Una prima misura dello stato di affollamento, utilizzata a livello europeo, è data dal rapporto tra il numero di componenti della famiglia e il numero di stanze della casa: un'abitazione viene considerata adeguata se ogni persona del nucleo familiare ha a disposizione almeno una stanza
(Nota 2) nella quale isolarsi e poter godere di un livello minimo di privacy; quindi, se il numero medio di persone per stanza è superiore a 1 si è in presenza di sovraffollamento. A livello UE27 l'indicatore è pari a 0,6 e si osserva generalmente un maggiore affollamento nelle abitazioni dei Paesi dell'Est, specialmente in Romania, mentre la situazione migliore si riscontra in Belgio, con 0,4 persone per stanza. Rispetto alla media europea, l'affollamento in Veneto è un po' più alto (0,7), ma comunque meno presente che in Italia (0,8).
(Figura 5.1.1)
Un altro modo per misurare l'affollamento è quello di rapportare la superficie dell'abitazione al numero di componenti della famiglia. Questo secondo approccio, a differenza del primo, mette in evidenza la comodità, in termini di spazio, dell'abitazione in cui la famiglia vive, piuttosto che la possibilità di ricavarsi uno spazio per sé. Per il Veneto si traduce in 55,5 mq a disposizione in media per ogni persona, contro i 51 mq a livello italiano, confermando la differenza osservata in precedenza. Tra le regioni italiane è uno dei valori più elevati, preceduto di poco solo da quello di Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Molise ed Emilia Romagna. Nelle regioni meridionali mediamente le abitazioni risultano di dimensioni più ridotte, specie in Campania, dove ogni persona dispone in media di circa 43 mq.
(Figura 5.1.2)
A livello territoriale
(Nota 3) , come si può desumere dalla mappa dei valori comunali dell'indicatore al Censimento 2001, nella prevalenza dei comuni di piccola-media dimensione le famiglie dispongono di case meno spaziose: sono mediamente costruzioni più recenti e insediamenti relativamente nuovi; in questi comuni infatti c'è stato un forte incremento demografico nell'ultimo periodo, anche per l'offerta di condizioni abitative più vantaggiose e più accessibili specie per le giovani coppie o le famiglie più numerose.
Nei comuni capoluogo, viceversa, ci sono case più grandi, o perché di maggior pregio o perché risalgono ad anni in cui la distribuzione e la disponibilità degli spazi delle abitazioni erano concepite in maniera diversa rispetto alle nuove costruzioni. Inoltre, molti giovani hanno abbandonato i quartieri centrali della città per trasferirsi nei comuni delle cinture delle aree urbane e sono rimasti i genitori anziani, in case spaziose e sovradimensionate. La fuga dei residenti dai centri urbani e nel contempo l'incremento dei "city users", ossia di chi usa la città per i servizi e le opportunità che offre ma non vi abita, stanno cambiando il volto dei centri urbani, con conseguenze importanti sulle infrastrutture della mobilità. In questo senso proprio la questione abitativa rappresenta uno dei fattori principali per il recupero della vita delle città.
Nelle province di Treviso e di Padova le famiglie possono godere di abitazioni più ampie, in media rispettivamente con 54 e 53 mq per persona. La realtà veneziana è particolare, con case generalmente più piccole o più affollate che nel resto del territorio regionale, con circa 48 mq per persona, mentre nelle altre province la situazione è molto simile e l'indice di affollamento non si discosta da quello regionale (nel 2001 51,8 mq).
(Figura 5.1.3)
Entrambi gli indicatori appena descritti sono di facile comprensione, tuttavia sono misure dell'affollamento piuttosto grezze, in quanto il bisogno di spazio di una famiglia cresce proporzionalmente al numero di componenti, ma vi è anche un effetto di "economia di scala" dello spazio, ad esempio, una famiglia di due persone per stare bene non necessariamente deve disporre di uno spazio doppio rispetto a quello di una persona. È opportuno, quindi, ricorrere a misure più affinate che tengano conto della dimensione della famiglia, come anche di alcune caratteristiche dei suoi componenti, quali il sesso e l'età.
Il primo metodo proposto di seguito è quello adottato dalla Commissione di indagine sulla povertà e sull'emarginazione - Presidenza del Consiglio dei Ministri in uno studio del 1997, che, per individuare i livelli minimi di spazio abitativo, definisce soglie diverse a seconda del numero di componenti della famiglia
(Nota 4) . Le famiglie che rimangono al di sotto di questi standard si trovano in condizioni di sovraffollamento e quindi di disagio abitativo.
Utilizzando tale metodologia emerge che in Veneto il 5,5% delle famiglie (circa 111mila) si trova in una situazione di sovraffollamento abitativo, il 30% in condizioni di normalità. Il 65% delle famiglie vive, invece, in abitazioni sottoutilizzate, ossia dispone di una superficie che può ritenersi al di sopra del normale fabbisogno. Il problema del sovraffollamento risulta meno grave che in Italia, dove il 9,5% delle famiglie vive in questa condizione.
Il dato non deve essere considerato nel suo valore assoluto, poiché le soglie utilizzate per il calcolo presentano un certo grado di arbitrarietà, ma risulta comunque importante per capire la distribuzione del fenomeno e per fare confronti tra famiglie con caratteristiche diverse. In particolare si osserva che le situazioni di sovraffollamento aumentano al crescere del numero di componenti, specie se la famiglia è formata da quattro o più persone. Per i nuclei familiari con uno e due componenti sono molto frequenti, invece, situazioni di sottoutilizzo (rispettivamente 76% e 70%, anziché 65%), ciò è probabilmente dovuto anche alla presenza di anziani soli o in coppia che vivono in abitazioni di grandi dimensioni.
(Tabella 5.1.1) (Tabella 5.1.2)
Il secondo metodo proposto per il calcolo del sovraffollamento abitativo è quello definito a livello europeo da Eurostat. Tale metodo risulta ancora più articolato e preciso, in quanto tiene conto non solo della dimensione della famiglia, ma anche delle caratteristiche per sesso ed età dei suoi componenti. Si considera sovraffollata un'abitazione in cui le persone che vi abitano non hanno a disposizione un numero minimo di stanze pari a:
- una stanza per famiglia;
- una stanza per ogni coppia;
- una stanza per ogni componente di 18 anni e oltre;
- una stanza ogni due componenti dello stesso sesso di età compresa tra i 12 e i 17 anni;
- una stanza ogni componente di sesso diverso di età compresa tra i 12 e i 17 anni;
- una stanza ogni due componenti fino a 11 anni di età, indipendentemente dal sesso.
La metodologia adottata da Eurostat definisce, tra le altre condizioni, che ogni persona di età superiore ai 18 anni deve disporre di una propria stanza da letto e che due persone di sesso diverso possono condividere la stessa stanza solo fino ai 12 anni e non oltre. La mancanza di privacy, dunque, è un problema importante non solo per gli adulti ma anche per i più giovani: ad esempio può non essere facile per un adolescente condividere la camera da letto con fratelli di età molto differenti, specie se di genere diverso.
Secondo quest'ultimo criterio
(Nota 5), più restrittivo dei precedenti, la percentuale di famiglie in condizioni di sovraffollamento per l'Italia sale al 16%, rispetto ad esempio alla stima del 9,5% ottenuta con il metodo della Commissione di indagine sulla povertà, e per il Veneto dal 5,5% al 10,3%, pari a circa 207mila famiglie. Tra le regioni italiane, la realtà veneta è molto buona, seconda soltanto a quella osservata in Friuli Venezia Giulia e decisamente migliore rispetto alla media nazionale.
(Figura 5.1.4)