12. Il Veneto si confronta con La Toscana

Inizio Pagina   12.1 La regione Toscana

La Regione Toscana si è dotata di un nuovo Statuto pubblicato l’11 febbraio 2005, che nel primo articolo enuncia: “La Regione Toscana rappresenta la comunità regionale ed esercita e valorizza la propria autonomia costituzionale nell'unità e indivisibilità della Repubblica italiana, sorta dalla Resistenza, e nel quadro dei principi di adesione e sostegno all'Unione europea.”
È suddivisa in dieci province: Firenze, Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Collocata nell’Italia Centrale, confina con la Liguria a nord-ovest, l’Emilia-Romagna a nord, le Marche e l’Umbria a est, il Lazio a sud-est, mentre ad ovest è bagnata dal Mar Ligure e dal Mar Tirreno.
Il territorio è prevalentemente collinare e montuoso, essendo attraversato dalla dorsale appenninica ed interessato a nord dalle Alpi Apuane, con scarse zone pianeggianti collocate per lo più lungo la costa. Ad esso appartengono anche le isole dell’arcipelago toscano, parco nazionale dal 1996, di cui la più estesa e popolata è l’Isola d’Elba. Il fiume più importante è l’Arno, seguito dall’Ombrone e dal Serchio; unico bacino lacustre di importanti dimensioni è la laguna di Orbetello.
La città capoluogo, Firenze, conta circa 366.000 abitanti, e per la sua tradizione storica ed artistica è tra le mete turistiche più note al mondo.
L’agricoltura è molto sviluppata e spiccano le produzioni d’eccellenza di vini ed olio d’oliva, ma rilevanti sono anche i settori della frutticoltura, della floricoltura e dell’allevamento di bovini ed ovini.
Per quanto concerne le attività industriali, i settori più significativi sono quello minerario, chimico/petrolchimico, dell’estrazione e lavorazione dei marmi, tessile, dell'agroalimentare, delle calzature, del cuoio e delle pelli e il cartario.
Notevolissimo lo sviluppo turistico, grazie alle bellezze naturali, sia costiere che dell’entroterra, e alle numerose città d’arte, che ne fanno la quarta regione in Italia per presenze.
La Toscana è attraversata da importanti vie di comunicazione ferroviarie ed autostradali, che costituiscono i principali assi di connessione tra l’Italia del Nord e quella centro-meridionale.
I collegamenti aerei nazionali ed internazionali sono garantiti dall’Aeroporto di Firenze, recentemente riaperto dopo un intervento di ristrutturazione e potenziamento, e da quello di Pisa.

Inizio Pagina   12.2 L’attrattività demografica

Negli ultimi quindici anni cresce, in entrambe le regioni, la popolazione; molto più nel Veneto, +6,9%, rispetto alla Toscana, come effetto delle maggiori opportunità occupazionali rispetto al bacino nord occidentale.
L’incremento demografico è dovuto anche alle immigrazioni dall’estero che continuano ad essere di gran lunga superiori alle emigrazioni. In Toscana, infatti, il 72% del saldo migratorio totale è spiegato, nel 2004, dalla componente estera, in aumento rispetto al 1990, 54%, quota elevata ma pur sempre inferiore a quella veneta (83,7%). La componente naturale, invece, a differenza di quanto accade per il Veneto, continua ad essere negativa (-7.386 unità); il numero delle nascite, pur essendo in aumento rispetto al 1990, non riesce a superare il numero dei decessi.
Il 6,2% della popolazione nazionale risiede in Toscana per un totale di circa 3 milioni e seicento mila abitanti, l’8% invece nel Veneto, evidenziandosi quale area di maggiore attrazione, come ulteriormente confermato dalla più elevata densità di popolazione, 255,4 abitanti per Kmq rispetto ai 156,5 della Toscana.
Oltre il 47% della superficie territoriale della Toscana è montana contro il 32% del Veneto. Tra le regioni considerate la Toscana è quella con la quota maggiore di comuni montani, circa il 55%, superiore anche al valor medio nazionale (52%). A differenza del Veneto, dove solo il 9% della popolazione totale abita in comuni montani, in Toscana tale percentuale sfiora il 15%. Dei 287 comuni della Toscana, il 25,4% ha dimensioni tra i 1.000 e i 3.000 abitanti e il 44,3% tra i 5.000 e i 30.000 abitanti, equamente distribuiti tra quelli fino a 10.000 e la classe 10.001-30.000.

Inizio Pagina   12.3 Le condizioni familiari

Nel 2004 le famiglie toscane sono a circa 1.500.000, oltre 350.000 in meno rispetto al Veneto.
In Toscana e in Italia, nel periodo tra il 1995 e il 2004, l’aumento del numero di famiglie è stato più di sei volte superiore a quello che ha interessato la popolazione, ed il numero medio di componenti è sceso rispettivamente a 2,4 e 2,5. Nello stesso arco di tempo, le famiglie in Veneto sono cresciute del 16% e ogni famiglia risulta composta mediamente da 2,5 persone, in linea con quanto si osserva a livello italiano.
Il reddito disponibile pro-capite, ovvero l’ammontare di risorse che ciascuno di noi ha a disposizione per i propri consumi e risparmi, nell’ultimo anno supera i 17 mila euro sia in Veneto che in Toscana. Nel periodo considerato, l’aumento registrato in termini nominali dalla Toscana, 33%, in linea con l’incremento medio italiano, è nettamente superiore a quello del Veneto, 28,5%.
Nel 2003, in media, gli italiani hanno a disposizione circa quattro mila euro in più rispetto ad otto anni prima, anche se il reddito medio pro-capite cresce man mano che ci si muove da sud verso nord, ed è maggiore nelle regioni in cui i tassi di disoccupazione sono più bassi e la struttura demografica è caratterizzata da una quota contenuta di popolazione giovane.
Cresce complessivamente tra il 1995 e il 2004 la spesa media mensile delle famiglie toscane, il cui trend si mantiene sempre al di sotto di quello veneto, fino a raggiungere nell’ultimo anno considerato i 2.468 euro, inferiore di 248 euro al valore veneto.
Se si considera però la spesa familiare in termini reali, rispetto al 1995 l’incremento osservato in Toscana, pari al 13%, è superiore a quello rilevato nel Veneto (+11,3%), ma inferiore alla crescita media nazionale (+14,9%).

Inizio Pagina   12.4 Il contesto macroeconomico

A testimoniare le migliori condizioni economiche delle famiglie anche l’andamento dei consumi finali interni complessivi (nota 1), che comprendono quelli delle famiglie, i quali sono aumentati dal 1990 al 2003 del 19,9% in Toscana e in Italia e del 25,4% in Veneto, nonostante le frenate congiunturali, come quella che ha investito l’Italia nel corso del 2002.
Su livelli attorno al 6,7% il contributo del Pil toscano alla formazione del prodotto nazionale: pur rimanendo sostanzialmente stabile nel corso degli anni, ha permesso comunque alla regione di passare dal settimo posto della graduatoria del 1990 al sesto in quella relativa al 2004.
La quota di prodotto veneto sul Pil italiano nel 2004 si attesta attorno al 9%, in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto al 1990, consentendo al Veneto di collocarsi al terzo posto nella graduatoria regionale per contributo sul Pil nazionale, guadagnando una posizione rispetto a quindici anni prima.
Sempre superiore a quello toscano, nei quindici anni considerati, il prodotto pro capite del Veneto, pari nel 2004 a 20.505 euro, ottava posizione nella graduatoria nazionale, rispetto ai 19.698 euro della Toscana, decima in graduatoria, entrambi comunque al di sopra del valore medio nazionale.

Inizio Pagina   12.5 Il valore aggiunto

Un’economia più terziarizzata quella toscana, dove il valore aggiunto creato dal settore dei servizi è passato da una quota del 67% sul totale nel 1990 al 69,4% nel 2004, lasciando all’industria rispettivamente il 30,7% nel 1990 e il 28,5% nell’ultimo anno.
Anche il Veneto mostra un simile processo di terziarizzazione, portandosi da una quota di valore aggiunto del 60,3% nel 1990 al 62,4% nel 2004; più rilevante qui il ruolo dell’industria cui spettava una quota di valore aggiunto pari al 36,2% nel 1990, portatasi a 34,3% nel 2004.
Nel lungo periodo, dal 1990 al 2003, le due regioni mostrano un andamento simile degli investimenti fissi lordi, con considerevoli aumenti dei valori totali, sia in Veneto (+39,4%) che in Toscana (+47,8%), in particolare nei settori più innovativi relativi ai macchinari e ai mezzi di trasporto. Si differenziano invece per le costruzioni: alla forte crescita, quasi 15 punti percentuali, degli investimenti veneti, soprattutto nel periodo dal 2000 al 2003, non ha corrisposto un aumento altrettanto evidente per la Toscana (+1,4%).

Inizio Pagina   12.6 Le imprese

Nel corso del 2005 le imprese attive operanti in Veneto e in Toscana, rispettivamente 456.878 e 354.202, hanno costituito l’8,9% e il 6,9% del totale nazionale, secondo e ottavo posto della graduatoria delle regioni.

Sulla base dei risultati provenienti dai Censimenti dell’Industria e dei servizi del 1991 e del 2001, si osserva che ad aumentare di più sono state le unità locali del Veneto: +23,8% di incremento nel decennio considerato, contro il +17% registrato per la Toscana.
Buona parte di tali unità locali appartiene alla sfera dei servizi che dal 2000 al 2005 è aumentata ovunque soprattutto grazie al boom del settore immobiliare e dell’informatica. Analogo andamento si osserva nel corso del decennio 1991-2001 per gli addetti, che sono aumentati del 13,3% in Veneto, meno del 5% in Toscana.
Dal punto di vista relazionale le imprese venete sono organizzate in gruppo più di quelle toscane anche se, in entrambe le regioni, la maggior parte dei gruppi si colloca nella classe con meno di 100 addetti. Del resto la dimensione media complessiva delle unità locali è ancora piuttosto ridotta sia in Veneto (4,4 addetti) che in Toscana (3,8 addetti) e nel decennio intercensuario è diminuita.
Dal lato del numero di imprese estere a partecipazione italiana (nota 2), il Veneto è la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per numero di imprese estere partecipate, con una quota sul totale nazionale del 12,8%, mentre la Toscana detiene la quota del 5,3%. Anche i dati riguardanti gli investimenti diretti netti all’estero sul Pil (nota 3) confermano una maggiore propensione all’internazionalizzazione imprenditoriale da parte delle aziende venete: +0,62% per il Veneto nel 2004 e +0,07% per la Toscana.
Possiamo valutare la competitività imprenditoriale, considerando le imprese che producono secondo elevati standard tecnologici. Una grossa fetta di imprese italiane dedite all’alta tecnologia (nota 4) è veneta: il Veneto si colloca infatti in seconda posizione nella graduatoria regionale per quota di imprese italiane che fanno ricorso all’alta tecnologia sul totale nazionale. Sesta è invece la Toscana, con una quota pari al 5,9% nel 2005.

Inizio Pagina   12.7 L’apertura internazionale

Più accentuata la vocazione all’export degli imprenditori veneti. Dall’inizio degli anni '90 la quota veneta delle esportazioni italiane di beni tende a crescere: dal 12,3% del 1991 al 13,4% del 2005, la quota dell’export toscano invece diminuisce leggermente passando da 7,8% nel 1991 a 7,3% nel 2005.

Analizzando il trend delle esportazioni dei prodotti ad elevato valore aggiunto, risulta che dall’inizio degli anni '90 la quota sul totale nazionale di esportazioni venete di prodotti manifatturieri ad alto contenuto tecnologico tende a crescere: da una quota del 6% del 1991 si passa al 10,4% del 2005, evidenziando così un graduale aumento delle esportazioni di quei prodotti che meno risentono della concorrenza, legata al basso costo del lavoro, dei nuovi Paesi emergenti. Stessa dinamica si riscontra per le merci ad alto contenuto tecnologico della Toscana: la quota dell'export toscano di tale tipo di merci passa dal 2% del 1991 al 5,2% del 2005.

Inizio Pagina   12.8 L’innovazione

Sono in primis le imprese seguite dalle università nel Veneto a contribuire maggiormente all’innovazione del sistema economico: nel 2003 nel Veneto il 45,1% della spesa in Ricerca e Sviluppo è sostenuta dalle imprese ed il 44% dalle università, viceversa in Toscana le università gestiscono il 53,4% della quota complessiva di spesa, le imprese il 32,2%.

Questo si inquadra in un contesto europeo in cui i Paesi si sono impegnati a portare collettivamente entro il 2010 l’incidenza della spesa in R&S sul Pil ad una quota pari al 3%.

Il Veneto, pur essendo ancora lontano dai valori europei e posizionandosi su livelli inferiori rispetto alla Toscana, che si attesta intorno ai valori nazionali, dal 1995 al 2003 ha destinato una quota sempre maggiore del suo Pil alla R&S, seguendo il trend positivo generale: in questi nove anni l’incidenza della spesa in R&S in Veneto, così pure in Toscana, è aumentata di quasi 0,2 punti.

Il numero di addetti alla R&S per mille abitanti in Veneto è passato dall’1,5 del 1995 al 2 del 2003, ancora però inferiore ai 2,8 dell’Italia, ai 2,9 della Toscana e ancor di più rispetto ai 4,4 dell’UE25.
È quindi crescente l’impiego di risorse umane in questo campo: il Veneto, infatti, con un aumento del 40,4% nel 2003 rispetto al 1995, ha accorciato le distanze nei confronti della Toscana, la quale ha registrato nello stesso periodo un aumento del 13,2%.
Infine, nella spesa per addetto il Veneto nel corso di questi ultimi anni si è attestato intorno ai valori nazionali, registrando nell’ultimo anno disponibile 90.276 € per addetto contro i 91.263 € dell’Italia, mentre la Toscana fin dal 1999 registra valori superiori a quelli italiani e nel 2003 con i suoi 95.795 € ha anche superato l’UE25 (93.115 €).

Inizio Pagina   12.9 Il potenziale umano

Negli ultimi anni si è assistito al continuo miglioramento del livello di istruzione: basti pensare all’incremento avvenuto tra il 1991 e il 2001 della popolazione che possiede un diploma superiore o di laurea. Ad esempio, in Toscana il 7,6% della popolazione è laureata contro il 4,2% di dieci anni prima, in Veneto la quota è inferiore, 6,5%, ma comunque in crescita. In generale è aumentata soprattutto la partecipazione alla scuola superiore: sia per le due regioni che per l’Italia le persone con diploma superiore sono il 25-26%; tutto ciò a conferma di una consapevolezza sempre maggiore che livelli di istruzione più elevati si traducono in vantaggi nella ricerca del lavoro generando benefici sociali oltrechè salariali.

E’ inoltre in aumento la frequenza dei giovani negli atenei, nonché il numero di laureati. Più precisamente, il sistema universitario toscano si dimostra particolarmente attrattivo: la proporzione di ragazzi, provenienti anche da fuori regione, che frequenta le università toscane è addirittura, nell’anno accademico 2004/05, il 46,5% rispetto ai residenti nella fascia d’età 19-26 anni, dodici punti percentuali in più rispetto all’Italia; più distante si trova la nostra regione con il 27% di giovani frequentanti nell’ultimo anno considerato, al di sotto anche della media nazionale.

Il raggiungimento del termine del corso di studi universitari, che ha sempre costituito una forte criticità del sistema universitario italiano, negli anni recenti ha dato importanti segnali di miglioramento: in sei anni il Veneto ha quasi raddoppiato il suo contingente di laureati, da poco meno di 10.760 del 1998 a oltre i 20.700 del 2004, 7,7% del totale nazionale, 7% sono stati invece i laureati delle università toscane.

Inizio Pagina   12.10 La domanda di laureati nelle imprese

In Italia sono 647.760 i nuovi posti di lavoro previsti per il 2005 (nota 5), valore positivo ma in contrazione rispetto all’anno precedente di oltre 25.000 unità. L’analogo valore per la Toscana è pari a 41.640 posti di lavoro, che rappresenta il 6,4% del totale nazionale. La Toscana vede un calo nel numero di persone assunte nelle imprese pari al -2,7% rispetto al 2004 a fronte di un rialzo di 1,7% per quanto riguarda i laureati. Entrambe le regioni presentano, nel 2005, un tasso di incidenza dei laureati assunti sul totale degli assunti più basso rispetto alla media nazionale, 7,7% per la Toscana e 7,2% per la nostra regione contro l’8,8 dell’Italia.

Le professioni più richieste ai laureati in Toscana sono quelle specialistiche, intellettuali e scientifiche, 35% del totale stimato di assunzioni di persone col titolo universitario, in controtendenza con il resto dell’Italia e con il Veneto ove le categorie di specializzazione che vanno per la maggiore sono quelle connesse alle professioni tecniche.

Inizio Pagina   12.11 La situazione occupazionale

Il 2005 (nota 6) è stato il decimo anno di crescita consecutivo del numero di occupati nel mercato del lavoro veneto che, rispetto al 1995, è aumentato del 15,9%, due punti percentuali in più rispetto al pur importante +13,9% della Toscana. E’ comunque da dire che l’andamento occupazionale positivo è stato in parte condizionato anche dal prolungamento della vita attiva oltre che da un effettivo aumento dei posti di lavoro.
In questi anni Toscana e Veneto si pongono sempre su livelli occupazionali significativamente superiori alla media nazionale: ad esempio, rispetto al tasso di occupazione italiano (57,5%), il Veneto presenta nel 2005 un dato pari al 64,6%, in leggero aumento se confrontato con il valore del 2004 (64,3%) e in Toscana risulta occupata il 63,7% della popolazione fra i 15 e i 64, in crescita di mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. Rispetto a dieci anni prima la crescita degli indici occupazionali è di quasi sette punti percentuali in entrambe le regioni.
In materia di occupazione regionale per età, il Veneto è la seconda regione italiana per livello di occupazione giovanile, con un tasso di occupazione sulla popolazione 15-24 anni pari al 36,3%, quasi undici punti percentuali in più rispetto alla media nazionale, e oltre otto punti al di sopra del dato della Toscana. Da evidenziare come quest’ultima si caratterizzi per essere una delle regioni con il tasso più alto nella classe di età 55 anni e oltre, 15,1% contro il 13,1% del Veneto.
La dinamica espansiva del settore terziario ha portato ad un aumento dei posti di lavoro in questo comparto, a scapito dell’occupazione nel settore primario e nell’industria. La quota di occupati nel settore dei servizi passa, infatti, nel Veneto dal 54% del 1995 a oltre il 57% del 2005, mentre quella degli occupati nell’area agricola e industriale diminuisce in entrambi i casi di oltre un punto percentuale, passando nel primo caso dal 5,5% al 3,7% e nel secondo dal 40,5% al 39,2%. Analogamente la Toscana, partendo da una situazione occupazionale più favorevole nell’ambito dei servizi, presenta un incremento di occupati in questo settore di quasi due punti percentuali, da 63,2% a 65%; diminuiscono quelli del settore industriale (da 33,5% a 31,1%), mentre, diversamente che nella nostra regione, cresce la percentuale di occupati nell’ambito agricolo (da 3,3% a 3,9%).
Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione nel 2005, quello del Veneto rimane invariato rispetto a quello dell’anno precedente ed è pari al 4,2% della forza lavoro; 5,3% quello toscano, lievemente più alto di quello del 2004 e costantemente al di sopra in questi dieci anni a quello della nostra regione, 7,7%, invece, quello medio nazionale, in costante decrescita negli anni. Pertanto, sebbene il Veneto evidenzi un aumento delle persone in cerca di occupazione in questi anni, continua a mantenere la propria posizione privilegiata tra le regioni italiane.
Inoltre, considerando la flessibilizzazione delle forme di lavoro si nota che è più utilizzata nel Veneto che in Toscana e complessivamente in Italia. Nel Veneto si evidenzia una condizione di flessibilità di tipo diverso rispetto a ciò che avviene a livello nazionale, caratterizzata per lo più da contratti part-time di dipendenti a tempo indeterminato, 55% del totale occupati dipendenti atipici, più che da rapporti di lavoro di durata limitata. In Italia, invece, solo il 39% dei dipendenti atipici è di ruolo e gode del part-time, nel mezzo la situazione toscana dove questa tipologia di contratto è pari al 45%.

Inizio Pagina   12.12 L’attrattività turistica

Esaminiamo, a completamento dell’analisi, il fenomeno turistico, riflesso di un patrimonio ambientale e culturale del territorio opportunamente valorizzato. Tra le regioni italiane il Veneto guadagna e mantiene da diversi anni un primato che risulta confermato anche nel 2004, totalizzando il 15,8% di presenze di turisti dell’intera penisola. La Toscana, nella medesima graduatoria, appare invece al quarto posto con una quota di presenze pari al 10,3%. I fattori maggiormente attrattivi sono, per entrambe le regioni, il balneare e le città d’arte.

Nel periodo che intercorre dal 1990 al 2004, a fronte di un aumento di arrivi di turisti in Toscana del 40,3%, il turismo veneto ha avuto uno sviluppo ancor maggiore (+54,5%), superando in tal modo anche l’incremento registrato a livello nazionale (+45,5%). Il Veneto si distingue ancor di più se si considerano le presenze, che sono aumentate nel medesimo periodo del 65,6% contro un +35,7% della Toscana e un +37% dell’Italia.
Nel 2002 i risvolti degli eventi legati al terrorismo internazionale hanno condizionato negativamente il turismo. In tale atmosfera il Veneto, se rispetto a Toscana e all’intera nazione ha subìto dapprima le perdite maggiori (attorno al –4%), ha saputo, però, recuperare a grandi passi, portandosi negli anni successivi a variazioni sempre meno negative, a differenza della Toscana, che riporta fino al 2004 decrementi annuali superiori al 3%. Questo in termini di presenze, sotto il punto di vista degli arrivi la situazione è ancor più rosea: nel 2004 si notano variazioni positive per tutti e tre i territori (+2,5% Veneto, +1,1% Toscana e +3,9% Italia).

Inizio Pagina   12.13 La provenienza

Osservando la nazionalità dei turisti, si nota che in Veneto la quota di stranieri è più rilevante di quella degli italiani a differenza di ciò che succede negli altri territori esaminati: nel 2004 è pari al 56,8% delle presenze in Veneto, contro 46,7% in Toscana e 40,8% nell’intera penisola.
Tra le provenienze straniere, in Veneto, come in Toscana e in generale in Italia, i turisti tedeschi occupano il primo posto, ma nella nostra regione giungono a rappresentare una quota tanto consistente da distaccarsi nettamente dalle altre nazionalità, superando il 20% delle presenze complessive. Seconda provenienza estera in ordine d’importanza risulta per il Veneto l’Austria, che se appare al 5° posto per l’Italia, per la Toscana risulta solo al 9°. Viceversa in Toscana appaiono al secondo posto gli americani, meno importanti per il Veneto.




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Note

  1. Consumi finali della contabilità nazionale = consumi delle famiglie + consumi delle amministrazioni pubbliche + consumi delle istituzioni private.
  2. Banca dati REPRINT, ICE, Politecnico di Milano.
  3. (Investimenti diretti all'estero - Disinvestimenti diretti all'estero) *100/Pil). Gli investimenti diretti all'estero considerati non tengono conto delle componenti rappresentate dai crediti commerciali e dalle transazioni del settore bancario per le quali non è disponibile la disaggregazione regionale.
  4. Classificazione standard OCSE (2003), basata sui valori mediani della distribuzione della spesa in R&S in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore di classificazione in dodici Paesi membri nel 1999, che suddivide i prodotti del settore manifatturiero in quattro categorie (alta tecnologia, tecnologia medio alta, tecnologia medio bassa, bassa tecnologia).
  5. Dati forniti dal Sistema Informativo Excelsior che è una banca dati sul mercato del lavoro e sul fabbisogno da parte delle imprese di risorse umane, realizzata dall’Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’Unione Europea su un campione di oltre 100.000 imprese.

  6. Nel 2005 l’occupazione in Italia cresce ancora, +0,7% rispetto all’anno precedente e +1,4% se confrontato con il dato del 2003; effetto dovuto anche in parte alla continua regolarizzazione dei cittadini stranieri: gli occupati stranieri sono ormai circa il 5,4% dei lavoratori totali, e per poco meno di due terzi si concentrano nel Nord.


Toscana: Mappa Fisica
Il Veneto si confronta con La Toscana - Toscana: Mappa Fisica
Italia
Il Veneto si confronta con La Toscana - Italia
Figura 12.1
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.1
Tabella 12.1
Il Veneto si confronta con La Toscana - Tabella 12.1
Tabella 12.2
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Figura 12.2
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Figura 12.3
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Figura 12.4
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.4
Tabella 12.3
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Figura 12.5
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Figura 12.6
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Figura 12.7
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Figura 12.8
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Figura 12.9
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Figura 12.10
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.10
Figura 12.11
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Tabella 12.4
Il Veneto si confronta con La Toscana - Tabella 12.4
Figura 12.12
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Figura 12.13
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Figura 12.14
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.14
Tabella 12.5
Il Veneto si confronta con La Toscana - Tabella 12.5
Tabella 12.6
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Figura 12.15
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.15
Figura 12.16
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.16
Figura 12.17
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.17
Tabella 12.7
Il Veneto si confronta con La Toscana - Tabella 12.7
Figura 12.18
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Figura 12.19
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Figura 12.20
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.20
Figura 12.21
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.21
Tabella 12.8
Il Veneto si confronta con La Toscana - Tabella 12.8
Figura 12.22
Il Veneto si confronta con La Toscana - Figura 12.22

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