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3.2 - I sentieri di crescita

Il contenuto tecnologico delle imprese manifatturiere

La sfida che le imprese venete dovranno affrontare con urgenza è dunque quella di acquisire la capacità di introdurre innovazioni, innescando un meccanismo di continuo stimolo alla ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate, e ad alto contenuto di conoscenza. L'innovazione tecnologica finalizzata al mercato, quindi, rappresenta una componente indispensabile per la formazione di valore aggiunto nei servizi e nei settori "high tech". Sviluppare l'economia della conoscenza significa anche favorire l'aumento del contenuto tecnologico delle produzioni.
In riferimento alla classificazione OCSE (2003) (Nota 1) relativa alla tecnologia, emerge nel 2006 che il Veneto detiene, dopo la Lombardia, la seconda maggiore quota di imprese manifatturiere ad alto contenuto tecnologico, pari al 9,4% del totale Italia. (Figura 3.2.1)
Tale risultato è da attribuire fondamentalmente al comparto delle apparecchiature medicali, di precisione ed ottiche, che da solo costituisce quasi l'80% del totale delle imprese ad alta tecnologia nel Veneto e che rappresenta il 10% dell'intero settore nazionale, seguito da quello relativo agli apparecchi radio e TV (12%). Anche l'indice di specializzazione settoriale indica la maggior concentrazione regionale del settore degli strumenti ottici, apparecchiature medicali e di precisione rispetto all'Italia.
Una buona posizione viene, inoltre, raggiunta dalla nostra regione nella graduatoria regionale delle imprese a contenuto tecnologico medio-alto, infatti si colloca terza preceduta questa volta, oltre che dalla Lombardia, anche dall'Emilia Romagna ma con un ammontare complessivo molto vicino.
Nel complesso, quindi, mettendo a confronto il Veneto con l'Italia per quanto riguarda la distribuzione delle imprese tra i settori tecnologici, quelle di livello alto e medio-alto insieme rappresentano una quota sul totale regionale pari al 20,3%, superiore di quasi due punti percentuali alla quota nazionale.
Conseguentemente, l'incidenza delle imprese a contenuto tecnologico basso e medio-basso risulta minore nel Veneto rispetto alla media italiana; in particolare è positivo il fatto che la parte riservata alle imprese che fanno poco ricorso alla tecnologia (livello basso) è per la nostra regione (52,9%) inferiore a quella italiana (55,6%).
Si nota inoltre che nell'ultimo biennio in Veneto si assiste ad una leggera riduzione della quota delle imprese ai due estremi del contenuto tecnologico, alto e basso, a favore di una crescita della quota relativa alle aziende di prodotti di media tecnologia. (Tabella 3.2.1) e (Figura 3.2.2)

I settori più innovativi

Nella panoramica imprenditoriale si evidenziano alcuni settori ad alta specializzazione e maggiormente coinvolti nello sforzo innovativo per il tipo di servizio che svolgono: l'informatica, la ricerca e sviluppo e i servizi professionali e imprenditoriali. Le imprese, specialmente quelle di più ridotte dimensioni, per fare l'indispensabile salto di qualità, aggiungendo valore ai propri prodotti, si stanno affidando ai servizi di altre imprese, nei settori citati, in grado di offrire loro gli elementi che rivestono un'importanza strategica nel determinare un adeguato grado di competitività. Negli ultimi anni anche in Veneto è infatti cresciuta notevolmente la presenza imprenditoriale in tali ambiti: le imprese di informatica in espansione dal 2000 al 2006 ad un ritmo del 20,3%, sono aumentate nell'ultimo anno dell'1%; le società di ricerca e sviluppo hanno avuto dal 2000 una diffusione del 34,3% e del 4,4% nel 2006; le società di servizi professionali e imprenditoriali dopo un ampliamento dell'ordine del 28,2%, si sono sviluppate ad un tasso del 4,4% nel 2006. (Figura 3.2.3)

L'innovazione nei settori tradizionali

L'innovazione può però riguardare anche i settori a cosiddetta "tecnologia matura" e può essere introdotta, oltre che nei processi produttivi veri e propri, nelle fasi - di ricerca e progettazione - che precedono la produzione, così come in quelle successive della commercializzazione del prodotto/servizio.
Per esempio nel settore dei servizi che incide per il 50,2% del contesto imprenditoriale veneto, l'innovazione può essere introdotta rispondendo a precisi obiettivi di marketing, che suggeriscono una personalizzazione del prodotto/servizio, o che stimolano la ricerca di soluzioni flessibili, in grado di soddisfare le richieste dei consumatori.
Nel comparto manifatturiero ed in particolare nel campo tessile/abbigliamento, che costituisce l'1,7% delle imprese venete, si continua a detenere forti vantaggi competitivi quando l'industria sceglie di passare a produzioni qualitativamente superiori: innovative sia sotto un profilo meramente tecnico, di prestazione del tessuto, sia sotto un profilo più legato a fattori immateriali quali l'immagine e la moda.
Nel settore che comprende i mobili, oreficeria e articoli sportivi, che rappresenta il 2,1% delle imprese venete, l'elemento innovativo è rintracciabile nella continua ricerca del design, che rispecchi i gusti e le abitudini del momento e che anzi ne anticipi le tendenze, nell'impiego ed accostamento di nuovi materiali, nella creazione e diffusione di un marchio che sia simbolo di un'idea, di un'atmosfera, di uno stile di vita.
L'innovazione può assumere poi un aspetto del tutto particolare in campo agroalimentare, che incide in Veneto per il 1,5%, quando è diretta a creare e commercializzare prodotti "nuovi" - basti pensare all'immenso filone dei prodotti biologici, che si rivolge ad un bacino di consumatori in rapida crescita - o "unici", come sono i prodotti caratterizzati da una forte incidenza di lavorazione artigianale e che si distinguono per la certificazione di origine. In questi casi, infatti, la "ricerca" è volta alla esplorazione di nuovi segmenti di mercato , alla riformulazione di un prodotto già esistente, alla estrema valorizzazione sul mercato del contenuto del prodotto, sia in termini di qualità oggettiva, che di immagine.

Inizio Pagina  Caratteristiche di competitività del settore agricolo

A fronte di una situazione strutturale che manifesta una netta tendenza complessiva di contrazione, si assiste ad un consolidamento del ruolo multifunzionale dell'agricoltura e delle sue imprese: questo viene misurato rilevando attività diverse da quelle meramente agricole ma con esse attinenti, svolte mediante l'utilizzo di risorse dell'azienda o di suoi prodotti.
Di maggior rilevanza sono: l'agriturismo, l'artigianato, la lavorazione di prodotti agricoli vegetali o animali, la produzione di energia rinnovabile, la produzione di mangimi e la realizzazione di attività didattiche e ricreative.
In tutto il territorio nazionale, le aziende che hanno attività connesse con l'agricoltura (agriturismo, lavorazione di prodotti, artigianato ecc..) sono in crescita rispetto al 2003 (+17,7%) ed in maniera decisamente più sensibile in Veneto (+53,9%),
L'incremento di queste nuove fonti di reddito sono di importanza fondamentale per il rilancio dell'agricoltura in quanto consentono il consolidamento dell'azienda agricola nel proprio territorio intesa come fonte di sviluppo.
Da notare come la maggior parte di aziende agricole multifunzionali sia di piccola o media dimensione: quasi il 47% ha meno di 3 ettari di superficie. Ciò evidenzia come in un contesto strutturale in cui le aziende di piccola dimensione tendono a scomparire, quelle che investono del cambiamento, per rimanere sul mercato, adottano strategie alternative e diversificate al fine del mantenimento e/o dell'aumento del reddito prodotto.

Il Programma di Sviluppo Rurale

L'attenzione verso gli obiettivi di crescita del settore sono stati recepiti proprio nel Programma di Sviluppo Rurale elaborato dalla Regione del Veneto e attualmente all'esame della Commissione Europea per la definitiva approvazione; le misure che lo caratterizzano si articolano in tre assi prioritari: la competitività, l'ambiente e la diversificazione e la qualità della vita.
Per il periodo di programmazione 2007-2013, ben il 44,5% delle risorse disponibili sarà destinato all'asse che ha come obiettivo generale la crescita della competitività del settore agricolo-forestale sostenendo la ristrutturazione, lo sviluppo tecnico e professionale, l'innovazione tecnologica e organizzativa delle imprese regionali e la qualità delle produzioni agricole.
Le misure appartenenti a questo asse sono orientate al rafforzamento del capitale umano e della cultura d'impresa. Spiccano interventi a favore del ricambio generazionale, con incentivi all'insediamento di giovani agricoltori tramite strategie di sviluppo e di valorizzazione del reddito, vitalità e mutifunzionalità aziendale, sostenibilità e qualità della produzione; interventi a favore dell'aumento delle competenze professionali orientati al soddisfacimento di "nuovi" fabbisogni (informatica, lingue straniere, cultura d'impresa, ecc.) sia con corsi di formazione e aggiornamento, seminari e conferenze collettive sia con interventi formativi a richiesta individuale.
Ulteriori azioni previste in questo asse si rivolgono all'ammodernamento strutturale, tecnologico ed organizzativo delle imprese agricole o agroalimentari, con un occhio di riguardo a misure riguardanti la conformità a norme comunitarie (es. normativa nitrati), la partecipazione a sistemi di qualità alimentare e l'attività di informazione e promozione agroalimentare di prodotti agricoli veneti di qualità riconosciuta promossi dai consorzi di tutela.
All'asse che ha come obiettivo il miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale verrà destinato il 39% delle risorse finanziarie. La problematica ambientale ha una particolare importanza negli obiettivi strategici della programmazione comunitaria e grande enfasi si pone sul rispetto del protocollo di Kyoto, comprendendo temi quali: la produzione di energia da fonti rinnovabili, la tutela della risorsa idrica e il mantenimento della ricchezza biologica nelle aree rurali e ad alto valore naturale. In particolare, apposite indennità e premi verranno erogati a favore degli agricoltori che operano nelle zone montane a tutela del territorio montano e che favoriscono il miglioramento della qualità dei suoli (sostituzione di concimi chimici con concimazione di tipo organica), l'agricoltura biologica (se praticata sulla totalità dell'azienda), la tutela di habitat seminaturali e la biodiversità, il miglioramento delle acque da destinare al consumo umano e sostengono investimenti non produttivi.
Il terzo asse che si occupa della qualità della vita nelle zone rurali intende mantenere vitale il tessuto economico e sociale di aree rurali, attraverso misure tese alla diversificazione delle attività agricole e alla valorizzazione complessiva dell'attrattività delle zone rurali. Verranno sostenute, infatti, le aziende multifunzionali che sapranno proporre servizi agrituristici, si impegneranno nella produzione di energie rinnovabili, tuteleranno e rinnoveranno il patrimonio rurale tramite specifici contributi e la fornitura di servizi essenziali quali quelli sociali, didattici e ambientali oltre che la realizzazione di infrastrutture per la diffusione delle nuove tecnologie per l'informazione e la comunicazione.

Le attività agrituristiche

Particolare attenzione meritano le misure del PSR volte ad incentivare la ricettività turistica nelle aziende agricole: infatti, soprattutto nel corso degli ultimi anni, è via via cresciuta l'importanza dell'agriturismo come attività complementare a quelle "dei campi", riscuotendo un notevole successo sia da un punto di vista di crescita strutturale che di redditività. Solamente dal 1998 al 2005 nella penisola il numero di agriturismi è più che raddoppiato, attestandosi ora ad oltre 15.000 unità.
L'agriturismo si propone sul territorio come una delle consolidate forme di multifunzionalità , di permanenza dell'uomo nell'ambiente rurale e di valorizzazione complessiva dello stesso, in quanto si fa veicolo di cultura e tradizioni, impedendo tra l'altro l'impoverimento del comparto anche secondo l'aspetto qualitativo. Infatti il requisito primario di questa forma di ospitalità è di offrire i vari tipi di servizio all'interno dell'azienda agricola stessa che utilizza le proprie strutture ed i propri prodotti per una forma di turismo orientata alla ricerca di un ambiente accogliente e familiare oltre che all'apprezzamento della natura e dei prodotti tipici.
Innumerevoli inoltre sono le proposte turistiche: dall'alloggio, alla ristorazione, alla degustazione, ma è anche presente la possibilità di fare attività sportive, equitazione, trekking, mountain bike, osservazione naturalistica, corsi di cucina.
Il Veneto è la terza regione italiana quanto ad offerta agrituristica con 1012 strutture autorizzate, preceduta dalle due regioni storicamente leader indiscusse del settore: Toscana e Trentino Alto-Adige. (Figura 3.2.4)
In costante aumento il fenomeno agrituristico anche nella nostra regione: dal 1998 le aziende che offrono ospitalità sono cresciute di ben 42 punti percentuali. Tale aumento si riscontra su tutto il territorio: la localizzazione per zona altimetrica dimostra come la maggior parte degli agriturismi veneti si trovi in pianura (45%), il 39% in collina e il restante 16% in montagna.
Con riferimento alla distribuzione degli agriturismi a livello provinciale, il numero più consistente di aziende si trova nelle province di Treviso e di Verona che raccolgono ciascuna oltre il 22% degli agriturismi regionali, con una superficie complessiva di oltre 9.400 ettari, quasi un terzo della superficie agrituristica del Veneto. Anche nelle province di Vicenza e di Padova il numero di agriturismi è elevato, rispettivamente pari a 189 e a 156, per una superficie complessiva di 4.634 ettari e di 2.888 ettari. Dal punto di vista della dimensione, invece, è nelle province di Rovigo e di Belluno che si trovano le aziende mediamente più vaste: i 39 agriturismi in provincia di Rovigo si estendono per 4.285 ettari (dimensione media pari a 110 ettari), i 92 in provincia di Belluno occupano una superficie complessiva di 6.561 ettari (dimensione media pari a 71 ettari).
Differenziate tra le varie province sono le tipologie principali degli agriturismi veneti. Nelle province di Treviso, Vicenza, Belluno e Padova sono più diffuse le aziende agrituristiche che offrono un servizio di ristorazione: gli scarti maggiori si riscontrano per Treviso e Vicenza, nei cui territori circa il 70% degli agriturismi somministra ai clienti pasti e vivande, mentre il 54%, per Treviso e il 47% per Vicenza offre ospitalità in stanze, alloggi o spazi aperti. L'alloggio è la tipologia d'offerta più diffusa per Verona (65%) e in particolare per Rovigo (79%), invece la quota più elevata di agriturismi che somministrano spuntini e bevande è nella provincia di Belluno (61%). (Figura 3.2.5)
Molte aziende, inoltre, integrano il proprio pacchetto turistico fornendo la possibilità di svolgere altre numerose attività: in Veneto il 25% degli agriturismi offre almeno un altro servizio oltre a quelli classici per cui è prevista l'autorizzazione.
Le attività più gettonate risultano essere le pratiche sportive (equitazione, trekking, mountain bike), seguite dall'osservazione naturalistica e dalla partecipazione a corsi informativi. (Figura 3.2.6)
Rispetto alla gestione delle aziende agrituristiche, il 27% è diretto da donne; va sottolineato come negli ultimi anni queste siano aumentate ad un passo più spedito rispetto ai colleghi maschi. Dal 2002 ci sono il 36% di conduttrici in più, rispetto ad una crescita maschile del 30%.
All'agriturismo si affiancano altri progetti ed iniziative che hanno come obiettivo la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e della cultura agricola: le fattorie didattiche, 206 in tutto il Veneto che propongono percorsi didattici e laboratori manuali nell'ottica della conoscenza dell'origine degli alimenti e delle trasformazioni del cibo, le iniziative organizzate dagli enti che gestiscono i parchi e le aree naturali protette dislocate nell'intero territorio, le fiere locali dei prodotti tipici che si svolgono in ogni stagione dell'anno in tutta la nostra regione.

La tipicità

In questo particolare momento di passaggio per l'agricoltura italiana, in cui la parola d'ordine è recuperare margini di competitività ed efficienza, è proprio nella multifunzionalità che le aziende dovranno trovare le soluzioni, individuando i settori migliori di investimento: i servizi ambientali, rispetto allo sviluppo delle risorse agro-energetiche, i servizi paesaggistici, nei confronti della tutela del paesaggio nel contesto agricolo e alla valorizzazione delle produzioni biologiche, la tutela della tipicità e delle tradizioni.
Una leva strategica per lo sviluppo dell'agricoltura in Italia e nella nostra regione è sicuramente costituita dalla tipicità interpretata non solo come prodotto agro-alimentare ma vista anche in stretta correlazione con il territorio di produzione.
Il Veneto del resto si è già avviato in questa direzione: nel nostro territorio si snodano ben 13 strade del vino e dei sapori e sono presenti ben 21 fra le 155 delle denominazioni nazionali DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta), collocandosi subito dopo l'Emilia Romagna nel novero dei riconoscimenti italiani. (Figura 3.2.7)
Nel 2004, a livello nazionale, la produzione di prodotti a DOP e IGP ha interessato il 4,4% del valore a prezzi correnti dell'industria alimentare italiana, in trend positivo negli ultimi 3 anni, generando una produzione di oltre 740 milioni di tonnellate di prodotti certificati nel corso dell'anno.
Oltre l'80% della produzione certificata spetta a formaggi e carni, del resto il 38% dei formaggi prodotti in Italia ha una certificazione di qualità, così come il 16% dei prodotti di carni.
Nella ripartizione territoriale della produzione, ben il 67,5% è concentrato nel Nord Italia, così come il fatturato derivante che supera il 60%. (Figura 3.2.8)
Quasi la totalità del fatturato dalla produzione DOP e IGP spetta alle prime 6 regioni produttrici, che ricordiamo essere secondo l'importanza Emilia Romagna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Sardegna.
Anche la ripartizione secondo le varie categorie merceologiche lascia poco spazio alle altre regioni: l'Emilia Romagna fattura la quota più rilevante sia per carni che per formaggi, il Veneto si posiziona terzo nella produzione di formaggi, il Trentino invece, grazie alla recente certificazione della mela Val di Non, produce il 74% della ricchezza nell'ortofrutta DOP e IGP italiana. (Figura 3.2.9)
La "tipicità" del resto rappresenta per l'agricoltore un'importante strada in un mercato altamente competitivo con margini di guadagno tendenzialmente al ribasso e con dinamiche che garantiscono ai competitors europei prezzi fissi e diretti più bassi. Puntare su di essa non solo garantisce al consumatore la qualità dell'origine del prodotto ma anche la salvaguardia del territorio e delle tradizioni, decisamente in pericolo sia a causa delle imitazioni alimentari e dell'agropirateria, che, secondo la CIA, fanno perdere all'agricoltura italiana 2,8 miliardi di euro l'anno, sia a causa di un contesto di forte urbanizzazione che è una caratteristica proprio della nostra regione.
Ad ulteriore tutela e difesa del territorio, a favore della sostenibilità e come marchio distintivo molte aziende agricole scelgono la via del biologico, fenomeno sicuramente di interesse a livello mondiale e ancor più nel territorio nazionale.
L'Italia infatti, secondo gli ultimi dati diffusi da Biobank, si posiziona quarta nella graduatoria mondiale per quanto riguarda la superficie destinata a produzione biologica con 954.361 ettari a fine 2005.
In Veneto, secondo i dati diffusi da Veneto Agricoltura, la superficie a questa destinazione ammonta a circa 18.000 ettari suddivisi tra circa 1.700 produttori e operatori: la maggior parte di questa superficie nella nostra regione è destinata alla produzione di cereali e foraggere. (Figura 3.2.10)
Altri importanti investimenti per lo sviluppo del settore sono in atto, e andranno ulteriormente incrementati, per il riutilizzo di alcune specifiche produzioni agricole e forestali per l'agro-energia. Questa nuova e strategica prospettiva viene illustrata in maniera dettagliata nella parte del rapporto dedicata all'energia.

Inizio Pagina  Leve di crescita per il settore turistico

Negli ultimi anni, contemporaneamente alla ripresa del settore turistico nel Veneto, sono andate affermandosi all'estero nuove mete, quali l'area del Mar Rosso, la Croazia e la Spagna, che costituiscono mercati competitors per l'Italia in generale e per il Veneto in particolare, non solo dal punto di vista dei prezzi ma anche per l'offerta turistica caratterizzata soprattutto dalla bellezza del mare e dei fondali.
In un contesto così concorrenziale, raggiungere un elevato grado di competitività risulta essenziale per fare sì che il turismo in Veneto continui a rappresentare un'importante fonte di ricchezza come lo è stato per anni.
Oggi, infatti, non è più sufficiente confidare sulle risorse attrattive primarie di un territorio ma è necessario assicurare ai turisti quel "qualcosa in più" per rendere l'offerta impareggiabile. Essere "competitivi" turisticamente significa, quindi, garantire al turista una combinazione di ingredienti che unisca alle bellezze naturali, artistiche e culturali del luogo, quegli elementi ormai irrinunciabili per ciascuno di noi quali: la qualità dei servizi, un adeguato sistema di accoglienza, un buon rapporto qualità/prezzo, la valorizzazione delle persone e dei valori sociali, etici e morali.
Tutto ciò deve essere poi sostenuto da una brillante e capillare campagna di informazione che permetta di far conoscere le caratteristiche dell'offerta all'interno del mercato.
Grazie alla varietà e alla bellezza del territorio, sia dal punto di vista naturalistico che culturale, la nostra regione parte in vantaggio rispetto ad altre regioni italiane ed europee; valorizzare questi elementi, quindi, è ciò che serve per mantenere il Veneto in cima alla graduatoria delle mete preferite dai turisti ancora per molti decenni.

Qualità e prezzo

Garantire un elevato livello di qualità è ormai diventato un "must" nel settore del turismo; i viaggiatori sono sempre più attenti alla qualità delle loro vacanze che rappresentano l'agognato periodo di svago e relax lontano dai luoghi e dalla routine di tutti i giorni. Oltre al riposo, al divertimento e all'emozione di scoprire posti nuovi, il turista si aspetta di trovare nel luogo di villeggiatura sistemazioni confortevoli, ospiti accoglienti, trasporti rapidi e sicuri e informazioni alla mano.
E' proprio per questo che la "qualità" può essere definita come il raggiungimento di standard elevati nella ricettività, nella ristorazione, nei servizi e nella sicurezza senza però danneggiare o deturpare l'ambientale e il territorio.
Relativamente alle strutture, qualità è sinonimo di modernità, avanguardia, tecnologia oltre che igiene e pulizia; a testimoniare il fatto che i turisti cercano sempre più spesso alloggi accoglienti ed attrezzati è il continuo diminuire negli anni del numero di arrivi e di presenze nelle strutture alberghiere ad 1 e 2 stelle, a favore di quelle di categoria superiore.
La varietà e la qualità del sistema ricettivo veneto ottiene continuamente riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale. I numeri lo dimostrano: in Veneto ci sono circa 17 strutture alberghiere ogni 100 Kmq, il numero medio di posti letto è pari a 32,4, gli esercizi di alta categoria (alberghi a 4 e 5 stelle) sono il 14,1% del totale degli alberghi. (Tabella 3.2.2)
Tutto il territorio mostra caratteristiche di alta qualità ricettiva: in particolare la provincia di Venezia, grazie alla perla della Laguna e alle sue famose spiagge, con oltre 1.200 strutture, presenta la maggiore concentrazione di alberghi (49 per Kmq) e di posti letto (104 per 100 abitanti).
Padova e Treviso si distinguono per l'elevata quota di alberghi a 4 e 5 stelle che è del 30% nella prima e del 24% nella seconda.
Padova con la così rilevante consistenza di alberghi di lusso si aggiudica anche il primato tra le province venete per le dimensioni delle strutture ricettive che presentano in media 101 posti letto, più distanziate ma sempre sopra la media regionale anche Venezia e Verona. (Figura 3.2.11)
La qualità delle strutture è anche certificata: nel 2006 il Veneto risulta essere la regione con il maggior numero di strutture alberghiere certificate secondo il Marchio di Qualità-264, attestazione riconosciuta a livello nazionale per stimolare l'offerta di qualità in Italia.
Nel 2007, inoltre, l'ADAC-Club degli automobilisti tedeschi, ha attribuito il premio "Supercampeggio 2007" a 71 campeggi europei: quelli italiani sono 14 dei quali ben 9 si trovano nel Veneto. In particolare, 4 dei campeggi che hanno ricevuto il riconoscimento si trovano nel litorale di Cavallino-Treporti, il più grande polo turistico all'aria aperta a livello europeo; tale primato spetta per le oltre 5 milioni di presenze registrate nel 2006 dai 32 campeggi e villaggi turistici dotati di certificazione ambientale e servizi di prim'ordine.
L'elevato livello delle strutture ricettive, però, non è sufficiente a garantire la crescita del settore turistico veneto che deve invece essere in grado di competere anche per altri aspetti.
Un settore strategico è quello dei servizi pubblici, in particolare un ruolo fondamentale è ricoperto dai trasporti; per facilitare l'arrivo e gli spostamenti all'interno del nostro territorio è necessario intensificare i collegamenti di aeroporti e stazioni con le località turistiche e migliorare i servizi di trasporto pubblico locale, creando una fitta rete di scambio.
A tutto ciò, però, non deve corrispondere un eccessivo aumento dei prezzi poiché il rapporto qualità/prezzo rappresenta un altro degli elementi a cui i turisti fanno attenzione e che pertanto deve essere competitivo con le altre destinazioni più o meno vicine alla nostra regione. Purtroppo si sta ancora scontando in Veneto, come nel resto dell'Italia, l'effetto negativo subito dall'entrata in vigore della moneta unica che ha reso il nostro Paese meno conveniente soprattutto per i turisti americani.
Contemporaneamente, però, l'affermarsi delle compagnie aeree low-cost all'interno del mercato aeroportuale ha permesso di ridurre notevolmente il costo complessivo delle vacanze a corto e medio raggio, producendo effetti positivi anche nella nostra regione.
Importante è il fatto che molte di queste compagnie aeree siano spesso collegate con aeroporti secondari, ciò permette di far conoscere ai viaggiatori anche le destinazioni minori, favorendo la decongestione del traffico nelle mete turistiche tradizionali. L'aeroporto di Treviso, principale scalo regionale per le compagnie low-cost più note, nel 2006 è stato punto di transito per oltre un milione e 300 mila passeggeri. Non mancano, comunque, anche i voli economici che collegano direttamente molte città europee ed italiane alle altre grandi città del Veneto, Venezia e Verona.
E importante sottolineare come i nostri connazionali continuino a preferire la nostra regione quale luogo per trascorrere le loro vacanze, nonostante i voli low cost, i pacchetti vacanza e le offerte last minute permettano di raggiungere sempre più facilmente e a buon prezzo le nuove mete del Mediterraneo e del Nord-Africa. Infatti, anche se il turismo veneto è composto in maniera prevalente dal flusso straniero che rappresenta il 57,7% delle presenze totali del 2006, la componente italiana ne costituisce il restante 42,3%, percentuale non certo trascurabile.
A livello istituzionale, per favorire la valorizzazione e la riqualificazione dell'offerta turistica sono diversi gli aiuti economici che la Regione Veneto eroga da alcuni anni e rivolti a tutti coloro che intendono attuare interventi di miglioramento delle strutture ricettive, delle infrastrutture pubbliche, del patrimonio culturale ed ambientale. In particolare: i contributi alle piccole e medie imprese, ai privati proprietari di Ville Venete, agli enti locali, agli enti Parco e agli enti strumentali della Regione.
E' ancora necessario sottolineare, per raggiungere una elevata competitività, che ad alti livelli di qualità non corrispondano prezzi altrettanto elevati, cercando di trovare la giusta combinazione dei due elementi che risulti vantaggiosa sia per gli operatori del settore che per i turisti. Ad esempio, iniziative già attivate come i pacchetti vacanza "all inclusive" o le offerte che associano al pernottamento nelle nostre strutture ricettive tariffe ridotte per trasporti, ristoranti, musei o altri luoghi di interesse, riescono a garantire un aumento della richiesta turistica e possono, contemporaneamente, risultare proposte convenienti per i viaggiatori e proficue per gli operatori.
A dimostrazione del crescente apprezzamento della nostra regione da parte dei turisti si possono osservare i valori di alcuni indicatori della domanda turistica nelle province venete relativi all'ultimo anno che testimoniano l'aumento significativo sia degli arrivi che delle presenze sia da parte degli stranieri che degli italiani.
In Veneto, le 3.108 strutture alberghiere, che nel 2006 hanno totalizzato oltre 28 milioni di presenze, vedono in media circa il 40% dei letti occupati. L'utilizzo delle strutture alberghiere è ancora più elevato se si considerano singolarmente le province di Padova (44%), Treviso (43%) e Venezia (43%).
La permanenza media nella nostra regione è di 3 giorni; la vacanza è più lunga in provincia di Belluno, dove si registra la permanenza media più elevata, pari a 4,2 giorni, e più corta in provincia di Treviso (2,3 giorni).
L'indice di turisticità evidenzia il primato della provincia di Venezia seguita da quella di Belluno.
La provincia di Verona appare, per tutti gli indicatori considerati, in linea con la media regionale, mentre le province di Rovigo e Vicenza sono caratterizzate da valori inferiori. (Figura 3.2.12)

La promozione

L'attività di promozione dell'offerta, intesa come "informazione e comunicazione", tramite internet, brochure, spot televisivi, tour operator, ecc., è lo strumento principale che permette al resto del mondo di conoscere la qualità e la varietà del prodotto turistico della nostra regione.
La pubblicizzazione dell'offerta è fondamentale per penetrare nei nuovi mercati dell'Est Europa e dell'Asia ma non per questo è meno rilevante per i mercati tradizionali, soprattutto per un mercato turistico "maturo" com'è quello del Veneto, infatti, la promozione delle bellezze e delle iniziative locali riveste un ruolo chiave nello sforzo di mantenere elevata la competitività nel settore. L'informazione sull'offerta turistica ha il compito di mantenere alto il livello di interesse per il nostro territorio, attraverso la diffusione dell'immagine di una regione non solo ricca di attrattive naturali, artistiche e culturali, ma in grado rinnovare continuamente il prodotto offerto attraverso iniziative sempre nuove.
Analogamente, la promozione riveste un ruolo di primaria importanza non solo per il livello internazionale, ma anche per quello nazionale e soprattutto regionale. E' infatti fondamentale che il turista italiano e Veneto acquisisca la consapevolezza che per trascorrere una vacanza ricca di emozioni in luoghi mai visti non è necessario percorrere migliaia di chilometri, ma che ciò che cerca lo può facilmente trovare nella nostra regione.
L'attività di promozione, perciò, non deve riguardare esclusivamente le mete classiche e più conosciute, quali grandi città d'arte e frequentate località turistiche, ma deve puntare soprattutto al lancio delle destinazioni "minori" e dei luoghi meno noti.
Infine, perché sia efficace, è fondamentale che la promozione avvenga in modo differenziato, attraverso campagne mirate a target specifici (giovani, famiglie, anziani, vecchi e nuovi clienti, ecc.) e attraverso l'utilizzo di più canali d'informazione che spaziano da internet, alla televisione, alle brochure, ai tour operator.
La Regione Veneto in questi ultimi anni ha posto particolare attenzione all'attività di promozione turistica pubblicizzando le bellezze naturali ed artistiche del territorio con delle campagne informative sempre più brillanti ed estese.
Nel 2006 tale attività è iniziata con l'inaugurazione del nuovo portale internet, dedicato ai turisti in cerca di informazioni su luoghi, città, locali, manifestazioni ed eventi nel Veneto, accompagnata dalla presentazione del nuovo logo turistico regionale il quale affianca al leone alato di San Marco una stella colorata a sette punte rappresentanti un territorio dall'offerta completa: mare, montagna, terme, città d'arte, lago, ville venete e enogastronomia ma anche le sette province.
In occasione dei mondiali di calcio tenutisi in Germania nel 2006 è stata effettuata un'intensa attività di promozione turistica della nostra regione. L'attività di promozione all'estero, tuttavia, non ha riguardato solo la Germania, ma numerose altre città europee e mondiali come Bruxelles, Madrid, Copenhagen e Tel Aviv.
La capillarità e l'efficacia della campagna informativa si è subito manifestata con un incremento, tra il 2005 e il 2006, degli arrivi e delle presenze sia degli italiani che degli stranieri, ed in particolare con un forte aumento delle presenze dei turisti tedeschi (+6,3%) e di quelle dei viaggiatori provenienti dai nuovi mercati est-europei ed asiatici quali Romania (30,9%), Russia (+22,2%), India (29,3%) e Cina (+10,7). Altri incrementi significativi hanno riguardato austriaci (+3,8%), americani (+13,4%) e francesi (+6,6%).

I nuovi turismi

Il turismo costituisce una delle principali fonti di ricchezza del Veneto: la spesa dei consumi turistici rappresenta il 13,8% della spesa complessiva dei consumi interni regionali, il valore aggiunto prodotto dal settore, stimandone anche l'indotto, costituisce il 6,2% del valore aggiunto totale (Nota 2) e gli occupati nel settore "Alberghi e ristoranti" incidono per il 6,3% sul totale degli occupati nella regione.
Tuttavia, all'aspetto certamente positivo del turismo, quello economico, si affianca l'aspetto più delicato legato al degrado ambientale e alla possibile perdita di identità regionale che può derivarne.
L'impatto che il turismo esercita sull'ambiente è la conseguenza di diversi fattori spesso negativi, quali l'alterazione del paesaggio per la costruzione, talvolta eccessiva, di strutture ricettive, l'eccessivo consumo delle risorse naturali (acqua, suolo, energia, ...), la modificazione degli ecosistemi marini e terresti, l'inquinamento atmosferico, del suolo, dell'acqua e così via.
Inoltre, se da un lato il turismo favorisce la coesione e l'integrazione di diverse culture, dall'altro è importante che esso non costituisca un motivo di appiattimento delle differenze culturali e di scomparsa delle tradizioni locali. Queste ultime, invece, rappresentano un vero e proprio elemento di attrazione turistica e devono pertanto essere valorizzate.
Ciascuna azione di sviluppo del settore deve, quindi, essere intrapresa secondo un'ottica di "turismo sostenibile" definito come il turismo capace di soddisfare le esigenze dei turisti di oggi tutelando e migliorando le opportunità per il futuro. Il concetto di sostenibilità, inoltre, dev'essere inteso in senso ampio, non solo con riferimento alla salvaguardia dell'ambiente, ma anche alla tutela dei beni culturali e dei valori sociali.
Una politica "sostenibile" è essenziale per instaurare nel viaggiatore la fiducia che la sua vacanza non comprometterà il patrimonio ambientale e culturale del luogo e della gente che lo ospiterà. Il turista di oggi è molto attento ai temi legati all'ambiente e alla globalizzazione, anche influenzato dai mass-media che sempre più spesso pongono al centro delle loro discussioni i problemi connessi all'inquinamento, ai cambiamenti climatici, alla devastazione del territorio e alla perdita delle identità locali.
In questo contesto, negli ultimi anni va sempre più delineandosi una nuova categoria di turisti costituita da quella tipologia di viaggiatori particolarmente attratti dagli aspetti naturalistici e della tradizione locale.
Sono questi i turisti dei parchi, i turisti sportivi, della buona cucina che amano il contatto con la natura e l'aria aperta e che preferiscono, alle strutture alberghiere, le sistemazioni più semplici e informali quali l'agriturismo, il Bed&Breakfast, il campeggio e i rifugi alpini. E' proprio in queste strutture, infatti, che il turista ha la possibilità di essere avvolto in una atmosfera familiare e di trovarsi in stretto contatto con le culture locali, anche attraverso la degustazione dei prodotti tipici e genuini.
A testimoniare il crescente desiderio di vacanze semplici e "responsabili" si possono citare i dati relativi all'aumento nella nostra regione del numero di arrivi e di presenze nel 2006 rispetto all'anno precedente: infatti, se tale aumento ha riguardato sia le strutture alberghiere che quelle extra-alberghiere, sono proprio queste ultime ad aver registrato l'incremento maggiore, pari al 9,1% degli arrivi e al 5,2% delle presenze.
Gli agriturismi mostrano la miglior performance, con aumenti di poco inferiori al 30% sia degli arrivi che delle presenze, e anche i campeggi e i villaggi turistici, seppur con variazioni minori, indicano una crescita degli arrivi del 5,6%, anche grazie all'elevata qualità delle strutture e dei servizi offerti tra i migliori a livello europeo.
Le aziende agrituristiche attive in Veneto nel 2005 superano le 1.000 unità e si distribuiscono su tutto il territorio regionale. Inoltre, l'aumento dell'11,6% del numero di agriturismi rispetto all'anno precedente suggerisce una tendenza di sicura crescita anche per gli anni futuri. Attualmente il Veneto, come già detto nella parte dedicata all'agricoltura in cui si posoono trovare dati più dettagliati, appare al 3° posto nella graduatoria delle regioni italiane per numero di aziende agrituristiche, con una quota superiore al 6%.
Negli ultimi anni, inoltre, le aziende agrituristiche hanno ampliato sempre più la loro offerta cosicché, al piacere di avvicinarsi alla cultura contadina alloggiando in ambienti semplici e curati e degustando i prodotti enogastronomici fatti in casa, si aggiunge la possibilità di partecipare alle numerose attività ricreative, sportive e culturali organizzate.
Infatti, oltre la metà delle aziende dispone di un'offerta mista che aggiunge alla ristorazione, all'alloggio e alla degustazione, la possibilità di praticare l'equitazione o altri sport e di immergersi in una particolare atmosfera lontana miglia e miglia dal caos cittadino, a piedi o in bicicletta, guidati da mani esperte.
In particolare, tra le forme di turismo "sostenibili", si va diffondendo quella dell'"agricampeggio", una nuova tipologia di campeggio, meno legata alla vacanza balneare, nella quale si uniscono le esperienze dell'attività rurale e agricola alla sistemazione all'aria aperta.
Queste forme di turismo rurale, oltre ad essere sempre più apprezzate dai turisti, si presentano anche come un'opportunità per spostare una fetta di viaggiatori dalle aree turistiche più congestionate alle località "minori" e costituiscono un elemento su cui puntare per restituire anche al settore agricolo un ruolo di rilevo sul complesso dell'economia, in termini sia di reddito che di occupazione.
Queste forme di turismo possono costituire un'occasione per il "riuso del territorio": attraverso il restauro e l'utilizzo dei vecchi edifici abbandonati si dimostra che il turismo non deve necessariamente rappresentare un motivo di alterazione dell'ambiente e di maggior edificazione.
Un'altra tipologia di turismo sempre più apprezzata dagli amanti della natura e dell'aria aperta è quella legata alle aree parco.
In Veneto ci sono sei parchi, di cui uno nazionale, Dolomiti Bellunesi, e cinque regionali, distribuiti in tutto il territorio e che si estendono per quasi 90 mila ettari. Il turismo di queste aree mostra negli anni un trend in crescita, sia negli arrivi che nelle presenze, con circa otto milioni di pernottamenti nel 2006. Rispetto al 2005, gli arrivi nelle strutture ricettive dei comuni all'interno delle aree parco hanno registrato un aumento di circa il 5%, più pronunciato in quelli del Parco della Lessinia, del Fiume Sile, dei Colli Euganei e delle Dolomiti Bellunesi. In crescita, anche se meno marcata, l'affluenza di turisti nel Parco del Delta del Po,. L'unica riduzione del movimento turistico si registra nel Parco delle Dolomiti d'Ampezzo il cui territorio, però, è tutto compreso all'interno del comune di Cortina d'Ampezzo; in tal senso è difficile distinguere i visitatori del parco da quella fetta di vacanzieri che tradizionalmente si dirige verso la perla delle Dolomiti, simbolo del turismo d'elite, per un turismo di tipo più consumistico.
Anche al di fuori dei parchi, le vette delle nostre montagne offrono al turista spettacoli incantevoli e mozzafiato."Il museo nelle nuvole" sulla cima del Monte Rite in Cadore, il museo più alto d'Europa, sorge ad un'altezza di oltre due mila metri e raccoglie testimonianze della cultura e dell'arte legata alle montagne, come quadri, disegni, fotografie, minerali, oggetti d'alpinismo, il tutto immerso in una ambientazione unica.
Diffusi su tutta la montagna veneta, i rifugi alpini registrano una tendenza in aumento, già iniziata nel 2005 e confermata nel 2006, con un numero di presenze che ha superato le 60 mila unità, in crescita del 14% rispetto all'anno precedente.
E', inoltre, da tenere conto che questi dati riflettono solo una parte del movimento turistico attivato da questi ambienti naturali, montani e non, in quanto un gran numero di visitatori, la cui consistenza non è facilmente quantificabile, vi giunge in giornata per effettuare escursioni, trekking, passeggiate, osservazioni naturalistiche, mountain bike, ecc... (Tabella 3.2.3)
Per raggiungere una dimensione maggiormente sostenibile del turismo e conquistare la fiducia di un numero sempre crescente di turisti molte sono le azioni da intraprendere; tali interventi vanno dalla tutela delle risorse esistenti alla decongestione e riqualificazione delle aree più frequentate, passando soprattutto attraverso un'intensa attività di sensibilizzazione degli operatori del settore e una continua promozione delle forme alternative di turismo.
Nel contesto della sostenibilità il Veneto è stato precursore: Bibione è stato il primo polo turistico a livello europeo ad ottenere la certificazione EMAS, un marchio rilasciato alle organizzazioni che dimostrano il loro impegno ambientale per il miglioramento continuo della qualità ecologica del territorio e, successivamente, anche altre organizzazioni turistiche regionali hanno ottenuto tale certificazione, tra queste il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e il comprensorio turistico dell'isola di Albarella, in provincia di Rovigo.
A livello istituzionale, in Veneto, molte amministrazioni locali stanno attuando iniziative volte a favorire la riduzione dell'impatto ambientale dell'attività turistica; i risultati sono sotto gli occhi di tutti ma il percorso è solo all'inizio.




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Note

  1. Essa associa le varie voci del settore manifatturiero a ciascun livello tecnologico (alto, medio-alto, medio-basso, basso) basandosi sui valori mediani della distribuzione della spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore in dodici Paesi membri nel 1999.
  2. Da Rapporto sul Turismo Italiano 2006/2007 - elaborazioni del CISET


Figura 3.2.1
Distribuzione percentuale di imprese manifatturiere attive ad alto livello tecnologico nelle regioni italiane - Anno 2006
Tabella 3.2.1
 Quota delle imprese venete del settore manifatturiero riclassificato in base al contenuto tecnologico sul totale nazionale. Anni 2000:2006
Figura 3.2.2
Distribuzione percentuale di imprese dei settori di livello tecnologico alto - Veneto - Anno 2006
Figura 3.2.3
Variazione percentuale delle imprese attive nei settori innovativi. Veneto e Italia - Anni 2005:2006
Figura 3.2.4
Numero di aziende agrituristiche autorizzate - Graduatoria delle regioni italiane - Anno 2005
Figura 3.2.5
Quote di agriturismi (*) che possiedono l'autorizzazione all'alloggio, alla ristorazione e alla degustazione per provincia - Anno 2005
Figura 3.2.6
Ripartizione percentuale degli agriturismi veneti secondo la tipologia dei servizi offerti - Anno 2005
Figura 3.2.7
Aree interessate da produzioni di qualità per tipologia - Anno 2006
Figura 3.2.8
Ripartizione regionale (percentuale) del fatturato alla produzione delle Dop e Igp - Anno 2004
Figura 3.2.9
Ripartizione del fatturato per comparto merceologico e per regione nei comparti carni e formaggi - Anno 2004
Figura 3.2.10
Suddivisione della SAU ad agricoltura biologica secondo le principali coltivazioni - Veneto - Anno 2005
Tabella 3.2.2
Indicatori sulle strutture alberghiere per provincia - Anno 2006
Figura 3.2.11
Indicatori sull'offerta turistica nelle province venete - Anno 2006
Figura 3.2.12
Indicatori sulla domanda turistica nelle province venete - Anno 2006
Tabella 3.2.3
Movimento di turisti per provenienza e struttura e relative variazioni percentuali. Veneto - Anno 2006
I numeri del capitolo 3
I numeri del capitolo 3

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