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6.1 Dai centri urbani alle aree metropolitane

La trasformazione continua e radicale del tessuto economico e sociale veneto iniziata alla fine degli anni Sessanta ha avuto una ripercussione evidente sull'uso del territorio. In particolare, in un tempo relativamente breve, dinamiche spontanee di sviluppo produttivo e insediativo, il più delle volte anche disordinate, hanno consumato gran parte delle risorse territoriali, determinando la contrazione dei diffusi spazi rurali. Un sistema congestionato e non più sostenibile, soprattutto nell'area centrale veneta che si caratterizza per una concentrazione di strutture residenziali, produttive e commerciali senza pari, con due principali conseguenze: da un lato l'eccessiva usura delle risorse naturalistiche non riproducibili, dall'altro la palese difficoltà della rete infrastrutturale. Questo modello di sviluppo viene spesso indicato come "città diffusa", ossia un'urbanizzazione con continuità, risultato di una domanda crescente di spazio, connaturata ad un incremento di attività e fabbisogni per le imprese e le famiglie. Le città hanno ormai conglobato la campagna circostante trasformandosi in grossi centri urbani, poli attrattivi e portatori di opportunità, ma caratterizzati anche da problematiche e criticità rilevanti.
Il crescente aumento della popolazione urbana, la pressione dei flussi migratori, i fenomeni di disagio e degrado sociale e fisico, i problemi economici e ambientali che spesso caratterizzano gli agglomerati urbani alimentano le preoccupazioni della Commissione europea, che ha posto tra le priorità esplicite della politica di coesione nella programmazione 2007-2013 il favorimento dello sviluppo urbano sostenibile. Nell'ottica di uno sviluppo territoriale integrato che porti a una competitività equilibrata tra aree differenti, l'intervento europeo si concentra su strategie per affrontare questioni comuni, pur tenendo conto delle specifiche esigenze del singolo contesto, in termini di creazione e sviluppo delle reti urbane, miglioramento dell'accessibilità e collegamento tra zone urbane e rurali, incentivazione e supporto alle capacità innovative, salvaguardia e valorizzazione delle risorse ambientali e del patrimonio culturale.
Anche nella programmazione regionale la pianificazione territoriale e la considerazione del territorio come risorsa sociale, economica e ambientale hanno assunto un ruolo di primo piano, che trova la sua unitaria esplicitazione nella predisposizione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC).
In questo capitolo, ci si propone di analizzare potenzialità e criticità della dimensione urbana del territorio veneto, considerando l'aspetto demografico e dimensionale, ma anche la stretta commistione con il sistema produttivo e commerciale, la localizzazione dei servizi, l'attrattività turistica e culturale, nonché problematiche ambientali e legate alla mobilità.

Inizio Pagina  6.1 - Aspetti demografici e insediativi

La predisposizione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) mette in evidenza come le diverse aree del Veneto, i grandi e i piccoli centri, la montagna e la pianura abbiano conosciuto nel tempo differenti modalità di sviluppo, sia in termini demografici e abitativi sia per espansione della struttura produttiva. Evidente è l'espansione che ha riguardato la fascia centrale del territorio allargata a nord fino a comprendere la zona pedemontana delle province di Vicenza e Treviso. Si è venuta a formare, così, un'area metropolitana densa e continua, che ha i sui nodi principali nelle città capoluogo e soprattutto nella direttrice Venezia-Padova-Verona. Una macchia in rapida e continua espansione, in cui convivono quartieri residenziali, insediamenti produttivi, aree artigianali, insediamenti direzionali, strutture commerciali grandi e piccole. E' zona di importanti risorse propulsive per lo sviluppo, polo di attrazione di energie, ma nello stesso tempo con un impatto forte sul territorio, per la quasi totale antropizzazione e i conseguenti problemi in termini di mobilità e viabilità, di inquinamento e di sfruttamento intensivo delle aree.
Più a nord la montagna, un connubio di ricchezza, dovuta alle zone ad elevato sviluppo turistico, e di situazioni svantaggiate e di marginalità, ha sofferto nel lungo periodo di un generale spopolamento; fenomeno che non ha risparmiato neanche la parte più meridionale del territorio, tutt'ora meno attrattiva del resto della regione.
Oggi il Veneto conta 4.738.313 abitanti, in circa trentacinque anni si è assistito ad un incremento di oltre 600.000 residenti ad una intensità tale (tasso incremento medio del 4,1 per mille all'anno) da non essere paragonabile a quella sperimentata dalle altre regioni del Nord-Est. Nell'ultimo quinquennio addirittura il tasso di crescita risulta quasi triplicato (11,4 per mille) e il numero degli abitanti cresce in misura maggiore nella provincia di Treviso (16,4 per mille) quindi Vicenza, Verona e Padova. Parte di questa crescita è dovuta sicuramente alla componente straniera, sia per una reale e nuova presenza, sia per gli effetti che la sanatoria sulle regolarizzazioni ha prodotto sul numero di iscrizioni alle anagrafi comunali, con l'ingresso "fittizio" di persone che erano già presenti - da irregolari non censiti - alla fine del 2001. Contando solo gli stranieri regolarmente residenti in Veneto, questi sono 320.793, abbondantemente raddoppiati rispetto al 2001, e rappresentano ormai il 6,8% della popolazione. La loro presenza è evidentemente più forte nell'area metropolitana centrale, nei grossi capoluoghi, anche se le dinamiche di crescita interessano ormai sempre di più la generalità dei comuni.
La più giovane struttura per età della popolazione straniera, rispetto a quella autoctona, contribuisce allo svecchiamento della popolazione del Veneto: ben il 24% degli stranieri residenti ha un'età inferiore ai 18 anni, la maggiore percentuale osservata a livello nazionale. Ciò nonostante, il Veneto risulta nel complesso ancora tra le regioni più vecchie d'Italia, con una presenza di 138 persone di 65 anni e oltre per 100 giovani di età inferiore ai 15 anni alla fine del 2005. Solo nel biennio più recente il dato nazionale mostra uno squilibrio nella popolazione ancora più accentuato di quanto si verifichi nella nostra regione, tra l'altro particolarmente evidente nell'ultimo anno, in quanto in Italia si contano 140 anziani per 100 ragazzi. (Figura 6.1.1) e (Figura 6.1.2)
Se mediamente in Veneto abitano circa 258 persone per kmq., si va da un minimo della zona montuosa della provincia di Belluno (58 per kmq.) ai valori molto più elevati della fascia centrale, che toccano in provincia di Padova addirittura i 416 abitanti per kmq. (Tabella 6.1.1)
Ad un'espansione demografica necessariamente corrisponde una maggiore richiesta abitativa, dettata anche dalla maggiore mobilità dei lavoratori e dalle nuove tipologie familiari: più famiglie ma meno numerose, più single e anziani soli, più frammentazione dovuta a separazioni e divorzi. Al censimento del 2001, ultima rilevazione disponibile, gli edifici ad uso abitativo costruiti dopo il 1991 risultano il 9% della totalità; di questi circa il 60% è sorto, in misura equamente ripartita, fra le province di Padova, Treviso e Vicenza. Inoltre i processi insediativi di formazione più recente a nord dell'area centrale lungo l'asse pedemontano hanno portato al consolidamento di un sistema territoriale in cui si alternano polarità e tessuti più radi.
Ben oltre il 60% dei nuovi edifici, ma è anche vero per la totalità, è costruito su due piani, una tipologia abitativa tendenzialmente più accogliente per le famiglie, ma che comporta un ampio sfruttamento orizzontale del territorio generalizzato in tutte le province. Gli edifici più alti sono un'esigua minoranza, appena il 4%. (Figura 6.1.3) e (Tabella 6.1.2)

Le città

Gran parte della popolazione veneta (tre milioni di persone su un totale inferiore a cinque milioni) è concentrata nelle città, nella prima e nella seconda cintura urbana. Queste aree sono caratterizzate da interscambi interni sempre più densi di uomini e di merci; si tratta certamente di qualcosa di profondamente diverso rispetto alla struttura insediativa di tipo agricolo ancor predominante all'inizio degli anni Settanta.
Nel 1971 le città avevano il 75% di abitanti in più rispetto alle prime cinture, il 42% in più rispetto alle seconde cinture. Nel 2005, invece, i capoluoghi, i comuni di prima cintura e quelli di seconda cintura hanno ormai lo stesso numero di abitanti; ciò rende pienamente conto del significato reale di termini quali città diffusa e campagna urbanizzata. Infatti le città venete si sono dilatate verso il territorio circostante, trasferendo anche gran parte delle funzioni urbane e ormai gli abitanti delle prime e delle seconde cinture sono simili, nel numero e nelle caratteristiche socio-economiche, agli abitanti delle città.
I servizi primari non risultano concentrati solo nei capoluoghi, ma sono presenti in modo piuttosto omogeneo sul territorio rispondendo alle esigenze espresse dalla popolazione; si pensi ad esempio alla diffusione capillare degli istituti di istruzione superiore, ma anche ormai alle sedi decentrate degli atenei, alla territorializazzione dei servizi del sistema sanitario. Le città restano comunque caratterizzate da una maggiore dotazione di certi servizi, come i grossi poli ospedalieri o le funzioni giudiziarie, ma anche gran parte dell'offerta culturale. (Figura 6.1.4)
Tutte le dinamiche fin qui trattate evidenziano come l'area centrale del Veneto sia ormai un continuum insediativo e produttivo, all'interno del quale però la diversità dei legami determina dei nodi più evidenti. Il primo si identifica con l'area estesa tra Padova e Venezia, sostanzialmente senza soluzione di continuità e con una forte mobilità interna; quindi, la città estesa che si innerva a partire dai centri di Vicenza e Treviso e comprende anche i comuni a nord dei due capoluoghi tra i quali, di fatto storicamente e geograficamente, si è ormai creata una completa continuità urbana, in relazione alla residenzialità, ai servizi e alla produzione. Infine la città di Verona, che espandendosi a macchia d'olio verso i comuni contermini, forma un sistema urbano-rurale lungo la direttrice est-ovest sia verso la Lombardia che verso la direzione di Vicenza.



Figura 6.1.1
Densità di popolazione nel 2005 e tasso di incremento fra il 2001 e il 2005 nei comuni del Veneto(*)
Figura 6.1.2
Comuni per ampiezza demografica e densità di popolazione nelle zone sparse. Veneto - Anno 2005
Tabella 6.1.1
Popolazione residente a fine anno e densità di popolazione (*) per provincia - Anno 2005
Figura 6.1.3
Edifici ad uso abitativo costruiti dopo il 1991 per comune. Veneto - Censimento 2001
Tabella 6.1.2
Edifici ad uso abitativo per provincia. Veneto - Censimento 2001
Figura 6.1.4
Poli urbani per disponibilità di servizi e capacità attrattiva dei comuni. Veneto - Anno 2005 (*)

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