2. L'ECONOMIA VENETA NEL CONTESTO NAZIONALE

Nel generale contesto di crescita dell'economia internazionale, l'Italia ha mantenuto nel 2004 il ritmo di sviluppo moderato che aveva sperimentato già negli ultimi anni, registrando un incremento del Pil pari all' 1,2% rispetto all'anno precedente (nota 1).

Il prodotto è stato sostenuto principalmente da consumi e investimenti, mentre le scorte hanno leggeremente frenato la crescita.

L'aumento si è realizzato tutto nella prima parte dell'anno, in quanto la variazione del Pil nazionale nell'ultimo trimestre rispetto al precedente ha subito un arretramento dello 0,4%, imputabile essenzialmente all'andamento oscillante della produzione industriale. Questa continua a mostrare una complessiva stazionarietà. L'indice della produzione industriale è diminuito dello 0,5%, contrazione che ha interessato principalmente la produzione dei beni strumentali.

La composizione merceologica della nostra produzione, che vede una scarsa presenza di prodotti ad alto contenuto tecnologico, insieme alla bassa produttività che fa alzare il costo del lavoro per unità di prodotto e ad altri fattori esterni, quali il tasso di cambio dell'euro rispetto al dollaro ed il prezzo del petrolio, hanno contribuito ad una perdita di competitività dell'economia nazionale. Quest'ultima infatti sta attraversando negli ultimi anni un percorso ad ostacoli, nei chiaroscuri della sua forza contrapposta alle proprie debolezze, mossa dai grandi movimenti internazionali e, al contempo, necessariamente attenta alla risoluzione ed alla ricerca dei propri equilibri interni.

Inizio Pagina  La ripresa nel Veneto ed alcune previsioni

In questo contesto si inserisce il Veneto che, nella ricerca degli equilibri nazionali, risulta nel 2004 una delle regioni di punta dell'economia nazionale: l'aumento previsto del Pil sarebbe infatti dell'1,5% in termini reali, cui ha contribuito principalmente la spesa per consumi finali delle famiglie (+1,5%). Il settore più dinamico è risultato quello dell'agricoltura che cresce del 14,2%, riprendendosi dopo la cattiva annata del 2003 e superando di circa tre punti percentuali la variazione media nazionale; seguono il settore dei servizi, che riprende slancio (+1,8%) dopo un periodo di stazionarietà, e le costruzioni, che crescono di circa l'1% mitigando l'exploit del biennio precedente.

Un ulteriore sintomo di ripresa dello scenario macroeconomico italiano ed in particolar modo di quello veneto, almeno per il 2004 appena concluso, viene dalla crescita dell'export oltre le aspettative: gli ultimi dati sull'interscambio commerciale del Veneto confermano una ripresa delle esportazioni, +4,2% rispetto al 2003, dovuta soprattutto agli ottimi risultati registrati negli ultimi tre trimestri del 2004. Non si leggono sostanziali cambiamenti riguardo allo scenario economico nazionale e veneto secondo le ultime previsioni per il 2005: le stime confermano anche per il prossimo anno un incremento del Pil pari all'1,1% a livello nazionale e dell'1,3% per il Veneto.

Inizio Pagina  La situazione nel 2003

La ripresa del 2004 segue alla situazione consolidatasi nel 2003, che si è confermato un anno di debole crescita generale, quando il Pil nazionale è infatti aumentato solo dello 0,3%. A contribuire in misura maggiore alla formazione del valore aggiunto nazionale (+0,3%), nello stesso anno, sono stati il settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria, che rappresenta più del 25% del totale e che si è sviluppato dell'1,5%, e quello delle costruzioni che, pur ricoprendo una quota minore sul totale (5,2%), è cresciuto del 2,3%.

Segnali non positivi, nel 2003, si sono manifestati per l'industria in senso stretto, il cui valore aggiunto si è ridotto di un punto percentuale, risultato probabilmente influenzato dalla forte concorrenza nel settore manifatturiero esercitata dalle economie dei Paesi emergenti.

In Veneto la performance economica nel 2003 ha raggiunto livelli leggermente superiori a quelli previsti: il prodotto interno lordo regionale è infatti aumentato in termini reali dello 0,4%, poco sopra al dato complessivo nazionale.

Il principale contributo alla produzione della ricchezza regionale è venuto dal settore delle costruzioni (+4,3%), dinamica controbilanciata dalla stazionarietà dei servizi, da una leggera ripresa dell'industria in senso stretto (+0,4%) e da una forte flessione del primario (-11,8%), da imputare principalmente alla cattiva annata agraria, caratterizzata da una generale riduzione delle rese produttive delle colture a causa di avverse condizioni climatiche manifestatesi sull'intero territorio.

Il Veneto ha così risentito in questo periodo del generale contesto di debole crescita, ma ha comunque contribuito per una quota pari al 9% alla composizione del Pil nazionale, risultando terzo dopo la Lombardia e il Lazio nella graduatoria regionale per produzione di ricchezza nazionale, ed ha inoltre mantenuto un Pil pro capite nettamente superiore al valore medio nazionale.

Inizio Pagina  La produttività del lavoro

In Veneto la produttività del fattore lavoro (nota 2) ha manifestato, sempre nel 2003, una lieve ripresa, +0,5%, mentre in Italia nello stesso anno si è registrata una flessione pari a -0,2 punti percentuali. L'aumento della produttività nel Veneto è stato in parte dovuto alla flessione delle unità di lavoro (-0,1%), che comunque hanno mantenuto una quota consistente (9,1%) sul totale delle unità di lavoro in Italia.

Diverse sono le cause della bassa crescita della produttività in Italia: tra queste, la chiusura dei mercati dei servizi, il deficit di innovazione e forse l'eccessiva flessibilità del mercato del lavoro, soprattutto di quello a bassa qualifica. Quest'ultimo, pur avendo notevolmente contribuito alla riduzione del tasso di disoccupazione, ha finito per ostacolare, con la logica delle basse qualifiche e dei bassi salari, lo sviluppo tecnologico e quindi la produttività del lavoro.

Tutte queste problematiche certamente non favoriscono le imprese che vogliono aumentare la propria dimensione per essere più competitive ed affrontare i mercati internazionali. La maggiore liberalizzazione dei mercati, soprattutto quelli dei servizi finanziari, necessaria per un più facile accesso alle risorse da utilizzare negli investimenti in innovazione tecnologica e per incentivare la creazione di professionalità di più alto livello, potrebbe rappresentare al contrario la giusta alternativa verso il miglioramento degli attuali percorsi di crescita della produttività.

Inizio Pagina  Gli investimenti

Sulla base degli ultimi dati storici disponibili e delle previsioni per i prossimi anni, la dinamica degli investimenti appare piuttosto variegata.

La tendenza al ribasso iniziata a livello nazionale già nel 2002 - colpendo principalmente gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto (-0,3%) e mitigata soltanto da una buona crescita di quelli in costruzioni (+3,3%) - è confermata dai dati provvisori per il 2003.

Ad averne risentito è stato con molta probabilità anche il Veneto che, secondo le stime, avrebbe ridotto gli investimenti fissi lordi del 4%, nonostante nel 2002 avesse invece proseguito il trend positivo con un incremento complessivo di ben 4,8 punti percentuali, a fronte dell'1,2% registrato nello stesso anno dall'Italia.

Tuttavia, dopo la brusca caduta del 2003, le previsioni e primi dati provvisori per gli anni successivi lasciano ben sperare in una ripresa complessiva degli investimenti a livello nazionale che sarebbe caratterizzata da un'inversione di tendenza: rallenterebbe, infatti, la corsa agli investimenti espansivi lasciando più spazio a quelli in macchinari, una nota certamente positiva e in linea con il raggiungimento di quegli obiettivi di sviluppo e di innovazione che costituiscono la conditio sine qua non per una generale ripresa economica.

Ancora migliori le prospettive a livello regionale: in Veneto infatti la tendenza al rialzo degli investimenti in macchinari non penalizzerebbe, in base alle previsioni, quelli in costruzioni per i quali si confermerebbero buoni ritmi di crescita almeno fino al 2006.

Inizio Pagina  I consumi

La forte frenata dei consumi finali interni, che ha investito l'Italia e con essa il Veneto nel corso del 2002, sembra essersi attenuata già a partire dal 2003, anno in cui, secondo le stime provvisorie, la variazione in termini reali risulterebbe pari a circa +1,3 punti percentuali sia a livello nazionale che regionale.

La spesa per consumi finali delle famiglie nel 2003, in linea con quanto accaduto a livello nazionale, è cresciuta nel Veneto dell'1%, risultato dell'aumento delle componenti dei beni durevoli (+1,4%) e dei servizi (+1,3%) che costituiscono rispettivamente il 13,5% e il 46,8% del totale dei consumi delle famiglie della regione. Rimangono stazionari invece, come nei due anni precedenti, i consumi in beni non durevoli (+0,5%) che ricoprono la restante fetta pari al 39,7% del totale.

La tendenza dei consumi relativamente ai diversi capitoli di spesa è desumibile per il Veneto attraverso i dati storici del 2002, secondo cui la spesa per consumi finali delle famiglie è leggermente diminuita in termini reali dello 0,2%: analogamente a quanto accaduto a livello nazionale, sono aumentate solo le spese nei settori delle comunicazioni, per le quali si è registrato un incremento annuo reale del +4,5%, delle abitazioni (+1,1%), nonostante la lieve riduzione dei prezzi, e delle spese sanitarie (+2,4%).

Inizio Pagina  L'inflazione

Nel periodo 2000-2003 i rialzi nel costo delle materie prime e dei beni intermedi hanno avuto come risultato una crescita dei prezzi dei beni e servizi finali che è andata ben al di là di quella dei salari e degli stipendi, guidati invece dal più modesto tasso d'inflazione programmata. I capitoli che hanno maggiormente contribuito a tale aumento sono quelli legati all'energia, ai servizi (bancari, assicurativi e turistici) e ai prodotti alimentari. In questi settori la dinamica dei prezzi risente di fattori strutturali di natura interna, da cui provengono in gran parte le pressioni al rialzo. In Veneto le città che hanno maggiormente risentito di tale dinamica dei prezzi sono Venezia e Verona, con un tasso d'inflazione quasi sempre superiore alla media nazionale.

Nel 2004, invece, tutti i capoluoghi del Veneto hanno registrato un tasso d'inflazione inferiore alla media nazionale, pari al 2% (indice FOI) (nota 3).

La voce che ha inciso maggiormente sul contenimento dei prezzi al consumo e che influisce in modo importante sulla spesa complessiva delle famiglie è stata quella degli alimentari e bevande analcoliche, che è cresciuta di circa l'1% con punte a Treviso (+1,8%) e a Verona (+1,7%). Anche il capitolo dell'abbigliamento e calzature ha registrato una crescita non troppo elevata compresa tra lo 0,2% di Verona e il 2,3% di Venezia. In diminuzione invece ovunque i prezzi delle comunicazioni (-7%).

Rincari consistenti hanno al contrario interessato i prezzi al consumo di bevande alcoliche e tabacchi: gli aumenti sono stati superiori al 7,6% annuo in tutte le città venete con punte del +8,6% a Belluno e del +8,1% a Venezia.

Treviso (+5,6%) e Belluno (+3,7%) hanno visto crescere maggiormente anche i prezzi relativi al settore delle abitazioni, acqua, gas ed elettricità, mentre per i trasporti gli incrementi più elevati si sono registrati a Padova, Vicenza e Venezia. Ad essi si è inoltre affiancata una notevole crescita dei prezzi degli alberghi e dei pubblici servizi nella provincia di Verona (+5,4%).

Inizio Pagina  I conti economici provinciali

Per quanto riguarda la creazione di ricchezza a livello provinciale, nel 2002, ultimo anno di disponibilità dei dati, Padova (+5%) e Verona (+3,8%) si sono contraddistinte per la maggiore crescita del valore aggiunto a prezzi correnti. Il settore delle costruzioni si è sviluppato in maniera incisiva in quasi tutte le province, con punte del +15% a Treviso e del +14,3% a Padova. Solo a Rovigo la crescita è stata piuttosto contenuta (+0,9%). Per il comparto dell'industria in senso stretto vi è stata una dinamica più disomogenea: nelle province di Verona (+3,5%), Padova (+1,4%) e Venezia (+0,8%) si è assistito ad una crescita, sia pur differenziata, del valore aggiunto industriale, che invece è diminuito a Belluno (-3,1%), Treviso (-2,5%) e Vicenza (-2,2%). Così il settore agricolo si è sviluppato solo nelle province di Venezia (+15,9%), Rovigo (+5%) e Padova (+2,4%) diversamente dalle altre. Nel settore dei servizi, grazie soprattutto ai successi registrati nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria, si sono conseguiti apprezzabili miglioramenti in quasi tutte le province, con punte massime a Padova (+5,7%) e Treviso (+4,5%); solo Venezia (+0,4%), a causa di una flessione (-2,1%) nel settore commerciale, turistico e dei trasporti, è cresciuta con un ritmo inferiore alla media regionale. Per il biennio 2002-2004 si ipotizza una generale crescita del valore aggiunto in tutte le province nell'ordine di 6-10 punti percentuali. Tale aumento sarebbe dovuto principalmente al significativo sviluppo del settore delle costruzioni che conseguirebbe tassi di crescita a due cifre nelle province di Belluno (+22,5%), Vicenza (19,5%) e Padova (+12,5%).

Si riporta di seguito il confronto delle performance delle province venete rispetto all'andamento medio regionale, basato su cinque indicatori economici. Le principali eterogeneità emergono dall'osservazione dell'indice di apertura dell'economia ottenuto dal rapporto tra il valore delle esportazioni e la ricchezza prodotta: Vicenza e Treviso confermano la loro forte vocazione all'export, mentre Rovigo registra per quest'indice valori ben al di sotto della media regionale.




12:38:15 lun, mar 03 2008

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Note

  1. Osservando la serie dei dati destagionalizzati e corretti per il diverso numero di giorni lavorativi, la variazione del Pil dell'Italia, valutato ai prezzi 1995, per il 2004 è pari all'1,0%.
  2. Rapporto tra valore aggiunto e unità di lavoro
  3. Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati

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