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2.1 - Il commercio estero

Nel quadro di un'economia italiana tornata a crescere nel 2006, le esportazioni sono risultate la componente più dinamica, mostrando un sensibile miglioramento rispetto alla performance dell'anno precedente. Tale ripresa è il risultato del lavoro delle aziende italiane più vivaci, che si sono profondamente ristrutturate e che stanno affrontando con successo le sfide imposte dai mercati sempre più globalizzati.
I dati provvisori del commercio estero italiano mettono in evidenza una crescita delle esportazioni di merci pari al 9% nei valori correnti (+3,8% a prezzi costanti) rispetto all'anno precedente, per un importo complessivo vicino ai 327 miliardi di euro.
Nonostante il positivo andamento, la dinamica delle esportazioni italiane continua a essere più modesta rispetto a quella degli scambi mondiali complessivi (9% a prezzi costanti), determinando così una nuova perdita di quote di mercato, anche se a un ritmo più contenuto rispetto a quanto si è verificato in passato. Si tratta, comunque, di un parziale recupero rispetto all'evidente scollamento tra l'evoluzione delle esportazioni italiane e la dinamica del ciclo internazionale verificatasi l'anno precedente (-1,4% l'export di merci italiano a fronte di una crescita del commercio mondiale del +7,4%). (Tabella 2.1.1)
Nel 2006 l'aumento dell'export italiano ha interessato tutti i principali settori economici. I maggiori contributi alla crescita sono venuti dai settori degli apparecchi meccanici (+10,9%), dei prodotti in metallo (+23,8%) e dai mezzi di trasporto (+8,4%). La dinamica positiva dell'export nazionale, dunque, sembra essere trainata dai settori dell'offerta specializzata (a contenuto tecnologico mediamente più elevato), che sono maggiormente in grado di sfruttare le opportunità offerte dalla rilevante espansione del commercio internazionale.
I settori del made in Italy, pur rialzando la testa, non sembrano invece tenere il passo dei settori manifatturieri a medio e alto contenuto tecnologico. Infatti, i contributi positivi all'export sono stati del +3,9% per il settore del tessile ed abbigliamento, del +2,5% per il settore dei mobili e di un apprezzabile +6,1% per i prodotti in pelle e cuoio.
L'export verso i paesi dell'Unione europea ha registrato una crescita intorno ai sette punti percentuali, grazie soprattutto alla ripresa delle esportazioni verso la Germania (+8,8%).
Più sostenuta è stata invece, sempre nel 2006, la dinamica delle esportazioni verso i paesi extraeuropei (+11,9% in valore), grazie alla forte domanda proveniente dall'Asia (+10,3%), dal Medio Oriente (+15%) e dalla Russia (+25,7%).

Inizio Pagina  L'interscambio regionale

La crescita delle esportazioni, in termini di valore, ha riguardato tutte le aree del nostro paese, con incrementi superiori alla media nazionale per le regioni dell'Italia centrale (+13,4%) e per quelle nord orientali (+9,6%). Si sono registrati, invece, incrementi inferiori al dato medio nazionale nelle ripartizioni nord occidentale (+8,5%), meridionale (+7,1%) ed insulare (+6,1%). (Figura 2.1.1)
A livello regionale si segnalano le positive performance delle Marche, del Friuli Venezia Giulia e della Toscana.
Nel 2006, pur in presenza di una sostanziale ripresa delle esportazioni, il saldo dell'interscambio nazionale (Nota 1) è andato in rosso per ben 21 miliardi di euro. Tale ingente squilibrio commerciale è quasi interamente attribuibile ai rincari dei prodotti energetici, che hanno fatto impennare il deficit nei confronti dei paesi extraeuropei (-19 miliardi di euro). Le importazioni di beni, quindi, hanno registrato nello stesso periodo un tasso di crescita (+12,6%) superiore a quello delle esportazioni e raggiungono un importo complessivo di poco superiore ai 348 miliardi di euro. L'incremento degli scambi ha interessato tutte le categorie economiche e tutte le aree geografiche, con variazioni superiori ai 30 punti percentuali in Africa settentrionale, per gli effetti del caro petrolio, e in Asia centrale. I prodotti energetici pesano ormai per il 17,7% sul totale delle importazioni italiane, spingendo la bolletta energetica a quota 61 miliardi.

Inizio Pagina  Le esportazioni del Veneto

Nel 2006 i dati provvisori (Nota 2) dell'interscambio commerciale veneto hanno messo in evidenza una crescita annua delle esportazioni di merci a prezzi correnti pari al +7,8%, per un importo complessivo che supera i 43 miliardi di euro. Nell'ambito dei paesi dell'Unione europea, che incidono per il 55% sul totale dell'export veneto, l'aumento delle vendite di prodotti veneti è stata del +2,7%, mentre con i paesi extra Ue la dinamica dell'export, in valore, ha toccato il +14,8%.(Figura 2.1.2)
All'interno della UE 25, si è registrata una crescita delle esportazioni venete verso la Polonia (+21,7%) e la Slovenia (+13,4%). Assai meno brillanti le esportazioni verso i principali mercati europei: +2,8% in Germania e +1,4 in Francia. Tra i paesi extra UE 25, le vendite sono notevolmente aumentate verso la Russia (+26,5%), la Romania (Nota 3) (+18,2%), la Turchia (+18,6%), la Cina (+13,4%) e in alcuni paesi dell'area Opec (Emirati Arabi Uniti +36,6%). Dopo alcuni anni di stallo, sono tornate a crescere anche le esportazioni verso gli Stati Uniti (+5,4%).
Al contrario, le uniche significative flessioni dell'export veneto si sono registrate nel Regno Unito e in Giappone.

Inizio Pagina  I settori dell'export

Da un punto di vista settoriale, le esportazioni venete sono state trainate dagli apparecchi elettronici ed ottici (+14,7% annuo), dai prodotti in metallo (+19,6%) e dal settore meccanico (+6,6%). La crescita delle esportazioni di questi beni è stata particolarmente accentuata nei mercati emergenti in cui lo sviluppo dell'industria manifatturiera ha fatto e farà da volano all'espansione della domanda di beni strumentali ed intermedi (beni che vengono acquistati per produrre beni finali). Sostenuta anche la dinamica, dopo un 2005 non esaltante, delle esportazioni venete del comparto dei mobili (+7,1%) e del settore orafo (+13,4%). (Figura 2.1.3)
Le aziende del settore moda, dopo alcuni anni di crisi dovuti ai grandi cambiamenti indotti dall'irruzione della produzione cinese nel commercio internazionale, sembrano vedere la fine del tunnel e l'apertura di una nuova stagione di ripresa. Si vendono più tessuti (l'export 2006 è salito del +1,7%) e torna ad aumentare il valore dell'export dei prodotti in cuoio e pelle (+2,9%). Si tratta di tassi di crescita notevolmente inferiori alla crescita media regionale, che però non tengono conto dei flussi commerciali indotti dai processi di internazionalizzazione delle imprese. Infatti, molte aziende del settore moda per rimanere competitive sui mercati internazionali hanno dovuto modificare la rotta delle dinamiche delocalizzative: non solo esportazione di tessuti dal Veneto verso l'Europa Orientale, lavorazione e reimportazione del prodotto finito, ma esportazione o acquisto diretto dalla sede estera di materie prime, lavorazione ed esportazione del prodotto finito dall'area di delocalizzazione (Cina e altri paesi asiatici) ad altra area estera. Ciò sta a significare volumi di scambi alquanto superiori a ciò che risulta dai dati dell'interscambio commerciale. (Figura 2.1.4)
Il miglioramento nella dinamica dell'export veneto negli ultimi cinque anni (+10,1%) ha trovato sostegno nei processi di trasformazione strutturale, ampliatisi negli ultimi anni sotto la spinta dell'inasprimento della concorrenza internazionale, che hanno selezionato le aziende in grado di elevare la qualità dei propri prodotti. Questi processi hanno principalmente favorito la posizione delle imprese specializzate nella produzione di beni strumentali ed intermedi, che hanno dimostrato di saper reggere il passo dei concorrenti stranieri. (Figura 2.1.5)
Infatti, nel periodo considerato l'aumento delle esportazioni venete dei beni strumentali e intermedi (Nota 4) è stato del +19,5% e il peso dell'export di tali beni sul totale regionale è cresciuto di circa quattro punti percentuali (dal 50,6% del 2002 al 54,9% del 2006).
Al contrario, la dinamica dell'export dei beni di consumo è stata pressoché stabile (-0,1%); negli ultimi cinque anni i settori di eccellenza della manifattura veneta (agroalimentare, abbigliamento-moda, arredo-casa) hanno dovuto affrontare una grande crisi di competitività. La concorrenza di alcuni paesi asiatici, legata al basso costo della manodopera, ha investito numerosi settori di specializzazione del manifatturiero veneto. Ciò ha determinato un sostanziale ridimensionamento della quota di export veneto dei beni consumo (dal 48,9% del 2002 al 44,4% del 2006).

Inizio Pagina  Gli operatori con l'estero

Nel 2006 gli operatori commerciali presenti in Veneto che hanno effettuato vendite sui mercati internazionali sono cresciuti annualmente del +2,4%, superando la soglia delle 28 mila unità. Relativamente alla loro dimensione, risulta evidente un aumento del peso relativo degli operatori di grandi dimensioni sul valore complessivo dell'export regionale, a conferma dell'importanza della dimensione d'impresa nel contesto dei mercati sempre più globalizzati. (Tabella 2.1.2) e (Tabella 2.1.3)
Negli ultimi tre anni gli operatori regionali che hanno dichiarato di esportare beni per un valore superiore a 20 milioni di euro sono aumentati di 28 unità (da 356 nel 2004 a 384 nel 2006) e anche la quota di export da loro attivata è cresciuta, passando dal 51,7% al 55,1%. Al contrario sono diminuiti gli operatori più piccoli (sotto la soglia dei 5 milioni di euro esportati), che tra il 2004 e il 2006 hanno registrato una flessione pari all'11,9%. Nel 2006 tali operatori, pur rappresentando quasi il 95% degli operatori regionali, hanno attivato una quota di export pari al 19,8% del totale delle esportazioni regionali (22,6% nel 2004).

Inizio Pagina  Le importazioni del Veneto

Anche per il 2006 la bilancia commerciale ha registrato un avanzo, pari a 7.728,4 milioni di euro. Tale risultato è in gran parte dovuto ai saldi positivi verso l'America settentrionale (+3.084 milioni di euro) e la UE (+3.832 milioni di euro). Invece le aree geografiche verso le quali si sono registrati dei disavanzi commerciali sono state l'Asia orientale (-1.525 milioni di euro) e l'Africa settentrionale (-674 milioni di euro). Il disavanzo commerciale verso l'Asia orientale è dovuto in gran parte, quasi il 60%, al saldo negativo verso la Cina dei prodotti del settore moda (tessile, abbigliamento, pelle e cuoio). (Figura 2.1.6)
Nel 2006 la crescita delle importazioni venete, risultata più dinamica di quella delle esportazioni, è stata del +10,3%. L'aumento delle importazioni è stato sostenuto, oltre che dal caro energia, dagli acquisti di prodotti metallici (+21%), dell'abbigliamento (+7,9%), dell'ottica ed elettronica (+8,3%), dell'industria conciaria e calzaturiera (+16,8%) e del settore meccanico (+11,3%).
Per quanto riguarda i mercati di provenienza dell'import, si evidenzia l'incremento delle acquisizioni dalla Cina (+31,9%), divenuta nel giro di pochi anni il secondo partner commerciale del Veneto (con una quota del 7,6% sull'import regionale), dai Paesi Bassi (+24%), dalla Spagna (+15,3%), dalla Svizzera (+22,2%) e dalla Libia (+44,5%).
Nonostante una modesta crescita annuale dell'import (+2,9%), è ancora la Germania a rappresentare il principale mercato di riferimento per l'approvvigionamento di merci della regione, con una quota pari al 22% del totale importato.
Fra i paesi europei interessati da iniziative di delocalizzazione produttiva, sono aumentate le importazioni dalla Romania (+3,9%), dalla Slovacchia (+8,9%), dalla Croazia (+6,5%) e dalla Repubblica Ceca (+5%).

Inizio Pagina  Il Traffico di perfezionamento

L'intensificazione degli scambi internazionali è una delle caratteristiche dominanti dell'economia mondiale negli ultimi anni. Infatti molte aziende hanno decentrato all'estero parte della lavorazione dei loro prodotti. Spesso escono materie prime o semilavorati da un territorio per subire lavorazioni dirette in altri paesi caratterizzati da bassi costi di produzione. Una volta trasformati rientrano nel territorio di origine per essere immessi nel mercato interno, oppure per essere esportati in altri mercati.
A livello europeo sono disponibili le statistiche riguardanti i volumi di traffico internazionale originati da una forma particolare di frammentazione internazionale della produzione, il Traffico di Perfezionamento (TP). Il TP è un regime doganale, non obbligatorio e soggetto ad una serie di agevolazioni tariffarie e doganali, particolare dell'Unione Europea e che spesso trova un suo corrispettivo in altri paesi. (Tabella 2.1.4)
Le esportazioni temporanee e le reimportazioni misurano il Traffico di Perfezionamento Passivo (TPP), mentre le importazioni temporanee e riesportazioni determinano le dimensioni del Traffico di Perfezionamento Attivo (TPA). (Figura 2.1.7) e (Figura 2.1.8)
Negli ultimi anni si è assistito ad una parziale riduzione degli scambi collegati al TP, innescata principalmente dal processo di integrazione con i paesi dell'Europa Centrale ed Orientale. Inoltre, crescendo il grado di liberalizzazione degli scambi internazionali, e quindi il venir meno di imposizioni doganali, il TP tende ad essere effettuato mediante scambi apparentemente definitivi, meno onerosi in termini burocratici.
Per quanto riguarda il TP veneto, il valore delle reimportazioni sul totale delle importazioni (TPP) definitive regionali è passato dal 3,4% all'1,6% tra il 2002 e il 2006, mentre la quota delle riesportazioni sul totale delle esportazioni definitive regionali (TPA) è diminuita di 1,3 punti percentuali (dal 3,2% nel 2002 all'1,9% nel 2006).
Il settore manifatturiero veneto maggiormente interessato dal fenomeno del TPP è quello della moda (tessile, abbigliamento, prodotti in pelle e cuoio), con una quota pari al 64,2% del totale delle reimportazioni regionali e un valore complessivo (357 milioni di euro) che è vicino al 16% del valore aggiunto regionale del settore. Mentre i settori produttivi più interessati dal TPA sono quelli dei mezzi di trasporto (38,9% delle riesportazioni totali), dell'oro e gioielli (19,6%) e dei prodotti chimici (10%). (Figura 2.1.9) e (Figura 2.1.10)
Nel 2006 i flussi connessi al TPP si sono concentrati per il 90% in Europa (Est Europa 47,5% e UE 25 42,5%), mentre quelli legati al TPA si sono sviluppati principalmente nella UE 25 (41,7%) e in Nord America (35%).

Inizio Pagina  L'interscambio commerciale delle province

Nel 2006 tutte le province del Veneto hanno contribuito positivamente all'incremento, in termini di valore, delle esportazioni regionali: l'incremento alla crescita è risultato più intenso nelle province di Belluno, Rovigo, Verona e Padova. Chiudono la classifica dell'export veneto Treviso, Venezia e Vicenza. (Tabella 2.1.5)

Belluno

Nel 2006 le imprese della provincia di Belluno hanno esportato beni per un valore complessivo di 2.392 milioni di euro, contribuendo al 5,5% dell'export regionale. L'apertura ai mercati esteri è stata determinata prevalentemente dalla vendita di strumenti ottici ed elettronici, corrispondente al 68,7% delle esportazioni provinciali, che ha fatto registrare un incremento annuo di circa 19 punti percentuali. Segnali positivi anche dai prodotti meccanici (+18,2%), secondo settore provinciale, e da quelli metallici (+49,2%).
Tutti i principali mercati di sbocco delle imprese bellunesi hanno evidenziato crescite dell'export, con picchi che hanno superato i venti punti percentuali in Francia, Spagna e Germania. Nel mercato statunitense, il più importante per le merci bellunesi, il fatturato estero è aumentato del +16,8%, superando i 533 milioni di euro.
Anche le importazioni hanno registrato una dinamica positiva (+37,4%), passando dai 619 milioni di euro del 2005 agli oltre 850 milioni del 2006. Il merito di tale crescita percentuale, la più significativa a livello regionale, va attribuito in gran parte alle aziende dei settori dell'ottica-elettronica (+44,3%), della lavorazione dei metalli (+50,3%) e della meccanica (+34,8%), che hanno ampliato i loro rapporti commerciali con la Cina (+53,9%), ormai da anni primo mercato di approvvigionamento delle industrie manifatturiere locali.

Padova

I dati sull'interscambio commerciale con l'estero della provincia di Padova hanno confermano l'andamento favorevole dell'export locale. Il valore complessivo delle merci esportate, nel 2006, è risultato pari a 6.892 milioni di euro. La quota di Padova sul totale dell'export Veneto si attesta su valori attorno ai 16 punti percentuali, confermando la provincia al quarto posto in regione per valore assoluto delle merci esportate.
A livello merceologico, i tre aggregati principali dell'export provinciale hanno registrato una dinamica favorevole. Difatti, i prodotti metalmeccanici (meccanica +13,4%, elettronica +5,8% e produzioni in metallo +16,1%) hanno rafforzano ulteriormente la loro incidenza sull'export totale: il 55,8% delle vendite all'estero della provincia è infatti riferibile a queste produzioni. In crescita anche il fatturato estero dei prodotti delle "altre manifatturiere" (oreficeria, mobili e articoli sportivi) che hanno registrato un incremento pari a 12,2 punti percentuali. Dinamica negativa, invece, per le esportazioni del comparto dei mezzi di trasporto (-2,7%).
Tra le principali destinazioni dell'export, i mercati dell'est europeo sono risultati quelli più dinamici, con incrementi superiori al 25% in Russia, Romania, Polonia e Turchia. Trend favorevoli dell'export anche verso i principali partner europei: +5,4% in Germania, +2,4% in Francia e +7,5% in Spagna. Sono, invece, diminuite le vendite verso il mercato statunitense (-8%).
La dinamica delle importazioni è risultata positiva (+11,8%) ed ha interessato tutti i principali settori economici, con crescite sostenute per i prodotti in metallo (+20,2%), i prodotti chimici (+18,8%) e gli apparecchi meccanici (+18,6%).
Tra i Paesi di provenienza delle importazioni, la Germania, con 1.127 milioni di euro e una crescita annua del +12%, è rimasta il principale mercato di origine fornendo il 22% dell'import provinciale. Oltre a ciò, si segnala l'aumento considerevole dell'import padovano dalla Cina (+30,2%), divenuta in pochi anni il terzo mercato di approvvigionamento delle industrie padovane (422 milioni di euro pari all'8,2% provinciale), dai Paesi Bassi (+33,4%), dalla Romania (+17,1%), dalla Turchia (+43,1%) e dalla Bulgaria (+40,6%).

Rovigo

Il 2006 è stato un anno molto positivo anche per l'interscambio commerciale della provincia di Rovigo, perché le industrie locali hanno ripreso a vendere sui mercati internazionali, innescando così una ripresa delle esportazioni provinciali, che nel 2006 hanno raggiunto il valore di circa 951 milioni di euro, segnando un +13,3% rispetto all'anno precedente. A livello settoriale, sono rimaste stazionarie le vendite all'estero dei prodotti meccanici (+0,1%), mentre tutti gli altri principali settori economici hanno registrato importanti incrementi dell'export, con picchi del +34,2% per i prodotti in metallo e del +13,9% per i prodotti chimici. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, aumenta considerevolmente l'export verso il Regno Unito (+21,8%), gli Stati Uniti (+26,4%) e la Romania (+48,1%).
Le importazioni sono state pari a circa 824 milioni di euro, in aumento del +11,3% rispetto all'anno precedente. Sono diminuiti, in valore, gli acquisti all'estero di apparecchi elettrici (-7,6%), mentre crescono le importazioni dei prodotti agricoli (+26,7%), chimici (+17,6%) e metallici (+34,3%).

Treviso

Nel 2006 l'interscambio commerciale con l'estero della provincia di Treviso ha registrato un aumento delle esportazioni del +7,2%, per un importo complessivo di circa 9.361 milioni di euro.
Analizzando l'export dei principali settori del manifatturiero, si evidenzia una dinamica fortemente positiva nel comparto dei mobili (+15%), nel settore conciario (+12%), nel settore degli apparecchi ottici ed elettronici (+17,6%) e nel settore dei "prodotti in metallo" (+17,3%). Le vendite estere di prodotti meccanici, che rappresentano più del 25% dell'export provinciale, sono rimaste pressoché stazionarie (+0,2%).
Per quanto riguarda il tessile e abbigliamento, secondo settore provinciale per valore di merci esportate (1.736 milioni di euro nel 2006), la crescita annua dell'export è stata del +3,4%.
I principali mercati di destinazione dell'export trevigiano restano la Germania (+5,7% rispetto al 2005), la Francia (+8,3%), la Spagna (+12,2%), il Regno Unito (+6,9%) e la Romania (+6,9%).
Nel 2006 le importazioni della provincia di Treviso hanno raggiunto un valore complessivo di 5.276 milioni di euro, registrando un incremento annuo del +10,7%. Alla crescita del valore delle importazioni hanno contribuito tutti i principali i settori economici, in particolare il comparto degli apparecchi ottici ed elettronici (+24,1%) e quello dei prodotti in pelle e cuoio (+15,2%).
Quanto alla composizione geografica, nell'ultimo anno sono aumentati notevolmente gli approvvigionamenti, soprattutto di prodotti del sistema moda, dalla Cina (+36,6%), primo partner dell'import trevigiano (855 milioni di euro pari al 16,2% provinciale), e dall'India (+59,8%).

Venezia

Nel 2006 l'export veneziano, attestato su un valore superiore ai 4.450 milioni di euro, ha registrato un aumento del +4,9% rispetto all'anno precedente.
Le rilevanti oscillazioni del fatturato estero collegate alla vendite di navi o aerei (767 milioni di euro nel 2006 pari a una quota del 17,2%) determinano fortemente la dinamica dell'export provinciale. Infatti, nell'ultimo anno l'aumento delle esportazioni veneziane, cui hanno concorso i settori dei metalli (+32,8%), della chimica (+10,3%), dei prodotti petroliferi (+29%) e dell'ottica-elettronica (+14,6%), è stato ridimensionato dall'andamento negativo delle esportazioni dei mezzi di trasporto (-14,3%).
Per quanto riguarda i mercati di sbocco delle merci veneziane, l'export di beni è aumentato verso la Germania (+3%), l'Austria (+13,3%), i Paesi Bassi (+10,7%), la Cina (+6,2%), la Croazia (+64,5%) e la Russia (+32,3%). Le Antille olandesi sono arrivate ad occupare il quarto posto nella graduatoria dei primi dieci mercati grazie all'esportazione di "navi e imbarcazioni" per oltre 340 milioni di euro.
Nell'ultimo anno l'import veneziano ha registrato un aumento del +15,5%, generato quasi esclusivamente dalla domanda di prodotti energetici (+88,9%), che restano di gran lunga la prima voce dell'import provinciale (1.598 milioni di euro nel 2006) e petroliferi (+19,4%). In aumento anche i valori delle importazioni dei "prodotti in metallo", che registrano un +46,4%.
I mezzi di trasporto, invece, hanno registrato una riduzione dei beni importati pari al -35,5%, dovuta in gran parte alla riduzione dei flussi in entrata degli aeromobili (da 365 milioni di euro nel 2005 a 190 milioni di euro nel 2006).

Vicenza

Pur registrando la crescita annua più bassa a livello regionale (+4%), l'export vicentino (12.131 milioni di euro pari a una quota del 27,7%) mantiene saldamente il primo posto della classifica dell'export regionale. Nel 2006 la crescita dell'export provinciale è stata trainata dalla vendita dei prodotti meccanici (+3,1%), ottici-elettronici (+14,4%) e del comparto orafo (+11,4%).
Al contrario, si sono contratte le vendite dei prodotti del comparto moda (-4,2% per il tessile-abbigliamento e -3,9% per la concia). Si tratta, come già in precedenza detto, di dati parziali che non tengono conto delle vendite estero su estero delle numerose unità produttive vicentine delocalizzate in altri paesi e che quindi non sono del tutto sufficienti a rivelare lo stato di salute del settore.
Ritorna a crescere l'export verso gli Stati Uniti (+12,3%), che ridiventa il primo mercato di sbocco dei prodotti vicentini (1.325 milioni di euro pari a una quota del 10,9%). Si registrano consistenti crescite delle esportazioni vicentine anche verso la Svizzera (+9%), l'isola di Hong Kong (+11,5%), la Cina (+23,4%), la Russia (+43%), la Turchia (+19,3%) e la Romania (+21,5%). Al contrario, diminuiscono, in termini di valore, le vendite verso i principali mercati della UE: -7,7% in Germania, -6,8% in Francia, -11% nel Regno Unito e -11,9% in Spagna.
Nel 2006 la provincia di Vicenza ha importato beni per 7.014 milioni di euro. Rispetto all'anno precedente le importazioni sono aumentate di circa 525 milioni di euro, pari ad un incremento annuo di 8,1 punti percentuali. Tale crescita è stata trainata dalle performance più che positive dei settori della concia (+22,1%) e dei prodotti metallici (+10,4%). A livello geografico, i contributi più importanti alla crescita dell'import vicentino sono giunti dalla Svizzera (+21,8%), dalla Cina (+22,5%), dai Paesi Bassi (+42,1%) e dal Brasile (+52,3%).

Verona

Nel 2006 la provincia di Verona ha esportato beni per 7.647 milioni di euro (17,4% dell'export regionale). Nell'ultimo anno l'andamento dell'export provinciale è stato positivo (+11,6%) e ha interessato tutti i principali settori economici, con incrementi superiori ai dieci punti percentuali per i prodotti meccanici, prima voce dell'export provinciale (1.594 milioni di euro), alimentari, metallici e dei mezzi di trasporto. Il primo mercato di destinazione dei manufatti veronesi è stato quello tedesco (1.193 milioni di euro e una crescita annua del +6%), mentre la seconda posizione è stata riconquistata dalla Francia (583 milioni di euro e crescita annua del +4,8%) che ha sorpassato di poco gli Stati Uniti (+2,4%). Il fatturato estero veronese è cresciuto anche in tutti gli altri principali mercati, con picchi in Romania (+22,2%), Svizzera (+18,1%) e Polonia (+42,6%).
Le importazioni, con un valore pari a 11.235 milioni di euro, sono aumentate nell'ultimo anno del +6,7%. La provincia di Verona copre più del 30% dell'import regionale e tale incidenza è fortemente influenzata dalla presenza in provincia di alcuni importatori di autoveicoli (4.924 milioni di euro nel 2006 pari al 43,8% dell'import provinciale). In crescita anche l'import dei prodotti in metallo (+33,9%), del tessile ed abbigliamento (+19%) e dei prodotti in pelle e cuoio (+16,4%).
I paesi più importanti per l'import provinciale sono la Germania (quota provinciale del 41,8% e incremento annuo del +1,3%), la Spagna (+17%), il Belgio (-14,8%), la Francia (+8,6%), la Slovacchia (+7,1%) e la Cina (+41,4%).




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Note

  1. Dato dalla differenza tra le esportazioni e le importazioni di beni.
  2. La tempestività con la quale viene comunicato il dato provvisorio sull'interscambio commerciale con l'estero nasconde un errore di stima che ha un peso particolarmente rilevante per le esportazioni. Se tale errore riguarda l'export di tutte le regioni italiane, per il Veneto ha una rilevanza maggiore sia in termini di differenza di punti percentuali che in termini di peso. Nel 2005 la sottostima dell'export veneto ha superato in valore il miliardo di euro, vale a dire il 2,5% di quanto esportato.
  3. Entrata nell'Unione Europea dal 01.01.2007.
  4. Raggruppamenti principali di industrie (RPI). Tale classificazione è definita dal Regolamento della Commissione n.586/2001 (G.U.C.E. del 27/03/2001). Ad ogni raggruppamento vengono attribuiti, secondo il criterio della prevalenza, interi gruppi e/o divisioni di attività economica. I beni importati ed esportati e derivanti da attività economiche diverse da quelle dell'industria in senso stretto (non contemplati nel citato regolamento) sono stati a loro volta attribuiti, sempre con il criterio della prevalenza, agli RPI.


Tabella 2.1.1
Esportazioni ed importazioni del Veneto e dell'Italia. Anni 2004:2010
Figura 2.1.1
Quota e variazione percentuale annua delle esportazioni regionali sul totale nazionale - Anno 2006(*)
Figura 2.1.2
Quota e variazione percentuale annua delle esportazioni venete verso i principali mercati di sbocco - Anno 2006(*)
Figura 2.1.3
Quota e variazione % annua delle esportazioni venete per i principali settori economici - Anno 2006(*)
Figura 2.1.4
Variazioni percentuali 2006/02 e quota 2006 delle esportazioni venete dei principali settori economici.
Figura 2.1.5
Composizione % delle esportazioni venete in base ai raggruppamenti principali di industrie RPI(*) - Anni 2002 e 2006(**)
Tabella 2.1.2
Numero degli operatori con l'estero presenti in Veneto per classe di export - Anni 2004:2006(*)
Tabella 2.1.3
Quota % di export attivato dagli operatori con l'estero presenti in Veneto per classe di export - Anni 2004:2006(*)
Figura 2.1.6
Esportazioni ed importazioni del Veneto per area geografica. Milioni di euro - Anno 2006(*)
Tabella 2.1.4
Traffico di perfezionamento 2006 e variazioni percentuali 2004:2006. Veneto e Italia (milioni di euro correnti)
Figura 2.1.7
Traffico di perfezionamento attivo. Rapporto percentuale delle esportazioni temporanee (reimportazioni) sull'export (import) definitivo. Veneto e Italia - Anno 2006(*)
Figura 2.1.8
Traffico di perfezionamento passivo. Rapporto percentuale delle esportazioni temporanee (reimportazioni) sull'export (import) definitivo. Veneto e Italia - Anno 2006(*)
Figura 2.1.9
Quota e variazione percentuale annua delle reimportazioni venete verso i principali aree geografiche - Anno 2006(*)
Figura 2.1.10
Quota e variazione percentuale annua delle riesportazioni venete verso i principali aree geografiche - Anno 2006(*)
Tabella 2.1.5
Esportazioni ed importazioni delle province venete(*). Anni 2006:2005

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