15. Il Veneto si confronta con la Catalogna

Inizio Pagina   15.1 La regione Catalogna (Cataluña)

Lo Stato spagnolo si fonda sull’unità indissolubile della nazione spagnola, ma garantisce le autonomie regionali. Il territorio nazionale è diviso in 19 autonomie, comprendenti 47 provincie peninsulari, 3 provincie insulari e i territori di Ceuta e Melilla; non tutte le regioni però hanno lo stesso livello di autonomia. Il nuovo Statuto di autonomia della Catalogna, recentemente ratificato con referendum, afferma che la Catalogna, come nazionalità, esercita il proprio autogoverno costituita in Comunità Autonoma. Lo stesso Statuto sancisce le ampie autonomie e competenze della Generalitat della Catalogna (Governo Autonomo della Catalogna) disponendo all’art. 2 che la sua organizzazione territoriale viene determinata in municipi e circoscrizioni maggiori (“vegueries” e "comarques").
Le competenze legislative della Generalitat si suddividono in esclusive e concorrenti, queste ultime da esercitare nei limiti stabiliti dalla legislazione dello Stato, secondo l’articolata ripartizione per materie contenuta in oltre 50 articoli.
La Regione catalana si estende per una superficie di circa 32.000 kmq, tra i Pirenei a nord-ovest e il bacino dell'Ebro a sud, si affaccia a est sul Mar Mediterraneo e confina a nord-est con la Francia e l’Andorra; è rinomata per le industrie tessili, cartarie, meccaniche, chimiche e per il turismo (Costa Brava).
Presenta buone vie di comunicazione con il resto della Spagna e l’Europa: l’autostrada che costeggia il Mediterraneo è, verso nord, la via d’accesso principale alla Francia meridionale, mentre a sud si dirige verso la Comunidad Valenciana e a ovest verso l’Aragona. Vi sono inoltre buoni collegamenti aerei e via mare.
La regione è composta da quattro provincie: Barcellona, Gerona, Lérida e Tarragona. Le lingue ufficiali sono il Catalano e il Castigliano: la lingua catalana riceve trattamento legale di lingua propria della Catalogna, dove è considerata lingua ufficiale insieme al castigliano o spagnolo.
Morfologicamente si distinguono tre zone: a nord una parte montuosa, formata dall'estremo tratto sud-orientale della catena pirenaica; al centro un ampio bassopiano corrispondente al Bacino del fiume Segre; infine la zona costiera, percorsa da una serie di rilievi attraverso i quali i principali fiumi (Ebro, Llobregat, Ter) si aprono un varco al mare. Il clima è mite, tipicamente mediterraneo; le piogge, copiose a nord, vanno diminuendo verso il delta dell'Ebro a sud, dove infatti le colture cerealicole e foraggiere fanno posto alle colture arbustive (olivo, vite, mandorli). Comunità a economia prevalentemente commerciale e industriale, la Catalogna ha visto affiancarsi alle industrie tradizionali (tessili, cartarie) moderne industrie meccaniche e chimiche, che si avvalgono della recente valorizzazione delle risorse idriche pirenaiche e sono raggruppate specialmente intorno a Barcellona, dotata di un efficiente porto.
Fattori favorevoli nella sua lunga tradizione industriale sono l’ampia diversificazione delle sue produzioni, lo sviluppo e il buon funzionamento del settore dei servizi e l’alta qualità delle sue infrastrutture sociali e attrattive.

Inizio Pagina   15.2 La popolazione

La popolazione catalana, pari a circa 6 milioni e 700mila abitanti, nell’ultimo quindicennio è aumentata quasi del 10% contro il 6,9% del Veneto. Le componenti di tale crescita hanno un comportamento differenziato nelle due regioni: negli anni ’90 in Veneto il saldo naturale, ovvero la differenza fra le nascite e i decessi, è sempre stato negativo mentre la popolazione cresceva in maniera pressoché costante grazie alle immigrazioni; dal 2000 si osserva invece una certa ripresa della natalità con conseguente aumento del tasso di crescita della popolazione. In Catalogna, invece, il saldo naturale è stato positivo o quasi nullo fino alla fine degli anni ’90, per poi vedere un forte aumento negli ultimi anni, anche qui dovuto a un deciso aumento delle nascite. In particolar modo tra il 2002 e il 2004 l’aumento della popolazione catalana è quasi la metà dell’incremento complessivo di tutto il periodo considerato.

Inizio Pagina   15.3 Il reddito disponibile

Nel periodo che intercorre tra il 1995 e il 2002, in Catalogna e in Veneto sono aumentati sia il reddito primario che il reddito disponibile per abitante (nota 1).
Nell’ultimo anno il reddito primario pro-capite dei cittadini catalani è di circa 16.340 euro, con una crescita del 42,3% rispetto al 1995; i veneti, che nel 2002 hanno un reddito di 18.761 euro per abitante, hanno assistito ad un incremento pari al 17,7%.
Se si considera la dinamica del reddito disponibile, il Veneto, con 15.995 euro per abitante, si mantiene ad un livello superiore alla Catalogna, 13.600 euro, anche se nel periodo considerato il reddito disponibile pro-capite cresce in misura maggiore in Catalogna, 37,5%, che in Veneto, 20,1%.

Inizio Pagina   15.4 Il contesto macroeconomico

Nel 2002 il valore del Pil, espresso in parità di potere d’acquisto (ppa), della Catalogna è stato di circa 149 miliardi di euro, con un incremento annuo di 6 punti percentuali, mentre quello del Veneto, cresciuto nell’ultimo anno di 1 punto percentuale, ha quasi raggiunto la cifra di 119 miliardi di euro.
In termini di valore pro capite, il Pil della Catalogna, pari a 23.780 euro, è inferiore a quello veneto (26.108 euro) ed entrambi superano di gran lunga il valore pro capite medio della UE a 25 Paesi (21.170 euro).
Ampliando il raggio temporale di osservazione, dal 1995 al 2002 la crescita del Pil catalano è stata notevolmente superiore a quella veneta: nel periodo considerato il Pil della regione spagnola è cresciuto del +50,5%, mentre quello veneto ha registrato una crescita di circa il 30%.
Nel periodo preso in esame, si assiste ad una sensibile trasformazione del tessuto economico dei due territori, per entrambi caratterizzata dal continuo aumento della quota di ricchezza prodotta dal settore terziario: in Catalogna il valore aggiunto creato dal settore dei servizi è passato da una quota del 62,1% nel 1995 al 64,3% nel 2002, lasciando all’industria rispettivamente il 36,1% nel 1995 e il 34,2% nell’ultimo anno.
Nel Veneto il valore aggiunto creato dal settore dei servizi è passato da una quota del 59,4% sul totale nel 1995 al 63,9% nel 2002 e si è assistito,come in Catalogna, ad una riduzione del peso del valore aggiunto prodotto dall’industria (dal 37,3% nel 1995 al 33,3% nel 2002).
Osservando il trend della produttività oraria reale, misurata dal rapporto tra il valore aggiunto reale a parità di potere d’acquisto e il totale delle ore lavorate in un anno, nel periodo dal 1995 al 2004 si nota che la produttività oraria catalana, pur restando più bassa in termini di valore assoluto, cresce di più di quella veneta. Infatti in Catalogna la produttività oraria è migliorata di +9,6 punti percentuali, passando da 26,4 dollari nel 1995 a 28,9 dollari nel 2004, mentre in Veneto la produttività oraria, che nel 2004 ha superato di poco i 33 dollari, è aumentata del +7,2%.

Inizio Pagina   15.5 Il mondo imprenditoriale

Risulta piuttosto complicato effettuare un confronto tra diverse regioni europee sulla realtà delle attività produttive in quanto la copertura dell’Eurostat è incompleta, disomogenea e spesso non sufficientemente aggiornata. Alla luce di queste difficoltà, si analizza lo sviluppo delle unità locali e degli addetti per alcuni settori di attività economica.

La Catalogna è l’area della Spagna con il maggior sviluppo economico e contribuisce significativamente al Pil nazionale. Il tessuto economico di questa regione si caratterizza per la rilevanza delle attività economiche connesse ai servizi, in modo particolare il turismo. Nel triennio dal 2000 al 2003 proprio il settore dei servizi ha visto un ulteriore incremento sia nel numero delle unità locali sul territorio (+4,4%) che in quello degli addetti (+7%). Decisamente più marcato è stato lo sviluppo imprenditoriale del Veneto nel settore dei servizi, dato da un incremento del 28,8% di unità locali e del 21,8% di addetti.
Nel settore delle costruzioni, caratterizzato negli anni ’90 da un notevole sviluppo e alimentato dalle commesse pubbliche e dall’incremento della domanda di strutture turistiche nonché dagli investimenti pubblici e privati in infrastrutture dedicate ai Giochi Olimpici di Barcellona, gli ultimi tre anni hanno visto una contrazione di 6,6 punti percentuali nelle unità locali, a fronte di un ulteriore incremento degli addetti (+12,9%). Nel Veneto invece il settore è stato sempre in crescita sia in termini di unità produttive, +10,4%, che in quanto ad addetti, +14,9%.
Nell’industria manifatturiera, i due settori trainanti della regione catalana sono quello tessile-abbigliamento e quello della metalmeccanica leggera. Nel periodo compreso tra il 1998 ed il 2003 la Catalogna ha visto un ulteriore sviluppo del settore con una crescita notevole delle unità locali (+23,7%) ed una meno accentuata del numero di addetti (+3,1%), contrariamente al Veneto dove comunque il ridimensionamento è stato contenuto, -3,9% per le unità produttive e –0,6% per gli addetti.

Dall’analisi dell’occupazione nel settore dei manufatti ad alta tecnologia, possiamo trarre qualche indicazione sulla dinamica degli ambiti più innovativi del sistema imprenditoriale. Dal 1996 al 2004, Catalogna e Veneto hanno seguito percorsi profondamente diversi. La regione spagnola è partita da una situazione di grande espansione occupazionale per poi subire una certa saturazione all’inizio del nuovo decennio e infine riprendere la crescita dal 2002 (+16,3% dal 2002 al 2004) fino a segnare, nel complesso dell’arco temporale considerato un incremento di quasi il 35%. Contrariamente a ciò, il Veneto, nonostante la dinamica negativa del primo biennio, ha avuto uno sviluppo occupazionale nel settore ad alta tecnologia tale da recuperare, realizzando un complessivo lieve incremento pari allo 0,4%.

Inizio Pagina   15.6 La ricerca e sviluppo

In Catalogna nel 2003 si ha una distribuzione della spesa in ricerca e sviluppo (R&S) tra i settori istituzionali delle imprese (66,3%), delle università (24,3%), delle pubbliche amministrazioni (9,1%) e delle istituzioni private no profit (0,3) simile a quella dell’Unione europea in cui sono prevalentemente le imprese a sostenerla.
In Veneto nel 2003 è il mondo imprenditoriale e universitario a contribuire in maggior parte all’innovazione del sistema economico rispettivamente con il 45,1% e il 44%.
In Catalogna negli anni dal 1995 al 2003 si è avuto un continuo incremento della spesa in R&S che ha portato la regione spagnola a spendere nel 2003 quasi il 146% in più rispetto al 1995 e il 40,6% rispetto al 2001. Analoga situazione si presenta in Veneto dove l’incremento di tale spesa è stato dell’87,7% rispetto al 1995 e del 21,7% rispetto al 2001. La crescita nella spesa in R&S si è riflessa anche nell’incidenza di questa sul Pil: in Catalogna si è passati da una quota pari allo 0,9% del 1995 al 1,1% del 2001; mentre in Veneto da uno 0,5% ad uno 0,6%, divenuto 0,72% nel 2003 (nota 2).

Analogamente alla spesa aumenta l’impiego di personale in questo campo: in Catalogna gli addetti alla R&S sono cresciuti di quasi il 104% nel 2003 rispetto al 1995 e del 28% rispetto al 2001, giungendo a 5 addetti ogni mille abitanti. In Veneto le risorse umane impiegate negli stessi periodi hanno registrato un incremento più contenuto, anche se comunque importante, rispettivamente del 40,4% e del 3,4%, ponendosi a 2 addetti per mille abitanti, inferiore ai circa 4 dell’Unione europea.

Per quanto riguarda il rapporto che intercorre tra la spesa in R&S e il personale addetto a questo settore, la Catalogna si attesta su valori inferiori sia a quelli europei che a quelli veneti, pur avendo registrato in questi ultimi anni uno sviluppo maggiore della spesa e degli stessi addetti in R&S rispetto all’Unione europea e al Veneto. In particolare in Europa nel 2003 si ha una spesa di 93.115 euro per ogni addetto in R&S, in Veneto di 90.276 euro e in Catalogna di 56.119 euro.

Inizio Pagina   15.7 Il livello di istruzione

La popolazione della Catalogna si contraddistingue per un’alta percentuale di persone laureate rispetto non solo al Veneto, ma anche se confrontata con altre regioni europee: secondo i dati Eurostat, nel 2001 già il 19% della popolazione di 15 anni e oltre possedeva un livello di istruzione di tipo terziario e negli ultimi tre anni è cresciuta fino a raggiungere circa il 22%; nel 2004 il Veneto registra invece una percentuale dell’8%. Si deve tener presente a tal proposito che mentre in Italia i risultati della recente riforma si vedono da poco, in Spagna già da anni si sono messe in moto politiche secondo le quali i giovani escono dal percorso scolastico in grande anticipo rispetto agli italiani.
Nelle due regioni si equivale la percentuale di coloro che hanno proseguito gli studi oltre il ciclo obbligatorio (circa il 40%), ma mentre in Veneto si tende a fermarsi prevalentemente al conseguimento del diploma di scuola superiore, in Catalogna si continuano gli studi fino al livello successivo. Infatti, nella regione spagnola, a fronte di un così alto numero di laureati, solo il 18% ha un’educazione secondaria superiore (in Veneto il 33%).

Di conseguenza sempre in Catalogna, rispetto ad altre realtà europee, è particolarmente elevata la presenza di laureati nel mercato del lavoro: oltre il 32% degli occupati al 2004, un dato ben tre volte superiore a quello veneto. Già nel 2000 la Catalogna presentava una situazione più che mai fiorente che molte regioni europee hanno raggiunto solo recentemente e negli ultimi anni ha continuato a investire in personale competente e qualificato.
Fra i laureati occupati la partecipazione femminile è del 47% sia nel Veneto che nella regione spagnola, un dato abbastanza stabile da alcuni anni per quest’ultima, viceversa in progressiva crescita nella nostra regione (nel 2000 le donne erano il 42,1%).

Inizio Pagina   15.8 La situazione occupazionale

Gli obiettivi strategici per l’Unione Europea fissati a Stoccolma e a Lisbona assegnano un ruolo fondamentale al raggiungimento di un livello occupazionale medio del 67% entro gennaio 2005, in vista di arrivare al 70% entro il 2010.
Obiettivo ancora lontano per l’UE25, che nel 2004 registra un tasso di occupazione pari al 63,1%; già raggiunto, invece, in Catalogna dove nello stesso anno il 67% della popolazione di età 15-64 anni è occupata, fra l’altro in crescita di oltre due punti percentuali rispetto a tre anni prima. Il Veneto, con un tasso pari al 64%, pur non essendo in linea con l’obiettivo intermedio del 67%, è comunque in crescita occupazionale e al di sopra della media dell’Unione.
Rispetto alla nostra regione, nella Catalogna è più alta la partecipazione al mercato del lavoro sia maschile che femminile: infatti, nel 2004 il tasso di occupazione maschile della Catalogna è pari al 77,6% contro il 76% del Veneto mentre, per quanto riguarda le donne, nella regione spagnola lavorano 56 donne su 100, quando in Veneto sono 52. Entrambe le regioni sono investite in questi ultimi anni da una rilevante crescita occupazionale della componente femminile; particolarmente positivo l’aumento in Catalogna (+8,1% rispetto al 2001 contro il +4,4% del Veneto).
Per quanto riguarda, invece, i tassi di disoccupazione, quello della regione spagnola si attesta su un valore superiore a quello medio europeo, mentre in Veneto risulta molto più contenuto: infatti, 9,2% è il tasso dell’UE25, 9,7% quello della Catalogna e solo 4,2% quello veneto nel 2004. Considerando la distinzione per genere, si evidenziano differenze piuttosto incisive; più precisamente, la Catalogna registra tassi di disoccupazione ben superiori a quelli del Veneto: oltre il triplo il livello di disoccupazione maschile (7,8% la Catalogna contro solo il 2,5% del Veneto) e quasi il doppio quello delle donne (12,3% la Catalogna contro il 6,7% del Veneto).

Il rapporto di lavoro a tempo parziale si rileva un valido strumento per incrementare l’occupazione, soprattutto di particolari categorie di lavoratori, come donne, giovani, anziani e lavoratori usciti dal mercato del lavoro, e si configura come un mezzo che permette di soddisfare esigenze quali la conciliazione tra lavoro e famiglia. In Veneto l’offerta del tempo parziale è più bassa che a livello europeo: il 13% dei lavoratori veneti usufruisce di tale rapporto di lavoro, contro il 18% degli occupati europei; tra le donne, la percentuale è del 27% in Veneto mentre è il 31% nell’UE25.
Ancora meno utilizzato è il part-time in Catalogna, dove solo il 9% del totale dei lavoratori, e il 17% tra le donne, gode di questa forma di flessibilità lavorativa.

Inizio Pagina   15.9 L’attrattività turistica

L’Europa, grazie al suo valore sia dal punto di vista storico che naturalistico-ambientale, offre ai turisti un’ampia varietà di luoghi ed attività ed è per questo che ogni anno è scelta da un numero elevato di viaggiatori quale meta dove trascorrere le vacanze.
Veneto e Catalogna, due rappresentativi territori europei, entrambi dotati di importanti città d’arte e località balneari, presentano per quanto riguarda il fenomeno turistico caratteristiche simili. Negli ultimi cinque anni le due regioni hanno accolto rispettivamente circa 12 e 14 milioni di turisti all’anno, per un totale di presenze medie pari ad oltre 55 milioni in Veneto e a 57 milioni in Catalogna. Inoltre, sia l’una che l’altra regione si distinguono per la quota rilevante di turisti stranieri, superiore alla metà del totale dei visitatori.
Considerando sia i turisti residenti che i non residenti, nell’ultimo quinquennio si nota una crescita degli arrivi in entrambe le regioni, più marcata in Catalogna dove l’aumento, +15,2%, è stato di circa tre volte superiore a quello registrato nel Veneto, +4,8%.
Per quanto riguarda le presenze, sia in Catalogna che in Veneto l’andamento si mostra più altalenante e nell’intero periodo considerato si registra un aumento dell’1,6% nella regione spagnola e un calo dello 0,7% in Veneto, dovuto soprattutto alla diminuzione di turisti stranieri.
L’aumento degli arrivi in Veneto e la leggera diminuzione delle presenze, negli ultimi cinque anni, ha prodotto una riduzione della permanenza media dei turisti probabilmente in relazione alla recente tendenza ad accorciare la durata della singola vacanza per poterla ripetere più volte nell’arco dell’anno.
Nonostante ciò, è da rilevare il fatto che nel 2004 i visitatori si siano fermati nel Veneto mediamente di più che in Catalogna (rispettivamente 4,5 e 3,8 giorni). Risulta rilevante inoltre che anche gli altri indici di turisticità sono mediamente superiori a quelli della regione catalana, ad indicare, oltre alla maggiore attrattività, l’importanza e l’attenzione che il Veneto attribuisce al settore turistico, tradizionale punto di forza per l’economia locale.




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Note

  1. Il primo rappresenta la capacità delle famiglie di produrre reddito con l’impiego del proprio lavoro e del proprio capitale, mentre il secondo è ciò che rimane del reddito primario dopo aver detratto le imposte correnti e i contributi sociali e aver aggiunto le prestazioni sociali e i trasferimenti netti.
  2. Vedi tavola sinottica obiettivi europei nel capitolo 8.

Catalogna: mappa fisica
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Catalogna: mappa fisica
Spagna
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Spagna
Figura 15.1
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.1
Figura 15.2
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.2
Tabella 15.1
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Tabella 15.1
Figura 15.3
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Figura 15.4
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.4
Figura 15.5
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Figura 15.6
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Figura 15.7
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.7
Figura 15.8
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.8
Figura 15.9
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.9
Tabella 15.2
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Tabella 15.3
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Figura 15.10
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Figura 15.11
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Figura 15.12
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.12
Tabella 15.4
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Figura 15.13
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Figura 15.14
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Figura 15.14
Figura 15.15
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Tabella 15.5
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Tabella 15.6
Il Veneto si confronta con la Catalogna - Tabella 15.6

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