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10 - L'energia

Inizio Pagina  La crescente pressione sul pianeta

Qualsiasi attività noi svolgiamo nel corso di una giornata è strettamente collegata all'uso dell'energia. Anche solo accendere una lampadina significa consumare l'energia elettrica necessaria per alimentarla. Così avviene per decine di altri piccoli gesti quotidiani ormai svolti quasi automaticamente senza nemmeno renderci conto di tutti i processi produttivi che stanno a monte e dei consumi che ne derivano. Tutto ciò provoca un impatto enorme sull'intero ecosistema terrestre, la cui reale entità non è immediatamente percepibile; solo le informazioni ricevute quotidianamente dai media sottopongono alla nostra attenzione le possibili catastrofiche conseguenze del continuo aumento dei consumi.
La terra è oggi infatti sotto stress, le sempre più frequenti anomalie climatiche, si pensi alle bizze dell'ultima annata invernale, l'innalzamento della temperatura media atmosferica e delle acque, lo scioglimento dei ghiacci, la desertificazione possono essere interpretati come la risposta allo sfruttamento eccessivo delle sue risorse.
Questa pressione esercitata sul pianeta terra vista secondo un'ottica globale viene determinata principalmente da tre fattori: la popolazione, la quantità di risorse usate e l'inquinamento prodotto.
Secondo gli studi più recenti della Divisione delle Nazioni Unite sulla Popolazione la popolazione mondiale continua a crescere, nel 2006 ha raggiunto i 6,7 miliardi, quasi sette volte ciò che era nel 1830 e si parla di un numero di abitanti pari a 9 miliardi e 200 milioni nel 2050. Molti di questi si calcola che vivano in città, una persona su tre, nel 2025 queste potranno diventare due su tre.
Agli inizi del novecento si consumavano circa 20 dei 92 elementi chimici presenti in natura, nel 2000 abbiamo invece la capacità di usarli tutti, così come usiamo 60 volte la quantità di metalli di un secolo fa e 40 volte la quantità di carta. Anche il consumo di acqua potabile è triplicato rispetto al 1950, e questo causa l'abbassamento delle falde freatiche perché i ritmi di estrazione superano quelli necessari alla ricarica delle riserve.
I maggiori consumi determinano, oltre alla riduzione delle risorse naturali, anche una crescita delle emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, in particolare dei cosiddetti gas ad effetto serra. La sfida per il futuro è proprio questa: produrre ricchezza riducendo i consumi energetici e il livello di inquinamento, in altre parole riuscire a raggiungere l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile.
Le principali fonti energetiche attualmente utilizzate sono i combustibili fossili (carbone e petrolio) e il gas. Purtroppo, in tutti i casi, si tratta di fonti non rinnovabili e la cui lavorazione genera inquinamento. Quindi i problemi connessi al loro utilizzo riguardano sia l'approvvigionamento che i costi e l'impatto ambientale.

Inizio Pagina  L'oro nero in esaurimento

La produzione di petrolio, oggi ancora una delle più rilevanti risorse energetiche nel mondo,entro qualche decina di anni, è destinata a calare visto che i ritmi di sfruttamento sono superiori a quelli della sua rigenerazione, mentre la stessa domanda continua ad aumentare. Difatti oltre ai consumi da parte dei paesi industrializzati vanno considerati anche quelli delle economie emergenti, come la Cina ed il Sud Est asiatico, in rapida crescita e destinati quindi, in un futuro imminente, ad incidere pesantemente sullo sfruttamento delle risorse naturali. (Tabella 10.1)
Ci troviamo perciò a subire le pesanti conseguenze di questa criticità: l'alto prezzo raggiunto dal petrolio, oltre che tutti noi, preoccupa soprattutto le autorità monetarie per le potenziali ripercussioni sull'inflazione, sui prezzi delle attività finanziarie, sui tassi di cambio. Tra l'altro le notizie sull'oscillazione dei prezzi del petrolio dei grandi organi di informazione internazionali spesso alimentano aspettative che influenzano i mercati nel breve periodo anche al di là di reali fondamenti economici. Dopo aver sfiorato picchi di oltre 74 dollari al barile nel 2006, il prezzo del petrolio è calato, però la situazione è instabile per molteplici motivi. (Tabella 10.2)
Ci sono infatti altri elementi ancora più sottili che spingono a mantenere alto il prezzo del petrolio nel breve periodo, in particolare il collo di bottiglia delle capacità di raffinazione. La domanda si sta orientando infatti verso benzine sempre più 'pulite', che richiedono alti standard di qualità, soprattutto negli Stati Uniti. La carenza di benzina pulita incide direttamente sul prezzo dei carburanti e non su quello del barile, ma alla fine trascina al rialzo anche il greggio.

Inizio Pagina  I prezzi dei carburanti

In Italia i prezzi dei carburanti alla pompa, al netto delle tasse, sono stati, nel 2006, tra i più alti di tutta la UE, secondi solo a Malta per quanto riguarda il gasolio. Inoltre lo stesso livello di tassazione è piuttosto elevato e colloca la penisola italiana nella prima metà della classifica europea relativa all'incidenza delle tasse sui prezzi finali dei carburanti (rispettivamente al 10° e 6° posto per benzina verde e gasolio). (Figura 10.1)
Nonostante l'aumento dei prezzi dei carburanti, specie del gasolio, il consumo di energia nei trasporti, il principale settore di assorbimento di greggio, è in costante aumento. L'ultimo dato disponibile relativo ai consumi è relativo al 2004 e mostra una crescita dell'1,9% rispetto all'anno precedente a livello di UE25. L'Italia si mantiene in linea con tale andamento registrando a sua volta un +2% nei consumi energetici di questo settore. (Figura 10.2)

Inizio Pagina  Il gas naturale

Per quanto riguarda invece il gas naturale, fonte di primaria importanza soprattutto per il riscaldamento domestico (nel 2004 ha rappresentato il 38,7% del consumo finale del settore a livello UE25 ed addirittura il 57% in Italia), anche qui il problema maggiore è quello di assicurare un costante e sicuro approvvigionamento. I principali paesi produttori dai quali viene importato sono la Russia e la Libia. Il ripetersi della crisi nell'inverno scorso tra Mosca e Kiev dovrebbe essere letta come un'avvisaglia di una situazione critica. In questi paesi le situazioni socio-politiche sono spesso instabili e questo determina sicuramente una scarsa affidabilità per quanto riguarda le forniture di gas. Paesi come l'Italia che, per lo più, importano combustibili e che risultano quindi fortemente dipendenti dai produttori, vivono una situazione di precarietà dalla quale è possibile uscire solo investendo su strade alternative che portino progressivamente verso una maggiore autonomia.

Inizio Pagina  La vulnerabilità dell'Europa

La dipendenza crescente dal petrolio e da altri combustibili fossili e l'aumento del costo dell'energia rendono l'Europa complessivamente sempre più vulnerabile.
All'interno dell'UE la situazione è piuttosto eterogenea tra i diversi paesi membri per quanto riguarda sia la capacità di approvvigionamento che le rispettive politiche fiscali.
In questo contesto si inserisce l'Italia, dove la situazione è particolarmente critica. In particolare importiamo la maggior parte dei combustibili fossili e del gas necessari a produrre energia. (Figura 10.4)

La dipendenza energetica

La produzione totale di energia primaria nell'UE25 è stata nel 2004 pari a 882 milioni di tep (Nota 1), cui si sono aggiunti quasi 910 milioni di tep importati per fare fronte alla richiesta interna, oltre il 50% dell'intero consumo interno lordo (Nota 2), manifestando pertanto forte dipendenza dai paesi produttori di materie prime.
Il 25% della produzione europea è dovuta al Regno Unito e, tra tutti gli stati membri, solo Francia e Germania hanno superato i 100 milioni di tep. L'Italia ha invece prodotto solo 30 milioni di tep, evidenziando (Figura 10.5) una situazione particolarmente critica visto che il saldo tra importazioni ed esportazioni (Nota 3) è stato pari a circa 156 milioni di tep, pari all' 85,7% del consumo interno lordo (Nota 4).
Analizzando l'indice di dipendenza energetica (Nota 5), esso varia, tra i paesi membri, dal valore quasi nullo del Regno Unito e della Polonia che possiedono ampie risorse naturali, fino a superare l'80% in Portogallo, Irlanda, Cipro, Lussemburgo e Malta. L'Italia si colloca in questa graduatoria al quinto posto tra i paesi maggiormente dipendenti dall'estero riguardo agli approvvigionamenti di materie prime per la produzione di energia con un indice di dipendenza pari all'84,1%.
Il Veneto segue l'andamento nazionale, e manifesta una richiesta energetica particolarmente gravosa. Infatti, se la produzione primaria è stata pari a 774.000 tep, il saldo tra le importazioni e le esportazioni, al netto dell'energia elettrica, è stato pari a oltre 16 milioni e mezzo di tep, ossia il 96% del consumo lordo regionale, valore nettamente superiore rispetto alla corrispondente quota italiana. (Figura 10.6)

Il livello dei consumi

La fotografia del 2004 ha evidenziato situazioni eterogenee tra i paesi dell'Unione Europea. Il Lussemburgo è stato il paese con il più elevato livello di consumi per abitante con oltre 10 tep/ab seguito da Finlandia e Svezia dove oltre allo sviluppo economico molto elevato c'è un clima molto più rigido rispetto agli altri stati, fattore questo che impone sicuramente maggiori consumi anche solo per il riscaldamento domestico. L'Italia è risultata l'ottavo paese con il consumo interno lordo per abitante più basso. (Figura 10.7)
L'andamento del consumo interno lordo pro capite nel periodo 1994:2004 ha evidenziato una leggera tendenziale crescita nei paesi dell'UE25, passando in media dai 3,5 tep per abitante nel 1994 ai 3,8 nel 2004. Lo stesso trend si è osservato in Italia nonostante l'indice si sia sempre mantenuto su livelli più bassi rispetto alla media europea (2,7 tep per abitante nel 1994 e 3,1 nel 2004). Il Veneto, nel corso del decennio, ha manifestato un andamento altalenante, mantenendo però il livello dei consumi pro capite sempre al di sopra della media nazionale; analogamente i livelli di consumo regionale si sono collocati in tutto il periodo sopra la media europea fino al 2002, mentre nel 2003 e 2004, portandosi a 3,6 tep per abitante, il consumo pro capite veneto è sceso al di sotto di quello medio europeo. (Figura 10.8)

I consumi nelle regioni

All'interno dei confini nazionali, confrontando il Veneto e alcune regioni del centro-nord, si osservano dei livelli di consumo pro capite, comprensivi dell'energia elettrica e dei bunkeraggi non considerati nella classificazione Eurostat, ancora al di sopra della media nazionale. Nel 2003, ultimo dato disponibile per il confronto tra le regioni, l'Emilia Romagna è risultata quella con il maggiore livello di consumi energetici pro capite con 4,4 tep per abitante, seguita dalla Lombardia e dal Piemonte entrambe a quota 4. La situazione nel Veneto è lievemente migliore essendosi attestata su 3,9 tep per abitante. Infine la Toscana ha ottenuto la migliore performance fermandosi a 3,3 tep pro capite, valore esattamente in linea con la media nazionale. (Figura 10.9)

Inizio Pagina  L'efficienza energetica

Il quadro che se ne ricava finora è quello di territori tendenzialmente poveri di materie prime però dallo sviluppo economico elevato che li rende grossi consumatori di energia e quindi dipendenti dai paesi produttori di fonti tradizionali come petrolio e gas naturali, ancora usate nella maggior parte dei casi. Ma se da una parte ci sono alti livelli di consumo energetico, qual è la capacità di sfruttarli in maniera sostenibile per produrre effettivamente ricchezza?
Nel decennio dal 1994 al 2004, all'interno dell'Unione Europea, si è assistito ad una progressiva diminuzione dell'intensità energetica e quindi al miglioramento dell'efficienza stessa. Va considerato che la base di partenza era piuttosto critica (oltre 231 tep per milione di € di prodotto interno lordo) e che vi sono ancora oggi paesi membri la cui performance è piuttosto scarsa (Estonia e Lituania hanno valori oltre 5 volte superiori alla media europea).
L'Italia, all'interno di questo contesto, nonostante le problematiche legate all'approvvigionamento delle risorse, ha una buona capacità di trasformarle in ricchezza. Infatti già nel 1994 l'intensità energetica era di poco superiore ai 183 tep/milione di € di Pil, valore nettamente inferiore a quello europeo. Nel 2004 è risultata al sesto posto come valore di intensità energetica (185,8 tep/milione di Euro di Pil) più basso tra gli stati membri, preceduta solo da Francia, Germania, Irlanda, Austria e Danimarca. (Figura 10.10)
Ancora meglio faceva il Veneto nel 1994 con un valore pari a 181,4 tep/milione di €, ma nell'arco del periodo considerato sia in Italia che in Veneto, contrariamente a quanto avvenuto su base europea, si è assistito ad un progressivo peggioramento dell'indice di intensità energetica dell'economia, anche se il livello si è sempre mantenuto ben al di sotto della media dell'Unione. Questa tendenza al rialzo è stata più marcata nella regione padana visto che nel 2004, con 191 tep per milione di euro ha superato il livello medio nazionale. (Figura 10.11)

L'efficienza nelle regioni confrontate

Dai dati sull'intensità energetica finale del pil (Nota 6) di alcune regioni italiane del centro nord che tradizionalmente confrontiamo con la nostra, emerge una situazione eterogenea. Infatti, nel 2003, l'Emilia Romagna ha registrato valori ben al di sopra della media nazionale (oltre 150 tep per milione di € contro i 126,4 dell'Italia), mentre il Piemonte è riuscito a contenere il valore di tale indicatore a 112 tep/milione di €. Il Veneto da parte sua si conferma al di sopra della media nazionale, segno che bisogna porre grande attenzione al contenimento dei consumi ed impostare decisive azioni di recupero di efficienza energetica nei diversi settori produttivi. (Figura 10.12)

Inizio Pagina  Quali le fonti energetiche consumate?

Le principali fonti energetiche tra le quali viene ripartito il consumo variano di paese in paese. In particolare, a livello di UE25, nel 2004 i prodotti petroliferi hanno rappresentato ancora oltre il 37% del consumo interno lordo di fonti energetiche e i combustibili solidi quasi il 18%, mentre le fonti rinnovabili non hanno superato il 6,3%. Importante è stato anche l'apporto dell'energia nucleare (14,6%), fonte prevalente in Francia (oltre il 41% del totale), totalmente assente in Italia che ha invece manifestato la maggior dipendenza dal petrolio e suoi derivati (46,5%) e dai combustibili gassosi di importazione (36,4%). Le fonti rinnovabili hanno toccato in Italia il 7,7%, valore al di sopra sia della media europea che di Germania, Spagna e Francia, probabilmente per via dell'assenza sul territorio italiano di centrali nucleari e del contemporaneo forte utilizzo delle centrali idroelettriche. Il Veneto riflette la situazione italiana per quanto concerne la prevalenza delle fonti fossili e dei combustibili gassosi, ma ha registrato una maggiore incidenza dei combustibili solidi a scapito delle fonti rinnovabili, che non hanno superato il 4,7%, quindi al di sotto, oltre che della media nazionale anche di quella europea. (Figura 10.13)

Inizio Pagina  La situazione in Italia

Si analizza ora la situazione italiana per quanto riguarda il consumo finale di energia (Nota 7). Ancora una volta emerge la prevalenza del petrolio e dei suoi derivati che, nel 2004, hanno assorbito oltre il 45% del totale del consumo finale, seguiti dai combustibili gassosi (31,3%) e dall'energia elettrica (19%). Le fonti rinnovabili, rispetto al consumo finale, si sono fermate all'1,3%, valore significativamente più basso rispetto al corrispettivo calcolato sul consumo interno lordo (v. paragrafo precedente) in quanto dei 13,5 milioni di tep prodotti da fonti rinnovabili e dei 600.000 importati, 12,4 milioni vengono utilizzati per trasformazioni in energia elettrica e quindi solo 1,7 milioni confluiscono nel consumo finale dei diversi settori.
A livello regionale le situazioni nel 2003, ultimo aggiornamento disponibile per Toscana, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, sono state piuttosto simili a quanto appena descritto. Questo è avvenuto in modo particolare in Veneto ed in Toscana anche se, in entrambi i casi, l'incidenza dei combustibili gassosi è stata superiore rispetto alla media nazionale. In Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna invece le due risorse principali sono risultate scambiate di ruolo. Infatti i gas sono stati le maggiori fonti di consumo con valori che hanno superato il 46% in Emilia Romagna. (Figura 10.14)

I consumi settoriali

Nel 2004 oltre il 57% dei consumi energetici finali nell'UE25 è stato assorbito da industria e trasporti, mentre il 40% dal settore civile. Osservando i dati nazionali questa situazione è ancor più accentuata, visto che trasporti ed industria hanno superato il 63% dei consumi finali totali. Il Veneto rispecchia il dato italiano anche se con una differente distribuzione dei "ruoli" tra industria e trasporti: se a livello nazionale il solo apporto di quest'ultimo ha sfiorato il 33%, nel Veneto esso si è fermato al 28,9%, essendo significativamente superiore l'apporto dell' industria (34,3% contro il 30,7% della media nazionale).
Dal confronto con le altre regioni italiane emergono le maggiori similitudini con Lombardia ed Emilia Romagna. In Piemonte la quota di energia consumata dal settore industriale è più rilevante rispetto a quella delle altre regioni, toccando una punta del 37,2% del consumo finale di energia della regione. Il settore civile, comprensivo dell'ambito domestico e terziario, assorbe nel Veneto il 34,8% del totale dei consumi, quota all'incirca analoga al solo settore industriale; in Lombardia quello civile è il settore più "energivoro", con il 38,5% dei consumi regionali ad esso destinati. L'agricoltura e la pesca rivestono invece un ruolo più marginale. L'incidenza media del settore sul consumo finale di energia è stata, nel 2004, pari al 2,5% su base nazionale. In Veneto la stessa si è fermata al 2,1%, mentre, tra le regioni considerate, il picco è stato raggiunto dall'Emilia Romagna con il 3,3%. (Figura 10.15)

Inizio Pagina  L'energia elettrica

Dai dati sulla produzione di energia elettrica all'interno dell'Unione Europea emerge una costante tendenza al rialzo, che ha portato, nel 2004, a toccare i 3,2 milioni di GWh, pari a oltre il 24% in più rispetto a dieci anni prima. I due paesi che hanno maggiormente contribuito alla produzione di energia elettrica sono stati Germania e Francia, rispettivamente con il 19 ed il 18% del totale europeo. L'Italia, dal canto suo, ha offerto un contributo pari a 303.321 GWh, pari al 9,5%, quindi senz'altro più modesto rispetto ai due paesi leader.
Per quanto riguarda i metodi di produzione dell'energia elettrica, le centrali termoelettriche rappresentano ancora il principale sistema utilizzato, il 54,2% del totale UE nel 2004. Le situazioni cambiano da paese a paese, andando da picchi di quasi l'80% di termoelettrica in Italia fino a superare di poco il 9% in Francia dove la fonte principale è rappresentata dagli impianti nucleari (oltre 78%).
In Italia la percentuale di produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata nel 2004 pari al 20,7%, valore nettamente al di sopra della media europea (14,8%) grazie alla forte presenza sul territorio di impianti idroelettrici che hanno rappresentato da soli quasi il 17% del totale di energia prodotta. Con oltre 5.400GWh generati dalle sorgenti geotermiche presenti in Toscana, l'Italia ha fornito, nel 2004, oltre il 98% dell'energia elettrica prodotta da tale fonte all'interno dell'Unione Europea. (Tabella 10.3)
Come nel resto della penisola, anche in Veneto è la produzione da impianti termoelettrici a rappresentare la principale sorgente di energia elettrica. Nel 2004, con 18.707 GWh, pari all'86,1% rispetto al totale, è risultata seconda solo all'Emilia Romagna (oltre il 95%) tra le regioni italiane confrontate, e comunque al di sopra dell'Italia. In particolare, nelle centrali termoelettriche, la fonte primaria maggiormente utilizzata è il gas naturale il cui sfruttamento è in continua crescita. (Figura 10.16) e (Figura 10.17)

Inizio Pagina  I consumi di energia elettrica

Per quanto riguarda i consumi finali di energia elettrica, nel periodo 1997-2004 si è manifestata una costante crescita in tutta l'Unione Europea arrivando a toccare i 5,7 GWh per 1.000 abitanti nel 2004 contro i 5,1 del 1997. Il medesimo trend si è osservato in tutti i paesi principali competitor dell'Italia che si è sempre mantenuta al di sotto della media UE arrivando nel 2004 a 5GWh per 1.000 abitanti, valore più basso rispetto sia a Francia e Germania, sia alla stessa Spagna che partiva da una situazione lievemente migliore all'inizio del periodo considerato. Il Veneto, come tutte le altre regioni del Centro-Nord considerate, ha mostrato a sua volta la stessa tendenza crescente anche se con valori decisamente più elevati rispetto alla media nazionale. Nel 2004 la regione padana infatti ha toccato i 6,4 GWh per 1.000 abitanti, valore che la colloca insieme all'Emilia Romagna, fra Toscana e Piemonte da una parte (5,8 e 6,1 GWh per 1.000 abitanti rispettivamente) e Lombardia dall'altra (6,8 GWh) (Figura 10.18) e (Figura 10.19)

Inizio Pagina  Le strategie in atto

La Commissione europea ha individuato degli obiettivi comuni per attuare una politica energetica finalizzata al miglioramento dell'attuale situazione, e questi sono basati sui concetti di sostenibilità, di competitività e di sicurezza dell'approvvigionamento. A tal fine è stato pubblicato il libro verde della Commissione (8 marzo 2006), un atto di sintesi della politica da perseguire, nel quale vengono tracciate le strategie da attuare ed individuati sei settori di azione prioritari. Questi sono legati al completamento del mercato interno dell'energia, alla sicurezza dell'approvvigionamento, all'efficienza energetica, alla lotta contro i cambiamenti climatici, alla ricerca e sviluppo finalizzata al raggiungimento di una maggiore competitività in campo energetico da parte dell'UE e ad una politica energetica esterna più coerente che consenta all'Unione Europea di rafforzare il dialogo coi paesi produttori.
In particolare un primo obiettivo da raggiungere è quello di rendere il mercato interno realmente libero abbattendo tutte le forme di protezionismo ed i monopoli ancora presenti all'interno dei singoli paesi appartenenti all'Unione. Nella situazione attuale infatti i prezzi finali per i consumatori sono mantenuti elevati a fronte di strutture poco competitive.
Un secondo punto, strettamente connesso al mercato, è quello degli approvvigionamenti. Purtroppo, a causa della dipendenza dalle importazioni si creano situazioni di notevole difficoltà che mettono a rischio il costante approvvigionamento di energia. Qui la UE dovrà creare dei sistemi di controllo e gestione tali da garantire la costante presenza di adeguate riserve energetiche e di collaborazione tra i paesi membri al fine di superare i momenti di crisi o le emergenze.
Il terzo obiettivo è il miglioramento dell'efficienza energetica dei diversi paesi membri grazie anche ad un mix di fonti diversificate secondo criteri di ottimizzazione validi per ciascuna realtà locale e delineati all'interno di un quadro di riferimento europeo. Tutto questo deve avvenire tramite il riesame strategico della politica energetica europea.
Accanto all'incremento dell'efficienza energetica, l'UE si sta impegnando anche in un progetto di disgiunzione fra l'aumento dei consumi e quello delle emissioni che causano il riscaldamento del pianeta. Questo può avvenire tramite lo studio e l'utilizzo di fonti alternative più pulite rispetto a quelle attualmente utilizzate in maggioranza.
Un passaggio obbligato per raggiungere questo scopo è quello degli investimenti in ricerca e sviluppo sui nuovi sistemi di produzione energetica più avanzati. In questo senso la Commissione europea sta elaborando un piano strategico per le tecnologie energetiche.
Infine va sottolineata l'importanza del rafforzamento del dialogo con i paesi produttori in senso stretto al fine di raggiungere una più elevata sicurezza dell'approvvigionamento. Questo ultimo punto è stato ripreso anche recentemente in sede di Parlamento. Allo stato attuale infatti l'Europa è troppo vulnerabile nei confronti dei paesi produttori di materie prime anche perché non ha una "voce" univoca bensì tante "voci" frammentarie corrispondenti alle singole realtà locali.

Inizio Pagina  Il potenziale delle fonti rinnovabili

Per ciò che riguarda il Veneto tra gli obiettivi prioritari della stessa amministrazione regionale, anche alla luce delle maggiori competenze attribuite in materia, vi sono quelli inerenti l'uso razionale dell'energia e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili. In particolare, l'incremento della fonte idroelettrica derivante dalla riattivazione o costruzione di piccoli impianti idroelettrici ad acqua affluente, la diffusione di impianti fotovoltaici, il sia pur modesto contributo che potrà derivare dagli impianti eolici, attraverso la mappatura delle potenzialità eoliche del territorio regionale, sulla base di diversi studi che riconoscono una certa predisposizione nella particolare conformazione di alcune valli che hanno orientamento Nord-Sud e sono percorse da vento costante, (Figura 10.20) assieme infine all'uso delle colture agricole a fini energetici sono tutti elementi che presagiscono un grande sviluppo delle capacità autonome di produzione energetica da gestire all'interno dei confini regionali. (Figura 10.21)
Già con i fondi comunitari 2000-2006 si sono raggiunti risultati molto positivi attraverso la costruzione di impianti che utilizzano biomasse lignocellulosiche ed è già in corso in Veneto una riqualificazione di alcune produzioni agrarie allo scopo di impiego nei bio-carburanti: solo per il girasole nel corso del 2006 la superficie è aumentata del 26% rispetto all'anno precedente e la produzione di circa il 31%.
Del resto la problematica ambientale e i cambiamenti climatici associati sono indissolubilmente legati al settore primario: innanzitutto le produzioni sono sottoposte alla variabilità della frequenza di fenomeni climatici estremi e già si comincia a risentire delle ridotte disponibilità idriche e dell'innalzamento delle temperature. E' inoltre inevitabile che proprio in questo settore, dove si sfruttano le risorse del suolo e si utilizzano prodotti chimici allo scopo di migliorare le produzioni, ci sia un attivo coinvolgimento nella produzione ed emissione di inquinanti.
La risoluzione della problematica ambientale però non mira soltanto a ridurre questo impatto inquinante attivo ma, anche e soprattutto, deve essere orientata alla produzione di fonti di energia rinnovabile atte a contrastarlo.
C'è quindi grande interesse per la produzione di energia da parte del comparto agricolo: investimenti in tal senso consentirebbero alle aziende di integrare e diversificare ulteriormente il reddito agricolo e forestale anche con positivi risvolti dal lato ambientale e sociale.
Il mercato energetico è enorme se confrontato con le potenzialità dell'agricoltura, quindi, in teoria, non sussisterebbe il problema del collocamento dei prodotti.
Ecco alcuni esempi: la filiera "legno energia" rappresenta, nel nostro Paese, una quantità stimata oltre 15-20 milioni di tonnellate: ad oggi le biomasse contribuiscono per il 2% al fabbisogno energetico nazionale, con margini di accrescimento ancora realizzabili.
Un'altra opportunità è data dallo sfruttamento del gas naturale prodotto dalla fermentazione anaerobica di reflui animali, biomasse vegetali e scarti delle industrie agro-alimentari. Il biogas è utilizzato come combustibile per la generazione di energia elettrica e calore o per la trazione dopo essere stato purificato.
Altre opportunità interessanti in questo ambito vengono dal solare termico e fotovoltaico come pure, nelle zone adatte, dalle pale eoliche di piccola e media potenza da installare presso le aziende agricole.
Qual è il sistema più vantaggioso? Non esiste una regola precisa perché la scelta può essere operata solo a livello locale in considerazione delle singole specificità e risorse disponibili ma è indubbio che la morfologia del territorio associata alla realtà produttiva agricola veneta offre una gamma di possibilità e combinazioni di sviluppo nel settore.

Inizio Pagina  L'obiettivo europeo

A livello normativo, la Direttiva Europea 2001/77/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili ha indicato per l'Italia un obiettivo al 2010 di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 25% del consumo interno lordo di elettricità. Nell'Allegato alla stessa Direttiva l'Italia ha successivamente indicato che una quota percentuale un po' inferiore, pari al 22% circa, potrebbe risultare un obiettivo più realistico (tale quota del 22% è stata calcolata sulla base di una produzione interna lorda da rinnovabili di 76 TWh/anno e nell'ipotesi che il consumo interno lordo di energia elettrica nel 2010 sia di 340 TWh).
Osservando la situazione all'interno dell'UE25 al 2005 e confrontandola con quella di 8 anni prima emerge un lieve miglioramento complessivo, essendo la produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili passata dal 12,8 al 13,6% del consumo interno lordo. Questo incremento non è però ancora sufficiente visto che l'obiettivo fissato entro il 2010 è quello del 21% ed allo stato attuale sembra ancora distante. Inoltre, le cose si complicano andando a guardare i singoli paesi membri. Se da una parte la Germania, partendo da una situazione che, nel 1997, la vedeva coprire appena il 4,3% del fabbisogno nazionale di energia elettrica da parte delle fonti rinnovabili, è riuscita a portarsi al 10,5% avvicinandosi considerevolmente al proprio obiettivo nazionale fissato nel 12,5%, lo stesso non è avvenuto in Spagna, Francia ed Italia, dove gli indicatori sono addirittura peggiorati. Nel 2005 l'Italia infatti non è andata oltre il 14,1%, valore in calo rispetto anche al 2004 quando aveva ottenuto il 16%. A questo dato negativo ha contribuito il calo della produzione idroelettrica, molto rilevante nella penisola italiana, causato sia dai cambiamenti climatici che dai maggiori consumi idrici in altri settori.
Il Veneto è notevolmente al di sotto degli obiettivi fissati a livello europeo, nel 2005 il rapporto tra produzione lorda e consumo interno lordo di energia elettrica è stato del 10,4%, in calo rispetto al 2004 (12,4%) e più basso rispetto sia alla media europea che nazionale. Dal confronto con le altre regioni italiane emergono quindi difficoltà da parte del Veneto che ha ottenuto una performance migliore solo dell'Emilia Romagna, dove l'ultimo valore rilevato (2005) è stato pari a 5,7%. Da segnalare la Toscana, dove, grazie alle già citate risorse geotermiche del sottosuolo, l'obiettivo del 22% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo interno lordo è già stato raggiunto e superato con una quota che, nel 2005, è stata pari al 26,5%. (Figura 10.22) e (Figura 10.23)




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Note

  1. Tonnellate equivalenti di petrolio
  2. Il consumo interno lordo, secondo la definizione Eurostat, è dato dalla somma di produzione primaria, saldo tra importazioni ed esportazioni e variazione delle scorte, sottraendo poi i bunkeraggi internazionali - rifornimenti di combustibile a mezzi navali (e aerei) operanti su rotte internazionali.
  3. Dati di fonte Enea. I valori delle importazioni ed esportazioni di energia sono calcolati al netto delle importazioni ed esportazioni di energia elettrica al fine di rendere i dati confrontabili con quelli Eurostat.
  4. Calcolato a partire dal dato Enea che adotta una diversa definizione rispetto a quella Eurostat in quanto comprende anche i bunkeraggi che quindi sono stati sottratti.
  5. L'indice di dipendenza energetica è dato dal rapporto tra saldo import/export di energia e consumo lordo definito da Eurostat come la somma di produzione primaria, saldo tra importazioni ed esportazioni e variazioni delle scorte).
  6. L'indicatore viene calcolato sul consumo finale di energia, non sul consumo interno lordo come in precedenza per i confronti internazionali in quanto quest'ultimo non era disponibile
  7. L'analisi sulle regioni italiane è condotta sul consumo finale anziché su quello interno lordo in quanto quest'ultimo non era disponibile


Tabella 10.1
Consumi di petrolio per area geografica (milioni di tep*). Anni 2003:2004
Tabella 10.2
valori dei prezzi del petrolio al barile ($/barile). Anni 2006:2007
Figura 10.1
Prezzi della benzina verde e del gasolio con e senza tassazione (€ per 1.000 litri) ed incidenza della tassazione sul prezzo finale (valori percentuali). Paesi UE - Anno 2006
Figura 10.2
Prezzi dei carburanti (€ per 1.000 litri) e consumi energetici (migliaia di tep) nel settore dei trasporti. Italia - Anni 2000:2004
Figura 10.3
Approvvigionamento del gas naturale verso l'Italia
Figura 10.4
Importazioni di fonti primarie di energia (valori percentuali) verso l'UE25 per paese di origine. Anno 2004
Figura 10.5
Produzione totale di energia primaria (milioni di tep). Italia*, Paesi UE25 - anno 2004
Figura 10.6
Tasso di dipendenza energetica (saldo import/export rispetto al consumo lordo* - valori percentuali). Italia**, Paesi UE25 - Anno 2004
Figura 10.7
Consumo interno lordo di energia pro capite (tep/abitante). Veneto*, Italia*, Paesi UE25 - Anno 2004
Figura 10.8
Consumo Interno lordo pro capite (tep/abitante). Veneto*, Italia*, UE25 - Anni 1994:2004
Figura 10.9
Consumo interno lordo di energia pro capite per regione (tep/abitante). - Anno 2003
Figura 10.10
Intensità energetica del Pil (consumo interno lordo*/Pil - Tep/milioni di € prezzi 95). Italia**, Paesi UE25 - Anno 2004
Figura 10.11
Intensità energetica del Pil (consumo interno lordo*/Pil - Tep/milioni di € a prezzi 1995). Veneto**, Italia**, UE25 - Anni 1994:2004
Figura 10.12
Intensità energetica finale del Pil (Consumo finale/pil - Tep/milione di Euro prezzi 95) - Anno 2003
Figura 10.13
Consumo interno lordo per fonte (valori percentuali). Veneto, Italia, Paesi UE25 - Anno 2004
Figura 10.14
Consumo finale per fonte (valori percentuali) - Anno 2003*
Figura 10.15
Consumi di energia per settore produttivo (Valori percentuali). Veneto, Italia, UE25 - Anno 2004
Tabella 10.3
Produzione lorda di energia elettrica per fonte(GWh). Italia, UE25 - Anno 2004
Figura 10.16
Produzione lorda di energia elettrica per fonte (valori percentuali). Italia, Paesi UE25 - Anni 1997:2004
Figura 10.17
Produzione lorda di energia elettrica per fonte (GWh) - Anni 1997:2005
Figura 10.18
Consumo finale di energia elettrica per 1000 abitanti (Gwh per 1000 ab.). Italia, Paesi UE25 - Anni 1997:2004
Figura 10.19
Consumo finale di energia elettrica per 1000 abitanti (Gwh per 1.000 abitanti) - Anni 1997:2005
Figura 10.20
La velocità del vento e la radiazione solare nelle regioni Italiane
Figura 10.21
Potenziale energetico da residui agricoli (GWh) e loro potere calorifico inferiore (milioni di MJ) in Italia
Figura 10.22
Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto al consumo interno lordo (valori percentuali). Italia, Paesi UE25
Figura 10.23
Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto al consumo interno lordo (valori percentuali). Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana - Anni 2004:2005
I numeri del capitolo 10
I numeri del capitolo 10

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