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13.3 - L'ambiente

(Nota 1) Mettiamo ora a fuoco una fotografia sullo stato dell'ambiente, con particolare riferimento all'ambiente urbano in quanto più vulnerabile ed esposto a problemi di sostenibilità.
Dello stato dell'aria si è già detto trattando il tema della mobilità, ma aggiungiamo qualche informazione soprattutto con riferimento ai comuni capoluogo.
L'aria
Le emissioni di ossidi di azoto, in particolare il biossido di azoto (NO2), derivanti dai processi di combustione e, in particolare nei centri urbani, dal traffico veicolare e dal riscaldamento domestico, costituiscono uno tra i maggiori problemi con cui le amministrazioni devono confrontarsi. Lo dimostrano anche i risultati dei capoluoghi veneti: in 4 casi su 7 le concentrazioni in aria di NO2 superano la soglia (Nota 2) considerata pericolosa per la salute umana. Peggiora la situazione se si considera l'inquinamento da polveri sottili: solo Belluno è al di sotto del valore limite, Treviso sta sulla soglia, tutti gli altri capoluoghi la superano. (Figura 13.3.1)
L'acqua
Parlando di ambiente non si può non parlare di acqua, considerandola nei suoi diversi "ambiti" di utilizzo (domestico, turistico-ricreativo, balneare) e nei fattori di pressione.
L'importanza dell'acqua per la vita sta diventando sempre più evidente, è una risorsa che non solo soddisfa i bisogni fondamentali della popolazione ma è anche chiave dello sviluppo sostenendo il benessere attraverso l'agricoltura, la pesca, la produzione di energia, l'industria, i trasporti e il turismo.
Il Veneto è una delle regioni italiane più ricche di acqua. Il territorio è interessato da diversi fiumi di rilevanza nazionale quali il Po, l'Adige, il Brenta, il Piave, il Livenza, il Tagliamento e da altri bacini idrografici tra cui quello che drena le acque nella laguna di Venezia. Sono presenti, oltre al lago di Garda, numerosi laghi minori di notevole valenza naturalistica. In Veneto le acque di transizione si estendono dalla Laguna di Caorle al Delta del Po, comprendendo la Laguna di Venezia e disponendo di circa 156 Km di costa adriatica. Infine le falde acquifere sotterranee della regione costituiscono una delle riserve idriche più importanti d'Europa, per potenzialità e qualità.
Gli accumuli di acque sotterranee (falde acquifere) nella regione sono localizzati sia nell'area montana e collinare (acquiferi in roccia), che in pianura (acquiferi in materiali sciolti). Essi costituiscono la principale risorsa idropotabile della regione, distribuita sia tramite piccoli acquedotti comunali nelle aree montane che mediante il raffinato sistema acquedottistico di pianura.
In termini quantitativi i dati nell'ultimo decennio mostrano, in generale, un leggero trend in crescita dei livelli di falda. Tale fenomeno non è però sufficiente a contrastare il rilevante impatto negativo subìto in passato dalle falde di alta pianura, con pesante depauperamento delle risorse idriche sotterranee.
Dal punto di vista qualitativo le acque sotterranee possono essere classificate in base all'indice SCAS (Nota 3). In generale, lo stato chimico delle falde venete presenta una buona qualità di base, compromessa nelle zone più vulnerabili poste nell'alta e nella bassa pianura da inquinamenti di origine agricola (nitrati e fitofarmaci responsabili rispettivamente del 47% e 25% delle classi 4) e da composti organo alogenati (20%); più rara è la presenza di metalli (8%) imputabile all'attività umana. Il maggiore addensamento di punti di prelievo caratterizzati da acque con stato qualitativo scadente si riscontra nell'area dell'alta pianura trevigiana.
Dal confronto dello stato chimico nell'ultimo quinquennio (2001:2006), si desume che la situazione è rimasta sostanzialmente stazionaria, per l'81% dei punti monitorati in entrambi gli anni la classe chimica è rimasta invariata, per il 9% è migliorata e per il 10% è peggiorata.
Come già accennato, le acque sotterranee costituiscono la principale fonte di approvvigionamento regionale di acqua ad uso potabile. Le caratteristiche delle fonti di approvvigionamento (90% pozzi e sorgenti, 10% acque superficiali), nonché la permanente conformità ai limiti di legge dei parametri analitici ricercati ai punti di consegna, permettono di ritenere/stimare/considerare l'acqua distribuita negli anni in Veneto di ottima qualità.
Una particolare attenzione viene posta alla concentrazione di nitrati, solitamente connessa alle attività antropiche, a causa dell'impatto negativo che tali composti potrebbero avere sulla salute del consumatore. In tutta la regione i valori medi non superano mai il valore di parametro previsto dal D.Lgs. 31/01; solo il 4% delle analisi presenta concentrazioni comprese tra 25 e 50 mg/l (il limite di legge); tali valori si incontrano nei territori delle province di Verona, Vicenza e di Treviso. (Figura 13.3.2)
I dati sulle sostanze indesiderabili nelle acque destinate al consumo umano riferiti ai comuni capoluoghi sono comunque piuttosto confortanti: tutti e sette i comuni sono nettamente al di sotto del valore soglia di 50 mg/l, ma solo tre, Rovigo, Belluno e Treviso, sono vicini o sotto al valore guida di 5 mg/l previsto dal DPR 236/88. (Figura 13.3.3)
Analizzando la risorsa idrica dal punto di vista turistico e ricreativo è interessante conoscere alcuni aspetti sulla qualità ambientale delle acque lacustri e marine costiere, nonché disporre di dati sulla balneabilità delle acque del litorale veneto e del Lago di Garda.
I laghi monitorati dall'ARPAV ai fini del controllo della qualità ambientale sono complessivamente dieci, situati nelle province di Belluno, Treviso e Verona (lago di Garda). Il livello di qualità ambientale di questi corpi idrici viene espresso attraverso l'indicatore SAL (Stato Ambientale dei Laghi), introdotto dal D.Lgs. 152/99, in base al quale è possibile classificare le acque lacustri in cinque categorie di stato: elevato, buono, sufficiente, scadente e pessimo. Dall'elaborazione dei dati di monitoraggio relativi al 2006 quattro laghi risultano in stato buono, cinque in stato sufficiente ed uno in stato scadente (lago di Santa Maria, nel trevigiano).
Il confronto con l'indice SAL calcolato nel biennio 2001:2002 evidenzia un miglioramento complessivo, con l'aumento del numero di laghi in stato buono (da 1 a 4) e la diminuzione di quelli in stato scadente (da 2 a 1) e pessimo (da 1 a nessuno nel 2006).
Per descrivere la qualità delle acque marino costiere, viene utilizzato l'indice di stato trofico (TRIX), anche se abrogato dalla normativa in vigore, in attesa dell'applicazione della direttiva comunitaria 2000/60/CE. Tale indice consente di misurare le condizioni di trofia e del livello di produttività delle aree costiere.
Dai dati annuali rilevati lungo le aree costiere, si osserva un'evoluzione positiva nel corso del quinquennio 2003:2007, con un graduale miglioramento dei valori dell'indice, dovuti essenzialmente a un calo dei carichi di azoto e fosforo trasportati dai fiumi al mare. Vi è stato infatti un aumento delle percentuali di campioni compresi nelle classi elevato e buono, che rappresentano il 70% dei casi rilevati (nel 2003 erano il 49,6%). (Figura 13.3.4)
I dati del 2007 mostrano che lo stato trofico nelle aree costiere del Veneto è generalmente più che soddisfacente; migliore verso nord (buono-elevato) rispetto al sud (mediocre-buono).
Altro aspetto di notevole importanza quando si affronta il tema della qualità delle acque marine costiere e lacustri, dal punto di vista delle ricadute sul settore turistico, riguarda l'analisi dei dati relativi all'idoneità delle acque alla balneazione secondo quanto previsto dalla specifica normativa (D.P.R. n. 470/1982 e s.m.i.).
Attraverso l'attività di monitoraggio la Regione individua annualmente le zone idonee alla balneazione per la successiva stagione estiva; i controlli vengono effettuati sul mare Adriatico, sul lago di Garda e su alcuni corpi idrici minori presenti nelle province di Treviso e Belluno. Analizzando la percentuale di punti risultati idonei rispetto al totale nel periodo di campionamento (2002:2007) si registrano per il Mare Adriatico condizioni di qualità buona (mediamente 91% di punti idonei), con un miglioramento pari a 18 punti percentuali, e per il Lago di Garda condizioni di qualità più che buona (mediamente 98% di punti idonei), con un miglioramento dal 2002 al 2007 pari a 8 punti percentuali. Nella maggior parte dei laghi minori la qualità è rimasta buona, confermando una situazione al 100% di punti risultati idonei dal 2002 al 2007. Il Lago di Santa Croce e del Mis sono invece risultati per il 2005:2006 non balnenabili. (Figura 13.3.5)

Inizio Pagina  I fattori di pressione

La nostra regione, fortemente antropizzata ed economicamente sviluppata, presenta un significativo quadro di pressioni sul sistema idrico, sia di tipo qualitativo con origine dagli scarichi reflui industriali e urbani, che quantitativo dovuto ai prelievi idrici per usi civili, agricoli ed industriali.
Un dato rappresentativo della pressione sulle acque superficiali generata dai carichi civili è costituito dalla conformità degli agglomerati ai requisiti stabiliti dalla Direttiva 91/271/CEE; tale Direttiva definisce un agglomerato come l'area in cui la popolazione e/o le attività economiche sono sufficientemente concentrate da rendere possibile la raccolta ed il convogliamento delle acque reflue urbane ad un impianto di trattamento o un punto di scarico finale; è previsto inoltre che tutti gli agglomerati al di sopra dei 2.000 abitanti equivalenti (AE) siano provvisti di rete fognaria. Per carico generato si intende il carico organico biodegradabile dell'agglomerato espresso in abitanti equivalenti, costituito dalle acque reflue domestiche e da quelle industriali. L'obiettivo prefissato dalla Direttiva rimane il raggiungimento di una percentuale di collettamento a fognatura del carico generato pari al 95%. Il numero di agglomerati al di sopra dei 2.000 AE, censiti dalla Regione nel 2005, ammonta a 174, il 58% di questi (101) si colloca nella classe al di sotto dei 15.000 AE.
Dei 174 agglomerati solo 27 (il 16%) possono considerarsi conformi, presentando una percentuale di carico generato collettato a rete fognaria almeno pari al 95%. Dei 147 agglomerati non conformi, invece, 49 dispongono comunque di un buon grado di collettamento (tra l'80% e il 95%), 62 presentano una percentuale compresa tra il 60% e l'80%, mentre sono 36 (pari al 21% del totale) quelli caratterizzati da un livello di copertura delle reti decisamente scadente (al di sotto del 60%). Il grado di collettamento medio degli agglomerati risulta, infine, pari al 73%.
Nonostante il livello di collettamento sia ancora deficitario la tendenza in atto è positiva, in quanto molte opere di adeguamento e completamento delle reti fognarie e dei sistemi di depurazione sono già state intraprese negli ultimi anni da parte degli enti di gestione, ed altre sono in itinere anche grazie alle consistenti risorse investite.
Concentrando l'attenzione sugli impianti di depurazione delle acque reflue urbane, va segnalato un generale aumento della capacità di trattamento. Con riferimento al 2007, gli impianti di potenzialità uguali o maggiori a 2.000 AE sono 237. La strategia degli enti di gestione sarà sempre più quella di concentrare il trattamento delle acque reflue urbane in centri di depurazione medio-grandi in grado di garantire una maggiore efficienza di abbattimento degli inquinanti e una sostanziale riduzione dei costi di esercizio. (Tabella 13.3.1)
La presenza di scarichi industriali e soprattutto la loro portata consente di valutare la pressione sull'ambiente idrico esercitata dagli insediamenti produttivi. Tale dato non è sempre di facile reperimento, ma siamo in grado di fornire un primo quadro, seppur approssimativo, della presenza di scarichi nella regione e del loro peso; in questo caso non vengono prese in considerazione le attività prevalenti in assoluto, ma solo quelle che recapitano i propri reflui nei corpi idrici superficiali.
In tutte le province venete l'attività che scarica i volumi più elevati in corpi idrici superficiali è l'industria cartiera (46% a Padova e Vicenza, 26% Treviso e Verona). Altre attività importanti per i volumi di reflui scaricati in corpi superficiali in provincia di Padova sono l'industria alimentare, gli impianti di gestione dei rifiuti e della lavorazione della gomma. In provincia di Treviso hanno peso rilevante le vetrerie e l'industria tessile ed estrattiva. In provincia di Venezia, oltre all'attività agricola, hanno molta importanza l'industria alimentare, tessile e chimica. In provincia di Verona il 26% del volume degli scarichi industriali deriva dalle attività agricole e il 13% da quelle zootecniche. Infine a Vicenza i volumi di acque reflue provengono principalmente dall'attività cartiera e dall'attività chimica.
I rifiuti urbani e speciali
Per le tematiche inerenti alla gestione dei rifiuti urbani e speciali, il Veneto si pone all'avanguardia rispetto alle altre realtà regionali italiane, sia per i risultati finora conseguiti, sia per lo scenario futuro che appare favorevole quanto a capacità di gestire in forma integrata l'intero settore (produzione, raccolta, recupero, smaltimento). In linea generale si può affermare che il Veneto si colloca, non solo in ambito italiano ma anche europeo, in posizione di assoluta eccellenza per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani e per i risultati ottenuti nel raggiungimento dell'autosufficienza nella gestione dei rifiuti speciali.
In attesa dei dati definitivi relativi al 2007, si possono confermare alcuni andamenti positivi già in atto nella nostra regione: si registra un aumento contenuto della produzione di rifiuti urbani, se valutato in rapporto ai consumi delle famiglie, sempre più comuni adottano il sistema di raccolta dei rifiuti domiciliare (porta a porta) e aumenta dell'1% la percentuale di raccolta differenziata a livello regionale rispetto all'anno precedente.
La produzione totale di rifiuti urbani nel 2006 è ancora in crescita sia a livello nazionale che nel Veneto.
Nel 2006 il dato pro capite nel Veneto è di 495 kg/abitante di rifiuto urbano (pari a 1,36 kg/ab*giorno) e rappresenta uno dei valori più bassi in Italia; positivo è infatti sia il confronto con il dato nazionale (550 kg/abitante) sia con quello complessivo delle regioni del Nord, molto vicino alla media nazionale. Questo risultato è confortante anche in virtù del fatto che il Veneto è una delle regioni con i consumi delle famiglie più alti nel panorama nazionale e la regione con i maggiori flussi turistici in Italia.
A livello provinciale si registra una notevole differenza tra la provincia di Venezia (1,80 kg/ab*giorno), capoluogo di provincia che risente anche della forte presenza turistica, e la provincia di Treviso (1,05 kg/ab*giorno), la più virtuosa delle sette, grazie anche alla notevole diffusione dei sistemi di raccolta domiciliare. (Figura 13.3.6)
Il Veneto è al primo posto nel Paese per la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Nel corso del 2006 si è raggiunta una percentuale pari al 49%, ben oltre l'obiettivo del 40% fissato per il 31 dicembre 2007 dalla Legge n. 296 del 27/12/06, a fronte di un dato medio nazionale del 26% e del 40% per le regioni del nord Italia. La percentuale di raccolta differenziata a livello nazionale è ancora lontana dall'obiettivo del 35% che doveva essere conseguito entro il 2003 secondo il D.Lgs 22/97; nonostante la progressiva crescita, seppur lenta, di questo indicatore a livello nazionale, restano marcate differenze tra le realtà del nord, centro e sud d'Italia.
Nel 2006 il 73% dei comuni veneti ha superato il 50% di raccolta differenziata, dato che in termini di popolazione corrisponde ad oltre il 60% degli abitanti. Tali comuni hanno già raggiunto, in anticipo di 2 anni, l'obiettivo del 50 % da conseguire entro il 31/12/2009 secondo la Legge n. 296/06.
Grazie alla raccolta differenziata di quasi 1,2 milioni di tonnellate, gran parte dei rifiuti urbani non finiscono più in discarica ma vengono recuperati in modi diversi, sostituendosi alle materie prime nella produzione di nuovi beni di consumo e contribuendo alla crescita dell'industria del recupero e riciclo.
L'efficienza del recupero è anche strettamente correlata alla qualità delle raccolte differenziate; lo sviluppo dei sistemi di raccolta porta a porta e domiciliare ha contribuito al miglioramento della qualità dei rifiuti aumentando, di conseguenza, l'efficacia anche economica del recupero. (Figura 13.3.7)
Nel corso del 2006 quasi il 50% dei rifiuti urbani prodotti a livello regionale è stato avviato al recupero (frazioni secche recuperabili e organico). Per quel che concerne il trattamento e lo smaltimento del rifiuto residuo non recuperabile, l'avvio in discarica resta ancora la forma di smaltimento preponderante, pur passando dall'82,5% del 1997 al 34,8% del 2006 del rifiuto totale prodotto.
La raccolta separata della frazione organica nel 2006 ha interessato l'85% dei comuni della regione; tale diffusione ha consentito di ridurre il conferimento in discarica dei rifiuti biodegradabili. Dal confronto con il panorama nazionale emerge che il Veneto occupa una posizione di primato avendo intercettato nel 2006 una quantità di rifiuto organico pro capite pari a 109,3 kg/ab rispetto al dato medio nazionale dello stesso anno di 45,7 kg/ab.
La figura 13.3.8 evidenzia come, nel corso degli anni, alla diminuzione del rifiuto avviato in discarica, sia corrisposto un incremento dei rifiuti residui destinati a recupero energetico tramite incenerimento, pari a 6,7% del totale nel 2006, oppure avviati a impianti di produzione di combustibile da rifiuto (CDR) e di biostabilizzato da discarica. (Figura 13.3.8)
Per quanto riguarda i rifiuti speciali, il D.Lgs. 152/06 ha introdotto una importante modifica sui soggetti obbligati alla compilazione della dichiarazione MUD, avendo esonerato i produttori di rifiuti speciali non pericolosi. La conseguente riduzione del numero complessivo di dichiarazioni MUD presentate nel 2006 (relative ai dati dell'anno precedente) ha provocato una variazione nel sistema di contabilizzazione dei rifiuti, non consentendo il confronto dei dati con gli anni precedenti.
I dati più aggiornati risalgono al 2005 e mostrano che il settore produttivo con la maggior quantità di rifiuti prodotti (quasi tutti non pericolosi) è quello relativo alla "fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi" nella quale rientrano il taglio, la modellatura e la finitura della pietra; questa attività è responsabile della produzione di quasi 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, pari al 18% del totale regionale. Al secondo posto (16%) si colloca l'attività dello smaltimento di rifiuti e di depurazione delle acque di scarico.
Concentrando l'attenzione sui rifiuti speciali pericolosi, il settore al primo posto per produzione è quello della 'fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali', che pesa sul totale dei rifiuti pericolosi prodotti in ambito regionale per quasi il 25%. Rispetto alle quantità di rifiuti speciali pericolosi prodotti, il solo contributo della provincia di Venezia costituisce un terzo della produzione regionale, per la presenza del polo industriale di Porto Marghera.
La produzione dei rifiuti speciali non pericolosi è rilevante soprattutto nelle province di Verona e di Vicenza ed è legata alle attività di lavorazione della pietra e ad operazioni similari.
Nella gestione dei rifiuti speciali si registra un netto aumento della percentuale di rifiuti recuperati sul totale dei rifiuti prodotti; i dati dal 2003 al 2005 evidenziano un aumento dal 42% al 63%, diventando il recupero la forma principale di gestione dei rifiuti speciali. Nonostante ciò, lo smaltimento in discarica dei rifiuti speciali è ancora diffuso; nel 2005 in Veneto si contavano 83 discariche di cui 17 per rifiuti non pericolosi e 66 per rifiuti inerti. Nello stesso anno i maggiori quantitativi di rifiuti speciali sono stati smaltiti negli impianti dislocati nelle province di Verona, Vicenza e Treviso e si è trattato soprattutto di materiali misti di costruzione e demolizione (C&D), da inerti e da fanghi provenienti dal taglio e dalla molatura di pietre e da cemento amianto. (Figura 13.3.9)

Inizio Pagina  Radiazioni: il radon e l'inquinamento elettromagnetico

Il diffondersi delle nuove tecnologie sta determinando nel territorio l'aumento delle sorgenti di campo elettromagnetico, magnetico ed elettrico. Le conseguenze per la salute umana legate all'esposizione a tali sorgenti di radiazioni sono sempre più al centro dell'attenzione e oggetto di studi ed indagini. .
Le onde elettromagnetiche sono caratterizzate da una certa frequenza che determina la distinzione in radiazioni ionizzanti (IR) e radiazioni non ionizzanti (NIR).
Le radiazioni ionizzanti sono di origine naturale e artificiale; in entrambi i casi costituiscono un pericolo potenziale per la salute umana perché determinano alterazioni nella struttura molecolare della materia. Un gas radioattivo di origine naturale presente in alcune aree del Veneto è il radon, che può accumularsi all'interno di edifici non sufficientemente areati provocando seri danni all'apparato respiratorio.
Di seguito sono riportati i risultati dello studio effettuato da ARPAV sul livello di radon nelle scuole. La campagna di misura, condotta dal 2003 al 2006, ha riguardato 773 edifici scolastici ubicati in 135 comuni del Veneto (uno stesso edificio scolastico può ospitare più scuole di diverso grado). Nelle scuole sono state condotte misure della durata di un anno (generalmente due misure semestrali consecutive) in un numero variabile di ambienti in funzione della dimensione e della tipologia edilizia dell'edificio.
Per le scuole dell'infanzia e dell'obbligo, il limite (chiamato livello d'azione) è fissato in 500 Bequerel per metro cubo (Bq/m3) dal D.Lgs. 241/00. Nei locali dove è stato riscontrato il superamento del limite previsto deve essere avviata le bonifica entro 3 anni.
La Tabella 13.3.2 riporta il numero complessivo di scuole monitorate, il numero di scuole con superamenti e la percentuale di edifici con almeno un locale con superamento del limite. Le azioni di bonifica dei locali scolastici con superamenti sono già state programmate e progettate in molte scuole mentre sono state avviate in 15 scuole su 56 (dati settembre 2007). (Tabella 13.3.2)
Per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti, si riportano i dati relativi alla presenza sul territorio regionale degli impianti per la telefonia mobile (stazioni radio base, SRB) che costituiscono una delle principali sorgenti di inquinamento elettromagnetico.
Il numero di impianti di telefonia mobile ha subito un rapido incremento negli ultimi anni. Nel Veneto si è passati da meno di 900 nel 2000 a oltre 5.000 al 31/12/2007. I motivi di tale aumento sono molteplici e spaziano dalla diffusione sempre maggiore dei telefoni cellulari all'introduzione di nuove tecnologie, come l'UMTS, che richiedono un numero maggiore di impianti per garantire la copertura del segnale, a causa delle basse potenze in antenna.
Dei 5.176 impianti censiti al 31/12/2007, numero rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2006, 3.999 sono impianti già attivi, mentre 1.177 sono previsti ma non ancora operativi.
Le valutazioni previsionali, eseguite per il rilascio dell'autorizzazione, devono garantire che presso gli edifici e i luoghi circostanti l'impianto, l'intensità del campo elettrico sia inferiore alla soglia di 6 V/m, valore di attenzione e obiettivo di qualità stabilito dalla normativa (DPCM 8/7/2003).
Nonostante il numero di stazioni radio base attive sia in progressivo aumento, le nuove tecnologie utilizzano potenze in antenna inferiori rispetto ai precedenti impianti, riducendo in tal modo anche i livelli di campo elettrico. (Figura 13.3.10) e (Tabella 13.3.3)
Si riportano inoltre il numero di superamenti dei limiti di legge riscontrati negli ultimi dieci anni negli impianti radio televisivi e nelle stazioni radio base e il numero dei relativi risanamenti conclusi.
I superamenti dei limiti di campo elettrico indicati dalla normativa riguardano soprattutto gli impianti radiotelevisivi; infatti le antenne per la diffusione radio-TV utilizzano potenze maggiori rispetto alle stazioni radio base e sono generalmente concentrate in siti specifici (per esempio il sito Monte Cero dei Colli Euganei in provincia di Padova).
Rispetto alla situazione nazionale, la condizione dell'indicatore per la regione Veneto è positiva: per gli impianti radiotelevisivi la percentuale di siti risanati è del 70% contro il 45% della media nazionale, mentre per le stazioni radio base la percentuale di siti risanati è del 100% contro la media nazionale del 60%. (Figura 13.3.11)



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Note

  1. A cura di Silvia Rebeschini, Monica Cestaro, Giovanna Ziroldo, Gabriella De Boni dell'Arpa Veneto - Servizio Sirav.
  2. Pari a 40 µg/m3 al 2010 (48 µg/m3 al 2006). Valori previsti dalla direttiva comunitaria 1999/30/CE recepita dal nostro ordinamento dal DM 60/2002.
  3. L'indice SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee, D. Lgs. 152/99) definisce cinque categorie: dalla classe 1 con impatto antropico nullo, alla classe 4 con impatto antropico rilevante, più una classe 0 per falde con inquinanti inorganici di origine naturale.


Figura 13.3.1
Qualità dell'aria nei comuni capoluogo: biossido di azoto (NO2) e polveri sottili (PM10) - Anno 2006
Figura 13.3.2
Distribuzione dei risultati delle analisi per classi di concentrazione (mg/l) di nitrati nelle acque potabili del Veneto - Anno 2006
Figura 13.3.3
Qualità delle acque ad uso potabile nei comuni capoluogo: nitrati (NO3) - Anno 2006
Figura 13.3.4
Percentuale di campioni di acque marine costiere per classe di indice trofico TRIX. Veneto - Anni 2003:2007
Figura 13.3.5
Percentuale di punti idonei alla balneazione nel Mar Adriatico e nel Lago di Garda. Veneto - Anni 2002:2007
Tabella 13.3.1
 Numero di depuratori pubblici per classi di potenzialità (Abitanti Equivalenti, AE). Veneto - 31 agosto 2007
Figura 13.3.6
Produzione pro capite (kg/ab*anno) di rifiuto urbano (differenziato e residuo) per provincia. Veneto - Anno 2006
Figura 13.3.7
Andamento della produzione del rifiuto urbano differenziato e residuo (migl. ton.).  Veneto - Anni 1997:2006.
Figura 13.3.8
Gestione dei rifiuti urbani (migl. ton.). Veneto - Anni 1997:2006.
Figura 13.3.9
Ripartizione percentuale dei rifiuti speciali smaltiti in discarica per provincia. Veneto - Anno 2005
Tabella 13.3.2
Numero di scuole monitorate, superamenti riscontrati e bonifiche avviate. Veneto - Settembre 2007
Figura 13.3.10
Numero di impianti censiti (attivi e previsti). Veneto - Anni 2000:2007
Tabella 13.3.3
Numero impianti SRB censiti e attivi suddivisi per provincia - Anno 2007
Figura 13.3.11
Andamento del numero di superamenti e risanamenti. Veneto - Anni 1997:2007
I numeri del capitolo 13
I numeri del capitolo 13

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