3.3 L'industria

Inizio Pagina   Introduzione

L’industria italiana ha alternato negli ultimi anni fasi di crescita e ricadute; hanno inciso sicuramente fattori di penalizzazione specifici quali le tipologie di specializzazione produttiva ma soprattutto il ritardo di adattamento delle imprese italiane ai mutamenti del sistema economico esterno.
In un contesto internazionale caratterizzato da grandi e repentine trasformazioni il problema è comprendere la situazione in relazione al futuro ed è necessario cercare soluzioni in termini di cambiamento. Mantenendo una logica attenta di efficacia/efficienza, le sfide a venire impongono alle imprese una rivisitazione del concetto di crescita abbinato alla flessibilità dei mercati, della struttura, delle performance, e in tal senso risulta essenziale acquisire consulenza in tecnologie, gestione, e comunicazione.
In questi ultimi anni anche l’economia veneta ha iniziato un processo di profonda trasformazione in risposta all’internazionalizzazione dei mercati e delle produzioni, quindi l’attuale situazione del Veneto, come viene di seguito descritta, non va letta in termini di crisi ma di grande e veloce evoluzione.
Risultano evidenti nel 2005 le difficoltà di alcuni settori tradizionali veneti, soprattutto manifatturieri, ma dall’osservazione dell’intero sistema economico risulta una sua ricomposizione a favore dei servizi, settore in cui si rilevano, negli ultimi anni, notevoli incrementi sia in termini di valore aggiunto che di occupazione.
Questo processo, come si nota dai grafici seguenti, avvicina il Veneto, regione a forte vocazione industriale, a realtà di altri Paesi, europei e non, nei quali tale tendenza si sta registrando da più tempo e dove la quota degli addetti ai servizi supera il 70%.
Il Veneto ha risentito del cambiamento innescato dalle mutevoli leggi della globalizzazione ma il processo sembra stabilizzato ed emerge già dagli ultimi mesi del 2005 qualche segnale di ripresa complessiva del settore industriale in particolare per alcune specializzazioni produttive.

Inizio Pagina   3.3.1 Le imprese nel 2005

Nonostante la fase economica discendente degli ultimi anni, il Veneto è riuscito a collocarsi nel 2005, così come nel 2004, in seconda posizione nella graduatoria regionale per numero di imprese attive, con l’8,9% del totale nazionale, preceduta soltanto dalla Lombardia (15,6%).

Le imprese attive sono aumentate di 0,6 punti percentuali, risultando pari a 456.878, superiori di 2.884 unità rispetto alle 453.994 registrate al termine dell’anno precedente.
Pur trattandosi di un buon sintomo di tenuta del sistema produttivo regionale, tale incremento risulta inferiore al dato medio italiano (+1,1%), continuando a risentire fortemente degli effetti della stagnazione di alcuni settori tradizionali.
Il tasso di natalità, quale significativo indicatore dell’iniziativa imprenditoriale, ha continuato a crescere per il Veneto risultando nel 2005 pari a 7,6%, un po’ più basso del valore medio italiano (8,2%); è risultato invece uguale alla media nazionale il tasso di mortalità imprenditoriale (6,7%) della regione, determinando un saldo, dato dalla differenza tra tasso di natalità e di mortalità, pari a 0,9%, sempre un po’ più basso di quello nazionale (1,6%), ma che fornisce comunque una seppur contenuta dinamica positiva volta ad una certa vivacità della demografia dell’impresa veneta.
Si ripropone pressoché identica, rispetto allo scorso anno, la ripartizione tra le diverse forme giuridiche di impresa, con una forte prevalenza di ditte individuali (63,5%), seguite dalle società di persone (21%) e di capitale (14,2%).
Viene confermata anche la crescita delle società di capitale (+5,3%) a scapito delle altre forme; si tratta di una dinamica di lungo periodo, ormai consolidata, che riflette l’esigenza sempre più diffusa, da parte degli imprenditori, di poter contare su una base finanziaria più stabile e su un’organizzazione più forte, consentendo loro di raggiungere quei livelli di competitività ormai indispensabili per poter restare concorrenziali nei mercati.
Altra strategia vincente per sviluppare la competitività delle imprese è la formazione di consorzi o di alleanze su progetti specifici che consentano di mantenere inalterata la propria autonomia aziendale. Questo perché in alcuni settori risulta fondamentale la dimensione medio-grande dell’impresa ma, in altri, soprattutto di nicchia, risulta ugualmente fondamentale per le piccole imprese sviluppare forme di sinergia che permettano di affrontare meglio i mercati esteri.

Inizio Pagina   3.3.2 L'andamento dei settori produttivi

Come già detto, nel 2005 si conferma la tendenza positiva assunta negli ultimi anni dal terziario; le imprese attive occupate nei servizi (commercio escluso) hanno aumentato ancor più la propria consistenza, e si attribuiscono il 26,5% del totale veneto, 121.054 imprese sulle 456.878 complessive, con un incremento rispetto all’anno precedente del 3,3%.
Continua in particolare l’espansione del ramo immobiliare e servizi generali, che negli ultimi anni sta fungendo da forte traino per l’intero comparto dei servizi: nel corso del 2005 la sua crescita in termini di imprese attive è stata pari al 5,9% arrivando quasi a 53.000 unità distribuite su tutto il territorio regionale; in particolare proprio la categoria specifica delle attività immobiliari ha registrato l’incremento maggiore, pari all’8,9%, come conseguenza del momento positivo anche del collegato settore delle costruzioni che ha incrementato le proprie imprese del 3,7%.
Prosegue la flessione del settore primario che passa da una quota pari al 21,1% del totale regionale nel 2004 al 20,6% registrato nel 2005. Per quanto riguarda l’agricoltura nel suo complesso, compresa la caccia e la silvicoltura, le profonde trasformazioni che stanno coinvolgendo il settore negli ultimi tempi sono alla base della progressiva contrazione del numero di imprese che, anche nel 2005, hanno subito una flessione dell’1,9%, mentre nella pesca vi è stato un incremento del 2,2%.
Per il settore industriale (manifatturiero e costruzioni), il 2005 è stato un anno di crescita modesta, le imprese sono aumentate dell’1,4% rispetto al 2004; inoltre nel 2005 si è registrato il sorpasso del settore delle costruzioni, quasi 68 mila imprese, nei confronti del settore manifatturiero che scende a 66.700 unità.
Le quote maggiori del numero di imprese restano comunque ai settori tradizionali: il commercio (23,2%), l’agricoltura (20%), l’attività manifatturiera (14,6%) e le costruzioni (14,9%).
È comunque nell’edilizia e soprattutto nell’immobiliare che si riscontrano, a livello strutturale, gli incrementi più importanti, rispettivamente +3,7% e +5,9% delle imprese rispetto al 2004: una buona vivacità che permette di auspicare i primi, seppur timidi, segnali di ripresa.
Permane una situazione di crisi del made in Italy, che da qualche anno ha messo in difficoltà grossa parte dell’economia nazionale, e naturalmente le ripercussioni più marcate sono proprio in quelle realtà produttive locali, tra cui il Veneto, che più hanno investito nel settore.
L’industria manifatturiera nella nostra regione sta attraversando un processo di grande trasformazione, di conseguenza le imprese si stanno progressivamente riducendo: la flessione di quasi un punto percentuale registrata nel 2005 però è risultata inferiore rispetto a quella dello scorso anno e la situazione attuale si configura abbastanza in linea con l’andamento nazionale e migliore di quella della vicina Lombardia (-1,2%).
A risentire in misura maggiore degli effetti della stagnazione, in relazione soprattutto al peso che ricoprono nel complesso del settore manifatturiero veneto, sono state l’industria del tessile, il cui numero di imprese attive è sceso di 5 punti percentuali, quella del cuoio (-4,6%) e l’industria del legno (mobili esclusi con –2,8%). Sono diminuite anche le imprese dedite alla fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche, -5,2%, della produzione di metalli, -11,1%, e apparecchi per la comunicazione, -9,7%.
Stabile invece il settore della fabbricazione e lavorazione del metallo (macchine escluse), che da solo copre il 18,5 % dell’intero gruppo manifatturiero veneto per numero di imprese attive.
Prosegue anche nel 2005 il trend di crescita del numero delle unità produttive delle industrie alimentari. Le imprese attive mostrano un aumento pari a circa il 3,2% e raggiungono un livello complessivo di poco superiore alle 6.880 unità distribuite quasi omogeneamente sul territorio regionale.
Buone notizie arrivano anche dai settori dell’editoria (+2,3%), della fabbricazione di macchine per ufficio (+7,7%) e di autoveicoli (+5,4%).
Osservando i tassi di natalità delle imprese, si evidenzia la forte attrattività dell’ambito delle confezioni di articoli di vestiario e preparazione di pellicce (+9,1%) e di quello legato alla fabbricazione di macchine per ufficio ed elaboratori (+6,8%). L’abbigliamento, però, presenta al tempo stesso il tasso di mortalità imprenditoriale più elevato (11,5%), seguito a ruota dalle industrie tessili (10,7%), il che comporta una complessiva riduzione delle imprese e significativi livelli di turn-over.

Inizio Pagina   3.3.3 La dinamica provinciale

A livello provinciale la dinamica delle imprese è risultata complessivamente positiva per tutte le province venete tranne per quella di Rovigo che registra una leggera flessione (-0,4%): in particolare Verona spicca con un incremento del numero di imprese dell’1,4% rispetto all’anno precedente, seguita da Vicenza (0,8%), Belluno (0,6%), Padova (0,5%), Treviso (0,4%) e in coda Venezia con una variazione positiva dello 0,3%.
Passando ad una analisi approfondita dei settori si nota come, tranne per Belluno dove si è avuto un incremento dell’1,5%, sia sostanzialmente continuata, ma in maniera molto più rallentata rispetto al 2004, la flessione dell’imprenditorialità agricola variando in un range compreso tra il –3,1% di Padova e il –0,5% di Verona.
Sono diminuite ovunque anche le imprese del settore manifatturiero anche qui però con un trend decrescente meno marcato; in particolare la provincia di Belluno ha registrato la flessione più consistente (-2,4%), mentre a Rovigo e a Venezia la variazione è stata meno negativa (-0,2%).
All’interno di questo settore si evidenzia l’alimentare, comparto in continua crescita, in cui il numero delle unità è in aumento in tutte le province, con Venezia, Rovigo, Vicenza e Padova che registrano incrementi superiori a quello medio regionale.
Si conferma invece decisamente positivo l’andamento delle costruzioni che, anche per il 2005, restano in controtendenza; le imprese del ramo edilizio sono cresciute ovunque in misura superiore al 2%, con punte rispettivamente del 5,8% e del 4,2% a Verona e Padova.
Il processo di terziarizzazione economica ha avuto effetti diversi in tutto il territorio regionale.
La crescita delle attività immobiliari, del noleggio e dell’informatica si è spalmata, seguendo il boom espansionistico degli ultimi anni, in tutte le province, con variazioni positive nel numero di imprese attive che vanno dal minimo registrato a Treviso (+4,7%) al massimo rilevato a Belluno (+7,6%).
Complessivamente stabili le imprese del commercio all’ingrosso e al dettaglio con alcune province in leggera crescita (Verona, Vicenza, Treviso e Rovigo) ed altre in senso opposto, mentre crescono ovunque, unica eccezione Belluno con una variazione leggermente negativa, gli alberghi e i ristoranti; per questi ultimi gli incrementi massimi sono stati quelli di Rovigo (+3,1%), Padova (+2,4%) e Vicenza (+2,2%).
Per quanto riguarda invece il settore dei trasporti, del magazzinaggio e della comunicazione, i dati negativi si registrano soltanto nelle province di Padova e Rovigo, con una lieve flessione pari a –0,6 e -0,1 punti percentuali.
Si segnala, inoltre, la crescita in tutte le province delle imprese legate ai rami dell’istruzione e della sanità e servizi sociali; unica realtà provinciale negativa risulta Padova che registra in entrambi i settori una diminuzione intorno ad un punto percentuale rispetto all’anno precedente.
In tutte le province si conferma la netta prevalenza delle ditte individuali, nonostante questa forma stia progressivamente diminuendo in quattro province su sette. Prosegue invece, in analogia con la tendenza regionale e nazionale, la crescita nell’ultimo anno delle società di capitali, con punte del +7% a Venezia e del +5,9% a Rovigo.

Inizio Pagina   3.3.4 Il livello tecnologico delle imprese manifatturiere

Una delle principali leve su cui puntare per operare il “cambiamento” reso indispensabile per stare al passo con il mercato mutevole di questi anni è l’investimento in tecnologia; la consistenza dei settori d’eccellenza del ramo manifatturiero italiano (agro-alimentare, abbigliamento-moda, arredo-casa, automazione-meccanica), infatti, sempre più minacciata dalla concorrenza asiatica e influenzata dai cambiamenti di scenario che ormai si verificano ogni sei-dodici mesi, non è più sufficiente per compensare la crescita inarrestabile dei passivi derivanti dai rincari dell’energia, rendendo urgente la necessità di una strategia che possa rafforzare la posizione delle attività produttive a più alto contenuto tecnologico nel contesto internazionale.
Risulta quindi fondamentale la conoscenza del livello tecnologico raggiunto dalle nostre imprese in relazione anche alla variegata tipologia del tessuto imprenditoriale veneto e italiano. Nel condurre un’analisi che fosse in grado di mettere in luce la situazione del Veneto nel contesto nazionale, si è fatto riferimento alla classificazione OCSE (2003) (nota 3), dalla quale è emerso che nel 2005, come per l’anno precedente, a livello nazionale il Veneto detiene, dopo la Lombardia, la seconda maggiore quota di imprese manifatturiere ad alto contenuto tecnologico, pari al 9,6% del totale Italia.
Tale risultato è da attribuire fondamentalmente al comparto delle apparecchiature medicali, di precisione ed ottiche, che da solo costituisce quasi l’80% del totale delle imprese ad alta tecnologia nel Veneto e che rappresenta il 10% dell’intero settore nazionale, seguito da quello relativo agli apparecchi radio e TV (12%).
Una buona posizione viene inoltre raggiunta dalla nostra regione nella graduatoria regionale delle imprese a contenuto tecnologico medio-alto, collocandosi terza ed essendo preceduta, questa volta, oltre che dalla Lombardia anche dall’Emilia Romagna, se pur con uno scarto minimo.
Nel complesso, quindi, mettendo a confronto il Veneto con l’Italia per quanto riguarda la distribuzione delle imprese tra i settori tecnologici, quelle di livello alto e medio-alto insieme rappresentano una quota sul totale regionale pari al 20,2%, superiore di quasi due punti percentuali alla quota nazionale.
Conseguentemente, l’incidenza delle imprese a contenuto tecnologico basso e medio-basso risulta minore nel Veneto rispetto alla media italiana; in particolare è positivo il fatto che la parte riservata alle imprese che fanno poco ricorso alla tecnologia (livello basso) è per la nostra regione (53,1%) inferiore a quella italiana (55,8%).
Si nota comunque che sia per l’Italia che per il Veneto, più della metà delle imprese attive manifatturiere si colloca nella fascia che non necessita di ricorrere massicciamente ad attività innovative e che comprende i settori tradizionali dell’industria del mobile (28,1%), del legno e della carta (22,5%), il tessile (30%) e l’alimentare (19,4%).
A livello provinciale, Belluno si differenzia nettamente dalle altre e risulta la provincia con la maggiore percentuale di imprese tecnologicamente avanzate sul totale, 23,2%, e con la minore incidenza di imprese meno avanzate, con un 20,8% nel livello medio-basso e 44,7% nel basso. Tale performance è spiegabile proprio in considerazione della specializzazione bellunese nel settore dell’occhialeria, che dopo una fase di forte crisi sembra, nel 2005, ritornato in crescita.
Come per il 2004, Vicenza è prima per numero di imprese di livello medio-alto e medio-basso, mentre è Rovigo a riservare la quota maggiore alle aziende a scarso grado tecnologico (60,1%).

Inizio Pagina   3.3.5 L'artigianato

Non si può concludere questa disamina imprenditoriale senza analizzare l’andamento delle imprese artigiane che da sempre ricoprono un ruolo fondamentale all’interno dell’economia del Veneto e che rappresentano il 32% delle unità produttive della regione.
Seppur in maniera più rallentata rispetto al 2004, le attività di questo settore hanno confermato nel corso del 2005 la tendenza positiva degli ultimi anni, facendo registrare un tasso di crescita complessivo pari al +0,8%, di poco inferiore al corrispondente valore a livello nazionale (+0,9%).
Tale risultato complessivo è principalmente imputabile alla crescita che si verifica anche per l’artigianato nella provincia di Verona, con un +2,3%, incremento ben superiore a quelli registrati in tutte le altre province venete che crescono in un intervallo che va dai minimi di Belluno e Venezia (0,1%) allo 0,7% di Padova.
Anche nel 2005 si evidenzia la forte impennata delle società di capitali a scapito delle società di persone mentre si è rafforzata la consistenza delle ditte individuali, circa un migliaio in più rispetto al 2004.
Meno bene è andato il settore manifatturiero, che costituisce un’importante fetta dell’artigianato locale (31,9%), e che ha appunto subito una contrazione delle imprese rispetto al 2004 pari al -1,4%, dovuta quasi principalmente all’evoluzione negativa dell’industria del legno e della fabbricazione di mobili che insieme raggruppano quasi la metà della diminuzione complessiva regionale.
Inoltre importanti ridimensionamenti strutturali hanno coinvolto anche altri settori tradizionali, le industrie tessili (-6,2%) e la lavorazione delle pelli (-5,3%), fino ad arrivare alla fabbricazione di apparecchi per la comunicazione e alla produzione di metalli, entrambi con un -12,6%.
In analogia a quanto accaduto per le non artigiane, un buon apporto alla crescita delle imprese artigiane manifatturiere è arrivato invece dalle industrie alimentari e delle bevande (+4,5%), dalla fabbricazione di macchine per l’ufficio (+14,4%), dalla fabbricazione di autoveicoli e rimorchi (+5,2) e dall’editoria (+1,5%).
Una buonissima performance è stata invece quella relativa al comparto delle costruzioni che, con una quota pari al 38,7% del totale delle imprese artigiane della regione, ha visto crescere ulteriormente il numero di imprese del 4,1%.
Per quanto concerne invece il terziario, sono diminuite le imprese del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-4%), sono aumentate dello 0,9% quelle relative ai servizi pubblici e sociali, mentre le imprese artigiane di trasporto e comunicazioni sono in leggera flessione.
Ritornando al dettaglio provinciale, nel 2005, come si è già detto e come già accaduto nell’anno precedente, l’incremento registrato a livello regionale è il risultato di una tendenza di crescita del comparto artigianale che ha coinvolto in misura diversa tutte e sette le province.
Padova e Verona si sono confermate le province a maggiore vocazione artigianale, con una quota di imprese sul totale veneto pari, per entrambi, al 19,7%. Molto vicine anche le province di Vicenza, Treviso e Venezia mentre meno orientate all’artigianato risultano le province di Belluno (4%) e Rovigo (5,3%).




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Note

  1. Essa associa le varie voci del settore manifatturiero a ciascun livello tecnologico (alto, medio-alto, medio-basso, basso) basandosi sui valori mediani della distribuzione della spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore in dodici Paesi membri nel 1999.

Figura3.5
L'industria - Figura 3.5
Figura 3.6
L'industria - Figura 3.6
Figura 3.7
L'industria - Figura 3.7
Figura 3.8
L'industria - Figura 3.8
Tabella 3.8
L'industria - Tabella 3.8
Tabella 3.9
L'industria - Tabella 3.9
Figura 3.9
Figura 3.9
Figura 3.10
L'industria - Figura 3_10
Figura 3.11
L'industria - Figura 3.11
Figura 3.12
L'industria - Figura 3.12
Figura 3.13
L'industria - Figura 3.13
Tabella 3.10
L'industria - Tabella 3.10
Figura 3.14
L'industria - Figura 3.14

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