2. L'apertura internazionale

Inizio Pagina   2.1 Il contesto internazionale e nazionale

Nel corso del 2005 il commercio mondiale ha fatto registrare una riduzione del proprio ritmo di sviluppo, aumentando di circa il 7% dopo l'ottima performance del 2004 (10% circa). Alla base di questo rallentamento degli scambi vi è stata una parziale riduzione del ritmo di sviluppo dell'economia mondiale, soprattutto di alcuni Paesi emergenti asiatici e degli Stati Uniti che comunque ne rimangono i principali attori. Seppur debole, la riduzione della domanda di beni proveniente da questi Paesi ha condizionato anche l'evoluzione dell'economia dell'area Euro, che non è riuscita a consolidare i segnali di ripresa emersi nel corso del 2004.

Nel 2005 le esportazioni italiane di manufatti, pur in presenza di una fase di ristrutturazione dell'economia italiana generata sia da fenomeni legati alla globalizzazione internazionale che dall'introduzione della moneta unica, sono cresciute in un anno di 4 punti percentuali. Tra i principali settori economici, nell'ultimo anno sono aumentate, in valore, le esportazioni dei prodotti meccanici (+2,2%), dei mezzi di trasporto (+1,8%), dei prodotti chimici (+9,8%), delle macchine elettriche ed elettroniche (+5,3%) e dei prodotti in metallo (+8,8%). Al contrario, i settori del "Made in Italy" continuano a sentire le conseguenze delle pressioni competitive di costo e di prezzo da parte dei nuovi Paesi emergenti: si sono registrate flessioni dell'export nel settore del tessile e dell'abbigliamento (-1,3%), nel settore della fabbricazione dei mobili (-4,4%) ed in quello dei prodotti in cuoio e pelle (-2%). Quanto ai principali mercati di sbocco, sono cresciute le esportazioni verso gli Stati Uniti (+7%), Spagna (+5,8%), Belgio (+11,8%), Turchia (+8,4%) e Russia (+22,2%). Stazionari, in valore, gli scambi con la Germania, mentre sono calate le esportazioni verso il Regno Unito (-5,6%) e la Svizzera (-1,2%).

Le importazioni, ancor più dell'anno precedente e in uno scenario di elevata e strutturale dipendenza energetica dall'estero, hanno risentito dell'impennata dei prezzi delle materie prime. Nell'ultimo anno il valore delle importazioni italiane di prodotti energetici è cresciuto del +39,3%, a fronte di un incremento delle importazioni complessive del 7% e per il secondo anno consecutivo il saldo commerciale nazionale è stato negativo (-9,9 miliardi di euro). Il peggioramento del deficit commerciale del settore dei minerali energetici spiega interamente il deterioramento del saldo commerciale complessivo dell'Italia: secondo l'Istat, al netto dei prodotti energetici, il saldo è risultato attivo e pari a 28,185 miliardi di euro. Infatti crescono notevolmente, in valore, le importazioni dai Paesi produttori di materie prime: + 21,3% dalla Russia, +53,1% dalla Libia, +28,1% dall'Algeria, +42,7% dall'Arabia e +34,1% dall'Iran.

Inizio Pagina   2.2 L’interscambio delle regioni

Anche nel 2005 il Veneto si conferma la seconda regione italiana sia per valore complessivo di export (39,6 miliardi di euro), con una quota del 13,4% sul totale nazionale, che per valore pro capite (8.482 euro). Le importazioni, pari a 32,1 miliardi di euro, sono aumentate del +2,1% e solo in parte hanno risentito dell'aumento dei prezzi delle materie prime. Il saldo commerciale del Veneto, dato dalla differenza tra le esportazioni e le importazioni, è risultato attivo anche nel 2005 (7,5 miliardi di euro).

Anche altri indicatori, come il grado di produttività verso l'estero, che esprime il valore medio delle esportazioni per ogni occupato dell'industria in senso stretto, e il grado di apertura verso i mercati esteri, cioè il rapporto tra valore delle esportazioni e il valore aggiunto dell'industria al netto delle costruzioni, evidenziano la maggiore propensione del Veneto ad esportare i propri prodotti rispetto alla media nazionale.

Dall'analisi delle esportazioni delle prime sei regioni italiane, che rappresentano il 76,2% dell'export nazionale, si nota un andamento differenziato: se da un lato crescono più della media nazionale (+4%) le esportazioni dell'Emilia Romagna (+7,7%) e della Lombardia (+6.6%), dall'altro il Veneto (-1,5%), la Toscana (-1,2%) e il Lazio (-2,7%) vedono diminuire il valore delle proprie esportazioni, mentre il Piemonte, quarto nella graduatoria per valore complessivo esportato, registra una leggera crescita pari a +1,6 punti percentuali.

Nel 2005 le esportazioni venete, dopo un brillante 2004 (+6,5%) (nota 1), hanno in parte risentito delle contraddizioni e delle debolezze del “Sistema Italia”: il valore dell’export veneto, come detto, ha registrato una flessione di 1,5 punti percentuali. Questi dati necessitano però di essere analizzati in dettaglio, tenendo anche presente che ormai annualmente i dati ufficiali provvisori diffusi in primavera vengono, a distanza di mesi, rivisti al rialzo (nota 2). I settori economici che hanno determinato questa flessione sono prevalentemente quelli più direttamente coinvolti nei processi di internazionalizzazione produttiva e allo stesso tempo più esposti alla concorrenza dei Paesi emergenti. Infatti nell’ultimo anno il saldo negativo dell’export del settore moda (-551 milioni di euro), è quasi equivalente a quello complessivo del Veneto (-586 milioni di euro).
Analizzando la dinamica delle esportazioni venete a livello territoriale, la riduzione dell’export veneto è dovuta quasi esclusivamente alla performance negativa di Vicenza. Nel 2005 le esportazioni della provincia di Vicenza, prima provincia del Veneto per valore di merci esportate con una quota sul totale regionale pari al 28,1%, sono calate del –7,4%, per un saldo negativo di circa 893 milioni di euro (464 milioni nel solo settore Moda). Altro contributo al non brillante risultato dell’export veneto è venuto dal settore degli aeromobili e veicoli spaziali della provincia di Venezia: nel corso del 2005, tale settore ha registrato un saldo negativo di circa 255 milioni di euro pari a una riduzione annua del –47,5%.

Inizio Pagina   2.3 I mercati dell’export

La UE, pur registrando una variazione annua negativa pari al 5,1%, resta il principale mercato di sbocco per i prodotti veneti con una quota del 56% sul totale delle esportazioni. Nel 2005 gli incrementi dell’export più significativi vengono registrati nei flussi diretti verso l’Europa dell’est (+5,9%), il Medio Oriente (+23,5%), l’Asia orientale (+1,5%), e l’Asia centrale (+12,5%).

Si evidenzia inoltre una significativa crescita nell’ultimo anno dell’export verso la Russia (+22,1%), la Turchia (+10,8%), il Giappone (+5,3%), la Repubblica Ceca (+4,9%), la Svezia (+4%) e gli Emirati Arabi (+18,8%).
Analizzando la dinamica dei principali mercati di sbocco negli ultimi cinque anni, si evidenzia che è in atto un significativo spostamento verso oriente dell’asse dell’interscambio commerciale veneto: aumentano in maniera apprezzabile le quote dell’export verso la Cina, la Russia e la Turchia, cioè verso quei Paesi che fanno da traino alla crescita mondiale. Nei mercati “più vicini”, invece, si è in presenza di una contrazione dell’export verso i partner storici (Germania, Stati Uniti, Francia, Regno Unito), in parte controbilanciata dalla crescita di altri mercati come la Spagna, la Svizzera, il Belgio e la Croazia.

Inizio Pagina   2.4 I settori dell’export

Analizzando i principali settori dell’export regionale, si registra un aumento delle esportazioni nei settori delle macchine ed apparecchi meccanici (+2,5%), consolidando così la prima posizione tra le merci maggiormente esportate a livello regionale (quota regionale del 21,9%), degli apparecchi elettrici ed elettronici (+3,3%), dei prodotti in metallo (+5,1%) e dei prodotti chimici, gomma e plastica (+2,1%).
Al contrario, diminuiscono le esportazioni di tre settori di punta dell’export veneto: il “Settore Moda” (abbigliamento, tessile, pelle e cuoio) perde in un anno il 6,1%, risultato in parte provocato anche dalla cessazione dell’accordo Multifibre (nota 3), il settore del mobile registra una flessione dell’export pari a 7,1% e il settore dell’oro e dei gioielli perde ben 12,7 punti percentuali. Anche il comparto dei mezzi di trasporto registra una perdita delle esportazioni dell’11,8%, in gran parte provocata dalla negativa performance nel ramo dei veicoli aeromobili e veicoli spaziali della provincia di Venezia.

Inizio Pagina   2.5 Il contenuto tecnologico dei beni

Osservando la dinamica delle esportazioni del settore manifatturiero e aggregando i settori in base alla classificazione standard OCSE (2003) (nota 4), si nota che dalla fine degli anni ’90 la quota di esportazioni venete di beni ad alta tecnologia tende a crescere. Essa passa dal 6,3% del 1998 all’8,3% del 2005, rilevando così un progressivo aumento delle esportazioni di quei prodotti ad altissimo valore aggiunto e che meno risentono della concorrenza dei nuovi Paesi emergenti. Pur rimanendo prevalente, diminuisce invece la quota delle esportazioni di beni a bassa tecnologia; si passa dal 44,7% del 1998 al 39,2% del 2005. La quota di export delle categorie di livello tecnologico intermedio, nell’arco di tempo considerato, cresce limitatamente: la quota dei beni a medio-alto contenuto tecnologico passa dal 32,8% del 1998 al 34,4% del 2005, mentre quella dei beni a medio-basso si porta dal 16,3% del 1998 al 18,1% del 2005.

Nell’ultimo anno, si rileva una flessione nelle esportazioni dei beni ad alta tecnologia (-5,6%), dovuta alla forte contrazione delle esportazioni dei comparti dell’aeronautica e dell’aerospaziale (-48,3%) e degli apparecchi radio e tv (-20,4%), e di quelli a bassa tecnologia (-6,1%). Crescono, invece, le esportazioni dei due comparti intermedi: +3,4% e +2,1% rispettivamente per i beni a medio-alto e medio-basso contenuto tecnologico.

Inizio Pagina   2.6 L’import

Nel corso del 2005 si è registrata una crescita delle importazioni a prezzi correnti pari a +2,1 punti percentuali. L’aumento delle importazioni venete è in gran parte dovuto al boom dell’import dall’Asia orientale e in particolare dalla Cina (+30,7%): nel 2005, scavalcando l’Est europeo (9,8%), l’Asia orientale diventa la seconda area geografica, dopo la UE (59,4%), per valore di merci importate, con una quota dell’11,2%. Il valore delle importazioni passa dai 2,9 miliardi di euro del 2004 ai 3,6 miliardi di euro del 2005, per un incremento annuo pari al 22,5%. Dinamiche fortemente positive delle importazioni dall’Estremo Oriente si manifestano per i settori del tessile ed abbigliamento (+35,5%), del cuoio e della pelle (+27,5%), della fabbricazione di autoveicoli e rimorchi (+110,9%) e della fabbricazione di prodotti chimici (+43,1%).
Resta pressoché stabile il valore dell’import veneto dalla UE (+0,2%), anche se le dinamiche dei singoli Paesi dell’Unione sono differenti. Crescono, infatti, le importazioni dalla Germania (+6,4%), primo e incontrastato partner commerciale del Veneto con una quota del 23,1% sul totale dell’import regionale, dal Belgio (+4,6%) e dalla Slovacchia (+20,8%). Al contrario, diminuiscono le importazioni dalla Francia (-7,7%), per il secondo anno consecutivo dalla Romania (-5%), dalla Spagna (-8,6%), dai Paesi Bassi (-8,5%) e dall’Ungheria (-5,3%).
Le importazioni provenienti dall’America settentrionale, nonostante il segno negativo del principale settore dei mezzi di trasporto (-4,7%), crescono complessivamente di +3,2 punti percentuali, grazie al contributo dei settori dei prodotti in cuoio e pelle (+89,8%) e delle macchine ed apparecchi meccanici (+38,6%).
Infine, si segnala la dinamica contrapposta delle importazioni da due aree geografiche importanti per l’approvvigionamento di materie prime: se da un lato le importazioni venete dal Medio Oriente crescono dell’86,9%, per un importo complessivo di circa 442 milioni di euro nel 2005, grazie soprattutto alla ripresa delle esportazioni del greggio iracheno, dall’altro il valore dell’import dai Paesi nordafricani cala in un anno del 13,5%.

Inizio Pagina   2.7 L’interscambio di merci nelle province

Nel 2005 le esportazioni aumentano in quattro delle sette province venete: cresce, infatti, il valore dell’export delle province di Belluno (+8,1%), Rovigo (+8,9%), Padova (+2,2%) e Verona (+2,1%). Prestazioni non brillanti per le esportazioni delle province di Treviso (-0,8%), Venezia (-2,8%) e, come già evidenziato, soprattutto Vicenza (-7,4%).
La crescita dell’export della provincia di Belluno (+8,1%) ha interessato, per il secondo anno consecutivo, tutti i principali settori economici ad eccezione di quello tessile (-34,5%). Le esportazioni dei prodotti del comparto dell’occhialeria superano per la prima volta la quota del 60% del totale dell’export provinciale, crescendo nell’ultimo anno di 13 punti percentuali. Quanto ai mercati di sbocco, cresce l’export verso gli Stati Uniti (+23,1%) e verso tutti gli altri principali partner commerciali. Per ciò che riguarda l’import, la riduzione degli scambi di prodotti del tessile-abbigliamento (-23,3%) viene più che compensata dalla crescita delle importazioni di tutti gli altri principali settori economici, dando luogo ad un aumento complessivo di 8 punti percentuali.
Le esportazioni della provincia di Padova nel 2005 sono aumentate del 2,2%, arrivando a circa 6,2 miliardi di euro. Aumenta l’export della meccanica (+3,4%) e dei prodotti in metallo (+6%), mentre si registrano flessioni dei settori degli apparecchi elettrici ed elettronici (-3,7%) e dei prodotti in cuoio e pelle (-7,9%). Per quanto riguarda i singoli mercati di sbocco, cresce l’export verso la Germania (+3,3%), la Francia (+2,9%) e gli Stati Uniti (+1,2%). Infine si segnala, dopo un eccezionale 2004 (+112%), la notevole diminuzione dell’export verso la Grecia (-43,1%).
La riduzione dell’import padovano (-6,6%) è dovuta principalmente alla rilevante riduzione, dopo l’ottima performance del 2004 (+116,5%), del valore delle importazioni degli apparecchi elettrici ed elettronici (-43,8%) e delle industrie alimentari (-18,1%); aumenta invece l’import dei prodotti in metallo (+4,8%), dei mezzi di trasporto (+10,3%) e del comparto della meccanica (+11,9%).
A fronte di un lieve incremento (+0,8%) delle esportazioni nell’anno precedente, nel 2005 l’export della provincia di Rovigo è aumentato del +8,9%, grazie soprattutto al contributo del settore dei prodotti meccanici (+7,7%) e di quello dei prodotti in metallo (+35,5%). Per quanto riguarda le importazioni, queste crescono di 5,3 punti percentuali.
A Treviso l’export registra una leggera flessione (-0,8%), crescono le esportazioni dei settori della meccanica (+3,6%) e della pelle e cuoio (+3%), mentre calano le esportazioni dei settori del mobile - articoli sportivi - oreficeria (-5,9%), dell’industria alimentare (-12,1%) e dei mezzi di trasporto (-12%). Significativo è l’incremento degli scambi con la Russia (+19,6%). Le importazioni, invece, aumentano del 4,3%, grazie al contributo di tutti i principali settori economici, ad esclusione del settore agricolo: -12,7% per le industrie alimentari e –11,3% per i prodotti agricoli. Dal lato della provenienza si evidenzia la flessione, per il secondo anno consecutivo, degli scambi con la Romania (-8,6%) e la Germania (-10,3%). Aumentano, invece, le importazioni dalla Cina (+40,1%), soprattutto nel settore Moda (+75,6%), pari al 45,7% dell’intero ammontare dell’import della provincia di Treviso.
Nella provincia di Venezia, le esportazioni calano di 2,8 punti percentuali a causa della flessione degli scambi nel prevalente comparto degli aeromobili e veicoli spaziali (-47,5%). Flessioni dell’export anche nei settori dell’industria alimentare (-3,9%) e del tessile (-6,8%). Crescono, invece, tutti gli altri principali settori economici. Per quanto riguarda i principali mercati, crescono le esportazioni verso gli Stati Uniti (+1,5%), l’Austria (+11,2%), la Spagna (+11,6%) e il Regno Unito (+5,6%). Da evidenziare, inoltre, il consistente aumento dell’export veneziano verso la Russia (+46,7%). Per quanto riguarda le importazioni, si assiste ad una crescita nell’ultimo anno di +4,3 punti percentuali.
Nel 2005 le imprese veronesi hanno esportato beni per un ammontare complessivo di circa 6,8 miliardi di euro, registrando una crescita annua di 2,1 punti percentuali. Tra i principali settori economici, è aumentato il valore dell’export dei prodotti meccanici (+7%), dei prodotti in metallo (+9,1%), dei prodotti alimentari (+1,4%) e dei prodotti del tessile ed abbigliamento (+1,6%). Flessioni dell’export si registrano, invece, per i prodotti in pelle e cuoio (-9,6%) e dei prodotti minerali non metalliferi (-1,7%). Quanto ai Paesi di destinazione, si segnala la crescita delle esportazioni verso gli Stati Uniti (+4,2%), la Spagna (+10,6%), la Russia (+26,3%) e la Turchia (+15,5%). Pressoché stabile il mercato tedesco (-0,4%).
La crescita delle importazioni veronesi (+8,2%) è dovuta principalmente all’aumento delle richiesta di mezzi di trasporto: l’import di tale settore, che rappresenta più del 51% dell’import provinciale, cresce in un anno del 16,4%.
Nel 2005 l’export della provincia di Vicenza, che pure rimane la prima provincia veneta per valore di beni esportati (11,1 miliardi di euro), registra il peggior risultato a livello regionale (-7,4%). Il risultato negativo dell’export vicentino è da attribuire in primo luogo alla flessione delle esportazioni del settore moda (-12,9%); la diminuzione delle esportazioni di questo comparto, il più importante a livello provinciale con una quota pari al 28,3% dell’export totale, va imputata essenzialmente alle conseguenze del trasferimento all’estero di alcune strutture produttive locali. Inoltre, si segnalano riduzioni dell’export anche per i prodotti dell’oreficeria (-13,4%) e della meccanica (-4,3%). Tra i mercati di destinazione, si evidenzia una significativa crescita dell’export verso la Russia (+19,2%).
Il flusso delle importazioni, che nel 2005 si aggira attorno ai 6,3 miliardi di euro, è diminuito in un anno di 4,2 punti percentuali, con riduzioni che hanno interessato tutti i principali settori economici.

Inizio Pagina    2.8 L’internazionalizzazione produttiva

L’analisi degli scambi commerciali tra Paesi mostra che quote importanti e crescenti di questi traffici sono costituite da flussi generati dalla frammentazione internazionale di processi produttivi. La misurazione diretta di tale fenomeno è piuttosto complessa per il fatto che può avvenire secondo modalità molto diverse, che rendono impossibile cogliere in un’unica misura l’ampiezza del fenomeno. A livello nazionale e regionale sono disponibili i dati relativi ai volumi di traffico internazionale originati da una forma particolare di frammentazione internazionale della produzione, il traffico di perfezionamento (TP). Il TP è un regime doganale particolare dell'Unione Europea che esiste da circa venti anni. Il traffico di perfezionamento attivo (Tpa) indica il regime doganale della temporanea importazione per la lavorazione di merci e semilavorati, da riesportare sotto forma di prodotti finiti, mentre quello passivo (Tpp) individua il regime doganale che consente di esportare temporaneamente merci di ogni genere delle quali sia prevista la reimportazione, con parziale o totale esenzione dai dazi all'importazione, dopo esser state oggetto di una o più operazioni di perfezionamento.
Negli ultimi anni si è assistito a una graduale riduzione di questa specifica forma di divisione internazionale della produzione. Una delle cause è il tipo di relazione più debole che caratterizza il decentramento produttivo attraverso il traffico di perfezionamento rispetto all’investimento diretto verticale, cioè alla possibilità di controllare direttamente l’impresa estera perfezionatrice; la frammentazione del processo produttivo attraverso il traffico di perfezionamento da un lato è più facile da attuare, ma dall’altro appare maggiormente instabile.
Analizzando la dinamica dei flussi commerciali di perfezionamento dei prodotti veneti, il settore economico più interessato dal traffico di perfezionamento passivo (Tpp) è quello della moda (tessile, abbigliamento, pelle e calzature): nel 2005 la quota dell’export temporaneo di questo settore è stata pari al 74,6% del totale delle esportazioni temporanee venete.
Una delle motivazioni principali all’export temporaneo dei prodotti di tale settore consiste nell’opportunità di delocalizzare verso Paesi a basso costo del lavoro geograficamente vicini specifiche fasi produttive, ottenendo così una riduzione dei costi di produzione. Infatti, la Romania è il primo partner per valore di beni veneti esportati temporaneamente, con una quota del 36% dell’export temporaneo regionale.
Per quanto riguarda il traffico di perfezionamento attivo (Tpa), più della metà del valore delle importazioni temporanee regionali provengono dagli Stati Uniti (57,3%) e interessano principalmente il settore dei mezzi di trasporto (52,5%).
Lo strumento che meglio consente all’impresa di estendere il proprio controllo sulle attività produttive localizzate all’estero è quello degli investimenti diretti all’estero. I dati riguardanti gli investimenti diretti netti all’estero sul Pil (nota 5) confermano l’aumento di partecipazioni venete in imprese estere: +0,62 per il Veneto nel 2004 e quarta posizione nella graduatoria regionale.




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Note

  1. A seguito dell’entrata in vigore del regolamento UE n. 638/2004 e di quello di applicazione n. 1982/2004, le variazioni percentuali 2004/03 sono state elaborate utilizzando la nuova metodologia di calcolo riguardante gli scambi intracomunitari.

  2. Il valore dell’interscambio commerciale del 2005 è provvisorio e negli ultimi anni tale valore, soprattutto nel caso dell’export veneto, è stato sottostimato. Negli ultimi tre anni, dal 2002 al 2004, la variazione tra i due valori, provvisorio e definitivo, dell’export veneto è stata mediamente di circa 3,5 punti percentuali (circa 8,5% per la provincia di Vicenza) a fronte dell’1,7% nazionale.
  3. L'accordo multifibre (AMF) del 1973, che riguarda le fibre naturali e sintetiche e i prodotti connessi, aveva escluso il commercio dei prodotti tessili dal regime comune del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade). Infatti, questo accordo ha consacrato un regime di deroga legalizzando gli accordi bilaterali di autolimitazione fra Stati, vale a dire le restrizioni quantitative, vietate dal GATT.

    I negoziati dell'Uruguay Round si prefiggevano di garantire un'integrazione senza scosse del settore dei tessili e dell'abbigliamento nel quadro del GATT del 1994. L'accordo sui tessili e sull'abbigliamento (ATA) prevedeva così lo smantellamento a tappe dell'accordo multifibre (AMF) entro il 1° gennaio 2005.
  4. Basata sui valori mediani della distribuzione della spesa in R&S in rapporto al valore aggiunto in ciascun settore di classificazione in dodici Paesi membri nel 1999, che suddivide i prodotti del settore manifatturiero in quattro categorie (alta tecnologia, tecnologia medio alta, tecnologia medio bassa, bassa tecnologia).
  5. (Investimenti diretti all'estero - Disinvestimenti diretti all'estero) *100/Pil). Gli investimenti diretti all'estero considerati non tengono conto delle componenti rappresentate dai crediti commerciali e dalle transazioni del settore bancario per le quali non è disponibile la disaggregazione regionale.

Figura 2.1
L'apertura internazionale - Figura 2.1
Tabella 2.1
L'apertura internazionale - Figura f2_2
Figura 2.2
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Figura 2.3
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Tabella 2.2
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Figura 2.4
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Figura 2.5
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Figura 2.6
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Figura 2.7
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Figura 2.8
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Figura 2.9
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Tabella 2.3
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Tabella 2.4
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Figura 2.10
L'apertura internazionale - Figura 2.10
Figura 2.11
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Figura 2.12
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Figura 2.13
L'apertura internazionale - Figura 2.13
Figura 2.14
L'apertura internazionale - Figura 2.14

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