17. La qualità della vita

La conoscenza e l'informazione sulla qualità della vita rivestono un'importanza crescente nella valutazione e comparazione di un'area. Pur essendo un fattore reale, esso è di difficile misurazione, perché è frutto di situazioni oggettive ma anche di una sua percezione mutevole a seconda delle circostanze. La qualità della vita infatti ha certamente delle componenti precise e quantificabili, ma viene percepita, oltre che nella sua realtà, nel confronto con altre possibilità di vita, che possono rendere la propria esistenza più o meno apprezzabile, più o meno accettabile. Tale comparazione, inoltre, è anche una molla importante nell'agire per modificare la propria qualità della vita, oppure semplicemente per mantenerla. In questa sezione dell'analisi congiunturale si effettua un bilancio di alcuni aspetti della qualità della vita, come di alcuni stili di vita del Veneto, ponendo al centro dell'analisi soprattutto le province.

A tal proposito, interessanti sono i risultati proposti in uno studio realizzato da un gruppo di ricerca dell'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma e dell'Università Politecnica delle Marche (nota 1), che effettua una graduatoria delle province mediante l'analisi congiunta di otto componenti differentemente correlate con il livello totale di qualità della vita: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale, popolazione, tempo libero, ambiente, servizi e tenore di vita; più delle altre, le ultime tre contribuiscono a definire in senso positivo il livello di qualità della vita (nota 2).

Si desume che, per il 2003, in Italia 27 province rientrano nel gruppo di testa, per altre 30 la qualità della vita è almeno sufficiente, per le rimanenti risulta scarsa o addirittura insufficiente. Si tratta, per lo più, di territori che non includono, ad eccezione delle province di Firenze e Bologna, grandi centri, ma esclusivamente città di dimensioni medie e piccole. Prima nella graduatoria finale si posiziona una provincia veneta: Belluno, che rispetto all'anno precedente vede migliorata la propria situazione di 14 posizioni.

Nel complesso la situazione del Veneto risulta buona: oltre a Belluno in testa, altre tre province rientrano nel primo gruppo, le restanti nel secondo. Belluno deve il suo primato essenzialmente agli ottimi piazzamenti in tre dimensioni: tenore di vita (secondo posto), ambiente e servizi (quinto posto in entrambe le graduatorie). Nel primo gruppo del benessere generale si collocano altre tre province venete: Verona (10° posto), Vicenza (18° posto) e Rovigo (27° posto). Verona e Rovigo registrano un miglioramento rispetto all'anno precedente, mentre Vicenza riconferma la posizione raggiunta nel 2002. In una situazione meno favorevole, ma comunque sufficiente, ci sono nell'ordine Treviso, Venezia e Padova. Mentre Venezia recupera rispetto al 2002, però, il livello di qualità della vita a Treviso sembra peggiorare. Più negativa, se confrontata con le altre province venete, la situazione per Padova.

Per rapportare le altre province della regione con la migliore provincia veneta, si utilizza un diagramma (nota 3) che esprime la posizione complessiva di ciascuna provincia in termini di aree. Verona, rispetto a Belluno, nonostante un giudizio complessivo sul livello della qualità della vita inferiore, risulta migliore per tre aspetti: affari e lavoro, popolazione e tempo libero; si ricorda, però, che questi incidono in misura minore nella definizione complessiva di qualità della vita utilizzata. La componente meno favorevole per Verona è quella dei servizi. Le stesse considerazioni valgono per Vicenza, che risulta superiore a Belluno per gli aspetti già individuati per Verona. Tra le aree meno favorevoli a Vicenza, si evidenzia il divario nel settore ambientale, più marcato che a Verona. Rovigo si differenzia da Belluno in modo negativo soprattutto per il settore ambiente e tenore di vita, in senso positivo per criminalità, meno per affari e lavoro. E' proprio Rovigo la provincia veneta con il migliore piazzamento nella graduatoria specifica della criminalità. Notevole è la diversità tra Venezia e Belluno: a Venezia la situazione è meno favorevole per tutte le componenti considerate, tranne che per il settore del tempo libero. Treviso è la prima provincia del secondo gruppo, espressione di un livello complessivamente accettabile della qualità della vita. Eccelle negli affari e lavoro (la prima provincia veneta per questo ambito), buono anche l'aspetto legato al disagio sociale o personale, piuttosto penalizzati, invece la componente ambientale, i servizi e il tenore di vita, che hanno peso maggiore nella classifica finale. Padova risulta la provincia veneta con minore livello di qualità della vita; il grafico evidenzia carenze importanti, rispetto a Belluno, per quanto riguarda l'ambiente, il disagio sociale e la criminalità. Particolarmente negativa la dimensione criminalità, tanto che nella specifica graduatoria Padova è l'unica provincia veneta a collocarsi nel gruppo peggiore.

Inizio Pagina  La criminalità

Per ciò che riguarda la criminalità, si prendono in considerazione varie tipologie di reati commessi nel territorio, distinguendo tra reati contro la persona (omicidi dolosi, violenze sessuali, lesioni dolose, sequestri di persona, ecc.) e reati contro il patrimonio (scippi, borseggi, furti d'auto e in appartamento, estorsioni, rapine, ecc.); i due gruppi vengono prima considerati separatamente e poi combinati per ottenere la graduatoria finale totale per questo settore.

Nella nostra regione la situazione risulta soddisfacente: Belluno, Rovigo, Vicenza e Treviso godono di uno stato di contenimento di tale fenomeno, mentre Venezia e Verona manifestano una situazione di maggiore criticità, appartenendo al secondo gruppo. Padova è l'unica provincia con una situazione piuttosto critica per la criminalità: come già accennato, si colloca nel gruppo di province che soffrono maggiormente per questo aspetto, registrando anche un peggioramento rispetto all'anno precedente. Per tutte le altre province della regione, invece, si osserva un miglioramento, seppur con intensità diversa. Rovigo occupa la settima posizione, il piazzamento migliore tra le diverse province, guadagnando ben 46 posizioni rispetto all'anno precedente.

Ad eccezione di Belluno, tutte le province venete sono caratterizzate da una migliore condizione nell'ambito dei reati contro la persona rispetto a quello dei reati contro il patrimonio. Per la prima tipologia di reati, anzi, la collocazione delle province venete è decisamente buona, in particolare per Treviso, Rovigo, Venezia e Vicenza. Meno bene Belluno, che rientra, così, nel secondo gruppo e decisamente più distaccata si trova Padova. Per quanto riguarda i reati contro il patrimonio, solo Belluno riesce a collocarsi nel gruppo di testa, Verona scende nel terzo gruppo, Venezia addirittura nel gruppo peggiore, con punteggio inferiore addirittura a quello di Padova.

Al di là degli indici di criminalità reali, anche la percezione soggettiva sulla sicurezza, ovvero quanto una persona si sente sicura o meno per la paura di subire un furto o di essere aggredita, nonché la fiducia riposta nell'operato delle Forze dell'ordine, condizionano le abitudini e lo stile di vita e quindi incidono sulla qualità della vita. Nella nostra regione, nel 2002 oltre il 32% degli intervistati dichiara che nella zona in cui vive il rischio di criminalità è molto o abbastanza presente; è pertanto un problema sentito, anche più che in altre zone d'Italia (dato che a livello nazionale si attesta al 29,2%), ma non è comunque percepito come il problema principale.

Aspetti più problematici sono giudicati quelli legati al traffico, alle condizioni stradali, alla scarsa illuminazione delle strade e all'inquinamento dell'aria, in misura maggiore, tra l'altro, di quanto risulta per l'anno precedente, fatta eccezione per la scarsa illuminazione delle strade.

E' anche vero che la percentuale di persone che avverte la criminalità come un problema nella zona in cui vive risulta negli ultimi sei anni complessivamente aumentato di oltre 7 punti percentuali, a differenza del dato italiano che resta pressoché costante. Solo nell'ultimo anno si ha un segnale positivo con una leggere inversione di tendenza.

La sensazione di insicurezza generale si riflette in modo più specifico nel fatto che il 15,4% delle persone intervistate nel Veneto dichiara di sentirsi poco o per niente sicure da sole in casa di sera, in crescita rispetto al dato del 1997-98 e superiore alla percezione media degli italiani che è pari al 12,2%. Inoltre, sempre più che in passato, il 28% non si sente sicuro camminando da solo in zone buie.

La paura può dipendere dall'avere già subito un qualsiasi tipo di reato, che può essere il furto in abitazione o dell'auto oppure lo scippo o l'aggressione, ma anche dalla probabilità che si attribuisce al fatto che l'evento si possa verificare. Una cosa certa è che l'insicurezza può influenzare le abitudini di un individuo nella vita di tutti i giorni: il 45,4% dei veneti dichiara di essere molto o abbastanza influenzato nei propri comportamenti dalla paura della criminalità, percentuale che colloca il Veneto all'ottavo posto nella graduatoria delle regioni italiane. Ai primi tre posti troviamo, invece, la Campania, la Puglia, e la Sicilia con rispettivamente il 57,6%, il 56% e il 47,3%, regioni dove è presente un certo degrado sociale e un clima di invivibilità favorito dall'espandersi della microcriminalità.

L'impressione di una maggiore vulnerabilità e insicurezza dipende anche dalla fiducia sulle capacità delle Forze dell'ordine di far fronte al problema: il 36,7% delle persone non si ritiene soddisfatta dell'operato delle istituzioni, ritenendo che le Forze dell'ordine controllino poco o per niente la zona in cui vivono, dato comunque in linea con quello nazionale.

Inizio Pagina  Il disagio sociale

Per ciò che riguarda il disagio sociale e personale (v. nota 2), generalmente i sintomi del malessere risultano maggiormente presenti nelle aree più ricche del Paese, mentre sono relativamente tenui nelle aree di fatto più penalizzate quanto a benessere materiale. E' proprio l'Italia meridionale, nella sua quasi totalità, a figurare nel gruppo di eccellenza, ossia dove il disagio sociale e personale è meno presente.

A sorpresa si registra l'ingresso di Treviso nel gruppo di testa, unica rappresentante dell'Italia Settentrionale: occupa la 24a posizione, in miglioramento di 23 posti rispetto all'anno scorso.

Meno favorevole la situazione per le altre province venete; solo Belluno e Rovigo si trovano nel secondo gruppo, con un giudizio sufficiente per questo aspetto, mentre le altre rientrano nel terzo gruppo, con situazioni di disagio più difficili. Ancora una volta è Padova la provincia con problemi maggiori e la situazione, contrariamente a quanto accade nel resto del territorio regionale, è peggiorata rispetto all'anno precedente.

Inizio Pagina  Le organizzazioni di volontariato e la partecipazione dei cittadini

Le attività di volontariato costituiscono una componente oramai strutturale del sistema di welfare, tendente a soddisfare alcuni dei bisogni primari della popolazione, interagendo sempre più con lo stesso sistema istituzionale in attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, indispensabile in alcuni ambiti per completare o integrare l'azione pubblica.

Le organizzazioni di volontariato iscritte nel registro della Regione Veneto alla fine dell'anno 2001 sono 1.907, con un incremento pari al 77,4% rispetto al 1997, mentre a livello nazionale la crescita si attesta su un valore del 56,2%.

Spiccano sempre, per diffusione, le organizzazioni dedite all'assistenza socio-sanitaria, che rappresentano l'85% del totale. Prevalenti rimangono quelle operanti nel settore sociale, anche se, nel periodo considerato, si diffondono in misura maggiore quelle del settore sanitario. Varia infatti il peso delle diverse tipologie: si ha un forte incremento nel settore sanità, che guadagna 8,8 punti percentuali rispetto al totale, diversamente da quanto accade a livello nazionale, dove si registra una diminuzione di oltre quattro punti. Viceversa la quota relativa al settore dell'assistenza sociale cala di quasi dieci punti, quando invece il dato italiano vede solo un trascurabile decremento. Di minore entità sono le variazioni nei rimanenti settori: ricreazione e cultura, istruzione, attività sportive, protezione civile, ambiente e tutela e protezione dei diritti.

Nel 2002 il numero di persone impegnate in attività gratuite per associazioni o gruppi di volontariato nel Veneto è pari al 14,3% della popolazione, contro il dato nazionale pari all'8%. Con tale percentuale, aumentata negli ultimi cinque anni di oltre 2 punti, il Veneto si posiziona come la seconda regione italiana, dopo il Trentino Alto Adige, per la più alta presenza di volontari. Di questi, il 5,1% dedica parte del suo tempo in queste attività almeno una volta alla settimana.

A livello nazionale, il tipo di attività svolta varia con l'età del volontario: i più giovani (14-19 anni) si interessano prevalentemente ad attività di animazione (38,3%) e di insegnamento (13,9%), mentre tra i 20 e i 24 anni assumono importanza anche la donazione del sangue (17%), l'attività di coordinamento (16%) ed il trasporto di persone o cose (14%). I volontari più maturi dedicano il loro tempo ad attività quali: fornire aiuti economici (quasi il 23% per gli anziani ed il 21% per coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni), ricoprire cariche sociali (il 17,2% per la fascia 45-64 anni ed il 15% per le persone con 65 o più anni) ed attività di coordinamento (ben il 16% per gli ultrasessantaquattrenni). In tutte le fasce di età vi è una buona percentuale di volontari che si impegna in attività di aiuto generico alla persona, più le donne (28,2%) che gli uomini (15,1%). Donne e uomini tendono a svolgere tipologie di attività diverse: le prime si impegnano maggiormente in attività di animazione, insegnamento, raccolta fondi, aiuto generico, aiuti economici, mentre gli uomini ricoprono più frequentemente cariche sociali, svolgono attività di coordinamento, effettuano trasporto di persone o cose e donano sangue.

Inizio Pagina  Le opinioni dei cittadini sull'accesso ai servizi

Un elemento certamente migliorativo della qualità della vita degli abitanti di una determinata area è rappresentato dalla facilità di accesso ai principali servizi di uso più o meno quotidiano. Complessivamente le famiglie del Veneto dimostrano una opinione sull'accessibilità ai servizi generalmente migliore rispetto alla media nazionale. In particolare, per quanto riguarda gli esercizi commerciali, le percentuali di famiglie che dichiarano di avere difficoltà a raggiungere negozi e supermercati in Veneto si mantengono sempre più basse rispetto al resto dell'Italia (20,7% e 28,3% rispettivamente per il Veneto contro 21,3 e 32,2% per l'Italia). La medesima considerazione vale anche per l'analogo aspetto legato alle difficoltà a raggiungere alcuni tipi di servizi quali le farmacie, il pronto soccorso e gli uffici comunali. L'unica eccezione si ha per l'accesso al pronto soccorso dove la media nazionale delle famiglie che dichiarano difficoltà a raggiungerlo è pari al 58,3% mentre in Veneto è addirittura del 60,2%.

Inizio Pagina  I servizi bancari

Nel corso dell'ultimo anno si è ampliata nel Veneto l'offerta di servizi bancari alle famiglie, sia attraverso l'apertura di nuovi sportelli, sia tramite l'utilizzo degli altri canali di distribuzione.

Il numero di sportelli presenti al 30/09/03 è di 3.247, con un aumento di 124 unità rispetto allo stesso periodo del 2002. Verona, con una quota del 19,4% sul totale regionale, è la provincia con il più elevato numero di sportelli attivi (630).

Commisurando il numero di sportelli attivi alla popolazione residente, il dato del Veneto, 7,1 sportelli attivi ogni 10.000 abitanti, supera ampiamente la media nazionale (5,3). A livello provinciale, Belluno registra la media più elevata con 9,1 sportelli ogni 10.000 abitanti, mentre Venezia (5,8) risulta più carente rispetto alla media regionale.

Il grado medio di copertura comunale è del 95%: Venezia e Treviso sono le uniche due province con un'offerta comunale completa, mentre Belluno (85,5%), Vicenza (91,7%) e Rovigo (94%) registrano gradi di copertura territoriale inferiori alla media regionale.

Negli ultimi anni l'utilizzo dei canali telematici ha subito un considerevole sviluppo. Il numero degli ATM (bancomat) attivi in Veneto al 31/12/2002 è pari a 3.591, il 9,9% del totale nazionale, con una media di 7,8 bancomat ogni 10.000 abitanti. I punti di accesso al sistema dei pagamenti costituiti da apparecchiature POS (Point of Sales) sono aumentati in due anni del +24,1% (da 57.010 nel 2000 a 70.765 alla fine del 2002). Il 25,6% della quota regionale di POS si concentra nella provincia di Venezia, dove anche il numero medio di POS ogni 10.000 abitanti (223,1) è di gran lunga superiore alla media regionale (154,6), sopperendo così alla propria carenza di sportelli.

In questi ultimi anni sono cresciuti in maniera considerevole anche i servizi che danno la possibilità di gestire le proprie operazioni bancarie da casa attraverso l'utilizzo del telefono e del computer; in Veneto, dal 31/12/2000 al 31/12/2002, sono aumentate sia le utenze dei servizi forniti alle famiglie tramite internet (+225%) che le utenze dei servizi di "Phone banking" (+96%).

Inizio Pagina  La mobilità e i trasporti pubblici

Come già evidenziato nella sezione relativa alle infrastrutture, dai dati provvisori sugli spostamenti quotidiani rilevati in occasione del 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, risulta che il Veneto è una delle regioni con le punte più elevate di pendolarismo: il 52,3% della popolazione residente effettua degli spostamenti quotidiani. Il 68,4% di queste persone si muove per motivi di lavoro, mentre il restante 31,6% per motivi di studio. La maggior parte degli spostamenti riguardano percorsi piuttosto brevi, infatti l'85,8% degli spostamenti richiede al massimo mezz'ora e solo il 2,9% supera i 60 minuti.

Nel 2002 sono 59 le autovetture per 100 abitanti nel Veneto come in Italia, ma l'indicatore ha subito un incremento un po' più contenuto nel Veneto (+0,2%) rispetto all'Italia (+0,8%); analogamente sono 6 i motocicli per 100 abitanti nel Veneto (7 in Italia) ed anche le variazioni degli ultimi anni sono sempre risultate inferiori a quelle nazionali (+5,6% nel 2002 in Veneto rispetto a +7,6% in Italia).

A fronte di questo incremento contenuto del numero di autovetture e motocicli ad uso privato, si inizia a registrare una maggiore competitività da parte del mezzo pubblico. Nel Veneto si riscontra infatti un indice di soddisfazione degli utenti relativamente alla qualità dei servizi di trasporto pubblico urbano offerti mediamente superiore rispetto al resto dell'Italia, per ciò che riguarda la frequenza delle corse, la puntualità e la possibilità di trovare posto a sedere. In modo particolare spiccano delle quote di soddisfatti pari ad oltre il 70% fra gli utilizzatori degli autobus relativamente alla puntualità delle corse. Inoltre, fra coloro che fanno uso del pullman, il 77% si dichiara soddisfatto della puntualità delle corse (contro il 68% a livello nazionale) ed oltre il 70% della facilità a trovare posto a sedere (68% per l'Italia).

Per quanto riguarda il treno, il livello di soddisfazione relativo alla puntualità delle corse risulta più basso rispetto agli altri mezzi (64%) pur mantenendosi comunque sopra alla media nazionale di 9 punti percentuali (55%). Gli utenti dei treni sembrano comunque gradire la frequenza delle corse, specie in Veneto dove il 73% dei viaggiatori si dichiara soddisfatto a tal proposito (67% per l'Italia).

La provincia con il più elevato indice di utilizzo dei mezzi pubblici (inteso come il numero di passeggeri trasportati all'anno per abitante) è Venezia (123 passeggeri/abitanti anno) anche se bisogna considerarne la particolare morfologia nonché la forte presenza turistica, che determinano una grande incidenza sul trasporto pubblico locale marittimo. Seguono Padova e Verona (53 e 52 passeggeri all'anno per abitante rispettivamente) che oltretutto risultano le due province con la più alta dimensione demografica della regione. In media il livello regionale si attesta intorno ai 54 passeggeri all'anno per abitante.

Inizio Pagina  La città a misura d'uomo

Tra i fattori che influenzano la vivibilità di un'area si considerano quelli di natura urbanistica tendenti a migliorare il benessere della cosiddetta "utenza debole" delle nostre città, vale a dire pedoni e ciclisti. Dallo studio realizzato dall'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma e dall'Università Politecnica delle Marche sulla Qualità della vita in Italia e già citato nell'introduzione emerge che la provincia veneta con la maggior quantità di isole pedonali per abitante è Padova con 0,6 mq per abitante seguita da Belluno con 0,3. Padova inoltre risulta ottava assoluta tra le province italiane con la maggior estensione di isole pedonali. Tale classifica è guidata da Verbano con 2,7 mq per abitante. La situazione per quel che riguarda le piste ciclabili vede Treviso in testa alla graduatoria regionale con 0,4 mt per abitante seguita da Padova, Vicenza e Rovigo tutte con 0,2 mt per abitante. Treviso si posiziona all'ottavo posto della graduatoria di tutte le province italiane per quel che riguarda le piste ciclabili. La provincia che risulta avere più percorsi ciclabili a livello nazionale risulta essere Sondrio con 0,7 mt per abitante. Analizzando la quantità di zone a traffico limitato la migliore provincia del Veneto risulta Vicenza che si colloca in ventottesima posizione nella graduatoria nazionale con 3,3 mq per abitante (Siena conduce tale graduatoria con quasi 32 mq per abitante di aree a traffico limitato). Seguono a breve distanza Padova e Verona con 3 e 2,8 mq per abitante rispettivamente, e poi, un po' più distaccate, le altre province venete. Per quel che concerne le aree di verde pubblico, a livello nazionale Pesaro ed Urbino guidano la classifica con 35,6 mq per abitante. Il Veneto, sotto questo aspetto, vede Vicenza e Verona come le province con più verde pubblico (9,9 e 9,8 mq per abitante rispettivamente). In coda alla graduatoria regionale si trova Treviso con 4,1 mq per abitante di aree di verde pubblico.

Inizio Pagina  I rifiuti

La gestione dei rifiuti rappresenta un parametro che esprime la capacità di un'area di assorbire in maniera meno dannosa per l'ambiente gli effetti delle attività umane, sia attraverso una migliore gestione da parte delle istituzioni, sia attraverso una maggiore sensibilità al problema da parte della popolazione. A tale riguardo, la produzione di rifiuti pro capite nel Veneto ha subito una lieve flessione dal 2001 al 2002 (-0,5%) a fronte di un contenuto aumento a livello nazionale (+1,3%) passando da 478 kg per abitante a 475,7.

Il Veneto risulta in sesta posizione tra le regioni che producono meno rifiuti urbani pro capite, segno di un sostanziale atteggiamento positivo nei confronti di questa problematica. Seguendo il trend relativo alla quantità di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato emerge un andamento crescente nel periodo 1997:2001 per quanto riguarda il Veneto. Infatti già nel 1997 la percentuale di raccolta differenziata nella suddetta regione superava il 15% (contro il 9% relativo all'Italia) e nel 2001 si arriva addirittura al 34,5% (contro il 17,4% del livello nazionale). Inoltre il dato relativo al 2002 mostra un ulteriore incremento della quantità di rifiuti differenziati raccolti in Veneto, sia in valori assoluti, passando dalle 745.000 t del 2001 alle 861.000 del 2002, sia in termini di percentuale sul totale dei rifiuti urbani, passando dal 34,5% del 2001 al 39,5% del 2002. Quest'ultimo dato indica inoltre che il Veneto ha raggiunto e superato con un anno di anticipo il livello obiettivo del 35% di raccolta differenziata indicato dal D.Lgs. 22/97 per il 2003. Nell'arco dei primi sei mesi del 2003 la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato si è attestata sul 41,4% segnando, quindi, un ulteriore passo in avanti. Questi dati mostrano come il Veneto sia all'avanguardia per quanto riguarda la raccolta differenziata. Insieme alla Lombardia è l'unica regione che risulta autosufficiente per quanto riguarda lo smaltimento dei propri rifiuti. Tale considerazione vale anche a livello provinciale. Inoltre il Veneto smaltisce anche rifiuti provenienti da altre regioni d'Italia. Per quanto riguarda il dato provinciale del 2002, spicca Treviso dove la raccolta differenziata rappresenta addirittura il 52% del totale dei rifiuti urbani. In generale, nelle varie province, la percentuale di raccolta differenziata non scende mai sotto al 25% (Belluno).

Analizzando nel dettaglio le tipologie di materiali che compongono la differenziata, nel 2002 il Veneto emerge per quanto riguarda il recupero della FORSU (frazione organica della raccolta differenziata, il cosiddetto umido) per la quale raccoglie materiali anche da altre regioni e che, da solo, rappresenta oltre il 23% del totale dei rifiuti urbani smaltiti in modo differenziato. La situazione è molto simile per quel che riguarda la raccolta del "verde" per il quale, ancora una volta, il Veneto oltre a smaltire tutti i propri rifiuti, riesce a trattare anche quelli di altre regioni d'Italia. Relativamente ai rifiuti secchi la maggior parte degli impianti di smaltimento del Veneto operano la differenziazione tra il vetro, la carta, la plastica e le lattine di alluminio. Tutto questo al fine di raggiungere l'obiettivo di riciclare la più elevata percentuale di materiali e, ove questo non sia possibile, utilizzare i rifiuti in fase di incenerimento per produrre energia.

Per quanto riguarda le abitudini dei cittadini relativamente allo smaltimento dei rifiuti, nel Veneto risulta ormai talmente diffusa la raccolta differenziata, che oltre il 73% delle famiglie dichiara di effettuarla per tutte le tipologie di materiali in maniera molto più pronunciata di quanto avvenga a livello nazionale.

Inizio Pagina  I consumi di energia elettrica

Il livello di consumi di energia elettrica pro capite in Veneto risulta sempre superiore all'Italia nel periodo compreso tra il 1997 e il 2002; a tale condizione contribuiscono soprattutto i settori industriale e terziario, quale espressione dell'elevato livello di sviluppo della nostra regione.

Nel 2002 si registra infatti un consumo di energia elettrica complessivo pari a 6..237 Kwh per abitante a livello regionale contro i 4999 Kwh della media nazionale. Il consumo pro capite del settore domestico si colloca, invece, ad un livello inferiore rispetto al dato nazionale, evidenziando una maggiore tendenza dei nostri abitanti all'uso parsimonioso delle risorse. In particolare, per il 2002, i consumi pro capite di energia elettrica nel settore domestico sono stati pari a 1078 KWh/ab per il Veneto contro i 1098 KWh/ab dell'Italia.

Analizzando l'andamento dei consumi pro capite del settore domestico si osserva comunque un aumento in quasi tutte le province. Belluno è quella dove, nel 2002, si registra il valore più elevato (1118,3 KWh/ab anno). Segue la provincia di Venezia con 1111,5 KWh/ab anno. Solo Verona registra una flessione del 4,7% tra il 2001 ed il 2002.

Inizio Pagina  I consumi idrici

Un altro aspetto considerato indicativo delle criticità di un'area in merito alla complessiva disponibilità di acqua è quello dei consumi idrici pro capite. Sempre dallo studio realizzato dall'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma e dall'Università Politecnica delle Marche, risulta che la provincia veneta con il più alto livello di consumi idrici è Venezia con 413 litri pro capite, che rimane comunque abbastanza distante dagli oltre 612 litri di Reggio Calabria. La provincia italiana con il livello di consumi più basso risulta essere Ascoli Piceno con 127 litri pro capite e la provincia veneta che più le si avvicina è Verona con 203 litri.

Inizio Pagina  La balneazione

Si vuole concludere con una nota positiva questa sezione dedicata al benessere nelle province venete trattando della qualità delle acque di balneazione. Complessivamente infatti, dall'analisi dei campioni prelevati e dei punti di prelievo emerge un sostanziale miglioramento nel 2003 rispetto al 2002. In particolare per quanto riguarda i campioni prelevati, il mare Adriatico passa dal 92% di campioni idonei nel 2002 al 98% nel 2003, ed i punti di prelievo idonei passano dall'83% al 93%. Un altro miglioramento significativo si è registrato nel lago di S. Croce, dove i campioni prelevati idonei passano dal 92% del 2002 al 97% del 2003 confermando il 100% per quanto riguarda la percentuale di punti di prelievo idonei. Il fattore inquinante che risulta più rilevato nei campioni non idonei risulta, a livello di regione, il parametro coliformi fecali, anche se dal 2002 al 2003 ha subito una riduzione passando dal 67,7% al 40,7% sul totale degli inquinanti. In particolare tale parametro risulta il più rilevato nel mare Adriatico e nel lago di Garda rispettivamente con il 45% ed il 40% nell'anno 2003.

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