10. IL BENESSERE DELLA FAMIGLIA

Dare oggi una definizione di famiglia non è cosa semplice. La nostra società presenta una crescente pluralizzazione di forme familiari che va dalle famiglie costituite da genitori sposati e figli alle famiglie di fatto, dalle famiglie ricostituite alle famiglie allargate. Il volto della famiglia muta dunque con grande rapidità: nell'arco di una generazione le nuove forme familiari si sono moltiplicate perdendo progressivamente il carattere di novità.

All'immagine della famiglia considerata un "fatto naturale", coronamento dell'amore tra due persone, si può contrapporre, per un approccio utile in termini economici, una concezione aziendalistica della famiglia: è l'azienda famiglia che consente ad esempio, integrando i redditi, di poter sopportare meglio eventuali crisi economiche, che permette di proteggere i figli non ancora occupati, che permette di avere un tenore di vita che con un singolo reddito non sarebbe possibile. Il ruolo ed il significato della famiglia nella nostra società si sono modificati nel corso degli ultimi decenni, in correlazione al variare di concause ed elementi culturali, economici e demografici.

Nella seconda metà degli anni settanta hanno inizio consistenti cambiamenti nella struttura della popolazione che si ripercuotono - in particolare il calo della natalità e l'invecchiamento della popolazione - direttamente sulla fisionomia della famiglia: meno bambini e più anziani che vivono più a lungo e più soli, diminuzione della nuzialità, aumento delle crisi coniugali (nota 1).

Trasformazioni che non sono, quindi, solo nella struttura dei modelli familiari, ma consistono anche in mutazioni degli stili affettivi all'interno della famiglia.

Alla ricerca di una definizione di famiglia, l'Istat privilegia due principi base: la coresidenzialità, cioè il convivere nello stesso ambiente domestico, qualsivoglia siano i vincoli che uniscono i membri - di matrimonio, di parentela, di affinità, di adozione, di affetto - e la partecipazione all'economia familiare, intesa in termini di partecipazione alla composizione del reddito, ma anche come prestazioni e servizi resi alla comunità familiare.

La trattazione che segue cercherà il più possibile di quantificare, sulla base della disponibilità dei dati, il benessere familiare, obiettivo perseguito sempre più tramite un continuo adattamento creativo ad un mondo in costante trasformazione.

Inizio Pagina  Il reddito disponibile

Lo stretto intreccio che intercorre tra le variabili socio-demografiche e la distribuzione del reddito è stato attentamente studiato dalla letteratura economica.

La struttura per età della popolazione influenza sia l'ammontare sia la composizione del reddito: i redditi tendono ad aumentare con la crescita dell'esperienza lavorativa, si riducono dopo il pensionamento, risentono delle condizioni economiche del periodo in cui gli individui entrano nel mercato del lavoro e delle norme che regolano i trattamenti pensionistici nel momento in cui si ritirano. Inoltre, la distribuzione dei redditi familiari è influenzata dal numero dei componenti la famiglia, dal numero dei figli, dal numero di percettori di reddito; risente delle scelte sulla partecipazione al mercato del lavoro, delle decisioni dei figli riguardo al periodo di distacco dalla famiglia di origine, per creare a loro volta nuove famiglie (nota 2).

Ogni famiglia veneta nel 2002 ha avuto a disposizione, al netto delle imposte e contributi, mediamente 44.076 euro, valore che è superiore di 4.322 euro rispetto alla media nazionale e va messo in relazione anche con le caratteristiche socio-demografiche di questa regione, ovvero bassi tassi di disoccupazione e struttura demografica con quote di popolazione giovane contenute. Il reddito disponibile calcolato per abitante è pari a 16.727 euro, oltre 1.200 euro in più del dato nazionale.

Il 2002, per la limitata crescita del PIL, ha portato un incremento più contenuto del reddito disponibile delle famiglie venete (2,9%) rispetto al dato nazionale (3,5%).

Per gli anni successivi è necessario ricorrere, non essendo ancora disponibili i dati ufficiali disaggregati per regione, alle stime Prometeia che prevedono un incremento del 4,1% per il 2003, del 3,8% per il 2004 e del 3,6% per il 2005.

Il reddito della famiglia veneta, al netto delle imposte e contributi, è cresciuto dal 1995 al 2002 del 28,5%, valore di poco superiore all'incremento che si è registrato a livello nazionale (28 %), arrivando a costituire nel 2002 l'8,6% del reddito disponibile delle famiglie italiane. Ad un'intensa crescita nel 1996, è seguito un periodo di stazionarietà per poi ritornare ad aumentare considerevolmente nel 2000 (+5,4%) e nel 2001 (+6,1%).

Tra le regioni settentrionali, il Veneto ha avuto, in quest'arco temporale, una delle migliori performance; ai vertici della classifica svettano comunque le regioni del Mezzogiorno che però, nonostante il maggior incremento, non hanno ancora colmato la propria situazione di svantaggio.

Inizio Pagina  La stima del risparmio

Il risparmio ha un ruolo vitale nello sviluppo economico: la propensione ad accantonare risorse per il consumo futuro condiziona il livello del reddito di lungo periodo. Maggiore è l'accumulo del risparmio e la sua efficiente allocazione, più elevata è la crescita degli investimenti e dunque dello stock di capitale. Quest'ultimo è alla base di ogni sistema produttivo e determina, congiuntamente alla tecnologia, il livello del reddito pro capite.

La scelta di risparmiare è dunque una scelta a favore del futuro, per le nuove generazioni.

Anche il livello di risparmio, così come il reddito, ha un forte legame con le caratteristiche socio-demografiche della popolazione. Durante il ciclo di vita si tende a mantenere costanti i consumi: si prende a prestito o si risparmia assai poco nelle prime fasi della vita lavorativa, quando il reddito è inferiore a quello medio atteso; si risparmia molto nella fase di massima espansione del reddito e si spende gran parte del risparmio accumulato nella terza fase della vita, quella del pensionamento. In linea generale, il risparmio sale quando in una economia cresce la popolazione in età lavorativa e scende quando questa diminuisce (nota 3).

Lo stock di ricchezza delle famiglie italiane, cioè il risparmio accumulato nel tempo, ha oltrepassato nel 2003 i 2.900 miliardi di euro; questo valore è pari a 2,2 volte il Prodotto Interno Lordo contro l'1,8 della Germania e l'1,9 della Francia.

L'interpretazione dell'elevato tasso di risparmio italiano può essere duplice: esso può indicare sia che le famiglie risparmiano perché sono in grado di soddisfare tutti i loro bisogni sia che le famiglie risparmiano rinunciando a soddisfare i bisogni correnti a favore dei bisogni futuri.

Il risparmio delle famiglie venete è stato quantificato in uno studio effettuato dalla Banca d'Italia.

Le attività finanziarie delle famiglie residenti nel veneto nel 2004 sono stimate in 278.105 milioni di euro e rappresentano circa il 9,6% di quelle nazionali. Le passività finanziarie ammontano a 45.712 milioni di euro, circa l'1,8% del dato nazionale.

L'incremento delle attività finanziarie dal 1998 al 2004 è del 48% in valori correnti, mentre a livello nazionale l'incremento è stato del 28% (periodo 1998-2003).

La serie storica delle variazioni mostra un andamento molto simile sia per il Veneto che per l'Italia, registrando dal 1998 al 2001 un consistente incremento delle attività, dovuto prevalentemente alla forte crescita del valore delle azioni; si è avuto, poi, un brusco calo nel 2002 dovuto quasi interamente al crollo delle borse; dal 2003 è partita la ripresa che continua anche nel 2004.

Le passività finanziarie per il Veneto sono aumentate dell'81% mentre a livello nazionale sono cresciute del 32%.

La principale ragione della corsa al debito è la riduzione del costo del denaro, che ha reso più convenienti i prestiti e i mutui e ha portato a un vero e proprio boom nell'acquisto di case, principale motivo di ricorso al credito da parte delle famiglie; anche il credito al consumo ha avuto un buon incremento.

L'incremento delle passività finanziarie non dev'essere comunque ragione di preoccupazione in quanto ad esso corrisponde un aumento del patrimonio: al debito (passività) contratto per comprare la casa corrisponde un'acquisizione patrimoniale, l'immobile, che fa parallelamente aumentare le attività finanziarie.

Inoltre, le famiglie italiane continuano a essere tra le meno indebitate dei paesi industriali: il loro debito è poco più di metà di quello che, in confronto al Pil, hanno le famiglie francesi, e anche di quello medio dell'area euro. È poco più di un terzo del debito delle famiglie inglesi, statunitensi, tedesche e canadesi. Poco più di un quarto di quelle giapponesi.

Inizio Pagina  La stima della ricchezza

La ricchezza delle famiglie italiane è formata per il 58,9% da immobili. Negli ultimi 4 anni la ricchezza è aumentata sensibilmente. In gran parte ciò è dovuto al forte aumento del numero di immobili in proprietà e degli investimenti immobiliari. L'ultimo rapporto Censis sottolinea che il patrimonio in mano alle famiglie è pari 6 volte il Pil e, negli ultimi dieci anni, è cresciuto al ritmo del 5% ogni anno.

Le famiglie venete, secondo la Banca d'Italia, nel 2004 hanno acceso mutui per l'acquisto di abitazioni per 14.177 milioni di euro, con un incremento in valori correnti del 101% rispetto al 2000, mentre il dato nazionale ha avuto un incremento del 46%.

L'ultima stima della ricchezza dei veneti (attività reali e attività finanziarie) purtroppo risale al 2001 (nota 4) . La ricchezza netta per abitante delle famiglie venete viene stimata essere pari a 132.000 euro, circa il 20% superiore al dato nazionale.

La lettura dei dati dell'ultimo censimento della popolazione e delle abitazioni (2001) ci dice che le famiglie venete sono 1.714.341 e quelle che abitano in case di proprietà sono 1.292.303, il 75,5 delle famiglie residenti in Veneto contro una media nazionale del 71,3. Le abitazioni occupate da residenti proprietari sono passate dal 56,2% del 1971 al 75,7% del 2001; viceversa, quelle occupate da residenti in affitto sono passate dal 39,2% del 1971 al 17,1% del 2001.La tendenza è analoga anche a livello nazionale. Le abitazioni presenti sul territorio veneto sono più di 2 milioni, il 14,8% non sono occupate e si può ritenere che gran parte di queste siano destinate a case per la villeggiatura.

Inizio Pagina  I consumi delle famiglie

Nel corso del 2003, la spesa mensile sostenuta in media dalla famiglia veneta è di 2.635 euro, 322 euro superiore a quella nazionale, tanto che, per il secondo anno consecutivo, il Veneto si conferma seconda, dopo la Lombardia, nella graduatoria delle regioni con spesa mensile più elevata.

Si spendono mensilmente 137 euro in più, pari ad un aumento del 5,5% rispetto all'anno precedente, quando le famiglie hanno adottato generalmente comportamenti più cauti nelle proprie scelte di consumo: nel corso del 2002, infatti, si è verificata una sensibile riduzione dei consumi dopo due anni di maggiore benessere.

Va comunque considerato che tale aumento incorpora, ovviamente, anche la dinamica inflazionistica, caratterizzata nel 2003 dalla persistenza di tassi piuttosto elevati e mostrando segnali di rallentamento solo a partire dall'ultimo trimestre dell'anno. In base all'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, l'inflazione stimata da Istat è in media pari al 2,7% annuo, con differenze non trascurabili tra i diversi capitoli di spesa e superiore di due decimi di punto percentuale al tasso dell'anno precedente (2,5%).

Per quanto riguarda il dato del 2003, è necessario, inoltre, puntualizzare che all'aumento del 5,5% della spesa, l'1,4% è imputabile all'aumento del fitto figurativo (nota 5) , inserito tra le spese per consumi delle famiglie proprietarie di un'abitazione, al fine di garantire la comparabilità dei comportamenti di spesa di quest'ultime con le famiglie che vivono in abitazioni in affitto, evidenziando una consistente influenza delle spese per l'abitazione nell'ambito familiare.

Nonostante la ripresa dei consumi, è anche vero, che, per il Veneto nel 2003 la spesa non raggiunge i livelli precedentemente sperimentati dalle famiglie nel periodo 2000-01, come si rileva anche dall'andamento della spesa depurata dall'effetto inflazionistico.

Nel 2003 la spesa per consumi aumenta in tutte le regioni d'Italia, con la sola eccezione della Sicilia (-2,5%): a livello nazionale cresce del 5,4% e in generale gli incrementi risultano più sensibili per le regioni che partivano da un livello di spesa inferiore a quello nazionale. Ciò nonostante, permangono ancora significative differenze territoriali, non soltanto per quanto riguarda la spesa mensile complessiva, ma anche per la quota di spesa destinata alle varie categorie di beni e servizi (nota 6) ; le diversità dipendono dalla disponibilità economica delle famiglie, ma anche dalla diversa composizione familiare, per numero di componenti, di figli, di anziani. Ad esempio, la quota di spesa destinata ai generi alimentari è maggiore per le famiglie più numerose; così la spesa per il tempo libero, l'istruzione, ma anche per il trasporto è legata alla presenza di figli; tra gli anziani, sia soli che in coppia, la quota più consistente della spesa totale è destinata all'abitazione e alle utenze domestiche e più onerose risultano anche le spese sanitarie.

L'aumento è più marcato per la spesa per generi alimentari e bevande, piuttosto che per la spesa per generi non alimentari, anche perché nel corso del 2003 proprio il settore alimentare è tra quelli che registrano aumenti più consistenti dei prezzi, particolarmente accentuati per i prodotti freschi.

Inizio Pagina  I generi alimentari

La spesa media delle famiglie per generi alimentari e bevande è di 456 euro, il 13% in più rispetto all'anno precedente, e per la prima volta i veneti spendono più degli italiani per soddisfare i propri bisogni primari: in media 5 euro in più per l'acquisto di generi alimentari, mentre in passato si erano mantenuti a livelli inferiori.

La spesa per generi alimentari e bevande assorbe il 17,3% del totale della spesa mensile per consumi sostenuta dalle famiglie venete. Come in altre regioni, da due anni tale incidenza è nuovamente in crescita (+2,6 punti percentuali rispetto al 2001), ma rimane comunque nettamente inferiore a quella nazionale (19,5%), a conferma che il maggior benessere di cui possono godere le famiglie venete consente loro di destinare una quota maggiore di reddito all'acquisto di beni non alimentari.

Inizio Pagina  I beni posseduti

Un maggiore benessere consolidato nella regione è confermato dall'analisi dei beni posseduti dalle famiglie venete, che mette in evidenza una percentuale superiore di disponibilità di beni rispetto alla media nazionale quasi per ogni tipologia di prodotti.

Gran parte delle famiglie non solo possiede beni largamente diffusi - ben il 52,5% delle famiglie ha due o più televisori a colori e circa il 45% più di una macchina - ma anche beni meno comuni e di nuova diffusione, quali il condizionatore (31,6%) e l'antenna parabolica (15,3%), nonché beni ad alto contenuto tecnologico, come l'impianto hi-fi (57%) e il personal computer (44,7%).

Le nostre case sono sempre più attrezzate per l'uso delle nuove tecnologie, anche più di quanto lo sia il posto di lavoro, e proprio il possesso di personal computer, modem e la possibilità dell'accesso ad internet che nel 1998 coinvolgeva un ristretto segmento della popolazione, già investita dai processi di innovazione tecnologica (appena il 20,6% delle famiglie venete possedeva il pc), interessa ormai un vasto contingente di famiglie venete, raggiunte dalla rete anche nelle zone territorialmente più disagiate.

Navigare in internet è diventata, ormai, una delle principali attività nell'utilizzo del personal computer: il 34,1% delle famiglie venete, nel 2002, possiede l'accesso ad internet da una postazione casalinga. A livello nazionale, internet è presente nelle case del 30,4% delle famiglie, dato che colloca l'Italia dopo paesi quali la Svezia, il Regno Unito e la Germania, ad evidenza di un potenziale di sviluppo ancora ampio.

Internet si utilizza prevalentemente per motivi di studio, lavoro, posta elettronica, ma anche per reperire informazioni su prodotti, servizi e viaggi e, non da ultimo, per effettuare acquisti on-line (6,8% degli utilizzatori italiani) (nota 7).

I diversi livelli della dotazione tecnologica familiare sono dovuti soprattutto a fattori culturali e socio-economici, ma anche di tipo generazionale. Il possesso del pc e di internet è più diffuso quando il capofamiglia è di sesso maschile, con un alto titolo di studio, in particolare se laureato, e con un livello di occupazione medio-alto. Inoltre la presenza di persone giovani all'interno della famiglia contribuisce, senza dubbio, a rendere l'abitazione più "tecnologica"; viceversa nel caso di famiglie costituite da soli anziani, che hanno una minore alfabetizzazione verso le nuove tecnologie.

Permangono, infatti, forti differenze generazionali, nonostante sia cresciuta la quota di persone fra 65 e 74 anni che fa uso del computer e che si collega alla rete via internet, quale effetto delle stesse politiche di sviluppo e diffusione della società dell'informazione poste a livello europeo, che hanno tra i propri obiettivi quello di ridurre il divario digitale. Quando poi i nonni possono godere della vicinanza dei nipoti, aumenta la loro familiarità verso le nuove tecnologie: spesso, infatti sono proprio i nipoti, specie se un po' più grandi, a insegnare loro come usare il pc e internet e sfruttarne le molte possibilità, utili anche nella vita quotidiana.

Inizio Pagina  L'abitazione

Nell'ambito delle spese non alimentari, quella relativa all'abitazione risulta la più rilevante: l'affitto, il condominio, la manutenzione assorbono nel loro complesso più di un quarto della spesa complessiva delle famiglie venete, per un importo di circa 690 euro al mese; se a questa, poi, si aggiungono le spese per le utenze domestiche, si arriva a superare il 30% del bilancio familiare. Tra le categorie di consumo non alimentare, la spesa per l'abitazione registra l'aumento più alto rispetto al 2002 (+9,8%), anche se in larga parte imputabile ai fitti figurativi, come già accennato, in rialzo rispetto all'anno precedente. Proprio le spese sostenute per l'abitazione restano uno dei problemi più sentiti dalle famiglie e in Veneto il 64,2% di esse dichiara, infatti, di sostenere spese troppo elevate per l'abitazione in cui vive .

Inizio Pagina  L'abbigliamento, i trasporti e la comunicazione

Ancora negativo il trend della spesa mensile per l'abbigliamento e le calzature (-8,6%), anche per una maggiore percezione dei rincari dei prezzi. I consumatori infatti tendono a modificare il loro comportamento di acquisto quando l'aumento dei prezzi riguarda beni e servizi acquistati di frequente, piuttosto che a reagire a variazioni di prezzo relativamente modeste, di voci di spesa meno ricorrenti ma rappresentative di una percentuale superiore del bilancio familiare.

Una quota consistente del bilancio mensile viene spesa per i trasporti (15,7%), in rialzo rispetto al 2002 (+6%), per un ammontare di circa 410 euro al mese per famiglia, una spesa più pronunciata in Veneto che a livello nazionale (circa 320 euro), espressione della tendenza al sensibile incremento della mobilità delle persone negli ultimi anni.

Aumenta considerevolmente la spesa per le comunicazioni (+ 9,5%): circa il 78% delle famiglie venete dispone di un telefono cellulare e quest'ultimo, insieme al telefono fisso e alla telefonia pubblica, comporta per il nucleo familiare un esborso di circa 54 euro al mese, incidendo per il 2% sulla spesa complessiva. Il cellulare sta ormai raggiungendo livelli di diffusione quasi paragonabili a quelli del telefono fisso, utilizzato dall'88,5% delle famiglie venete, e anzi parzialmente lo sta sostituendo: le famiglie che possiedono solo il telefono cellulare e non il telefono fisso sono infatti in aumento, e nel 2002 rappresentano una quota pari al 10%.

In generale l'Italia risulta il Paese europeo dove la diffusione del cellulare è più elevata; sono le regioni del Nord e del Centro, ove fra l'altro è in genere più alta la disponibilità di beni tecnologici a livello familiare, a mostrare la percentuale maggiore di famiglie che ne possiede almeno uno.

Inizio Pagina  L'istruzione e la sanità

In forte ripresa è la spesa per l'istruzione, + 8,3% rispetto al 2002, dopo il forte calo registrato nell'anno precedente, pur continuando a rappresentare l'1,2% del bilancio familiare mensile. In contrasto, invece, con quanto accade a livello nazionale, diminuisce la spesa per la sanità (-7,6%), calcolata al netto dei contributi del servizio sanitario nazionale: nel 2003 ammonta a circa 100 euro in media al mese per famiglia, ossia il 3,7% della spesa complessiva familiare.

Inizio Pagina  Il tempo libero e la cultura

Aumenta, seppur in misura inferiore rispetto ad altri capitoli di spesa, anche la spesa per il tempo libero, la cultura e i giochi (+3,3%). Tra i diversi tipi di spettacolo e intrattenimento i veneti, come del resto gli italiani in genere, preferiscono recarsi al cinema (il 47,1% delle persone di sei anni e più), quindi andare a mostre e musei (35,2%), frequentare sale da ballo e discoteche (28,1%), assistere a eventi sportivi o visitare monumenti e siti archeologici (circa 27%); destano minor interesse il teatro (18,9%) e i concerti di musica classica (11,5%).

L'abitudine alla lettura è più diffusa al Nord che nel resto del Paese: non solo è maggiore la percentuale di chi legge libri, ma in media se ne legge anche un numero più alto. Nel Veneto la metà delle persone di sei anni e più nel 2002 dichiara di leggere libri, anche se non di frequente: per la maggior parte dei lettori veneti (46,7%) si tratta di meno di quattro libri all'anno. Il 13%, per lo più donne, si dedica invece alla lettura in modo più assiduo, leggendo in media più di dodici libri all'anno.

Inizio Pagina  Gli altri beni e servizi

Cresce anche la spesa relativa ad altri beni e servizi (circa +1%) , che include tra gli altri anche la spesa per alberghi e viaggi, pasti e consumazioni fuori casa e prodotti per la cura personale. Infatti, anche se negli ultimi tempi le famiglie tendono ad avere un comportamento prudenziale verso i consumi cercando di contenere le spese per tutto ciò che può essere considerato superfluo, è vero anche che permane un certo numero di persone che non rinuncia ad uno stile di vita improntato al salutismo, al benessere psico-fisico, alla cura del corpo e del tempo libero.

Il 57,4% delle famiglie venete, dichiara, nel 2002, di essersi recata in vacanza per un periodo di almeno quattro notti consecutive, contro un valor medio italiano pari al 50,3%.

E proprio da una recente indagine del Censis emerge che tra le possibili mete vacanziere, quella che continua ad attrarre maggiormente gli italiani è l'agriturismo, dove il contatto con la natura, il viver sano e il cibo genuino hanno la meglio sulle destinazioni esotiche; così ad esempio, negli agriturismi del Veneto, durante il 2003 si registra un aumento di oltre il 50% delle presenze italiane rispetto all'anno precedente.

I motivi, invece, che maggiormente pesano nella scelta di non recarsi in vacanza sono in primo luogo economici (nel 35,6% dei casi) e in secondo di tipo familiare (20,2%).

Inizio Pagina  I comportamenti d'acquisto

Per quanto riguarda i comportamenti d'acquisto delle famiglie venete, infine, da una recente indagine promossa dalla Regione, e svolta in collaborazione con l'Università di Padova - Dipartimento di Scienze Statistiche - si evidenziano tra gli altri due modelli di comportamento d'acquisto delle famiglie ben contrapposti: da un lato quelle più giovani e dinamiche, più attente a ciò che comprano in termini di rapporto qualità-prezzo, e per questo propense a muoversi e a rivolgersi a punti di vendita più distanti ma più convenienti, approfittando anche della possibilità di andare a comprare in orari serali dopo l'uscita dal lavoro; dall'altra le persone anziane, il più delle volte sole e poco abbienti, che hanno una scarsa propensione agli acquisti, non prestano attenzione alla variazione dei prezzi e alle offerte speciali e antepongono la comodità del punto vendita vicino a casa alla convenienza di negozi più scomodi da raggiungere.

Inizio Pagina  La povertà

Le condizioni di povertà delle famiglie venete sono desumibili in base ad una soglia (nota 8) di spesa pro capite mensile, che per il 2003 è stimata pari a 869,50 euro. Tale soglia è superiore rispetto all'anno precedente (+5,6%) per effetti inflazionistici e variazione dei comportamenti di consumo.

I valori soglia sono diversi per famiglia di ampiezza diversa, in quanto tengono conto delle economie di scala che è possibile realizzare all'aumentare del numero di componenti.

Tra il 2002 e il 2003 non ci sono sostanziali cambiamenti sia a livello nazionale che regionale: si stima che, in Italia, la percentuale di famiglie povere sia circa l'11%, nel Nord e nel Centro la quota sia circa la metà di quella nazionale (rispettivamente 5,3% e 5,7%), mentre nel Mezzogiorno quasi il doppio (21,3%). Tra le regioni del Centro-Nord, dove la situazione nel complesso è nettamente più favorevole, la presenza di famiglie povere è particolarmente contenuta nel Veneto (sono oltre 69.000 pari al 4% delle famiglie venete), ma anche in Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia, dove la percentuale raggiunge al massimo il 4,5%. In tutte le regioni del Mezzogiorno l'incidenza di povertà è, invece, significativamente più elevata.

In situazioni meno disagevoli, ma comunque non facili, si trovano le famiglie giudicate a "rischio di povertà", ossia le famiglie per cui la spesa media mensile risulta superiore alla soglia ma sempre piuttosto contenuta e limitata, in quanto la differenza non supera il 20% del valore individuato dal livello standard di povertà: ad esempio per una famiglia di due persone il valore di riferimento risulta 1043,40 euro.

In Veneto lo stato di quasi povertà interessa più di 80.000 famiglie, ossia il 4,8%, la stessa percentuale stimata in Toscana; in Italia l'incidenza è pari al 7,9%, con una distribuzione territoriale che evidenzia situazioni di maggior disagio passando dal Nord verso il Mezzogiorno, dove il 13% delle famiglie sono a rischio di povertà.

Quanto al numero di persone coinvolte, si stima che oltre 191.000 veneti, ossia il 4,2% dei residenti, vivano sotto la soglia di povertà, uno dei valori più bassi calcolati a livello regionale, e più di 256.000 siano, invece, a rischio di povertà.

Nel Nord, come nel resto del Paese, le famiglie più svantaggiate sono quelle numerose, con quattro, ma soprattutto con cinque o più componenti; le difficoltà crescono all'aumentare del numero dei figli, in particolare se minori: l'incidenza di povertà tra le coppie con tre o più figli risulta, infatti, quasi tre volte superiore a quella delle coppie con un solo figlio. Critica appare la condizione degli anziani soli, ma, in genere, delle famiglie in cui è presente almeno una persona di oltre 64 anni; la situazione si fa particolarmente difficile se gli anziani presenti in famiglia sono due o più. Tra le famiglie più a rischio ci sono anche i nuclei monogenitore, ossia chi a seguito della morte del coniuge, o più frequentemente a causa di una separazione o di un divorzio, si trova a vivere da solo con i figli.

Inizio Pagina  La qualità della vita

Al di là di quelle che possono essere le condizioni oggettive, la qualità di vita dipende anche da componenti soggettive, dalla percezione e dalla soddisfazione che si ha di sé, in termini di autorealizzazione e di capacità di relazione con gli altri, ma anche dell'ambiente in cui si vive, se è "sano", pulito, sicuro, adeguatamente servito.

In queste pagine si cerca di delineare, per quanto possibile, il livello di soddisfazione per certi aspetti della propria vita individuale e sociale, così come percepito dalle singole persone, per poi estendere l'analisi alla famiglia nel suo complesso.

Ma qual è la soddisfazione di quanti vivono nelle varie regioni italiane per le proprie relazioni con i familiari o con gli amici? Quale la possibilità di fruire in maniera soddisfacente, o come desiderato, del proprio tempo libero? Come viene percepita la propria situazione economica o il proprio stato di salute?

Dall'analisi di un primo indicatore sintetico, e comprensivo degli aspetti appena citati, emerge innanzitutto una certa variabilità territoriale, con valutazioni particolarmente positive nelle regioni del Nord e del Centro, piuttosto che al Sud.

Inizio Pagina  La soddisfazione percepita

Così, nel 2003, le persone di quattordici anni e oltre di età che vivono in Veneto si dichiarano in generale molto o abbastanza soddisfatte (in media il 75,3%), più di quanto si verifichi a livello nazionale (73,9%), tanto che la nostra regione si posiziona al nono posto, distaccata in modo significativo solo da Trentino Alto Adige (81,4%), Valle d'Aosta (79%) ed Emilia-Romagna (77,9%); rispetto alla situazione italiana, poi, si contraddistingue per una maggiore soddisfazione circa la propria situazione economica, ma anche per il proprio stato di salute; leggermente inferiore, invece, il giudizio espresso circa la disponibilità di tempo libero.

Inizio Pagina  Le relazioni familiari

In Veneto particolarmente positivo è il livello di soddisfazione per le proprie relazioni familiari, giudicate molto o abbastanza buone durante il 2003 da oltre il 90% delle persone di 14 anni e oltre. D'altra parte nella nostra società la famiglia continua ad essere il vero e primario riferimento e sostegno nelle diverse tappe della vita di un individuo. È ancora principalmente la famiglia, infatti, che si fa carico dell'assistenza degli anziani e delle persone non autosufficienti, così come sempre più provvede a sostenere, soprattutto da un punto di vista economico, i figli, anche se ormai maturi, nella ricerca del lavoro o in caso di precarietà economica. Una famiglia, dunque, sempre più impegnata, ma anche fin troppo esposta e forse affaticata, l'unica in grado, secondo gli italiani, di far fronte ai nuovi bisogni e disagi, dovendo provvedere laddove gli aiuti istituzionali e le politiche sociali risultano ancora insufficienti.

Ma è anche vero che se l'ambiente familiare da un lato è imprescindibile per il supporto e il sostegno che dà ai suoi componenti, dall'altro rischia di diventare un guscio eccessivamente rassicurante: in molti casi il comportamento protettivo dei genitori verso i figli rende più difficile la decisione di lasciare il nucleo familiare di origine, rinviando sempre più il processo di responsabilizzazione e di progettualità individuale (autonomia lavorativa e abitativa, formazione di un'unione stabile, la nascita del primo figlio...). Proprio la prolungata permanenza dei figli nella famiglia d'origine è una prerogativa della realtà italiana, a differenza di quanto accade in altri paesi europei: da quanto emerge da un'indagine del Censis risulta, infatti, che ad esempio in Francia il 16% dei genitori intervistati convive con figli maggiorenni, in Svizzera il 17% e in Norvegia il 19%, mentre in Italia tale percentuale sale al 48%.

Con riferimento solo ai giovani di età tra i 18 e i 34 anni non ancora sposati, nel 2002 in Veneto il 60% vive con almeno un genitore, in linea con quanto si verifica a livello nazionale; di questi il 24% è ancora studente (30% per l'Italia), solo il 5% è in cerca di occupazione, mentre ben il 68% risulta avere un lavoro. Proprio la propensione a restare a casa dei genitori, nonostante si disponga di un lavoro e quindi di una certa autonomia economica, è più diffusa in Veneto che in altre regioni italiane, in particolare in quelle meridionali; in Italia, infatti, tra i maggiorenni di età inferiore ai 35 anni che vivono con almeno un genitore, il 48% risulta avere un lavoro e il 18% invece è disoccupato.

Anche per chi decide di uscire dal nucleo familiare dei genitori per farsene uno proprio, il legame con la famiglia di origine resta comunque forte: si preferisce andare a vivere vicino ai genitori, anche in prospettiva di un aiuto reciproco, e si continua a mantenere contatti frequenti con i fratelli e le sorelle, ma soprattutto con la madre e il padre. Nel Veneto il 5,4% delle persone coniugate, con la madre ancora in vita, dichiara di abitare nella stessa casa della madre, il 10% nello stesso caseggiato, il 22% ad appena un chilometro di distanza e il 17,4% più lontano (nota 9), ma comunque sempre nello stesso comune dove si trova la famiglia di origine.

Più della metà delle persone sposate che non convivono con la madre dichiara poi di vederla tutti i giorni o qualche volta alla settimana e di telefonarle con la stessa frequenza.

Inizio Pagina  Le relazioni amicali

Oltre ai rapporti familiari, importanti sono anche le relazioni amicali, di cui in Veneto, nel 2003, si ritiene molto o abbastanza soddisfatto l'83% delle persone con più di quattordici anni, dichiarando di riuscire a frequentare o sentire gli amici abbastanza spesso, generalmente una volta alla settimana (24,5%) o se può anche di più (28,2%).

In un confronto regionale non vi è molta differenza circa il livello di soddisfazione (dal valore massimo di 85,9% in Emilia-Romagna al valore minimo di 78,4% in Campania); emerge, invece, che al Sud si ha l'abitudine di incontrare gli amici più spesso di quanto si sia soliti fare al Nord. In generale sono i giovani fino a 24 anni che frequentano tutti i giorni gli amici, più i maschi delle femmine, mentre nelle età più adulte i momenti di incontro si riducono, anche perché l'entrata nel mondo del lavoro e il sopraggiungere di responsabilità familiari tendono a limitare il tempo libero disponibile. Questo spiega, in parte, anche perché in questi ultimi anni va crescendo la percentuale di chi non si ritiene contento della propria vita sociale e relazionale (in Veneto il 15,4% nel 2003 contro il 12,3% del 2001, in Italia il 15,7% nel 2003 mentre era 13,1%), così come il numero di quanti non sono soddisfatti del tempo libero che hanno a disposizione (nel Veneto al 2003 il 36%, un punto percentuale in meno rispetto a due anni prima)

Inizio Pagina  La percezione della situazione economica

Se l'aspetto relazionale, sia con i familiari sia in misura più allargata con gli amici, è giudicato più che soddisfacente e se poi lo stato di salute non desta particolare preoccupazione nell'83% dei veneti, sicuramente minore è il livello di soddisfazione per la propria situazione economica: nel 2003 solo il 53% delle persone di oltre 14 anni di età nel Veneto esprime in proposito un giudizio abbastanza positivo e appena il 4% si dichiara, invece, molto contento.

La minore soddisfazione circa le proprie possibilità economiche rispetto, invece, al giudizio espresso per altri aspetti della propria vita individuale e sociale è, comunque, estendibile e generalizzabile a tutte le regioni del Paese: solo il 54% degli italiani si dichiara, infatti, abbastanza o molto soddisfatto, in misura inferiore, anzi, a quanto si verifica nel Veneto (57%). Rispetto agli altri indici di soddisfazione fin qui considerati, si riscontra poi una maggiore variabilità territoriale e una più forte differenziazione tra Nord e Sud; le regioni settentrionali e in parte quelle centrali presentando livelli di soddisfazione superiori alla media nazionale, viceversa quelle meridionali, trovandosi in situazioni più svantaggiate; tra le regioni spicca il Trentino Alto Adige con una percentuale di soddisfazione pari al 71,5%, quindi la Valle d'Aosta (69%) e l'Emilia-Romagna (61%), mentre all'ultimo posto si trova la Sicilia (42%).

Rispetto agli anni precedenti, poi, la soddisfazione economica diminuisce ulteriormente, dato che la percentuale di chi si dichiara per niente o poco soddisfatto raggiunge in Italia il 44% nel 2003, contro il 40% nel 2002 e il 33% nel 2001; il giudizio peggiora più tra i residenti delle regioni del Nord e del Centro piuttosto che tra gli abitanti del Mezzogiorno, pur trovandosi questi complessivamente in situazioni economiche meno favorevoli. Così in Veneto la quota di chi non si ritiene soddisfatto della propria situazione economica raggiunge il 42% delle persone di 14 anni e oltre, ben 13,5 punti percentuali in più rispetto a due anni prima.

Anche da parte dei nuclei familiari continua ad aumentare, su tutto il territorio nazionale, la percezione del peggioramento della situazione economica. In Veneto più della metà delle famiglie (59%), nel 2003, ritiene che la propria situazione economica sia peggiorata nel corso degli ultimi dodici mesi, un po' (nel 43% dei casi) se non addirittura molto (16% delle famiglie); il 39,4% delle famiglie, addirittura, ritiene di non avere sufficienti risorse economiche, percentuale in aumento rispetto all'anno precedente, quando era del 33%.

Inizio Pagina  La casa e la zona in cui si vive

Tra i fattori che influenzano fortemente la percezione dei cittadini sulla qualità della propria vita vi è il giudizio espresso sulla casa in cui si abita e, più in generale, su alcune caratteristiche della zona in cui si vive, quali ad esempio la comodità, la presenza di servizi pubblici e la facilità di accesso ad essi, il collegamento con altre zone mediante i mezzi pubblici, la sicurezza, la presenza o meno di situazioni di degrado sociale, ma anche il traffico o l'inquinamento.

Sono ritenute in genere troppo alte le spese per l'abitazione in cui si vive, soprattutto tra le famiglie residenti nel Nord-est e nel Centro (circa il 60% in entrambe le aree geografiche); nel Veneto, poi, il livello di insoddisfazione espresso in questo senso è ancora superiore, come già accennato precedentemente, interessando il 64% dei nuclei familiari, quando invece il dato a livello nazionale raggiunge il 55%. Per quanto riguarda, invece, l'abitazione in sé, solo l'11% delle famiglie venete, per lo più residenti nei comuni più grandi e densamente popolati, si lamenta per le dimensioni insufficienti, mentre il 5,4% accusa problemi maggiori e in generale riconosce le cattive condizioni della propria abitazione.

Nel 2002, gli aspetti della zona in cui si vive considerati più problematici da parte delle famiglie venete continuano ad essere quelli legati alla viabilità: il traffico eccessivo in generale (50,2%), ma anche più nello specifico le cattive condizioni delle strade (44,1%) o la loro scarsa illuminazione (33,8%) e la difficoltà di parcheggio (31,4%). Sono problemi avvertiti ormai da tempo e che secondo la percezione degli abitanti vanno in generale peggiorando.

Cresce anche la percezione negativa in relazione ai problemi dell'inquinamento, sia per la maggiore sensibilizzazione dei cittadini nei confronti di tali problematiche, sia per l'oggettivo peggioramento di certi aspetti ambientali; tra le famiglie venete, il 39,1% - in linea con il dato nazionale (40%) - individua l'inquinamento dell'aria come problema molto o abbastanza presente nella zona in cui vive, il 32% il rumore eccessivo e, infine, il 28,2% la presenza di odori sgradevoli. Con riguardo a quest'ultimo aspetto, poi, sono proprio le famiglie venete, insieme a quelle della Campania, a lamentare il problema con maggiore frequenza che nel resto del Paese (22% delle famiglie italiane).

Naturalmente sono soprattutto i comuni di più ampia dimensione demografica a risentire maggiormente dei problemi legati al traffico e all'inquinamento, i grandi centri urbanizzati ma anche le aree con popolazione tra i 10.000 e i 50.000 abitanti. Nei comuni minori, in particolare in quelli con meno di duemila abitanti, uno dei problemi maggiormente avvertiti è, invece, la carenza del trasporto pubblico, per la mancanza di adeguati collegamenti con altre parti del territorio; a livello nazionale la quota di famiglie che sentono molto o abbastanza questo problema è infatti del 37% per i comuni piccolissimi, contro il 30% della media nazionale. Nel Veneto, caratterizzato da numerosi comuni di dimensione media o piccola, la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici è sentita dal 31% delle famiglie residenti.

Inizio Pagina  La percezione della sicurezza

Vivere in una zona in cui non ci si sente sicuri, fino a non sentirsi tranquilli neppure all'interno della propria abitazione e tanto meno quando si cammina da soli per strada se è buio, certamente peggiora la qualità di vita oltre che condizionare le nostre abitudini. Nel 2002, in Veneto, il 32,2% delle famiglie individua nel rischio criminalità un problema molto o abbastanza presente nella zona in cui vive, percentuale un po' superiore a quella nazionale (29,2%), e più del 45% delle persone dichiara che proprio la paura della criminalità e il timore di aggressioni e furti condizionano molto o abbastanza il proprio stile di vita e le proprie abitudini (quasi in linea con il dato nazionale, 46,3%).

Ad avvertire maggiormente un senso di insicurezza e di paura sono soprattutto le donne, in particolare se di età adulta (dai 35-44 anni), con un titolo di studio basso e residenti in comuni di medio-grande dimensione (oltre i 50.000 abitanti). All'aumentare dell'età, tuttavia, le diversità riscontrate tra i sessi circa la percezione di insicurezza tendono a diminuire fino a pochi punti percentuali di differenza dopo i 74 anni, anche perché tra le persone più anziane maggiore è il numero sia di uomini che di donne che dichiara di non uscire mai.

Ma di quali reati hanno maggiormente paura i cittadini veneti? Le persone che si dichiarano molto o abbastanza preoccupate di subire un furto nella propria abitazione sono il 63,2% nel 2002, più del valor medio nazionale (60,7%); segue la preoccupazione per il furto di automobile (44,7%), lo scippo o il borseggio e l'aggressione o la rapina (circa 41%); in ultima il timore di una possibile violenza sessuale (36,1%).

Il senso di insicurezza e la paura della criminalità condizionano fortemente lo stile di vita dei cittadini. Talvolta le paure e l'insicurezza non sono giustificate da un effettivo rischio di vittimizzazione, ciononostante sono molti coloro che adottano comportamenti espliciti o impliciti di autotutela. Molte delle misure di sicurezza sono rivolte a proteggere l'abitazione, limitandone l'accesso con il ricorso a veri e propri sistemi di sicurezza. Naturalmente la scelta della misura di sicurezza varia fortemente a seconda della zona di residenza, della tipologia dell'abitazione e quindi della classe sociale della famiglia. In Veneto, nel 2002, in quasi il 19% delle abitazioni risulta installato un dispositivo d'allarme, mentre una buona parte delle famiglie dichiara di avere la porta blindata (32%), il bloccaggio alle finestre (30%), o le inferriate a porte e finestre (20%), in misura sicuramente maggiore rispetto a qualche anno fa. Il 12%, poi, possiede una cassaforte per la custodia dei valori e il 20% dichiara di aver stipulato un'assicurazione contro i furti in casa. L'adozione di sistemi di sicurezza tecnologici o strumentali, come i sistemi di allarme, porte blindate o atro, è generalmente più diffuso nelle regioni settentrionali, specie nei grandi centri urbani e nei comuni periferici dell'area metropolitana.

Inizio Pagina  L'accesso ai servizi

Fondamentale per qualificare ed apprezzare la zona in cui si vive è certamente la vicinanza ai servizi commerciali, ma soprattutto ai principali servizi di pubblica utilità, quali farmacie, pronto soccorso, uffici postali e comunali, forze dell'ordine.

Complessivamente le famiglie del Veneto, nel 2003, riscontrano una minore difficoltà a raggiungere i principali servizi di utilità, come anche gli esercizi commerciali, rispetto alla totalità delle famiglie italiane, a conferma di una maggiore dislocazione dei servizi nel territorio, come risposta all'espansione demografica e alla dinamica ridistributiva tra i vari comuni, e per meglio provvedere, quindi, alle nuove esigenze della popolazione. In particolare le famiglie venete sono avvantaggiate per quanto riguarda la facilità di accesso a uffici comunali e postali, mentre le stazioni di polizia o carabinieri e un servizio essenziale quale il pronto soccorso non sono ritenuti ancora sufficientemente vicini alla zona in cui si vive.

Naturalmente l'ampiezza demografica dei comuni influisce sul grado di accessibilità ai servizi: nei piccoli comuni, infatti, la dimensione stessa dell'unità amministrativa rende più facilmente raggiungibili gli uffici comunali e postali, mentre nei centri maggiori si lamenta meno la difficoltà di accesso alle sedi del pronto soccorso e delle forze dell'ordine.




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Note

  1. Regione Veneto: Rapporto statistico 2004, capitolo 14
  2. Banca d'Italia: Brandolini, D'Alessio, Temi in discussione, giugno 2003
  3. Elio Farelli - Risparmio e sviluppo per le nuove generazioni - Roma 2004
  4. Cannari, D'Alessio, Venturini -La ricchezza delle famiglie nelle regioni italiane - Rivista del Mezzogiorno / a.XVII, marzo-giugno 2003, nn.1-2 pp. 47-86
  5. Il fitto figurativo è dato dall'importo dichiarato dalle famiglie proprietarie di un'abitazione per il canone di locazione che avrebbero dovuto pagare; tra il 2002 e il 2003 l'importo del fitto figurativo registra un incremento del 7,9% per le abitazioni principali e del 7% per le abitazioni secondarie.
  6. Nel capitolo di spesa relativo ai Combustibili ed energia sono ricomprese le spese per l'energia elettrica, il gas e il riscaldamento centralizzato; nella Sanità i medicinali e le visite mediche generiche e specialistiche; nei Trasporti gli acquisti di auto, moto e scooter, assicurazioni mezzi di trasporto, tram , autobus e taxi, manutenzione e riparazioni ecc; il capitolo delle Comunicazioni include la spesa per il telefono e per l'acquisto di apparecchi per telefonia; nell'Istruzione i libri scolastici e le tasse scolastiche, rette e simili; nel capitolo Tempo libero, cultura e giochi sono inclusi i Computer, i giornali e riviste, l'abbonamento radio-televisione e internet, i dischi , cassette e videocassette ecc...; in Altri beni e servizi rientrano gli alberghi, le pensioni e i viaggi organizzati, i pasti e le consumazioni fuori casa, i prodotti per la cura personale ecc.
  7. Secondo l'Osservatorio Permanente della Società dell'Informazione che fa capo al Ministero per l'Innovazione e le Tecnologie
  8. L'indagine sulla spesa familiare per consumi consente anche di individuare le famiglie particolarmente in difficoltà, povere o maggiormente a rischio di povertà. A livello regionale, infatti, l'Istat fornisce una stima della povertà tra le famiglie secondo la definizione di povertà relativa, basata sull'utilizzo di una linea di povertà (valore soglia utilizzato per discriminare le famiglie povere da quelle non povere), nota come International Standard of Poverty Line (ISPL), che individua come povera una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o pari alla spesa media per consumi pro capite.
  9. I dati si riferiscono al 2000, ultimo anno per cui si hanno informazioni sul fenomeno; si è ritenuto importante riportarli comunque per il fatto che si tratta di comportamenti piuttosto stabili nel tempo: ad esempio la percentuale di chi abita nello stesso caseggiato, nel 2000 pari al 10%, nel 1998 era il 10,8%; così la percentuale di chi abita a 1 km dalla casa della madre: nel 2000 pari al 22% e nel 1998 era il 23%.

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