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Tra cultura, tempo libero e partecipazione sociale

Tra i molteplici aspetti che descrivono un certo territorio e gli stili di vita della sua popolazione vi sono quelli legati alle abitudini delle persone nel loro tempo libero, alle loro scelte per quanto riguarda le vacanze, la cultura ma anche alla loro partecipazione sociale.
Questi fattori, insieme agli indicatori demografici, economici, ambientali ed infrastrutturali contribuiscono a definire quale sia la realtà di una determinata area geografica e la qualità della vita delle persone che in essa vivono.
In quest'ottica , diventa fondamentale capire quanto una regione sia attiva in tutti quei settori non solo strettamente legati alla produzione di ricchezza. Quali sono le scelte culturali delle persone e quale l'offerta di eventi culturali? Quali gli sport più praticati, ma anche qual è la propensione degli individui a socializzare e a mettere a disposizione del prossimo parte del proprio tempo libero svolgendo attività di volontariato?
Ciascuno di questi quesiti racchiude in sé un tassello che contribuisce a ricostruire una visione di insieme del contesto socio culturale e del livello di benessere di una certa popolazione.

Inizio Pagina  Le scelte culturali

La spesa delle famiglie per consumi culturali rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall'Unione europea per la valutazione delle politiche per lo sviluppo delle condizioni di vita e del welfare nel lungo termine.
Il confronto internazionale mette in luce come le spese sostenute dalle famiglie per i consumi culturali siano per l'Italia decisamente inferiori alla media dei paesi Ue15, rappresentando nel 2005 il 6,9% della spesa complessiva per consumi finali, contro una media europea del 9,6%. Nella graduatoria l'Italia si posiziona solo al 21° posto, con un valore inferiore di 4 punti percentuali a quello di Regno Unito, Svezia, Repubblica Ceca, Austria e Finlandia. Nel panorama italiano il Veneto appare al quarto posto con una quota sulla spesa di consumi finali del 7,4%.
L'andamento della spesa negli ultimi anni mostra come in Italia e similmente nella nostra regione, dopo un periodo di sostanziale stabilità, la spesa culturale delle famiglie abbia registrato una flessione tra il 2004 ed il 2005 (per il Veneto -2,5%), riassorbendo in parte l'incremento registrato l'anno precedente. (Figura 10.1)
Della ricca e variegata offerta culturale del nostro paese, vengono qui considerate alcune tipologie di intrattenimento a cui si dedicano in particolare gli italiani ed i veneti, rispetto alle quali sono disponibili statistiche più recenti riferite al 2007. La visione di pellicole cinematografiche risulta, come prevedibile, l'attività più diffusa, avendo coinvolto circa il 50% della popolazione con più di cinque anni. Al secondo posto si colloca la visita a musei e mostre; questa scelta culturale risulta esercitare una maggior attrazione per i veneti (34%) rispetto agli italiani (27,9%), anche grazie all'ampia offerta delle nostre città d'arte. Da evidenziare che comunque il livello di fruizione del patrimonio museale appare ancora modesto se confrontato con quello degli altri paesi europei, soprattutto rispetto alle potenzialità e alle opportunità del nostro paese.
Nella graduatoria degli intrattenimenti più diffusi tra gli abitanti del Veneto, troviamo dopo quelli sopraindicati gli spettacoli sportivi, che hanno coinvolto il 29,1% dei residenti con più di 6 anni, il teatro (19,1%) ed infine i concerti di musica classica (11,8%). La propensione a partecipare a queste ultime tipologie di intrattenimento è in linea con la media nazionale. (Figura 10.2)
È importante ora avere un dettaglio della ricca offerta culturale della nostra regione al fine di affiancare i dati appena trattati, riguardanti la partecipazione e la spesa per attività culturali, alle opportunità effettivamente presenti sul territorio veneto. Ogni anno un grande numero di turisti viene richiamato nelle nostre città da eventi come mostre, festival, spettacoli teatrali o altre iniziative, ma l'offerta culturale distribuita nella nostra regione è comunque rivolta principalmente alla comunità residente sul territorio che con spostamenti limitati può scegliere tra le varie proposte e accrescere la conoscenza di molteplici discipline artistiche e di spettacolo.
Anche dal lato dell'offerta il cinema rappresenta l'attrazione più diffusa sul territorio veneto, con più di 100 mila spettacoli nel 2006, il 71,8% del totale. Confrontando le cifre con quelle del 2005 non si notano a tal riguardo rilevanti differenze sul numero di spettacoli e soprattutto di ingressi. Invece per spettacoli teatrali, concerti e spettacoli sportivi, mentre le giornate di attività diminuiscono, aumenta il pubblico. È con l'offerta e la domanda di visite a musei e mostre che in Veneto si nota una situazione di grande dinamismo, molto diverso dall'andamento registrato nell'intero panorama nazionale: le giornate di apertura sono aumentate nel 2006 rispetto l'anno precedente del 35,5% (contro una diminuzione in Italia del 5,3%) e gli ingressi del 32,1% (contro un +5,4%). (Figura 10.3) e (Figura 10.4)
Le tipologie d'intrattenimento fin qui considerate mostrano, nel complesso, una diversa forza attrattiva delle nostre province: Verona spicca su tutte le altre ottenendo nel primo semestre 2007 il 23,1% della spesa del pubblico per spettacoli fruiti sul territorio regionale. In provincia di Venezia si è rilevato invece l'incremento maggiore di spesa tra il primo semestre 2007 e lo stesso periodo dell'anno precedente, pari al 35,1%. (Figura 10.5)
Consideriamo ora altre abitudini personali, che rientrano nel generale concetto di attività ricreative e culturali: la lettura di libri e giornali, l'ascolto della radio, la visione della TV.
In Italia ogni anno vengono stampate in media 4,5 copie di opere librarie per ogni abitante, ma solo il 43,1% degli italiani ha letto nel corso del 2007 almeno un libro nel tempo libero. La propensione alla lettura di libri, che nel complesso appare modesta rispetto a quella dei cittadini degli altri paesi europei, appare significamene diversa nelle varie zone della penisola, con una quota di lettori che se al sud si aggira attorno al 30%, al nord sale più del 50% - tra questi il Veneto con il 49,3%. Le motivazioni addotte da coloro che dichiarano di non leggere libri sono più legate al fatto che la lettura non li appassiona e che preferiscono altri svaghi, più che a mancanza di tempo.
In Italia circa un cittadino su due non legge alcun quotidiano o lo legge in modo assolutamente occasionale. Nel 2007, infatti, solo il 58,1% della popolazione di sei anni e più ha dichiarato di leggere il giornale almeno una volta alla settimana. La quota si riduce ulteriormente se si fa riferimento a chi ha l'abitudine di leggere con una cadenza di almeno cinque volte a settimana, solo il 40,7% del numero complessivo di lettori. Quote leggermente superiori si rilevano per i veneti: il 63,7% legge almeno una volta a settimana e di questi i lettori assidui di quotidiani risultano il 41,4%. L'ascolto della radio appare diffuso quanto la lettura dei quotidiani, mentre la televisione rientra come prevedibile tra le abitudini di quasi la totalità dei cittadini. (Figura 10.6)
Per concludere è doveroso citare qualche dato sull'accesso al web, strumento di comunicazione per promuovere e gestire relazioni e scambiare informazioni che rappresenta, sempre più, uno dei canali privilegiati per la fruizione culturale. Nel 2006 l'Italia risulta allineata con la media europea in quanto a percentuale di fruitori di internet che hanno utilizzato questo strumento per leggere o scaricare libri e giornali e/o riviste, pari al 35% degli italiani tra i 16 e i 74 anni navigatori in internet negli ultimi 3 mesi. Complessivamente corrispondono a una quota di persone che praticano la lettura on line pari al 13% del totale degli italiani e al 18% dei cittadini europei. A livello di regioni italiane l'utilizzo di internet per finalità culturali appare sostanzialmente uniforme.

Inizio Pagina  Le vacanze dei veneti

Un indice del livello di qualità della vita raggiunto dalla popolazione di un determinato territorio è rappresentato dalla propensione a viaggiare dei residenti. In Italia tale fenomeno vede un sostanziale sviluppo a partire dal boom economico degli anni '60 ed inizia ad assumere una forte rilevanza sociale con gli anni '80. Si modificano i costumi ed il modo di vivere la vacanza, tanto che trascorrere almeno un periodo di vacanza nel corso dell'anno diventa un aspetto determinante nello stile di vita degli italiani: già nel 1985 il fenomeno coinvolge il 46% della popolazione italiana e in particolare ancor maggiore è la quota di veneti che vanno in vacanza, il 50,7%. Negli anni successivi la crescita del fenomeno turistico assume ritmi più ridotti (Nota 1). (Figura 10.7)
Nel 2006 i veneti sono al 6° posto nella graduatoria delle regioni italiane per quota di residenti che hanno trascorso una vacanza di almeno quattro notti. La situazione del Veneto risulta molto simile a quella delle altre regioni del nord, con circa 60 villeggianti ogni 100 residenti, valore superiore alla corrispondente quota nazionale di quasi 10 punti percentuali. Per il restante 40% dei veneti il non essersi concessi nemmeno un viaggio è legato in prevalenza a motivi economici, in secondo luogo a motivi di famiglia, poi nell'ordine a: mancanza di abitudine, motivi di lavoro o studio, problemi di salute, per l'età, perché già residente in località di vacanza.
Per quanto riguarda l'anno appena trascorso non ci sono ancora valutazioni di consistenza del fenomeno ma per il 2007 si dovrà verificare in che misura la domanda turistica sia stata influenzata dall'incremento dei prezzi avvenuto nella filiera del turismo che da settembre in poi ha registrato un'impennata con una variazione rispetto agli stessi mesi dell'anno precedente prossima al +5% (Nota 2). (Figura 10.8)
La meta preferita dai veneti è principalmente l'Italia, destinazione del 77,4% dei viaggi nel 2006; in particolare è la destinazione del 68,2% dei viaggi che prevedono un soggiorno di almeno 4 notti, mentre nel caso di vacanze brevi la percentuale sale all'87,3%.
I turisti veneti alla scoperta dell'Italia
I viaggi dei veneti in Italia si differenziano per la maggior stanzialità, pari a 5 giorni di permanenza media, che risulta superiore alla durata media dei viaggi entro i confini nazionali di tutti i nostri connazionali (la media nazionale è prossima ai 4 giorni). Questa nostra caratteristica è attribuibile in parte alla scelta di strutture alberghiere - nelle quali il soggiorno medio è di 3,5 giorni contro una media nazionale di 3,3 - ma soprattutto ad un più diffuso e prolungato utilizzo di strutture extralberghiere. Infatti l'ammontare complessivo di pernottamenti dei veneti in strutture complementari supera quello trascorso in alberghi e la durata media del soggiorno in campeggi, alloggi in affitto, agriturismi, ecc. risulta di circa 8,7 giorni, mentre la durata della stessa tipologia di vacanza per gli italiani è in media di 7,5 giorni.
Scendendo ad un dettaglio più spinto, in relazione alle tipologie di strutture ricettive utilizzate, si nota che se gli alberghi a tre stelle vedono sia per i veneti che per gli italiani i maggiori flussi in termini di presenze turistiche, nel caso specifico dei veneti vi è anche un maggiore e consistente utilizzo di alloggi in affitto, quasi il 22%, che consentono una gestione familiare più simile a quella che avviene entro le mura domestiche. (Figura 10.9)
Le mete preferite dai veneti entro i confini nazionali sono proprio le località turistiche della nostra regione che ottengono il 45,3% dei pernottamenti, seguono il Trentino Alto Adige (13,6%), l'Emilia Romagna (8,8%) e poi Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Marche, ecc. (Figura 10.10)
I veneti scelgono il Veneto per trascorrere prevalentemente vacanze al mare o in montagna e lasciano minor spazio di quello dedicato dagli altri turisti ai soggiorni nelle nostre bellissime città d'arte. Questo non significa che non vengano apprezzate appieno l'atmosfera e le irrepetibili opportunità offerte dai nostri famosi centri storici, ma soltanto che, come è ovvio, le città venete risultano più facilmente raggiungibili in giornata senza la necessità di pernottarvi. (Figura 10.11)
Anche per soggiorni in Veneto, come già visto precedentemente per quelli trascorsi in altre località italiane, c'è una maggior propensione dei veneti, rispetto agli italiani nel complesso, ad utilizzare strutture extralberghiere che nel 2007 accolgono il 51,5% dei visitatori veneti e totalizzano il 75,6% dei pernottamenti; in testa alle preferenze appaiono gli affittacamere ed i campeggi.
Veneti in viaggio all'estero
Una misura della propensione a viaggiare all'estero è ricavabile dall'indagine che fornisce stime sui flussi di viaggiatori alle frontiere (Nota 3). Nel 2007 risultano aver varcato la frontiera per motivi personali o di lavoro circa 70 veneti ogni 100 residenti, cifra sensibilmente inferiore alla media nazionale, che viene influenzata in maniera decisiva dai numerosissimi viaggi effettuati in giornata principalmente dagli abitanti di alcune regioni di confine, quali Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. (Figura 10.12)
Se ci si limita invece ad osservare i viaggi di coloro che trascorrono almeno una notte all'estero - escludendo così nel 2007 il 50% dei viaggiatori italiani ed il 20% di quelli veneti - e non si considerano anche coloro che vengono ospitati da parenti o amici (Nota 4), si nota che la situazione viene capovolta. Infatti gli abitanti della nostra regione risultano più propensi a viaggiare all'estero rispetto agli italiani, totalizzando circa 48 viaggiatori ogni 100 abitanti contro i 35,4 della media nazionale.
Considerando infine l'aspetto finanziario in relazione cioè a quanto si spende andando oltre frontiera, il Veneto appare tra le regioni che spendono di meno - circa 653 € in media a viaggiatore contro i 763 € degli italiani in genere. Questo è imputabile fondamentalmente alla durata del viaggio, in media 8,2 giorni per i veneti contro i 9,3 giorni dei viaggi degli italiani. In effetti la vicinanza della nostra regione ad alcuni confini nazionali può indurre i residenti a trascorrere all'estero periodi più brevi.
La spesa media giornaliera sia per i veneti che per gli italiani risulta comunque simile e attorno agli 80 €.
Nel corso degli ultimi cinque anni la permanenza media dei viaggi all'estero continua a ridursi sia per gli italiani che per i veneti, ed il divario tra i due comportamenti tende ad affievolirsi. (Figura 10.13), (Figura 10.14) e (Figura 10.15)
A conclusione si confronta l'andamento delle presenze di turisti, distinguendo la loro provenienza, negli ultimi quattro anni nelle tre destinazioni sopra considerate: Veneto, Italia e stati esteri. La propensione a viaggiare dei veneti sembra crescere ad una velocità maggiore di quella manifestata dagli italiani nel complesso: questo vale per soggiorni sia nelle località venete che nel resto d'Italia e ancor più per i viaggi all'estero, i cui pernottamenti sono stati nel 2007 superiori del 22,4% di quelli del 2004 rispetto ad un incremento del 7,5% registrato per i turisti italiani. (Figura 10.16)

Inizio Pagina  L'attività sportiva

Un terzo indicatore del benessere di un territorio è dato da quante persone si prendono cura del proprio corpo e praticano almeno uno sport o un'attività fisica.
Lo sport e l'attività fisica
Lo sport oggi è divenuto fondamentale attraverso la propria capacità di aggregazione di giovani e meno giovani. Il mondo dello sport è una immagine riflessa della società moderna e, come essa, si è trasformato profondamente nel giro di pochi decenni. Dal 1960, anno delle Olimpiadi di Roma e primo anno nel quale è stata svolta la rilevazione dei dati sullo sport, è trascorso quasi mezzo secolo e da allora l'attività sportiva, da un privilegio per pochi, è divenuto un fenomeno di massa. All'epoca praticava sport il 2,6% della popolazione e gli sport più in voga erano la caccia e gli sport di tiro (il 36,3% del totale) seguiti dal calcio (24,2% del totale di praticanti).
Nel corso dei decenni sono mutate radicalmente le condizioni economiche, sociali e culturali rispetto a quel periodo, ancora troppo vicino all'ultimo conflitto mondiale e caratterizzato da una situazione di oggettiva difficoltà per la maggior parte della popolazione.
Con il miglioramento del benessere economico sono cresciute nelle persone l'attenzione verso la propria salute e la ricerca del divertimento. Ma sarebbe riduttivo ricondurre il boom dello sport degli ultimi decenni al solo fattore economico, vi sono infatti delle motivazioni più profonde, radicate già da generazioni nelle persone e che traggono la loro forza da quella che, da sempre, è una caratteristica dell'uomo, ossia il desiderio di eccellere, emergere, e che nello sport trovano una forte valvola di sfogo. Già nella prima metà del secolo la gente si emozionava per una grande impresa sportiva. Da ricordare, ad esempio, la vittoria di Gino Bartali al Tour del 1948 che contribuì a calmare la tensione in un'Italia sull'orlo della guerra civile dopo l'attentato a Togliatti.
E' cresciuto nelle persone il desiderio di partecipare attivamente, entro i limiti delle proprie possibilità, agli eventi sportivi a cui i mezzi di comunicazione, sempre più avanzati, hanno dato crescente risalto e visibilità, rendendoli poco a poco parte stessa della quotidianità.
Si può dire quindi che un insieme di fattori abbia contribuito alla crescita della pratica sportiva, a tutti i livelli, a cui siamo giunti oggi. Da una parte la voglia di emulare le gesta dei grandi campioni che i media hanno portato nelle case imponendoli talvolta come modelli di vita, dall'altra la naturale propensione verso la sfida con sé stessi e gli altri, ma anche la ricerca del benessere in una società dove l'ideale della salute e dell'estetica sono ormai parte integrante della vita di tutti i giorni per la maggior parte della popolazione.
Tutto questo, oltre ad avere avvicinato molte più persone allo sport, ha creato un ventaglio molto più ampio di attività praticate rispetto ad un tempo. Se quarant'anni fa gli sport erano pochi e la loro pratica era intesa per lo più come attività agonistica, oggi il panorama è vastissimo ed, accanto alla pratica dello sport finalizzato al conseguimento di risultati e vittorie, viene presa in considerazione anche la semplice "attività fisica" spesso praticata individualmente al solo scopo di migliorare il proprio benessere fisico e mentale.
Il risultato tangibile di questa trasformazione è che in Italia, nel 2006, la quota di persone che praticano sport continuativamente sono il 20,1%, un abisso rispetto al 2,6% della fine degli anni '50.
Restringendo l'analisi al periodo più recente, a partire dalla metà degli anni '90 è possibile ricostruire anche la percentuale di popolazione che pratica sport non solo in modo continuativo ma anche saltuario ed inoltre tutta quella fascia di persone che praticano attività fisiche non agonistiche e che rappresentano una grossa fetta del totale degli "attivi". La situazione che emerge in questi ultimi anni in Italia presenta aspetti contrastanti. Infatti se da una parte è aumentata la percentuale di persone che praticano sport continuativamente e non (dal 26,6 nel 1995 al 30,2% nel 2006), dall'altra è diminuita quella di coloro che praticano qualche attività fisica (dal 35,3% al 28,4%) e, soprattutto, più persone dichiarano di non svolgere alcun tipo di attività fisica (dal 37,8 al 41%). Ciò può significare che, in generale, si è meno propensi a svolgere attività fisica per puro passatempo o divertimento e, se lo si fa, ci si dedica maggiormente ad attività sportive specialistiche, specie nelle fasce di età più giovani. (Figura 10.17)
Il panorama appare comunque piuttosto eterogeneo nelle diverse aree geografiche della penisola. Infatti si mantiene, nel tempo, una marcata differenza tra il nord ed il sud. In Italia, le quote di coloro che praticano sport (continuativamente o saltuariamente) nel 2006 oscillano dal 23,3% del meridione al 36,5% del nord-est. Il Veneto si ferma al 35,5%, valore inferiore alla media dell'area di appartenenza ma comunque al di sopra della media nazionale. (Figura 10.18)
Le dinamiche recenti che hanno portato a questa situazione sono invece abbastanza simili tra il nord ed il sud. Infatti, prendendo come anno base il 1995, c'è un tendenziale miglioramento nell'indice di pratica sportiva sia nell'Italia settentrionale che meridionale. Spicca l'Italia insulare con una crescita di 6 punti percentuali seguita dall'Italia meridionale e quella nord-orientale con un miglioramento di circa il 4%.
L'ultimo aggiornamento disponibile per il Veneto e l'Italia si riferisce al 2007, anno per il quale non ci sono però i dati sull'attività fisica e la sedentarietà relativi alle ripartizioni geografiche. A livello nazionale la pratica sportiva si mantiene sui livelli del 2006, mentre, in Veneto, addirittura aumenta di 2,4 punti percentuali sfiorando il 38%.
C'è poi la categoria delle persone che pur non praticando uno sport specifico, svolgono però una qualche attività fisica nel tempo libero (ad esempio il jogging nel parco, la passeggiata in bicicletta ecc.) non finalizzata al raggiungimento di un risultato o di un traguardo, bensì alla semplice ricerca di relax e benessere psico-fisico. La situazione all'interno delle aree geografiche per il 2006 ricalca quanto già detto a proposito della pratica sportiva. Anche in questo caso nel nord, ed in particolare nel Veneto, questo tipo di attività è molto più diffuso rispetto al resto dell'Italia, toccando nella regione una punta del 34,6%. La nota negativa è che, rispetto al 1995, c'è stata una marcata contrazione del fenomeno ovunque.
Nel 1995 il 48,7% degli abitanti dell'Italia meridionale dichiarava di non praticare alcun tipo di attività sportiva, mentre tale percentuale era del 27,3% nel nord-est, con un divario di 21,4 punti percentuali. Nel 2006 si assiste ad un incremento generalizzato del numero di persone sedentarie e le differenze territoriali addirittura aumentano: il sud sfiora il 54% di popolazione sedentaria, il nord-est si ferma al 29,6% ed il gap arriva pertanto a superare il 24%.
Queste diversità mostrano come la situazione economico-sociale influisca sicuramente sugli stili di vita delle persone quindi anche sulla loro propensione e sensibilità verso la pratica sportiva. Il Veneto si inserisce perfettamente nel contesto dell'area di appartenenza con il 29,7% di persone che dichiarano di essere sedentarie, valore sicuramente migliorabile, ma che, nel contesto generale dell'Italia, evidenzia come i veneti siano tra i meno pigri ed i più propensi a svolgere una qualche attività. (Figura 10.19)
Ma da cosa è determinato questo fenomeno di aumento delle persone inattive? Sicuramente dipende da molteplici fattori, tra i quali l'invecchiamento della popolazione ed il cambiamento dei comportamenti delle persone. La popolazione anziana infatti, notoriamente, pratica meno attività motoria e quindi riduce l'indice complessivo di pratica sportiva. Inoltre lo sport viene praticato per lo più dai giovanissimi fino ai 14 anni, e già dai 15 in poi, con l'irrompere della fase finale dell'adolescenza, cambiano le abitudini di vita, le priorità e, spesso, questo avviene proprio a scapito dell'attività sportiva che passa in secondo piano.
Analizzando più in dettaglio lo svolgimento dell'attività sportiva in Italia nel corso della vita delle persone, i dati mostrano chiaramente che essa viene intrapresa in giovanissima età (tra i 6 ed i 10 anni), sia all'interno della scuola che al di fuori di questa. E' proprio nelle due fascie di età 6-10 e 11-14 anni che lo sport viene maggiormente praticato con continuità (53,4 e 54,2% rispettivamente). Esso rappresenta un divertimento, uno stimolo a confrontarsi con i coetanei, un modo per mettere alla prova il fisico e anche costruire la propria identità. Successivamente, già a partire dai 15 anni, la pratica dello sport, pur sfiorando ancora il 62% della popolazione, diventa più saltuaria. Infatti la percentuale di coloro che svolgono sport continuativamente scende dal 54,2% della fascia 11-14 anni, al 48,1% e, contemporaneamente, crescono di 3 punti percentuali coloro che lo praticano in modo saltuario (dal 10,8% si passa al 13,8%). (Figura 10.20)
La mera attività fisica segue invece un diverso andamento. Partendo dalle fasce di età più giovanili, nelle quali, come appena visto, prevale la pratica sportiva specialistica, già dai 17 anni essa viene svolta dal 18,9% della popolazione per poi crescere progressivamente fino ai 60-64 anni, dove tocca il 38,2%. In sintesi, con l'aumentare dell'età si assiste all'abbandono dello sport agonistico che lascia spazio all'attività fisica intesa solo come ricerca di benessere e relax dallo stress della vita quotidiana.
Infine, per quanto concerne la vita sedentaria, come si è visto in precedenza, essa è in generale aumento. Il dato per l'Italia mostra che, a partire dai 18 anni, l'inattività copre già il 23,5% della popolazione e sale costantemente fino a superare il 75% nelle fasce di età più anziane (oltre 75 anni).
Permangono le differenze tra i sessi, anche se le distanze si sono un pò ridotte grazie alle donne che praticano più sport rispetto al passato. Infatti, in Italia, rispetto al 1995, le donne praticanti (sia continuativamente che saltuariamente) passano dal 18,6 al 23,9% nel 2006, con un incremento di oltre 5 punti percentuali a fronte di un più contenuto incremento per gli uomini pari a 1,9 punti percentuali (dal 35 al 36,9%). Inoltre, pur aumentando per entrambi i sessi le quote degli inattivi, per i maschi queste crescono maggiormente, passando dal 30,9% nel 1995 al 36,2% nel 2006, mentre, nello stesso periodo, tra le femmine crescono solo di 1,3 punti percentuali (dal 44,2 al 45,5%). Come già accennato però, le differenze di genere ci sono ancora, basti pensare che il picco della pratica sportiva maschile si ha nella fascia di età 11-14 anni con il 73,3%, mentre quello femminile lo si ha in quella 6-10 anni e non supera il 57,1%.
In Veneto, particolare sensibilità viene mostrata da parte delle istituzioni per introdurre i giovani al mondo dello sport, inteso come elemento integrante nella formazione dell'individuo. In questo contesto, tra le altre iniziative, è stato avviato nel 2004 il progetto "più sport @ scuola" condotto all'interno delle scuole incrementando le ore di educazione fisica e promuovendo il contatto degli studenti con le associazioni sportive. La finalità è quella di avviare in modo sistematico i bambini al mondo dello sport e ai suoi valori favorendo la creazione di un vero e proprio stile di vita, facendo si che poi questo modus vivendi venga mantenuto durante tutta la vita stessa.
I dati sulla pratica sportiva giovanile in Veneto mostrano, per il 2005, che il 67,4% degli studenti delle scuole medie e superiori praticano sport con un picco del 77,5% per quelli di età fino ai 14 anni, per poi decrescere progressivamente al 61,7% tra i 15 ed i 18 anni e al 49,3% oltre i 19 anni. Su questa dinamica una forte influenza è esercitata dalle ragazze per le quali è molto pronunciata la tendenza all'abbandono dello sport. Infatti se a 14 anni quasi il 75% di esse pratica sport, a 19 tale percentuale si riduce al 30%, mentre molto più marginale è quella dei maschi che continuano a praticare sport nel 64,6% dei casi, perdendo solo 15,7 punti percentuali.
Questo dato indica che le differenze tra i sessi rispetto alla pratica sportiva si cominciano ad evidenziare proprio a partire dall'età dell'adolescenza, periodo nel quale iniziano e delinearsi i caratteri delle personalità degli adulti di domani.
L'offerta di strutture per lo sport in Veneto
(Nota 5) Il Veneto dispone di una dotazione impiantistica (Nota 6) che è possibile senza dubbio definire di buon livello sia per quanto riguarda la quantità che per quanto riguarda la qualità. Rispetto alla dotazione media nazionale il numero di impianti nel Veneto è indubbiamente superiore e soprattutto, come si può rilevare dalle tabelle illustrative, le tipologie sono distribuite in maniera sufficientemente perequata.
La regione dispone di una preponderanza di impianti a manto erboso che è chiaramente comprensibile alla luce del successo che il calcio riscuote nel nostro paese, ma anche gli impianti polivalenti coperti, in particolare alle palestre, sono presenti in numero quasi sufficiente a dare adeguata risposta a chi chiede di fare sport.
A tale proposito va notato che il Veneto dispone di una conformazione geografica particolare, che va dal mare alla montagna, dal lago alla collina fino alla pianura e si presta perciò ad ospitare qualsiasi tipologia di impianto sportivo. Trovano infatti accoglimento nel territorio regionale anche quegli impianti destinati agli sport cosiddetti "minori" a dimostrazione che, complessivamente, la dotazione impiantistica del Veneto è capace di soddisfare a tutti i livelli, un ampio ventaglio di discipline sportive. Ad esempio va rammentato che, sino all'anno scorso, Cortina, possedeva l'unico impianto di Bob esistente in Italia.
Per quanto riguarda lo stato complessivo di conservazione delle strutture sportive, è importante distinguere sulla base della proprietà. Come noto la maggioranza degli impianti sportivi è patrimonio pubblico, prettamente comunale e le Amministrazioni faticano non poco, in presenza di vincoli di bilancio sempre più rigidi, a reperire le risorse necessarie ad apportare le modifiche che le leggi statali man mano introducono con l'obiettivo di rendere sempre più sicuri e fruibili gli impianti. Nel settore privato invece, dove la qualità dell'impianto è il requisito essenziale per la economicità dello stesso, i proprietari sono più attenti allo stato di conservazione delle strutture ed ai vincoli di sicurezza legati inoltre a responsabilità personali.
Il primo dato che balza agli occhi è l'incremento degli impianti sportivi che emerge dal confronto con le rilevazioni effettuate nell'anno 1989 e nel 2003, che seppur piuttosto datato, descrive un fenomeno dalla dinamica abbastanza stabile e che quindi può rappresentare, ad oggi, una foto abbastanza realistica della situazione esistente, e che risulta essere del 13% circa in quindici anni. Dai 4.831 complessi sportivi presenti nel territorio regionale nel 1989 si è passati ai 5.463 nel 2003. La provincia che ha registrato il maggior incremento numerico di complessi è Padova che è passata dai 829 ai 1041 complessi sportivi con un incremento del 26%. Nella Provincia di Belluno, invece, si è registrato il minor incremento di strutture sportive: si è passati da 395 a 426 complessi sportivi, +7,8%. (Tabella 10.1)
Nel Veneto sono complessivamente presenti 12.152 spazi di attività sportiva. La maggiore offerta di sport riguarda il calcio con 2.366 spazi, ossia il 19% del totale. Un dato significativo è quello riguardante le palestre al chiuso (2.242) e le palestre all'aperto (1.696), spazi di attività a carattere polisportivo che consentono una pratica multidisciplinare. Da mettere in evidenza il calcetto, 444 campi rilevati, sport emergente ed avente una ampia diffusione in tutto il territorio. (Tabella 10.2)
Altra importante caratteristica degli impianti che la rilevazione consente di cogliere è il possesso o meno dell'omologazione federale da parte degli stessi. Come noto solo l'omologazione da parte della federazione di riferimento rende l'impianto idoneo ad ospitare incontri sportivi "ufficiali", cioè riconosciuti dalla federazione. In relazione a tale requisito gli spazi di attività che consentono lo svolgimento di attività sportiva agonistica rappresentano il 48% (5.837) sul totale. Esiste quindi un considerevole numero di strutture sportive (6.315) che non possono ospitare manifestazioni sportive federali. Tra queste, molte potrebbero divenire pienamente funzionali ed in grado di poter essere utilizzate appieno con minimi interventi. (Tabella 10.3)
Le federazioni sportive, le società e i tesserati in Veneto
(Nota 7) Nel Veneto operano complessivamente 5.500 società sportive affiliate a Federazioni sportive nazionali ed a Discipline associate del CONI. Un numero considerevole di organismi sportivi che operano consentono a circa 345.000 tesserati di organizzare e praticare sport a livello agonistico e promozionale. Il calcio è la disciplina sportiva con la maggiore diffusione in termini di società sportive (20,9%), a ruota il basket (10,2%), il ciclismo (8,8%) ed il volley (8,4%). (Figura 10.21)
Significativo invece è il rapporto tra numero atleti e società presenti nel territorio regionale ossia l'indice di tesseramento (Nota 8). La media regionale è pari a 62,4 atleti tesserati per società sportiva. La federazione sportiva con il maggiore indice di tesseramento è il Rugby (96,2) segue la ginnastica (92) ed il calcio (85,7). (Figura 10.22)
Analizzando gli atleti tesserati in funzione del sesso, si evince che il calcio rimane uno sport prettamente maschile (97,8 atleti su 100 sono maschi e 2,2 femmine). Segue il motociclismo (93,7% maschi e 6,3% femmine), il ciclismo (93,1% maschi e 6,9% femmine) e la pesistica (84,3% maschi e 15,7% femmine). La ginnastica invece è uno sport prettamente femminile (88,2% femmine e 11,8% maschi). Dopo la ginnastica, segue la pallavolo (77,6% femmine e 22,4% maschi). Nella danza invece la forbice si assottiglia (56,0% femmine e 44,0 maschi). (Figura 10.23)
Le società sportive si distribuiscono in maniera pressochè uniforme tra le province di Treviso (19%), Vicenza e Padova (18%), Verona (17%) e Venezia (16%). Belluno e Rovigo si assestano su percentuali decisamente più basse (rispettivamente 7% e 6%).
La situazione di fatto non cambia nella distribuzione territoriale degli atleti: Padova e Verona (19%), Treviso e Vicenza (18%) Venezia (16%). Anche nel caso degli atleti, le province di Belluno e Rovigo si assestano su percentuali più basse (rispettivamente 6% e 4%). (Figura 10.24)
Possiamo comprendere come l'offerta incontri la domanda di attività agonistica dall'analisi dell'indice di pressione (Nota 9) per ogni tipologia di sport. Naturalmente i valori di tale indicatore non sono confrontabili tra le diverse discipline per via delle differenze strutturali dei vari sport.
In tale ottica emergono le differenze tra i diversi territori della regione e le relative peculiarità. Se ad esempio gli sport classici tipo il calcio e calcetto presentano una media regionale di 35,4 tesserati per spazio e l'oscillazione di tale indicatore tra le diverse province è compresa tra un minimo di 29 a Belluno e un massimo di 40,3 a Venezia, gli sport invernali, che hanno caratteristiche tali da poter essere praticati solo nelle aree geografiche montane (lo sci in particolare, che tra questi è anche il più diffuso), presentano un valore medio regionale pari a 63,9 tesserati per spazio, valore che però scaturisce da una situazione altamente eterogenea. Infatti ci sono province tipo Venezia e Rovigo che non danno alcun contributo, la prima perché, vista la vicinanza al mare predilige gli sport acquatici tipo il canottaggio, la seconda per la maggiore distanza dalle piste da sci che rende tale sport meno praticabile. C'è poi Belluno che comprende i più rinomati centri turistici montani della regione e quindi ha la più alta dotazione impiantistica per gli sport invernali, cosa che, naturalmente, consente di rispondere positivamente alla domanda di attività emergente in queste zone, abbassando così il valore dell'indicatore, 29,5 i tesserati per ogni spazio. Treviso e Padova presentano i maggiori picchi regionali (1938,5 e 1176 tesserati a sport invernali per spazio rispettivamente), dato spiegabile considerando che le due province non posseggono molte infrastrutture per la pratica degli sport invernali, però sono a ridosso delle zone collinari/montane e molte persone sono attirate da questi tipi di attività e quindi propensi a praticarle seppure non potendolo fare proprio sotto casa. (Tabella 10.4)

Inizio Pagina  La partecipazione sociale

Oltre alle vacanze, lo sport e la cultura, vi sono anche gli aspetti inerenti all'attitudine delle persone a socializzare, sia in termini di stare in compagnia, di coltivare le amicizie, sia in termini di mettere a disposizione parte del proprio tempo a chi magari è meno fortunato, in altre parole di svolgere del volontariato.
Ma che cos'è l'amicizia oggi? Gli impegni familiari, il lavoro, i tempi legati agli spostamenti lasciano spesso ben poco spazio ai rapporti personali. Inoltre le dinamiche della società contemporanea impongono di frequente un riadattamento a diverse situazioni: le amicizie sono spesso legate al luogo di residenza o all'ambiente di lavoro e quando questi cambiano si finisce per lasciare anche vecchi amici.
Nonostante tutto, l'amicizia continua ad assumere un valore enorme e a rappresentare una componente essenziale della nostra vita.
Nel 2007 in Veneto, la quota di popolazione che dichiara di vedere molto gli amici è pari al 25,3%, il dato risulta inferiore a quello del Nord Italia ma superiore alla media nazionale pari al 23,8%. Il 56,9 % dei veneti dichiara di frequentarli abbastanza, mentre il 12,5% li vede poco. Solo il 3,1% della popolazione dichiara di non frequentare amici. (Figura 10.25)
Solidarietà civile, partecipazione sociale, mutua assistenza sono fenomeni riconducibili al "terzo settore" e che nella nostra regione assumono connotati storici e ben radicati nel tessuto sociale: parliamo delle associazioni di volontariato, delle cooperative sociali e di altre forme organizzative che, quando non si sostituiscono totalmente, per lo meno si affiancano in maniera operativa, nell'offerta e produzione di beni e servizi a valenza pubblica o collettiva, all'intervento dello Stato.
E' infatti anche e soprattutto in Veneto che nell'arco dei secoli questi concetti hanno preso forma: dapprima la nascita delle confraternite di origine alto-medievale, poi delle corporazioni rinascimentali ed infine delle leghe e cooperative all'inizio del secolo scorso nelle nostre campagne, dimostrano come lo spirito solidale e di mutua assistenza abitino storicamente la nostra regione.
Ancora oggi queste caratteristiche si esplicitano in una serie di forme organizzative di cui si descriverà la morfologia nei paragrafi successivi e che assumono nella vita della comunità un ruolo sempre più importante, non solo nel tracciare nuove opportunità e stili di vita ma anche contestualizzandosi a veri e propri punti di riferimento.
Le organizzazioni di volontariato
L'ultima rilevazione censuaria effettuata sul territorio nazionale allo scopo di quantificare tipologie e consistenza delle organizzazioni di volontariato iscritte ai registi regionali porta la data del 2003.
Notevolissimo è stato l'incremento negli 8 anni precedenti in tutte le regioni, basti pensare che a livello nazionale è stato superiore al 150%.
Nel Veneto le organizzazioni presenti sul territorio registrate sono 2.018 e assorbono quasi il 10% del totale nazionale. (Figura 10.26)
La diffusione nelle varie regioni italiane conteggia, in media, 3,6 organizzazioni ogni diecimila abitanti (nel 1995 erano 1,5) con la punta più elevata raggiunta dal Trentino-Alto Adige e pari a 17,9.
La nostra regione guadagna un piazzamento a metà classifica con 4,3 organizzazioni ogni diecimila abitanti ed una distribuzione per provincia che vede storicamente capeggiare Verona e Padova. (Figura 10.27)
E' tendenzialmente medio-piccola la dimensione della organizzazione di volontariato tipo: lo conferma sia il fatto che in Italia e nel Veneto più del 60% di esse ha entrate ed uscite inferiori ai 25.000 euro/anno sia che oltre la metà delle rispondenti ha dichiarato di non avere più di 20 volontari al proprio attivo. I volontari veneti nel 2003 formavano una "squadra" di oltre 62.000 persone, coprendo circa il 7,5% dell'ammontare nazionale.
Nella nostra regione le caratteristiche del volontario tipo si riferiscono ad un maschio con un'età compresa tra i 30 e i 54 anni, con una formazione prevalentemente di scuola media superiore e lavorativamente attivo: la maggior parte dei volontari inoltre presta servizio in maniera sistematica e gli ambiti di intervento si concentrano per oltre la metà in campo sanitario e di assistenza sociale, proprio in quest'ultimo settore si nota maggiormente l'investimento della nostra regione che supera il dato nazionale. (Figura 10.28)
Analizzando nel dettaglio le attività svolte, le organizzazioni rispondenti hanno dichiarato di dedicarsi per oltre la metà a servizi di ascolto, assistenza morale e sostegno, donazioni di sangue e attività ricreative, confermando la loro funzione di "collante" della società e di protezione dei "soggetti deboli" che con più alta probabilità affrontano momenti di solitudine e malattia. (Figura 10.29)
A conferma di ciò interviene l'analisi della tipologia di utenti che prevalentemente ricorre ai servizi offerti dalle organizzazioni di volontariato e anche se esiste qualche differenza tra la situazione della nostra regione e quella nazionale, si nota che l'utenza è principalmente costituita da anziani, malati e traumatizzati, persone quindi che per un periodo della vita attraversano momenti di marginalità e possibile isolamento sociale. (Figura 10.30)
E' decisamente importante l'impegno che dà la gente veneta alla solidarietà civile e la tendenza è di continua crescita; secondo una recente indagine campionaria Istat, riferita al 2007, il fenomeno della partecipazione sociale di volontari in associazioni riconosciute è infatti particolarmente diffuso nella nostra regione: il Veneto si piazza subito dopo il Trentino Alto-Adige nella graduatoria nazionale delle persone che svolgono attivamente servizio, interessando quasi il 14% della popolazione con oltre 14 anni. (Figura 10.31)
Le cooperative sociali
Nell'ambito delle organizzazioni che perseguono istituzionalmente l'interesse generale della comunità tramite opere di integrazione sociale e promozione umana si collocano le cooperative sociali. Esse si differenziano principalmente in due categorie.
Le cooperative sociali di tipo A si occupano di assistenza domiciliare agli anziani, ai malati, ai pazienti psichiatrici; gestiscono comunità alloggio e centri diurni per minori e portatori di handicap; si occupano della custodia dei bambini e offrono servizi educativi e ricreativi per minori a rischio.
Le cooperative sociali di tipo B possono svolgere qualsiasi attività di impresa - agricola, industriale, artigianale, commerciale, di servizi -, ma devono destinare una parte dei posti di lavoro così creati (almeno il 30%) a persone svantaggiate, altrimenti escluse dal mercato del lavoro. Quindi a invalidi fisici, psichici e sensoriali, ex degenti di istituti psichiatrici, soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti, alcolisti, minori in età lavorativa in situazioni di difficoltà familiare e condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione.
Sono entrambe organizzazioni di importanza fondamentale nel territorio, che perseguono fini di integrazione, valorizzazione e sviluppo della persona, apporto risolutivo a problematiche emergenti e promozione della base sociale. Oltretutto, potendo nel loro organico avvalersi anch'esse dell'aiuto di volontari ed obiettori del servizio civile, si posizionano come un'ulteriore opportunità per i cittadini di impiegare il proprio tempo libero in maniera socialmente utile.
Le cooperative sociali vengono censite periodicamente a livello nazionale: l'ultima rilevazione, riferita al 2005, ne conta in Italia oltre 7.000, con un netto incremento (+33%) rispetto al 2001.
La Lombardia è la regione che annovera il maggior numero di cooperative: il 16,2% del totale nazionale, in Veneto la quota sfiora l'8%, così come in Sicilia, Emilia-Romagna e Puglia. (Figura 10.32)
Scendendo nel dettaglio della distribuzione territoriale, si nota inoltre che a capeggiare la graduatoria della densità media ogni centomila abitanti è la Sardegna seguita dalla Val d'Aosta, unica regione del nord tra le prime quattro. La nostra regione si mantiene su una quota attorno la media nazionale, quest'ultima pari a 12,5.
Le cooperative sociali venete nel 2005 sono oltre 564 e rispetto al 2001 sono risultate in aumento, precisamente del 22%, con un più consistente incremento da parte delle cooperative di tipo A (+23,8%) rispetto a quelle di tipo B (+19%).
E' prevalente in tutta Italia la tipologia di tipo A, cooperative che gestiscono servizi di natura socio-sanitaria ed educativa: nel Veneto, che segue la media nazionale, quasi il 60% appartiene a questa categoria, il 33% alla categoria di tipo B e il restante nelle categorie residuali, che ricordiamo essere i consorzi di cooperative e le cooperative di tipo misto.
Le persone che operano nel settore sono in tutto il territorio nazionale quasi 280 mila, l'8,4% è afferente al Veneto: la stragrande maggioranza di loro è dipendente, volontario o collaboratore con alcune differenziazioni per tipologia di cooperativa. (Figura 10.33)
Nella nostra regione infatti, rispetto alla media nazionale, le cooperative si avvalgono più dell'apporto di volontari (13,6 % del totale) e dipendenti (78,3%) e meno dell'aiuto di collaboratori esterni (7,3%); analogamente la differenziazione per tipologia evidenzia che le cooperative di tipo A, probabilmente proprio in virtù della natura dei servizi offerti, ricorrono più spesso all'aiuto di volontari e collaboratori, mentre quello di tipo B si appoggiano maggiormente ai propri dipendenti.
Vediamo quali sono i servizi offerti dalle cooperative sociali.
A seconda della tipologia analizzata, l'offerta cambia: le cooperative di tipo A, a livello nazionale, per la stragrande maggioranza (quasi il 60%) si occupano dell'ambito attinente l'assistenza sociale. (Figura 10.34)
Analogamente accade in Veneto, anche se si nota una maggior differenziazione: infatti quasi la stessa percentuale di cooperative, rispettivamente il 41,0 e il 39,1, si occupano di assistenza sociale e di ricerca ed istruzione.
Scendendo nel dettaglio della nostra regione, scopriamo che nella graduatoria dei primi tre servizi offerti al primo posto si trova l'assistenza in residenze protette, al secondo i servizi educativi per disabili e al terzo servizi di ricreazione, intrattenimento ed animazione.
Gli italiani che hanno fatto ricorso a questo tipo di servizi sono stati nel corso del 2005 oltre 3 milioni, più che raddoppiati negli ultimi 4 anni: in Veneto ci si attesta su una numerosità più costante nel tempo e pari all'ultima rilevazione ad oltre 160 mila unità.
Le tipologie sono tra le più varie proprio grazie alla varietà dei servizi offerti e si concentrano soprattutto nei minori e negli utenti senza specifici disagi. (Figura 10.35)
Quanto alle cooperative di tipo B, ricordiamo che il servizio offerto ha l'obiettivo di trovare un'occupazione per persone svantaggiate, in maniera tale da fornire un'opportunità lavorativa a chi diversamente rischierebbe di rimanere escluso dal mercato del lavoro: infatti si tratta di persone con problemi di dipendenze, detenuti ed ex-detenuti, pazienti psichiatrici, disabili, minori o altre forme di esclusione sociale.
Nella nostra regione nel corso del 2005 sono state oltre 3.000 le persone che hanno trovato lavoro grazie all'intervento delle cooperative, di cui quasi i due terzi tramite un regolare contratto.
Rispetto alla situazione nazionale, le tipologie di utenti che ricorrono a questo servizio sono più marcatamente orientate verso disagi di emarginazione sociale (alcolisti, detenuti, pazienti psichiatrici) piuttosto che disagi di tipo sanitario (disabili). (Figura 10.36)
Inoltre per quanto riguarda l'area di attività in cui le cooperative di tipo B operano, il 28% appartiene al campo agricolo, il 43% all'ambito industriale ed artigianale ed infine la fetta più grossa (il 54%) all'area commerciale e dei servizi.
Mediamente in ciascuna cooperativa del Veneto vengono assistite circa 17 persone svantaggiate, a fronte di una media nazionale di 12.
Un ultimo dato conclusivo si riferisce alle cooperative di tipo misto, vale a dire che svolgono sia attività inerenti a quelle di tipo A che di tipo B, ed i consorzi, cioè soggetti la cui base sociale è costituita almeno al 70% da cooperative sociali e la cui funzione principale è offrire servizi finalizzati a sostenere le capacità e le attività di gestione delle cooperative aderenti, occupano nella nostra regione una percentuale inferiore al 7%.



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Note

  1. Una visione degli spostamenti turistici dei residenti nel paese ci viene data direttamente da coloro che hanno viaggiato, che vengono coinvolti su base campionaria nelle indagini Istat 'Viaggi e vacanze' e 'Aspetti della vita quotidiana'.
  2. Stima dell'Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero dello Sviluppo Economico su dati Istat, comprendente le spese di gestione dei mezzi di trasporto, parchi di divertimento, impianti di risalita, stabilimenti balneari, pacchetti vacanza tutto compreso, ristoranti, pizzerie e simili, consumazioni, alberghi, altri servizi di alloggio, articoli da viaggio e valigeria.
  3. La Banca d'Italia per valutare flussi fisici e monetari svolge un'indagine campionaria nella quale vengono intervistati viaggiatori residenti e non residenti in transito alle frontiere (aeroporti, porti, valichi stradali e valichi ferroviari).
  4. Esclusi per rendere l'informazione più uniforme al dato dei viaggi in Italia.
  5. A cura di Antonio Sambo e Sandro Perini - Servizio Sport della Regione Veneto.
  6. A fronte del panorama illustrato la Regione ha avvertito la necessità di dotarsi di un sistema di rilevazione sistematica del patrimonio impiantistico, che deve essere a tutti gli effetti considerato di pubblico interesse. Ha quindi avviato un progetto d'intesa con il CONI regionale per la predisposizione degli strumenti idonei ad ottenere le informazioni desiderate. Entrando nel merito delle rilevazioni statistiche si segnala che il censimento è rivolto a tutte le strutture sportive esistenti sul territorio, tanto pubbliche che private, destinate all'esercizio in forma continuativa della pratica sportiva. Le modalità di rilevazione prevedono di individuare ogni unità sportiva, come un complesso sportivo articolato in impianto e spazio di gioco secondo la seguente definizione: Complesso sportivo (è l'insieme di uno o più impianti sportivi contigui aventi in comune elementi costitutivi, spazi accessori e/o servizi di supporto); Impianto sportivo (è l'insieme di uno o più spazi di attività dello stesso tipo o di tipo diverso, che hanno in comune i relativi spazi accessori e/o servizi di supporto); Spazio di attività (è lo spazio conformato in modo da consentire la pratica di una o più attività sportive. È in sostanza il campo di gioco).
  7. A cura di Antonio Sambo e Sandro Perini - Servizio Sport della Regione Veneto.
  8. Indice di tesseramento: (n. atleti/numero società)
  9. L'indice di pressione per una certa tipologia di sport è dato dal rapporto: numero di tesserati/ numero di spazi.


Figura 10.1
Percentuale di spesa delle famiglie per ricreazione e cultura (*) sul totale della spesa per consumi finali - Anno 2005
Figura 10.2
Persone di 6 anni e oltre che hanno fruito di vari tipi di intrattenimento (per 100 persone della stessa età e zona). Veneto e Italia - Anno 2007
Figura 10.3
Quota percentuale di spettacoli per tipologia di manifestazione. Veneto - Anno 2006
Figura 10.4
Variazione percentuale 2006/05 degli spettacoli e degli ingressi per tipologia di manifestazione. Veneto
Figura 10.5
Spesa del pubblico in intrattenimenti e variazione percentuale 2007/06, per provincia - Primo semestre 2007
Figura 10.6
Persone che nel tempo libero guardano la televisione, ascoltano la radio, leggono quotidiani, leggono libri (per 100 persone della stessa età e zona). Veneto e Italia - Anno 2007
Figura 10.7
Percentuale di persone che si sono recate in vacanza per un periodo di almeno 4 notti consecutive. Veneti e Italiani - Anni 1965:2005
Figura 10.8
Percentuale di persone che si sono recate in vacanza per un periodo di almeno 4 notti consecutive per regione di residenza. Anno 2006
Figura 10.9
Presenze di veneti e italiani per tipologia di struttura ricettiva. Italia - Anno 2006
Figura 10.10
Presenze di turisti veneti nelle regioni italiane. Anno 2006 e variazioni % 2006/05
Figura 10.11
Presenze nei comprensori turistici per provenienza del turista. Veneto - Anno 2007
Figura 10.12
Numero di viaggiatori veneti alle frontiere per 100 abitanti. Veneto - Anno 2007
Figura 10.13
Numero di viaggiatori pernottanti all'estero in strutture ricettive per 100 abitanti e spesa media procapite. Veneti e Italiani - Anno 2007
Figura 10.14
Spesa media giornaliera (€) in strutture ricettive straniere. Veneti e Italiani - Anno 2007
Figura 10.15
Permanenza media in strutture ricettive straniere. Veneti e italiani - Anno 2007
Figura 10.16
Presenze di turisti per provenienza (anno 2004=100). Veneto, Italia e resto del mondo. Anni 2004:2007
Figura 10.17
La pratica sportiva delle persone di 3 anni e oltre (valori % rispetto alla popolazione con le stesse caratteristiche). Veneto, Italia - Anni 1995:2006
Figura 10.18
Le persone che praticano sport (continuativamente e saltuariamente) per ripartizione geografica (valori % rispetto alla popolazione dai 3 anni in poi) - Anno 2006
Figura 10.19
Persone di 3 e più anni che conducono vita sedentaria (per 100 persone di 3 anni). Veneto, Italia - Anni 1995:2006
Figura 10.20
La diffusione della pratica sportiva (sia continuativa che saltuaria) per sesso e fascia di età (valori per 100 persone di almeno 3 anni dello stesso sesso e fascia di età). Italia - Anno 2006
Tabella 10.1
Complessi sportivi per provincia e variazioni percentuali - Anni 1989 e 2003
Tabella 10.2
Spazi di attività sportiva per tipologia (composizioni % per provincia e valori assoluti per il Veneto) - Anno 2003
Tabella 10.3
Spazi di attività sportiva per tipo di proprietà, omologazione e tipologia di sport. Veneto - Anno 2003
Figura 10.21
Società affiliate alle Federazioni Sportive o Discipline Associate Veneto - Anno 2005
Figura 10.22
Indice di tesseramento degli atleti per società sportiva relativi alle Federazioni con maggiore numero di società affiliate. Veneto - Anno 2005
Figura 10.23
Atleti tesserati a Federazioni Sportive o Discipline Associate per sesso. Veneto - Anno 2005 (valori percentuali)
Figura 10.24
Società e atleti tesserati appartenenti alle Federazioni Sportive o Discipline Associate per provincia - Anno 2005
Tabella 10.4
Indice di pressione per tipologia di sport e provincia - Anni 2003 e 2005
Figura 10.25
Percentuale di persone di 14 anni e oltre che frequentano molto gli amici - Anno 2007
Figura 10.26
Graduatoria organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali per 10.000 abitanti per regione - Anno 2003
Figura 10.27
Numero di organizzazioni di volontariato per provincia e variazione 2003/95, Veneto - Anno 2003
Figura 10.28
Distribuzione dei volontari per settore di attività prevalente. Veneto, Italia - Anno 2003
Figura 10.29
Distribuzione primi cinque servizi offerti dalle organizzazioni di volontariato in Veneto ed in Italia - Anno 2003
Figura 10.30
Distribuzione delle prime cinque tipologie di utenti delle organizzazioni di volontariato in Veneto ed in Italia - Anno 2003
Figura 10.31
Persone di 14 anni e più che negli ultimi 12 mesi hanno svolto almeno una volta attività gratuita per associazioni di volontariato per regione - Anno 2007
Figura 10.32
Numero di cooperative sociali ogni 100.000 abitanti per regione - Anno 2005
Figura 10.33
Distribuzione delle risorse umane nelle cooperative sociali per tipologia in Veneto ed in Italia - Anno 2005
Figura 10.34
Cooperative di tipo A per settore di attività prevalente, Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 10.35
Utenti delle cooperative di tipo A per tipologia, Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 10.36
Persone svantaggiate delle cooperative di tipo B(*) per tipologia di disagio, Veneto e Italia - Anno 2006
I numeri del capitolo 10
I numeri del capitolo 10

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