Vai all'indice Indice capitoli             Vai alla pagina iniziale Home  
3.1 - Come funziona il Veneto dell'innovazione

I territori che intendono conservare una posizione rilevante nello scacchiere internazionale del futuro sono forzati a sviluppare innovazione per rimanere attori di primo piano nei settori avanzati. Se in passato l'Italia, ed il Veneto in particolare, potevano competere grazie al basso costo della manodopera prima, e, successivamente, per il vantaggio del tasso di cambio, venuti meno questi due elementi, oggi l'unico fattore che può sostenere l'economia nella globalizzazione internazionale è l'innovazione.
La crescita e la competitività delle imprese, sia a livello di industria che di servizi, dipendono dalla capacità di adattarsi rapidamente ai mutamenti e di sfruttare il potenziale innovativo. E' necessaria la creazione di nuove conoscenze applicate al rinnovamento o all'ampliamento della gamma di prodotti e servizi aziendali, oltre che allo sviluppo di nuovi concetti commerciali, l'introduzione di nuovi metodi o processi nell'organizzazione e gestione dell'impresa, nella produzione, nell'approvvigionamento e nella distribuzione dei beni. Sono diverse le tipologie d'innovazione realizzabili all'interno di un'azienda: dalla classica innovazione di prodotto o processo ottenuta utilizzando laboratori e forti competenze tecniche, all'innovazione architetturale che utilizza in modo originale tecnologie e componenti già disponibili per creare nuovi prodotti o processi, all'innovazione "custom" basata sul miglioramento continuo del prodotto e processo, all'innovazione di mercato che crea domande nuove o latenti, all'innovazione di marketing, organizzativa, stilistica, ecc.
Si tratta di una sfida che deve essere raccolta da tutte le imprese, quali che siano le loro dimensioni, anche se il compito risulta più arduo per le piccole imprese.

Inizio Pagina  R&S

Nella letteratura economica il ruolo degli investimenti in Ricerca e Sviluppo è generalmente riconosciuto come sostanzialmente rilevante ed è ampiamente dimostrato che la produttività aumenta in modo proporzionale all'incremento di spesa in R&S.
L'obiettivo di Lisbona che prevede che i due terzi della spesa in R&S sia finanziata dal settore industriale è già realtà in alcuni paesi del nord Europa, è pressoché raggiunto l'UE15 ed è vicino per l'UE25.
A livello nazionale quasi la metà della spesa in R&S è effettuata dal mondo imprenditoriale, circa un terzo è investito dalle Università, il 17,8% dalle Amministrazioni Pubbliche e la rimanente percentuale irrisoria dalle istituzioni private no profit. Nel Veneto la spesa in R&S si distribuisce quasi equamente tra il mondo imprenditoriale e l'Università, che spendeno rispettivamente una quota pari a 43,5% e 45,1%.
Nel medio periodo la spesa è aumentata in tutti i settori: dal 2000 al 2004 l'incremento complessivo nazionale è stato del 22,4% , in Veneto del 47,3%. Nell'investire in questo campo, il Veneto si è adoperato in tutti gli ambiti in modo vivace, soprattutto si evidenzia la forte crescita della spesa delle Università, +63,4%. L'andamento congiunturale per gli anni 2003-2004 è stato variegato: a fronte dell'aumento del 6,7% della spesa delle amministrazioni pubbliche in Veneto e del 2,9% delle Università, si assiste alla contrazione degli investimenti in R&S da parte delle imprese, -3,1%. (Figura 3.1.1)
Tale riduzione da parte del mondo imprenditoriale si riflette anche in termini di personale dedicato alla R&S: nel 2004 le imprese hanno diminuito l'impiego di risorse umane in questo campo del -0,9%, in misura più elevata rispetto all'Italia (-0,6%).
Complessivamente si sono spesi nel Veneto per R&S 88.116 euro per ogni addetto dedicato a questa attività, 92.983 euro in Italia, 95.104 euro in UE25.
Il personale addetto alla attività di ricerca è aumentato, nel 2004, del 2,9% in Veneto, rispetto alla crescita del 1,4% a livello nazionale. Ma sono soltanto 2 gli addetti nel Veneto ogni mille abitanti, meno della metà del valore europeo (4,4) e quasi un addetto in meno rispetto all'Italia (2,8). Nella direzione di incentivare tale ambito occupazionale nella regione spinge soprattutto il settore della pubblica amministrazione che nell'ultimo anno ha aumentato il personale addetto alla ricerca del 21,2%, con un distacco enorme rispetto alla variazione media nazionale di 3,9%. Anche le università hanno comunque contribuito a tale andamento (+1,5%). (Figura 3.1.2) e (Figura 3.1.3)
Tuttavia, la situazione attuale registra un rallentamento della crescita della spesa in R&S in termini di percentuale su Pil. L'Europa è ancora lontana dall'obiettivo fissato a Lisbona nel 2000 che si prefissa il raggiungimento del 3% di spesa su Pil per il 2010, e in egual misura è distante il parametro del 2,5% fissato per l'Italia.
Nel 2004 l'UE25 ha raggiunto una quota pari all'1,85% del Pil, quasi analoga al 1,86% dell'area euro, ma più bassa dell'1,91 dell'ex UE15, ad indicare che gli ingressi più recenti hanno leggermente allontanato l'Unione dal suo obiettivo.
Diversa, invece, è la situazione nei singoli paesi: accanto a Stati come la Svezia e la Finlandia che hanno superato l'obiettivo già nel 2001, vi sono paesi che destinano alla spesa in R&S quote più contenute del Pil, tra questi l'Italia con l'1,1%. Tale forma di investimenti nel Veneto si è evoluta negli ultimi quattro anni, con un incremento della spesa del 47% e del suo rapporto rispetto al Pil del 26%, ma si mantiene ancora distante dall'obiettivo europeo. (Tabella 3.1.1) e (Figura 3.1.4)
L'Italia, pur avendo incrementato nel 2004 la spesa (+3,3%) in modo più incisivo di ciò che ha fatto l'intera Unione (+2,9%), per raggiungere l'obiettivo di Lisbona nei sei anni successivi dovrebbe registrare un tasso di incremento annuo dell'incidenza della spesa sul Pil di oltre il 20% rispetto alla quota del 2004. La percentuale di spesa in R&S in rapporto sul Pil è ancora modesta per il Veneto, 0,64% nel 2004 e in termini assoluti la spesa ha registrato nell'ultimo anno in esame un assestamento, +0,4%, rispetto all'elevato sviluppo dei primi anni 2000.

Inizio Pagina  Tendenze dell'innovazione in Europa, in Italia e in Veneto

Al fine di contribuire ad accrescere la competitività e la capacità innovativa della Comunità europea, il progresso della società della conoscenza e uno sviluppo sostenibile nel perseguimento degli obiettivi della rinnovata strategia di Lisbona, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione hanno proposto per il periodo 2007-2013 un programma quadro per l'innovazione e la competitività. Questo favorirà azioni a vantaggio della competitività e della capacità d'innovazione all'interno dell'Unione europea.
Già dal 2000 la Commissione europea monitora i progressi ottenuti dai vari territori nell'obiettivo di aumentare la competitività attraverso l'innovazione con vari strumenti d'analisi. Uno di questi è rappresentato dal Quadro di valutazione dell'innovazione in Europa -EIS (European Innovation Scoreboard) che produce il SII (Summary Innovation Index), un indicatore sintetico del grado di innovazione nazionale, e il RRSII (Revealed Regional Summary Innovation), un indicatore che tiene conto dei risultati innovativi della regione relativamente alla media UE e al paese di appartenenza in maniera congiunta. (Figura 3.1.5)
Il Quadro di valutazione dell'innovazione in Europa 2006 conferma la debolezza innovativa dell'UE nei confronti dei suoi maggiori concorrenti mondiali, Stati Uniti e Giappone, ma anche il miglioramento più rapido nell'Unione europea rispetto alle altre due nazioni. Quanto ai singoli Stati membri, EIS 2006 conferma che i leader mondiali sono paesi dell'Unione europea, le piccole economie del nord Europa, cioè la Svezia, la Finlandia, la Danimarca e la Svizzera. Tra le maggiori economie la più innovativa è rappresentata dal Regno Unito. L'indicatore per l'Italia, pari a 0,34, manifesta una situazione di complessivo ritardo rispetto alla media europea di 0,45 e di un mancato sviluppo nell'arco temporale 2001-2005 (-0,9%).
Le motivazioni dell'arretratezza italiana si possono trovare analizzando il set di dati utilizzati per l'individuazione dell'EIS e sintetizzati in cinque dimensioni: "Innovation drivers" che misura le condizioni strutturali e formative richieste per avere un certo potenziale innovativo; "knowledge creation" che misura gli investimenti in attività di R&S; "innovation & entrepreneurship" che misura il grado d'innovazione delle imprese; "applications" che misura la performance espressa in termini di attività lavorative e valore aggiunto nei settori ad alta tecnologia; "intellectual property" che misura i risultati raggiunti in termini di know-how.
L'Italia possiede un valore ridotto di "Innovation drivers" a causa di bassi indici di formazione superiore e continua (life-long learning) e di scarsa disponibilità di laureati in scienze e ingegneria, ma è anche fiacca in "Innovation and entrepreneurship", a causa di bassi indici di cooperazione tra PMI per l'innovazione, di disponibilità di venture capital e anche di investimenti in ICT. (Figura 3.1.6)
In questo contesto, esaminando l'indicatore sintetico d'innovazione regionale, l' RRSII, si osserva come il Veneto si trovi in una situazione simile a quella italiana. Nella graduatoria regionale il Veneto si posiziona al 122-mo posto tra le 203 regioni considerate, con un RRSII pari nel 2005 a 0,40, ossia vicino al valore medio di 0,43. La sua variazione rispetto al 2002 non risulta significativa in quanto dovuta all'oscillazione di poche cifre decimali e su valori sempre attorno alla mediana.
L'RRSII è la sintesi dei seguenti cinque indicatori: popolazione con istruzione post-secondaria, partecipazione alla formazione permanente, occupazione in manifattura a medio-alta tecnologia, occupazione in servizi ad alta tecnologia, spesa in R&S negli Enti Pubblici, spesa in R&S nelle imprese private, richiesta brevetti di alta tecnologia.
Dall'analisi dei dati emerge un Veneto con un livello di istruzione inferiore alla media e che, nonostante un buon livello di occupati nelle imprese manifatturiere a medio-alta tecnologia, investe ancora poco nella ricerca, sia nel pubblico che nel privato. (Figura 3.1.7) e (Figura 3.1.8)
Dall'aspirazione all'obiettivo europeo e dall'interpretazione delle tendenze in atto, emerge in definitiva sempre più la necessità di far entrare l'Italia e il Veneto da protagonista nella società della conoscenza, passando con decisione da un modello non più sostenibile di "sviluppo senza ricerca" all'unico modello possibile nell'era dell'economia globalizzata, quello dello "sviluppo fondato sulla ricerca". E' un obiettivo che richiede una strategia condivisa da tutti gli attori in gioco, attuabile attraverso sinergie tra reti locali di piccole imprese, atenei e centri di ricerca, secondo modalità cui si sta già assistendo da alcuni anni, finalizzate alla naturale attivazione di un circuito virtuoso funzionale alla crescita generale, alla produttività delle imprese, alla loro competitività, ad ulteriore stimolo degli stessi percorsi innovativi in atto.

Inizio Pagina  I ritardi sul terreno dell'innovazione: la dimensione d'impresa

La letteratura economica (Nota 1) spesso giustifica il ritardo nazionale sul piano dell'innovazione imprenditoriale con le caratteristiche specifiche del sistema produttivo italiano ed in particolare attraverso la modesta dimensione delle imprese. Il "nanismo" industriale è sempre meno capace di garantire un terreno fertile per le attività di Ricerca e Sviluppo e innovazione, ma anche di assicurare una "tenuta" delle esportazioni e delle quote di mercato italiane, di promuovere, in ultima analisi, adeguate condizioni di competitività. (Tabella 3.1.2)
Il Veneto non è esente da tale criticità, in quanto la dimensione media d'impresa nel 2004, ultimo dato disponibile, era di poco superiore ai 4 addetti e le Piccole Imprese rappresentavano il 93,7% del totale. Nella maggioranza dei casi la piccola impresa non è predisposta alla ricerca, né dispone dei mezzi per farne, ha scarsi collegamenti con il mondo universitario e difficoltà di finanziamenti bancari, oltre alla diffusa convinzione che la ricerca non possa incidere positivamente sul profitto nel breve periodo.
Anche le Piccole Medie Imprese, che in Veneto rappresentano il 6,2% del totale, sono molto sensibili al contenimento dei costi e poco propense ad avviare investimenti che potrebbero non dare frutti e il cui eventuale ritorno economico sarebbe differito nel tempo, ma sono spesso "costrette" ad investire in ricerca per fronteggiare la concorrenza dei paesi emergenti. Le PMI nazionali e venete non possono competere sui mercati con la leva dei costi, quindi devono puntare sulla ricerca, ma anche e soprattutto sull'innovazione di processo, a differenza delle grandi imprese che hanno gli strumenti per realizzare anche un'innovazione di prodotto.

Inizio Pagina  I rinnovamenti strutturali

Negli ultimi anni si assiste ad una trasformazione della tipologia della forma giuridica aziendale, all'aumento della quota di società di capitali nel panorama imprenditoriale veneto: si tratta di una dinamica di lungo periodo che riflette la necessità di far nascere imprese più robuste, di gestire reti e filiere produttive, di avere e reperire più risorse da investire nella ricerca e nel capitale umano, di innovare e proporre nuovi prodotti.
Le imprese venete, soprattutto quelle medie e piccole, che producono la più importante fetta della ricchezza socioeconomica del nostro territorio in termini di fatturato generato e posti di lavoro assicurati, sentono l'esigenza di una base finanziaria più solida. Nel 2006 le imprese di capitali del Veneto sono cresciute del +5,5% rispetto all'anno precedente, mentre più contenuto, in linea con il valore medio nazionale, è stato l'incremento annuo (+0,6%) delle società di persone. Al contrario si è registrata una leggera flessione (-0,6%) delle ditte individuali, che rimangono la tipologia di impresa più diffusa a livello regionale, mantenendo una quota ben superiore al 60% del totale delle imprese attive venete. (Figura 3.1.9) e (Figura 3.1.10)
Analizzando il trend degli ultimi cinque anni, la crescita delle società di capitale sfiora i 24 punti percentuali, a fronte del +2,3% registrato dall'insieme delle imprese attive del Veneto. A trainare la crescita delle imprese di capitali sono stati soprattutto i settori economici delle "attività immobiliari, imprenditoriali e professionali" e delle costruzioni: nel 2006 il tasso di crescita annuo delle imprese di capitale nel settore delle costruzioni è stato di 10 punti percentuali, mentre le società di capitali del settore delle "attività immobiliari, imprenditoriali e professionali" sono aumentate annualmente del +7,8%. Se invece si osserva la dinamica degli ultimi cinque anni, le prime hanno registrato una crescita di quasi 36 punti percentuali, passando dalle 5.655 unità del 2002 alle 7.677 unità del 2006, mentre le seconde sono aumentate del +41,6% (da 15.817 unità nel 2002 a 22.403 unità del 2006).

Inizio Pagina  Le soluzioni regionali

In Veneto si è cercato di recuperare il mancato vantaggio di scala derivante dalla piccola dimensione aziendale e valorizzare la flessibilità e ricchezza socioeconomica rappresentata dalle PMI attraverso l'istituzione dei distretti. La L.R. 8/2003 "Disciplina delle aggregazioni di filiera, dei distretti produttivi ed interventi di sviluppo industriale e produttivo locale" individua il sistema dei distretti produttivi del Veneto, e introduce una disciplina organica degli interventi a sostegno dei distretti produttivi, disciplinando al tempo stesso i criteri per l'individuazione e le procedure di riconoscimento dei patti di sviluppo distrettuale, che hanno durata triennale. Finalità della legge è incentivare il processo dell'innovazione per i settori produttivi delle imprese, tramite la promozione ed il sostegno allo sviluppo del sistema produttivo regionale. Sono stati individuati 43 distretti che coinvolgono 7.840 imprese, per un totale di 214.577 addetti. Tale processo di aggregazione e cooperazione può fare dei distretti i luoghi di innovazione e avanzamento tecnologico, di trasferimento delle capacità produttive, di partnership che rafforzino l'importanza dei processi innovativi per la qualità e competitività del sistema veneto. I distretti sono l'esempio che le politiche per lo sviluppo possono anche non concentrarsi esclusivamente sulla relazione tra innovazione e ricerca, e rappresentano un'evoluzione del concetto di innovazione che passa dal modello lineare nel quale la R&S si trova al punto di partenza al modello sistemico che nasce dalle interazioni tra aziende, organizzazioni e loro ambiente operativo. L'obiettivo finale è la realizzazione di un circolo virtuoso nel quale la ricerca scientifica generi l'innovazione che a sua volta sostenga la crescita e quindi si continui a assecondare la ricerca per creare nuove conoscenze.
E' stata inoltre recentemente approvata la L.R. "Legge quadro per la promozione della ricerca applicata e dell'innovazione a favore del sistema produttivo veneto" con la finalità appunto di favorire innovazione, ricerca scientifica, sviluppo tecnologico, trasferimento di conoscenze tra imprese per garantirne la crescita economica.

Inizio Pagina  I brevetti

Il brevetto è un indicatore molto utilizzato tra gli economisti dell'innovazione per la misura dei risultati della competitività tecnologica. Tuttavia, il semplice conteggio dei brevetti - a livello di impresa, industria, paese - rappresenta una misura approssimativa della competitività, in quanto la letteratura indica che non più del 50 per cento delle invenzioni brevettate si trasformano in innovazioni, ossia vengono immesse sul mercato, che non tutte le invenzioni sono brevettate e che la capacità di generare un significativo cluster innovativo varia enormemente da brevetto a brevetto.
Nonostante tutto la dinamica brevettale è il più importante, forse l'unico, strumento che permetta di verificare i frutti della ricerca.
In Italia, nel 2006 sono state presentate 63.962 domande di brevetto, +4,8% rispetto all'anno precedente. Analogamente nel Veneto, che rappresenta il 9,6% del totale nazionale e la quarta regione per importanza nella presentazione di brevetti, le domande sono aumentate del 3,9%. Nella graduatoria regionale per tipologia di brevetti, il Veneto si classifica quinto nei marchi, terzo nelle invenzioni, secondo nei modelli di utilità e ornamentali. I marchi che costituiscono la più grossa fetta di tipologia di brevetti nel Veneto hanno visto una flessione nel 2006 rispetto al 2005 del -2,5%, mentre le invenzioni sono salite del 17%, i modelli di utilità del +5,6% e i modelli ornamentali sono più che raddoppiati.
Piuttosto rilevante è risultata l'attività creativa in Veneto se si considera che per ogni milione di abitanti sono state presentate 1302 domande di brevetto, rispetto alle 1089 a livello nazionale.
A livello provinciale, la zona più ingegnosa risulta Padova che nel 2006 ha depositato il 31,3% del totale brevetti veneti, seguita da Verona (20%), Treviso (19,8%) e Vicenza (18,6%), più distanziate Venezia (6,4%), Belluno (2,2%) e Rovigo (1,8%). (Figura 3.1.11) e (Figura 3.1.12)

Inizio Pagina  La bilancia tecnologica dei pagamenti

Un indicatore esplicito della capacità del paese di produrre ma anche di utilizzare tecnologia avanzata, oggetto e fonte di innovazione, è la Bilancia Tecnologica dei Pagamenti (BPT) (Nota 2).
Nel 2004 in Italia ed in Veneto, la Bilancia Tecnologica dei Pagamenti si mantiene in deficit, continuando a evidenziare la tendenza ad importare tecnologia dall'estero più che ad esportarne. (Tabella 3.1.3)
Nel 2005 il saldo globale della BPT è risultato negativo per un importo di circa 231,64 milioni di euro in Italia e 123,68 in Veneto, un disavanzo in linea con l'andamento strutturalmente deficitario della serie storica e in lieve peggioramento rispetto allo scorso anno, quando risultò pari a 167,75 milioni e 64,40 milioni rispettivamente.
In Italia il saldo complessivo è il risultato, come nel passato, di surplus registrati nei servizi di ricerca e sviluppo (301 milioni) e nei servizi con contenuto tecnologico (791 milioni, determinato da studi tecnici ed enginnering in cui si registra un avanzo di 828 milioni), più che compensati dai disavanzi nelle transazioni in marchi di fabbrica, modelli e disegni (-521 milioni) e negli altri regolamenti per tecnologia (-731 milioni). Il commercio in tecnologia presenta, infine, un lieve deficit (-72 milioni).
Nel Veneto, i saldi si attestano su valori positivi soltanto per il commercio in tecnologia e per i servizi con contenuto tecnologico. Tale andamento viene confermato dall'indice di copertura della BPT, che equivale al rapporto tra incassi e pagamenti, che nel Veneto assume un valore pari a 2,6 per il commercio in tecnologia, esprimendo un ammontare di incassi superiore di due volte e mezza i pagamenti. Anche nei servizi a contenuto tecnologico si evidenzia la maggiore capacità di cedere conoscenze quale investimento sull'innovazione futura, con un indice pari a 1,9, quasi a contrastare la generale debolezza interna dibattuta ad inizio capitolo. A differenza dell'anno precedente i servizi di ricerca e sviluppo, anche se lievemente, hanno peggiorato l'indicatore. (Figura 3.1.13) e (Figura 3.1.14)
Dall'estero viene maggiormente richiesto in Veneto il commercio in tecnologia, che rappresenta il 40,3% degli incassi, seguito dai servizi con contenuto tecnologico, 35,2%. Viceversa il Veneto effettua con l'estero principalmente transazioni in marchi di fabbrica, che coprono il 56,1% dei pagamenti. (Figura 3.1.15) e (Figura 3.1.16)
Al Veneto si attribuiscono il 36% degli incassi complessivi dell'area del Nord Est (Nota 3) e il 4,6% degli incassi sul totale nazionale. Anche dal lato dei pagamenti il Veneto contribuisce in modo consistente (45,6%), al totale dell'area nord orientale, e concorre all'ammontare nazionale per il 7,7%.
La situazione dei saldi distinti per paese vede il Veneto complessivamente in debito verso l'Unione Europea, ma con una situazione piuttosto differenziata per paese: da un saldo negativo di oltre 25 milioni di euro con i Paesi Bassi, si passa a un saldo positivo con il Regno Unito di quasi 20 milioni di euro. Tra i paesi esterni all'Unione Europea, si registrano saldi negativi di dimensioni consistenti con la Svizzera e Stati Uniti, viceversa positivi con i Paesi asiatici emergenti e con la Cina.




Torna indietro Torna indietro

Note

  1. ISAE, 'Priorità Nazionali: Dimensioni Aziendali, Competitività, Regolamentazione'
  2. La BPT registra i flussi di incassi e pagamenti riguardanti le transazioni con l'estero di tecnologia non incorporata in beni fisici, nella forma di diritti di proprietà industriale e intellettuale, come brevetti, licenze, marchi di fabbrica, know-how e assistenza tecnica.
    In base allo schema suggerito dall'OCSE, quattro sono i componenti principali della bilancia:
    - commercio in tecnologia (trade in technics): costituisce il nucleo centrale delle transazioni internazionali in tecnologia; si tratta di trasferimenti di brevetti, invenzioni e know-how ed i relativi diritti di sfruttamento;
    - transazioni riguardanti la proprietà industriale (transactions involving trademerks, designs, patterns): non fanno direttamente riferimento alla conoscenza tecnologica, ma spesso ne implicano un trasferimento; si tratta sostanzialmente di marchi di fabbrica e disegni industriali;
    - servizi con contenuto tecnologico (services with a technical content): pur non costituendo un effettivo trasferimento di tecnologia, consentono di incrementarne il potenziale mediante l'acquisizione di abilità tecniche;
    - ricerca e sviluppo realizzata/finanziata a/dall'estero.
  3. Veneto, FriuliVenezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna


Figura 3.1.1
R&S: quota percentuale della spesa per settore istituzionale. Veneto, Italia,UE25 - Anno 2004
Figura 3.1.2
R&S: personale addetto per 1000 abitanti. Veneto, Italia, UE25
Figura 3.1.3
R&S: variazione percentuale del personale addetto per settore istituzionale. Veneto, Italia, UE25
Tabella 3.1.1
R&S: incidenza della spesa sul Pil. Veneto, Italia e UE15, UE25 - Anni 2000:2004
Figura 3.1.4
R&S: variazione percentuale della spesa. Veneto, Italia e UE25 - Anni 2000:2004
Figura 3.1.5
Graduatoria dell'Indicatore di Sintesi dell'Innovazione (SII). Italia,  Paesi UE, Giappone e Stati Uniti - Anno 2005
Figura 3.1.6
Indicatori di innovazione per dimensione. Italia, UE25. Anno 2005
Figura 3.1.7
Indicatore Regionale dell'Innovazione (RRSII) di alcune regioni. Anno 2005
Figura 3.1.8
Indicatori di innovazione per tipo e regione (Veneto, minimo e massimo). Anno 2005
Tabella 3.1.2
Le dimensioni d'impresa in Veneto - Anno 2004
Figura 3.1.9
Composizione percentuale delle imprese attive per tipologia di forma giuridica. Veneto, Italia - Anno 2006
Figura 3.1.10
Quota e variazione percentuale annua delle imprese di capitali del Veneto per i principali settori economici - Anno 2006
Figura 3.1.11
Domande di brevetto per milione di abitanti e per tipologia. Veneto e Italia - Anno 2006
Figura 3.1.12
Variazione percentuale delle domande di brevetto depositate. Veneto e Italia - Anni 2001:2006
Tabella 3.1.3
 BPT: incassi e pagamenti (migliaia di euro) per servizio. Veneto e Italia. Anno 2005
Figura 3.1.13
BPT: saldi ripartiti per servizio (milioni di euro). Veneto, Italia - Anni 1999:2004
Figura 3.1.14
BPT: indice di copertura(*). Veneto e Italia - Anno 2005
Figura 3.1.15
BPT: Quote percentuali di incassi per servizio. Veneto, Italia - Anno 2005
Figura 3.1.16
BPT: Quote percentuali di pagamenti per servizio. Veneto, Italia - Anno 2005

Verifica l'accessibilità del Rapporto Statistico 2007 : Valid HTML 4.01! 

I dati elaborati dall'Ufficio di Statistica della Regione Veneto sono patrimonio della collettività; si autorizza la riproduzione a fini non commerciali del presente materiale con la citazione della fonte "Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale".