quasi il 21% della ricchezza veneta totale e contribuisce per quasi il 9% del comparto a livello nazionale. Depurando il dato dall'effetto inflattivo, si stima una sostanziale crescita del valore aggiunto del settore sia nel lungo periodo, +40,1% tra il 2000 e il 2006, che rispetto all'ultimo biennio, +4,2%.
L'analisi territoriale mostra una specializzazione settoriale di province della fascia centrale del Veneto: sono Padova, Treviso, Verona, Vicenza e Venezia i territori con il maggior numero di unità locali ed addetti nel settore. La disponibilità produttiva, ossia la percentuale di unità locali in rapporto alla popolazione, è considerato un indice della potenzialità economica del comune. Mediamente in Veneto risultano 21,5 unità locali del comparto ogni 1.000 abitanti; il valore più elevato si registra a Padova: 25 unità locali del comparto ogni 1.000 abitanti.
La densità regionale nel settore dei servizi alle imprese è di 5,6 imprese per kmq, con una punta nella provincia di Padova, 10,4 imprese per kmq, dove il 32% ha una densità superiore alla media regionale. Superiore alla media anche la densità nelle province di Treviso, Venezia, Vicenza e Verona.
La dimensione media è molto bassa, supera la media regionale settoriale (2,4 addetti per unità locale) solo nei capoluoghi di provincia e, in generale, nei comuni limitrofi (Figura 3.4.13).
La mappa sulla concentrazione delle attività individua una situazione territoriale in cui 188 comuni su 581 sono caratterizzati da servizi alle imprese come attività preponderante all'interno del territorio: la fascia coinvolta è principalmente quella centrale, e si escludono, tranne qualche eccezione, così solo le coste e le zone montuose. I servizi alle imprese sono, in genere, concentrati attorno ai capoluoghi provinciali e lungo gli assi che collegano questi in linea d'aria. Nello specifico, nei pressi dei capoluoghi sono presenti, soprattutto, due attività: "Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici" (con 55 comuni su un totale di 188) e quei servizi etichettati come "Attività legali, contabilità, consulenza fiscale e societaria; studi di mercato e sondaggi di opinione; consulenza commerciale e di gestione"(con 52 comuni) (Figura 3.4.14).
La mappa sulla potenzialità occupazionale (Nota 12) rappresenta l'effettiva incidenza del volume di addetti aziendali rispetto alle dimensioni demografiche del comune. In Veneto vi sono circa 52,4 addetti ai servizi alle imprese ogni 1.000 abitanti, valore attorno al quale si attestano in generale i comuni della dorsale est-ovest della regione e che viene superato dalla provincia di Padova (60,9), da quella di Venezia (54,8) e di Treviso (52,7).
I servizi di trasporto
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore sono 16.732, -1,1% rispetto all'anno precedente; rappresentano l'8,9% del comparto a livello nazionale e il 3,6% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 4,2% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 5,7 addetti per unità locale, superiore di 1,7 addetti rispetto alla media complessiva regionale e di 2,7 addetti rispetto alla dimensione media nei servizi complessivi (3,1 addetti) (Tabella 3.4.8).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo che i tassi di sopravvivenza rispecchiano l'andamento del complesso delle imprese venete: a un anno il tasso è pari al 92%, a due anni è di circa l'85,5%, a tre anni è del 79-80%, a quattro anni del 74,1%.
Dal punto di vista economico il comparto dei trasporti produce il 6,6% della ricchezza veneta totale e contribuisce per l'8,3% del comparto a livello nazionale. Depurando il dato dall'effetto inflattivo, si stima una sostanziale crescita del valore aggiunto del settore nel lungo periodo, 33,8% tra il 2000 e il 2006, mentre la variazione nell'ultimo anno è negativa, -1,7%.
L'analisi territoriale mostra una specializzazione settoriale di province della fascia centrale del Veneto: sono Padova, Treviso, Verona, e Venezia i territori con il maggior numero di unità locali ed addetti nel settore. La disponibilità produttiva è di 4 unità locali del comparto dei trasporti ogni 1.000 abitanti; il valore più elevato si registra a Venezia, con 4,5 unità locali del comparto ogni 1.000 abitanti.
La densità regionale nel settore dei trasporti nel 2005 è di 1 impresa per kmq, con una punta nella provincia di Padova, 1,7 imprese per kmq, dove il 63,5% dei comuni ha una densità superiore alla media regionale. Superiori alla media regionale sono anche le densità del comparto dei trasporti nelle province di Venezia, Treviso, Verona e Vicenza.
La dimensione media è molto bassa, supera la media regionale settoriale di 5,7 addetti per unità locale in pochi comuni, tra cui i capoluoghi provinciali e altri comuni spesso di grandi dimensioni (Figura 3.4.15).
La mappa sulla concentrazione delle attività individua una situazione territoriale in cui 132 comuni su 581 sono caratterizzati da servizi di trasporti e logistica come attività preponderante all'interno del territorio: le zone maggiormente coinvolte sono comuni abbastanza sparsi nella regione, più o meno vicini ai capoluoghi provinciali, senza però comprendere questi, in cui la concentrazione principale riguarda altri settori. Le zone montane e quelle costiere non mostrano alcun comune in cui si sia rilevata una forte concentrazione di imprese del comparto. I servizi di trasporti e logistica vedono presenti soprattutto due attività: "Trasporti terrestri non ferroviari", soprattutto nelle province di Vicenza, Padova, Treviso e Rovigo, e quei servizi etichettati come "Movimentazione merci e magazzinaggio", che riguardano più di un comune solo nelle province di Verona, Vicenza e Rovigo (Figura 3.4.16).
In Veneto vi sono 22,3 addetti ai trasporti ogni 1.000 abitanti, valore attorno al quale si attestano in generale i comuni della dorsale est-ovest della regione e qualcuno dei comuni montani. La potenzialità occupazionale media regionale viene superata dalle provincie di Venezia (31,9), Verona (29,2) e Padova (23,5).
Le imprese turistiche
Nel 2008, le imprese venete attive nel settore sono 23.405, +2,1% rispetto all'anno precedente; rappresentano l'8,7% del sistema turistico nazionale e il 5,1% dell'intero panorama imprenditoriale veneto. Gli addetti costituiscono il 6,7% del totale addetti nella regione, la dimensione media è di 4,2 addetti per unità locale, in linea con la media complessiva regionale e superiore di circa 1 addetto rispetto alla dimensione media nei servizi complessivi (3,1 addetti) (Tabella 3.4.9).
Dall'analisi della sopravvivenza della coorte di imprese attive dal 2002 negli anni successivi notiamo che i tassi di sopravvivenza sono leggermente inferiori rispetto all'andamento del complesso delle imprese venete: il 70,6% delle imprese presenti nel 2002 è attivo nel 2006, quota inferiore rispetto al 74,9%, dato medio regionale.
Dal punto di vista economico il comparto del turismo produce il 4,5% della ricchezza veneta totale e contribuisce per l'11,3% del comparto a livello nazionale. Depurando il dato dall'effetto inflattivo, si stima una sostanziale crescita del valore aggiunto del settore sia nel lungo periodo, 19% tra il 2000 e il 2006, che nell'ultimo anno, 2%.
L'analisi territoriale mostra una specializzazione settoriale di province della fascia centrale del Veneto: sono in primis Venezia e Verona, seguite con un certo distacco da Padova, Vicenza e Treviso, i territori con il maggior numero di unità locali ed addetti nel settore del turismo. Mediamente in Veneto ci sono 5,8 unità locali del comparto turistico ogni 1.000 abitanti; il valore più elevato si registra nella provincia di Belluno, con 9,2 unità locali del comparto ogni 1.000 abitanti.
La densità regionale nel settore turistico è di 1,5 imprese per kmq, con una punta nella provincia di Venezia, 2,8 imprese per kmq, dove il 55% dei comuni ha una densità superiore alla media regionale. Superiori alla media regionale sono anche le densità del comparto nelle province di Padova, Verona e Treviso.
La dimensione media è molto bassa, supera la media regionale settoriale di 4,2 addetti per unità locale in pochi comuni, appartenenti principalmente alla fascia costiera della provincia di Venezia, alcuni comuni montani e altri nella zona del lago di Garda. Dimensioni medie superiori al valore medio regionale si trovano anche in alcuni comuni collinari e pedemontani delle province di Padova, Vicenza e Treviso (Figura 3.4.17).
Il settore prevale su 238 comuni e ovviamente dà una mappa dei luoghi di principale interesse turistico della regione: le coste balneari di Venezia e Rovigo, la montagna, il lago, le terme . Emergono però anche altre aree, che si distinguono per le proprie specificità ambientali: alcune zone collinari delle province di Treviso e Verona, le terre nei pressi del fiume Po, in provincia di Rovigo (Figura 3.4.18).
In Veneto vi sono circa 24,2 addetti al turismo ogni 1.000 abitanti. La potenzialità occupazionale media regionale viene superata dalle provincie di Venezia (40,3), Belluno (35,8) e Verona (24,7), i cui valori sono molto elevati per il forte contributo delle zone costiere, montane e di quelle limitrofe al Garda.

Figura 3.4.1
Prevalenza del settore manifatturiero per numero di unità locali per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.1
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore dei metalli nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.2
Mappa della concentrazione del settore dei metalli per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.3
Il valore delle esportazioni nel settore dei metalli per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.2
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore moda nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.4
Mappa della concentrazione del settore moda per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.5
Il valore delle esportazioni nel settore della moda per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.3
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore arredo-casa nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.6
Mappa della concentrazione del settore arredo-casa per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.7
Il valore delle esportazioni nel settore arredo-casa per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.4
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore della meccanica nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.8
Mappa della concentrazione del settore della meccanica per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.9
Il valore delle esportazioni nel settore della meccanica per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.5
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore ottica-elettronica nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.10
Il valore delle esportazioni nel settore dell'ottica e dell'elettronica per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.6
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore alimentare nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.11
Mappa della concentrazione del settore agroalimentare per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.12
Il valore delle esportazioni nel settore agroalimentare per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.7
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore dei servizi alle imprese nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.13
Mappa della concentrazione del settore dei servizi alle imprese per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.14
Potenzialità occupazionale del settore dei servizi alle imprese per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.8
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore dei trasporti nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.15
Mappa della concentrazione del settore dei trasporti per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.16
Potenzialità occupazionale del settore dei trasporti per comune. Veneto - Anno 2006
Tabella 3.4.9
Tassi di sopravvivenza delle imprese attive venete del settore del turismo nel 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
Figura 3.4.17
Mappa della concentrazione del settore turistico per comune. Veneto - Anno 2006
Figura 3.4.18
Potenzialità occupazionale del settore turistico per comune. Veneto - Anno 2006

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I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".
La traduzione in inglese è a cura del Centro Linguistico di Ateneo dell'Università di Padova.