3.1 Agricoltura

Inizio Pagina   3.1.1 Imprese ed occupazione

Continua anche nel 2005 la diminuzione del numero delle imprese attive venete del comparto “agricoltura caccia e servizi”, esclusa la silvicoltura, anche se con un tasso di contrazione minore rispetto a quello degli anni precedenti. Alla fine del 2005 le imprese agricole erano circa 90.900, in flessione di circa il 2% rispetto al 2004: le maggiori perdite, si registrano a Padova (-3,2%) e Venezia (-2,9%); superiore alla media regionale la riduzione anche nelle province di Rovigo e Treviso.
Per quanto riguarda il profilo giuridico delle imprese agricole, circa il 90% è costituito da ditte individuali che registrano una flessione di -1,5% mentre le altre forme giuridiche sono in aumento, in particolare le società di capitale (+6,9%).
L’andamento risulta ancora più evidente se si considera il periodo relativo agli ultimi cinque anni: il numero delle imprese agricole attive è passato infatti da oltre 113.000 del 2000 alle attuali 91.000 circa, con una flessione del 20%. Inoltre si evidenzia il trend contrapposto delle imprese individuali, in calo del 22%, e delle società di capitali che, pur costituendo meno dell’1% delle aziende agricole venete, risultano essere in costante aumento (+24% rispetto al 2000).
Nel 2005 il numero degli occupati totali (agricoltura, industria e servizi) a livello nazionale è leggermente aumentato rispetto al 2004 (+0,7%); al contrario, il settore agricolo è stato interessato da una notevole flessione (-4,3%).
I dati relativi al Veneto risultano in linea con quelli nazionali per quanto riguarda il numero degli occupati totali, che aumentano dell’1%, mentre risulta essere più marcata la flessione del numero degli occupati agricoli, che scendono di circa il -12,6% (nota 1). La perdita nel numero di occupati agricoli in Veneto è da attribuirsi quasi esclusivamente alla flessione nel numero dei lavoratori indipendenti, che si attestano a circa 57.000 unità (in calo di circa il 16% rispetto al 2004) ma che costituiscono comunque il 75% degli occupati in agricoltura. Più contenuta la riduzione degli occupati dipendenti, che nel 2005 sono stati in media pari a circa 18.500 unità (-1% rispetto al 2004) e che aumentano il loro peso sul totale degli occupati agricoli, passando da una quota del 21,4% nel 2004 ad una del 24,5% nel 2005.

Inizio Pagina   3.1.2 Superfici e produzioni

Nel 2005, in Veneto, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) per le coltivazioni è stata stimata pari a circa 880.000 ettari (nota 2). Di questi il 34% del totale, sono investiti a mais, che si conferma la coltura principale dell’agricoltura veneta. Altre colture quantitativamente significative sono le foraggere, presenti soprattutto nelle aree montane, ma che contribuiscono solamente per il 3% al valore prodotto, la soia che rappresenta una valida alternativa al mais soprattutto dal punto di vista agronomico e la barbabietola da zucchero che nonostante le difficoltà a livello comunitario, è ancora una coltura in grado di fornire un reddito interessante. Di rilievo, inoltre, la presenza della vite, dell’orticoltura in piena aria e della frutticoltura.

La diffusione del mais va evidentemente collegata all’attività zootecnica, che appare ben consolidata con il 40% dell’intero valore prodotto dal settore agricolo regionale. Il 54% è invece relativo alle coltivazioni e il 6% ai servizi connessi (contoterzismo, manutenzione del verde pubblico, ecc.), attività che negli ultimi anni stanno assumendo un’importanza crescente per le aziende agricole.

In termini di valore prodotto i comparti più significativi delle coltivazioni agricole sono il cerealicolo (15% sul totale del settore agricolo), l’orticolo (13%, in particolare i radicchi, che rappresentano il 50% della produzione nazionale) e il vitivinicolo (10%). Nonostante gli arretramenti degli ultimi anni, significativa anche la produzione delle colture industriali (7%, in gran parte soia e barbabietola da zucchero) e del comparto frutticolo (6%, in particolare melo, pesco e pero).
Il valore della produzione zootecnica è dovuto principalmente alla carne bovina (11% sul totale del settore agricolo), al comparto lattiero (9%) e, nonostante l’attuale crisi, al comparto avicolo (13% pollame e 3% uova). Suini e conigli contribuiscono entrambi con il 3% della produzione totale.
Esaminando i risultati economici delle produzioni agricole negli ultimi anni, dal 2001 al 2005, si nota in particolare come le coltivazioni erbacee e legnose abbiano subito le maggiori oscillazioni imputabili all’andamento climatico più o meno favorevole e al trend delle quotazioni di mercato in relazione all’offerta.

In particolare, dalle prime stime relative al 2005 risulta che rispetto all’anno precedente vi è stata complessivamente una diminuzione delle produzioni agricole dell’ordine del 2%, che ha interessato soprattutto le coltivazioni legnose e in particolare i prodotti vitivinicoli, causata dell’andamento meteorologico anomalo dopo un 2004 particolarmente produttivo. In modesta crescita invece le coltivazioni erbacee e i prodotti degli allevamenti.

Inizio Pagina   3.1.3 I cereali e le colture industriali

Il 2005 è stato, per l’Italia, il primo anno di applicazione del regime di aiuti disaccoppiati per i redditi agricoli. Tale novità ha permesso agli agricoltori di scegliere le coltivazioni da attuare in modo svincolato dalla consistenza degli aiuti: tra i parametri di scelta primariamente considerati hanno ripreso dunque importanza la rotazione colturale e i prezzi di mercato. Dal punto di vista dell’analisi, però, risulta più difficile la valutazione del valore della produzione, che viene infatti ad essere influenzata dall’andamento dei prezzi durante l’anno e dalla consistenza degli scambi. Si forniscono di seguito alcuni dettagli dell’andamento delle coltivazioni venete più significative.
Gli investimenti a mais, nonostante abbiano mostrato una flessione del 6% rispetto al 2004, costituiscono la quota prevalente di superficie agricola regionale investita a cereali. La campagna si è chiusa con una superficie di circa 307.000 ettari, che rappresenta circa l’82% della SAU regionale a cereali. La provincia di Padova, con oltre 65.000 ettari, è l’area maidicola più importante del Veneto, sorpassando i comprensori produttivi della provincia di Rovigo che ha visto ridursi sensibilmente le superfici coltivate. In flessione anche le superfici registrate nelle altre province. Il buon andamento climatico complessivo ha consentito di ottenere dei risultati produttivi soddisfacenti anche se le rese medie sono state inferiori a quelle del 2004. La riduzione delle superfici, associata a quella delle rese, ha determinato una contrazione della produzione complessiva di quasi il 9% rispetto all’anno precedente.
La superficie coltivata a frumento tenero ha raggiunto i 58.000 ettari (+2,9% rispetto alla passata campagna), a conferma di un rinnovato interesse degli agricoltori verso questo cereale autunno-vernino. A livello territoriale, con una quota del 33% della superficie regionale, Rovigo si conferma la prima provincia per superficie investita, al secondo posto si colloca Verona. Nel complesso l’andamento climatico stagionale regolare e favorevole ha assicurato rese piuttosto elevate che, associate agli incrementi delle superfici, hanno favorito l’aumento di quasi il 10% della produzione complessiva.
La superficie coltivata a riso è stata di circa 3.500 ettari, con una diminuzione di quasi il 6% rispetto alla campagna precedente. Verona, la prima provincia per investimento, ha mostrato una diminuzione degli investimenti; anche in Polesine sono state osservate riduzioni significative. Nel complesso le rese sono state inferiori a quelle dello scorso anno e la produzione complessiva di oltre il 7% in meno rispetto alla campagna 2004.
Annata record per la barbabietola da zucchero: la campagna ha registrato un aumento degli investimenti di poco inferiore al 60% rispetto al 2004. Nel complesso sono stati coltivati circa 45.400 ettari, il livello più alto degli ultimi dieci anni. Anche le rese produttive della barbabietola hanno raggiunto livelli molto elevati. La produzione complessiva è stata quasi il doppio di quella del 2004 e superiore del 20% rispetto a quella record del 2002.
Nel 2005 anche le superfici investite a tabacco sono notevolmente aumentate rispetto al 2004 e di queste la provincia di Verona ne concentra circa il 75%. L’estate fresca ha però inciso negativamente sulle rese e nel complesso, le quantità prodotte nel 2005 sono diminuite di circa il 4%.
Anche per la soia la campagna 2005 ha evidenziato aspetti positivi. La superficie investita è aumentata del 3% rispetto al 2004. Il Veneto si è così confermato la prima regione in Italia con circa la metà della superficie nazionale dedicata alla coltivazione di questa proteoleoginosa. A livello territoriale, gli investimenti si concentrano nelle province di Venezia e Rovigo che assorbono più del 50% della superficie regionale. La produzione risulta inoltre in aumento di circa il 3%.

Inizio Pagina   3.1.4 Il comparto ortofrutticolo

Il comparto ortofrutticolo veneto ha registrato in questi ultimi anni un significativo aumento della produzione. La composizione di tale produzione vede privilegiate le colture orticole rispetto a quelle frutticole, le prime rappresentano infatti i tre quarti della produzione ortofrutticola regionale. Rispetto al complesso del sistema ortofrutticolo nazionale, il peso dell’ortofrutticoltura veneta si mantiene oltre l’8%. Tra le principali colture che determinano il valore della produzione regionale troviamo: il melo, la lattuga, il radicchio, il pero ed il pomodoro. In questi ultimi anni le colture orticole hanno sempre più interessato gli agricoltori, che ad esse hanno dedicato superfici crescenti anche se il dato complessivo nasconde, ovviamente, dinamiche anche assai differenziate da specie a specie.
Per quanto concerne gli ortaggi coltivati sotto serra, le superfici ad essi dedicate hanno fatto registrare negli ultimi anni un modesto aumento.
Le colture frutticole, infine, rappresentano probabilmente la nota più dolente del comparto: nel corso degli ultimi sei-sette anni le superfici si sono ridotte di circa cinquemila ettari, a cui corrisponde un tasso di variazione media annua pari a –3%. Il processo di disinvestimento interessa quasi tutte le colture, e comunque tutte quelle che tradizionalmente caratterizzavano l’offerta frutticola veneta: le superfici a melo diminuiscono ogni anno del 4,6%, stesso indice si rileva per il pesco, mentre la contrazione delle superfici a nettarine è ben più grave, raggiungendo il –6,9% all’anno. Uniche specie in controtendenza sono l’actinidia e l’albicocco, che fanno registrare aumenti delle superfici anche se nelle ultime annate gli investimenti sono serviti, più che altro, a garantire il rinnovo degli impianti esistenti.
Dal punto di vista produttivo il 2005 può considerarsi una buona annata con produzioni sostanzialmente analoghe a quelle già positive dell’anno precedente.
La ripartizione provinciale delle produzioni conferma la posizione preponderante della provincia di Verona per le colture frutticole con quasi il 63% dell’offerta regionale, seguita a distanza dalla provincia di Rovigo, con il 17% circa e di Padova con quasi l’8%. La produzione di ortaggi in piena aria appare invece più distribuita nel territorio regionale. Le principali aree di produzione sono ubicate nelle province di Rovigo (26%), di Venezia (23%) e di Padova (20%), anche se quote significative dell’offerta complessiva provengono anche dalle province di Verona e di Vicenza. Le province di Venezia e di Verona originano, inoltre, la maggior parte dell’offerta regionale di ortaggi prodotti sotto serra, con quote, rispettivamente, del 46% e del 35%.

Inizio Pagina   3.1.5 Il vitivinicolo

Nonostante un significativo rallentamento riscontato nella scorsa vendemmia, con cali di produzione dell’ordine del 15-20% rispetto all’anno precedente, il Veneto occupa una posizione di rilievo nella graduatoria nazionale della produzione vinicola: la quantità di vino e mosto prodotta nel 2005 è stata pari a 7,1 milioni di ettolitri, inferiore solamente a quella ottenuta dalla Puglia (8,3 milioni di ettolitri) e dalla Sicilia (7,3 milioni di ettolitri). Si tratta di una produzione prevalentemente di qualità, dato che il 31% dei vini veneti è DOC-DOCG, mentre il 59% è marchiato IGT. Il 57% è rappresentato da vini bianchi, il restante 43% da vini rossi e rosati. Significativa anche la produzione regionale di vino spumante DOC e di vino novello, considerando che rispettivamente il 48% e il 33% dell’intera produzione nazionale viene dal Veneto.
Negli anni vi è stata una progressiva tendenza alla differenziazione e specializzazione delle province venete nei confronti di questo comparto: la vitivinicoltura appare particolarmente presente a Verona e Treviso, meno a Vicenza, Venezia e Padova e marginale a Rovigo e Belluno.

Inizio Pagina   3.1.6 La zootecnica

Il valore stimato della produzione del latte bovino ha raggiunto nel 2004 i 430 milioni di euro. Tale valore rimane sostanzialmente confermato anche per il 2005 per il combinato leggero aumento della quantità prodotta e la contemporanea diminuzione del prezzo unitario.
Purtroppo continua a diminuire il numero di allevamenti da latte conferenti: delle circa 6.000 unità produttive presenti alla fine della campagna 2004/05, si è infatti passati a poco meno di 5.500 allevamenti con consegne a fine anno 2005.
Il numero di allevamenti con bovini da carne presenti in Veneto nel 2005 ha superato di poco le 16.000 unità con un calo di oltre il 6% rispetto all’anno precedente, mentre il numero di capi allevati è diminuito in misura minore, evidenziando una dinamica di concentrazione che prosegue da diversi anni. Le aziende medio-piccole con meno di 50 posti stalla, sono circa l’89%, ma detengono poco più del 10% dei capi.
Il Veneto si identifica quale regione leader nella produzione di carne a livello nazionale con una quota pari al 35% per i vitelli a carne bianca e ad oltre il 20% per i vitelloni.
A conferma dell’importanza di questo comparto per il Veneto, vi è il valore della produzione ai prezzi di base che rappresenta circa l’11% del valore della produzione agricola regionale e quasi il 27% del valore degli allevamenti zootecnici.
Di rilievo nel Veneto ci sono altri due comparti per la produzione di carne e sono l’avicolo e il suinicolo. Il comparto avicolo professionale nel Veneto è molto sviluppato sia per quanto riguarda i polli da carne che i tacchini da carne. Sono presenti oltre 850 allevamenti di polli da carne concentrati per circa il 45% nella provincia di Verona, l’altro 45% è parimenti suddiviso nelle province di Vicenza, Treviso e Padova e la produzione complessiva corrisponde a circa il 30% della produzione nazionale. Per i tacchini da carne sono presenti invece oltre 650 allevamenti concentrati per circa il 70% nella provincia di Verona.

Il comparto suinicolo veneto è incentrato sulla produzione del suino pesante destinato ai circuiti DOP. La produzione veneta di carni suine è pari a quasi il 7% di quella italiana e vede in crescita la quota destinata ai prodotti DOP. D’altro canto negli ultimi anni si deve osservare un forte processo di ristrutturazione del comparto che vede la chiusura degli allevamenti piccoli e medi e la tenuta dei grandi, soprattutto come numero di capi allevati. C’è quindi sempre più la chiara differenziazione tra allevamenti per autoconsumo o piccola integrazione di reddito e gli allevamenti professionali.

La maggior parte dei capi è allevata nella provincia di Verona (circa 32% del totale), seguono non lontano le province di Treviso (circa il 21%) e di Padova (19%).

Il comparto cunicolo veneto continua a mantenere il primato a livello nazionale, con poco meno del 40% della produzione. Secondo i dati raccolti dall’Associazione produttori “Il Coniglio Veneto”, nella nostra regione esistono circa 550 allevamenti professionali e un numero rilevante di allevamenti semiprofessionali o di piccole dimensioni che alimentano il mercato locale.




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Note

  1. Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
  2. Dati congiunturali Regione Veneto-Istat

Figura 3.1
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Figura 3.2
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Figura 3.3
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Figura 3.4
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Tabella 3.5
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Tabella 3.6
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