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5.2 - L'impresa industriale

La sfida lanciata dalla crescita della competizione internazionale ha inevitabilmente avuto un effetto rilevante sulle imprese del settore industriale regionale. La necessità di contenere i costi di produzione, pur innalzando la qualità dei prodotti, ha comportato un generale processo di ristrutturazione dell'intero apparato produttivo regionale:se dal 2000 al 2005 le unità locali del terziario hanno avuto una notevole espansione, quelle del settore manifatturiero (Nota 1) sono diminuite del -20,5% (16.031 unità). La riorganizzazione del settore manifatturiero ha comportato anche una riduzione degli addetti di poco inferiore alle 40.000 unità, -6,1%. Al contrario è risultato in crescita il fatturato aziendale che nel corso dei sei anni esaminati ha registrato un aumento del 6,8%. (Figura 5.2.1), (Figura 5.2.2) e (Tabella 5.2.1)
In linea con l'andamento nazionale, il quadro regionale ha evidenziato una riduzione di unità produttive dei principali comparti del manifatturiero, con punte che superano i venti punti percentuali nelle industrie alimentari, nel settore moda (tessile e cuoio) e nell'industria metallurgica. Diminuzioni significative di unità produttive si registrano anche nel settore dell'ottica ed elettronica, -11,1%, e nell'industria del legno e del mobile, circa 13 punti percentuali.
La riduzione degli addetti, invece, ha interessato maggiormente quei settori del manifatturiero caratterizzati da produzioni a basso contenuto tecnologico. Infatti, calano gli addetti del settore moda, -24,7% nel tessile e -13,2% nel conciario, e del comparto del legno, -8,8%.
Nel periodo preso in considerazione, 2000:2005; il valore aggiunto delle imprese venete del settore manifatturiero ha registrato un aumento del +1,4%: alla crescita hanno contribuito maggiormente, in ordine di importanza, i comparti delle produzioni in metallo, +27,8%, dei mobili ed articoli in oro, +16,6%, dell'ottica ed elettronica, +6,1%, dei mezzi di trasporto, +8,7% e della meccanica, +3,8%. Risulta, invece, in notevole calo il valore aggiunto prodotto dai comparti del tessile e abbigliamento, -23,4%, del cuoio e della pelle, -16,2% e della chimica, -27,8%.
Tra il 2000 e il 2005 il ramo più dinamico dell'economia veneta nella creazione di nuova imprenditorialità e di ricchezza è stato quello delle costruzioni. Il settore, infatti, cresce sia in termini di unità locali, +25,8%, che di addetti, +18,8%, ed anche il fatturato registra una importante performance, +44,9%.
La proiezione internazionale delle attività industriali delinea uno dei fattori fondamentali della crescita economica. Soprattutto per una realtà produttiva come quella veneta, che da secoli sviluppa rilevanti relazioni commerciali con le altre aree dell'economia mondiale. Nel 2006 il Veneto rimane la prima regione italiana per apertura commerciale agli scambi internazionali: la sua propensione all'export, misurata dal rapporto tra valore delle esportazioni e PIL regionale è pari al 33,3%. Tale apertura non è un fatto recente, considerato che è da più di vent'anni che l'economia veneta vede crescere le esportazioni ad una velocità superiore rispetto alla media nazionale, anche se negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo allineamento con le altre regioni. (Figura 5.2.3)
I risultati di molti studi, sia nazionali che internazionali, mostrano l'esistenza di una relazione positiva fra apertura ai mercati esteri e migliori performance delle imprese. Emerge, infatti, un deciso vantaggio delle imprese esportatrici in termini di dimensione, di intensità di capitale fisico e umano e di livello tecnologico. Sul piano della redditività, esse tendono a registrare un gap positivo di produttività e un costo unitario del lavoro più basso.
Negli ultimi anni il peso della componente estera dell'intero fatturato del settore manifatturiero veneto tende a crescere: si passa dal 38,6% del 2000 al 39,3% del 2005. A livello nazionale tale incremento è stato di circa tre punti percentuali, dal 34,8% al 38%.
L'evidente tendenza all'aumento del fatturato estero rispetto a quello interno è dovuta in gran parte all'internazionalizzazione dei mercati: in molti comparti del manifatturiero veneto il fatturato estero costituisce almeno il 45% del fatturato complessivo. Analizzando l'andamento dell'incidenza del fatturato estero sulle vendite complessive dei principali settori merceologici regionali si evidenzia come la crescita del peso della componente estera del fatturato sia dovuta a dinamiche delle vendite piuttosto differenti. Nel settore conciario si assiste ad una riduzione complessiva del fatturato che risulta essere molto più marcata nella sua componente interna. Nel comparto chimico diminuisce il fatturato interno mentre cresce quello rivolto all'estero. Nei settori del tessile ed abbigliamento, dell'ottica ed elettronica e della meccanica si registra un incremento di entrambi i tipi di fatturato, però con tassi di crescita più elevati per le vendite all'estero. (Figura 5.2.4) e (Figura 5.2.5)
Nel settore dell'oreficeria, mobili e articoli sportivi si assiste, invece, a una riduzione del peso del fatturato estero, dal 54,2% del 2000 al 44,4% del 2005, provocata dal calo delle vendite estere. Infatti, nei sei anni presi in considerazione il valore del fatturato complessivo del settore è rimasto pressoché stabile, mentre quello estero ha registrato una flessione di 18 punti percentuali.
Una riduzione dell'export non sempre configura una diminuzione della capacità di produrre ricchezza da parte di una azienda: si fa notare che spesso il calo delle esportazioni avviene in quei settori che hanno maggiormente delocalizzato all'estero le proprie produzioni e che quindi generano volumi di scambi commerciali che frequentemente sfuggono alle rilevazioni statistiche ufficiali.
Infine si segnala l'elevata crescita del fatturato, sia interno che estero, del settore metallurgico. Tale settore però sembra più orientato verso il mercato interno: la crescita boom delle vendite all'estero, +41,7% è stata comunque inferiore a quella complessiva, +47,8%, ciò ha determinando una riduzione del peso della componente estera del fatturato, dal 23,1% del 2000 al 22,1% del 2005.
Bisogna tuttavia riconoscere che un modello di crescita così fortemente basato sull'export può cominciare ad incontrare alcuni limiti di natura sia macroeconomica che produttiva. In Veneto l'incremento dei volumi delle vendite all'estero è infatti sempre più vincolato dalla difficoltà di aumentare la capacità produttiva interna attraverso un ulteriore impiego dei fattori, in particolare di lavoro e infrastrutture materiali.
La strada da percorrere sembra quella dell'aumento di produttività. A parità di impiego di lavoro e di impianti, è la crescita di produttività che può assicurare la continuità del processo di sviluppo economico. L'obiettivo è quello di ottenere una crescita di produttività attraverso strategie di differenziazione dei prodotti e un ruolo più incisivo dell'innovazione. (Figura 5.2.6)
In base agli ultimi dati disponibili, il Veneto nel 2006 si è collocato al settimo posto della graduatoria regionale per produttività del lavoro nell'industria in senso stretto. La produttività per unità di lavoro dell'industria veneta è in costante crescita dal 2003 e nell'ultimo anno ha quasi raggiunto il valore medio nazionale, circa 48 mila euro (Nota 2). (Figura 5.2.7)
Inoltre, il tessuto produttivo regionale è contraddistinto dalla presenza di numerose piccole e medie imprese (PMI) sul proprio territorio che spesso sono leader mondiali nei settori in cui è richiesta maggiore tradizione e qualità. Le PMI svolgono un importante ruolo di traino per l'economia regionale e contribuiscono alla crescita economica assorbendo più del 70% del valore aggiunto dell'industria veneta.
Analizzando i dati riguardanti la produttività per addetto delle PMI, calcolata a prezzi correnti e disponibile fino al 2005, osserviamo che il valore medio regionale, pari a circa 34 mila euro, supera di circa 2.000 euro quello nazionale. Il Veneto si colloca in quarta posizione nella graduatoria regionale, dietro Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna e negli ultimi due anni, come per le altre principali regioni, la produttività per addetto è tornata a crescere, riguadagnando i valori record del 2002.

Inizio Pagina  L'alta tecnologia nel settore manifatturiero

La scienza e la tecnologia presentano un enorme potenziale in termini di creazione di ricchezza per un territorio, ma anche di contributo di miglioramento della qualità della vita dei cittadini. In particolare, tra tutti, sicuramente i prodotti high tech hanno la finalità di aumentare il benessere di chi li utilizza.
Nel Veneto, nel 2007, le imprese attive ad alto contenuto tecnologico, in riferimento alla classificazione OCSE (2003) (Nota 3), rappresentano il 9,4% dell'high tech nazionale. (Figura 5.2.8) e (Figura 5.2.9)
La componente manifatturiera considerata a bassa tecnologia è ancora una realtà preponderante, oltre la metà dell'intera industria, ed è rappresentata dall'industria tradizionale del made in Italy, abbigliamento, mobili, agroalimentare. Questi settori, tradizionalmente a grande intensità di manodopera hanno subito negli ultimi anni la concorrenza di paesi dove il costo del lavoro è 20 o addirittura 50 volte meno caro, ma sono in grado comunque di avvalersi di aspetti tecnologici che sfuggono alla classificazione OCSE. Il campo tessile/abbigliamento sta infatti giocando la carta della qualità: produzioni qualitativamente superiori, innovative sia sotto un profilo meramente tecnico, di prestazione del tessuto, sia sotto un profilo più legato a fattori immateriali quali l'immagine e la moda. La produzione di articoli sportivi cerca di valorizzare la comodità, oltre che uno stile di vita. Il comparto dei mobili e oreficeria sta puntando sul design, sull'impiego materiali nuovi o l'accostamento inusuale del vecchio rivisitato. Il campo agroalimentare si rinnova nel ritorno alle produzioni artigianali o biologiche o che si distinguono per la certificazione di origine.
Complessivamente, mettendo a confronto il Veneto con l'Italia per quanto riguarda la distribuzione delle imprese tra i settori tecnologici, quelle di livello alto e medio-alto insieme costituiscono il 20,3% di tutto il comparto manifatturiero, percentuale superiore al dato nazionale pari a 18,5%. (Figura 5.2.10)
Nello specifico dell'high tech sono preponderanti le imprese appartenenti al comparto delle apparecchiature medicali, di precisione ed ottiche, che da solo costituisce quasi l'80% del totale delle imprese ad alta tecnologia nel Veneto e che rappresenta il 9,4% dell'intero settore nazionale, seguito da quello relativo agli apparecchi radio e TV (12%). Anche l'indice di specializzazione settoriale indica la maggior concentrazione regionale del settore degli strumenti ottici, apparecchiature medicali e di precisione rispetto all'Italia.
Si nota inoltre che dal 2000 al 2007 in Veneto si assiste ad una leggera riduzione della quota delle imprese di basso e medio-basso contenuto tecnologico, a favore di una crescita della quota relativa alle aziende di prodotti di media tecnologia. (Figura 5.2.11)

Inizio Pagina  L'export dei prodotti in base al contenuto tecnologico

Gli imprenditori, per competere sui mercati internazionali sempre più globalizzati, devono scegliere tra un modello produttivo caratterizzato da bassi prezzi e scarso valore aggiunto, ottenuto anche delocalizzando la produzione nei paesi a basso reddito, oppure incrementare le produzioni di qualità, conquistando con tale valore aggiunto quote crescenti di mercato.
L'analisi dei dati dell'export di beni manifatturieri per contenuto tecnologico (Nota 4) sembra indicare che la competitività delle merci venete si gioca sempre più sulla qualità. Si tratta di un processo che non riguarda solamente i beni a maggior contenuto tecnologico ma è trasversale a tutti i settori e a tutte le categorie di merci. Vi sono eccellenze in produzioni con un contenuto tecnologico medio-alto, così come in quelle con un contenuto basso, dove sono il design e il marchio i fattori che determinano l'affermazione sui mercati mondiali.
Considerando le esportazioni venete di prodotti caratterizzati da un contenuto di tecnologia basso, nel periodo preso in considerazione emerge una sostanziale riduzione, contrariamente a quanto avviene a livello nazionale, della quota del valore esportato di questi beni. Si passa dal 43% del 2000 al 36,2% del 2007.
Le produzioni a basso contenuto tecnologico sembrano risentire fortemente della concorrenza estera, ma vi sono alcune produzioni, in campo alimentare e nell'abbigliamento, che hanno guadagnato quote di mercato.
Questo sembrerebbe confermare il riposizionamento operato da molte imprese, anche di medio-piccola dimensione, su segmenti a più alto valore aggiunto e a più elevata specializzazione. (Figura 5.2.12)
Le produzioni con un livello medio di contenuto tecnologico, che nel 2007 costituiscono più del 55% delle esportazioni venete, registrano un considerevole incremento della loro incidenza rispetto al 2000, circa 8 punti percentuali. Nel periodo preso in esame, cresce il peso dell'export di tutti i settori di punta (chimico, meccanico e metallurgico) dei beni a medio contenuto tecnologico ed anche per tale settore sembra essere in atto una ricollocazione degli operatori regionali verso le fasce più alte del mercato.
Nel 2007 l'8,4% delle esportazioni regionali riguarda il raggruppamento merceologico delle produzioni ad alto contenuto tecnologico. Si tratta di una percentuale che negli ultimi anni ha registrato delle dinamiche altalenanti. La quota dell'export veneto di prodotti high tech ha registrato un trend positivo fino al 2002, superando di poco i dieci punti percentuali, per poi decrescere fino al 2006 e risalire leggermente nel 2007. Se da un lato cresce il peso delle esportazioni dei comparti degli apparecchi medicali ed ottici, primo settore dell'high tech veneto con un export che nell'ultimo anno supera i 2,6 miliardi di euro, e dei mobili per ufficio, dall'altro diminuisce quello dei prodotti farmaceutici e dei veicoli aerospaziali.



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Note

  1. Dati desunti dall'indagine Istat sulla 'Struttura e la competitività del sistema delle imprese in Italia'. I dati sono stati raccolti attraverso due distinte rilevazioni statistiche che hanno interessato complessivamente circa 53.000 imprese rispondenti: quella sulle piccole e medie imprese e sull'esercizio di arti e professioni e la rilevazione sul sistema dei conti delle imprese. La prima, di natura campionaria, osserva le imprese con 1-99 addetti mentre la seconda ha carattere censuario e rileva le imprese con almeno 100 addetti.
    Entrambe, congiuntamente all'utilizzo di dati di fonte amministrativa, concorrono a tracciare il quadro strutturale dei risultati economici delle imprese italiane secondo i criteri stabiliti dal Regolamento sulle statistiche strutturali sulle imprese n. 58/97 (SBS) emanato dall'Unione europea. In particolare, i dati si riferiscono alle imprese che operano nei settori dell'industria e dei servizi - ad esclusione del comparto dell'intermediazione monetaria e finanziaria e delle attività di organizzazioni associative - disaggregati per settore di attività economica, dimensione aziendale e localizzazione delle attività.
  2. A prezzi concatenati base 2000.
  3. Essa associa le varie voci del settore manifatturiero a ciascun livello tecnologico (alto, medio-alto, medio-basso, basso) basandosi sui valori mediani della distribuzione della spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore in dodici Paesi membri nel 1999.
  4. Classificazione Eurostat/Ocse che raggruppa i settori dell'industria manifatturiera e dei servizi in otto classi. Le quattro classi dell'industria manifatturiera, definite in base all'impiego di tecnologie più o meno avanzate nel processo produttivo, sono: manifatture ad alta tecnologia (cod. ateco 353, 244, 30, 32 e 33); manifatture a media-alta tecnologia (cod. ateco 241, 242, 243, 245, 246, 247, 31, 352, 354 e 355); manifatture a media-bassa tecnologia (cod. ateco 23, 25,26,27, 28 e 351); manifatturiere a bassa tecnologia (cod. ateco 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 36 e 37).


Figura 5.2.1
Distribuzione percentuale del fatturato per settore - Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 5.2.2
Distribuzione percentuale del fatturato per settore - Veneto e Italia - Anno 2000
Tabella 5.2.1
Dinamiche dei principali aggregati strutturali delle imprese dell'industria veneta - Anni 2000:2007
Figura 5.2.3
Capacità di esportare - Anno 2006
Figura 5.2.4
Variazioni percentuali 2005/00 e quota 2005 del fatturato sul totale delle industrie manifatturiere venete
Figura 5.2.5
Variazioni percentuali 2005/00 e quota 2005 del fatturato estero dei prodotti manifatturieri veneti
Figura 5.2.6
Produttività del lavoro dell'industria in senso stretto - Anno 2006
Figura 5.2.7
Produttività del lavoro delle PMI - Anno 2005
Figura 5.2.8
Distribuzione percentuale di imprese manifatturiere attive ad alto livello tecnologico nelle regioni italiane - Anno 2007
Figura 5.2.9
Quota delle imprese del settore manifatturiero riclassificato in base al contenuto tecnologico sul totale manifatturiero. Veneto e Italia - Anno 2007
Figura 5.2.10
Distribuzione percentuale di imprese attive a medio ed alto contenuto tecnologico sul totale manifatturiere nelle regioni italiane - Anno 2007
Figura 5.2.11
Quota percentuale di imprese nei settori di alto livello tenologico. Veneto - Anno 2007
Figura 5.2.12
Quota di export del settore manifatturiero per contenuto tecnologico. Veneto, Italia - Anni 2000 - 2007

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